Rowan, in sella contro l'autismo (L'Unione Sarda, Cultura Estate, 3 agosto 2009)


Un caso letterario insolito per una storia vera. Pubblicato in Inghilterra a inizio anno, Horse Boy (Rizzoli, 2009, 387 pagine, 21 euro) è stato subito tradotto in 16 lingue, facendo capolino nella prestigiosa “lista dei best seller” del New York Times e conquistando i lettori con il fascino tipico dei viaggi in terre sconosciute. L’autore, Rupert Isaacson, londinese di nascita e texano d’adozione, scrive guide turistiche e articoli per il National Geographic. Attivista per i diritti delle popolazioni tribali, Isaacson è anche un profondo conoscitore dei cavalli, avendoli addestrati per anni. La storia è quella di un bambino, Rowan, cui viene diagnosticato l’autismo, e di un padre (lo stesso Rupert Isaacson) che si trovano a lottare, con l’aiuto della madre del ragazzo, Kristin, contro le mille difficoltà di comunicazione e di comportamento tipiche dei disturbi pervasivi dello sviluppo. Ma quando Rupert porta il bambino a cavalcare accade qualcosa di inatteso: Rowan parla, mostra emozioni e sentimenti, si diverte. In sella a Betsy il bambino sembra trovare una finestra verso il mondo che lo circonda, altrimenti drammaticamente inaccessibile. Da quel momento inizia un percorso che porterà la famiglia a intraprendere un viaggio nei luoghi che alcune migliaia di anni fa assistettero alla prima domesticazione del cavallo: le steppe della Mongolia del nord. Horse Boy piace anche perché è una metafora della lotta quotidiana in favore della reciproca comprensione, quella che quotidianamente viene combattuta da genitori impegnati in un delicato rapporto - insieme educativo e affettivo - con i propri figli. E poi c’è l’incontro tra culture lontane. Come tra la mongola e quella, cosiddetta, occidentale. Così gli eredi di Gengis Khan diventano i migliori compagni di un viaggio impegnativo e non privo di colpi di scena: quello che porta gli Isaacson dalla capitale della Mongolia fino al territorio del Popolo delle renne, ai confini con la Siberia. 
Il libro, che ha incassato il sostegno della Autism Society of America, ha anche il pregio di rivelare aspetti imprevisti del rapporto tra umani e animali. E nell’affrontare le relazioni tra autistici e animali Isaacson offre spazio a Temple Grandin: biologa, docente di comportamento animale alla Colorado State University. 
Isaacson, che reazioni le arrivano? 
«Riceviamo domande su come organizzare cavalcate terapeutiche o storie simili di bambini che hanno tratto giovamento dai cavalli, dagli animali e dalla natura in genere. Le critiche piovono da chi non ha letto il libro o non ha visto il video e pensano che noi parliamo di “curare l’autismo con i cavalli” o “lo sciamanesimo guarisce l’autismo”. Chiaramente noi non affermiamo mai nulla di simile. Rowan è tuttora autistico, ma ha perso tre delle disfunzioni che minavano fortemente la sua qualità della vita: l’incontinenza, gli scatti di collera, l’incapacità di farsi degli amici». 
Il migliore ricordo del viaggio in Mongolia? 
«Quando Rowan impara a fare i bisogni da solo il giorno seguente all’incontro con lo sciamano del popolo delle renne». 
E il peggiore? 
«Il rifiuto, temporaneo, dei cavalli da parte di Rowan all’inizio del viaggio». 
Avete incontrato ancora Temple Grandin? Cosa pensa della vostra esperienza? 
«Si. Temple Grandin è un’ottima amica e ha sostenuto il nostro viaggio fin dall’inizio. Essendo una scienziata non ha un’opinione sugli sciamani. Ma individua nel movimento ondulatorio tipico della cavalcata l’interruttore di accensione nel cervello dei recettori dell’apprendimento e delle ossitocine: gli ormoni dello star bene. Questi effetti combinati mettono il bambino nelle condizioni ottimali per imparare e memorizzare. Ma c’è qualcosa in più, qualcosa di non razionale, nella comunicazione tra le persone con bisogni speciali e i cavalli, che non è ancora spiegata». 
Voi incoraggiate i genitori a ascoltare i loro figli, anche senza Mongolia e senza cavalli? 
«Se gli interessi di Rowan fossero stati treni a vapore e biciclette, allora la nostra storia avrebbe seguito treni a vapore e biciclette. L’elemento importante è ascoltare i figli, senza temere di infrangere le regole».

