Torregrande, i pesci e il killer CO2 (L'Unione Sarda, 18 gennaio 2012)


L'istituto oristanese e gli studi sulle conseguenze della troppa anidride carbonica in mare 
Ogni anno circa 2,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica provocata da attività umane si dissolvono nei mari del mondo. E se la CO2 aumenta, a risentirne sono i organismi marini. Il dato è contenuto in due ricerche internazionali, condotte dall'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero, IAMC-CNR, di Torregrande (Oristano) in collaborazione con ricercatori della James Cook University (Australia) e dell'Università di Oslo. Il primo studio, condotto nella barriera corallina australiana e pubblicato nella rivista Biology Letters, si basa sui valori di CO2 ipotizzati per il 2100. In quelle condizioni si verifica una perdita della lateralizzazione, ovvero della preferenza per il lato destro o sinistro durante gli spostamenti che i pesci compiono quando incontrano un ostacolo. L'esposizione a elevate emissioni di anidride carbonica inibisce la lateralizzazione. Questi risultati forniscono una prova convincente che elevate dosi di CO2 influenzano le funzioni cerebrali nei pesci aumentando il loro grado di vulnerabilità rispetto ai predatori. 
I pesci più colpiti dovrebbero essere quelli con alto consumo di ossigeno. Ciò suggerisce che alcune specie potrebbero essere affette da emissioni di CO2 più di altre e questo può avere ripercussioni anche per le specie ricercate dalle industrie di pesca. Il secondo articolo, pubblicato il 15 gennaio su Nature Climate Change, mostra che i pesci invertono la loro capacità di allontanarsi dall'odore di un predatore, con pericolose conseguenze per la loro sopravvivenza. Precedenti studi avevano dimostrato gli effetti negativi dell'aumento di anidride carbonica negli oceani per gli organismi con gusci calcarei e le alterazioni sensoriali indotte da tale fenomeno nei pesci: non è semplicemente l'acidificazione degli oceani a provocare danni notevoli all'ecosistema. «Ora - spiega Paolo Domenici, dell'Istituto per l'ambiente marino e costiero del CNR di Torregrande -abbiamo scoperto che queste disfunzioni comportamentali sono dovute al malfunzionamento di un recettore del sistema nervoso centrale con fondamentali effetti su diversi tipi di neuroni che dipende dalle quantità relative di ioni quali cloro e bicarbonato, a loro volta alterate dall'esposizione a livelli elevati di CO2». 
La dimostrazione di questo meccanismo è stata verificata: «Dopo aver sottoposto i pesci a un'alta concentrazione di anidride carbonica, li abbiamo esposti alla gabazina, una sostanza che blocca il recettore GABA-A. Dopo trenta minuti di trattamento tornavano a sfuggire ai predatori e riguadagnavano la loro preferenza laterale. Poiché tale recettore è quasi universalmente presente nel sistema nervoso centrale è possibile che l'incremento negli oceani della CO2, aumentata del 40% negli ultimi due secoli e stimata per la fine del secolo tra 700-900 parti per milione contro le attuali 380, abbia enormi conseguenze sulla sopravvivenza di numerose specie marine». 
Nei pesci utilizzati in questo esperimento la compromissione della funzione olfattiva porta il pesce a essere attratto da odori che normalmente eviterebbe. Queste alterazioni possono avere effetti significativi sulla mortalità e sugli ecosistemi. 
Andrea Mameli 