ANDREA MAMELI

Commenti

Linguaggio Macchina ha detto…
Temple Grandin, autistica, esperta di allevamenti per bovini, docente di Comportamento animale all'Università statale del Colorado, nel suo “Pensare in immagini” (Erickson, 2007) scrive: “Alcune persone con autismo sono come animali timorosi in un mondo pieno di pericolosi predatori”.
emanuela ha detto…
Riprendo da questa splendida affermazione
«Se gli interessi di Rowan fossero stati treni a vapore e biciclette, allora la nostra storia avrebbe seguito treni a vapore e biciclette. L’elemento importante è ascoltare i figli, senza temere di infrangere le regole».
Alle volte le strutture mentali e i costrutti culturali in cui siamo ingabbiati ci costringono a percorrere strade fuori dalle ragioni e del sentire che comunica il nostro cucciolo di uomo ...una sfida che spinge ad grande viaggio dentro noi dove l'unica arma è avere il coraggio di rimettere in discussione tutto anche il più grande assioma su cui pensavamo si reggesse la nostra vita ...
Anonimo ha detto…
Bellissimo articolo Andrea!
Traspare tutta la tua sensibilità oltre alla necessità di costante ricerca scientifica.

MammaTigre
Linguaggio Macchina ha detto…
Grazie. Ora cercheremo di portarli in Sardegna in inverno per:
1) presentare il libro a Cagliari
2) vedere i cavallini della giara e cavalcare
3) osservare maschere tradizionali e carnevale barbaricino
Andrea
Gianluca ha detto…
Bellissima storia.
"Ma c’è qualcosa in più, qualcosa di non razionale, nella comunicazione tra le persone con bisogni speciali e i cavalli, che non è ancora spiegata."
A volte non è necessario dare una spiegazione per ogni cosa. A volte non è necessario chiamare in causa la razionalità. Spesso dobbiamo solo sentire quel "qualcosa in più", senza cercare di etichettarlo forzatamente o di confinarlo nei meandri della nostra ratio. Sentire l'emozione che provoca e lasciarsi trasportare.
Questo sì che è davvero necessario.
Martina ha detto…
Leggerò il libro.
"Le critiche piovono da chi non ha letto il libro o non ha visto il video e pensano che noi parliamo di “curare l’autismo con i cavalli” o “lo sciamanesimo guarisce l’autismo”."
Mi chiedo come si possa criticare un libro che non si è letto.
Vorrei però sottolineare che, senza curare l'autismo, le emozioni che questo bambino ha provato hanno migliorato la qualità della sua vita. E penso che questo sia un grande risultato.
giovanna ha detto…
sono giovanna vivo anche a contatto con i cavalli, ne ho uno "mio" e chi non prova almeno ad approcciarsi a loro non puo' capire cosa un cavallo pu' dare ad un essere umano. il libro mi e'piaciuto parecchio e mi ha emozionato, ma avrei una curiosita'. ora Rowen come sta e continua la sua avventura con i cavalli ed i sciamani?complimenti a questa famiglia che ha avuto il coraggio di non arrendersi. comunque credo che una bicicletta o un treno non hanno la possibilita' che ha un cavallo. un cavallo ha un cuore che batte ... non dimentichiamolo.giovanna di Padova

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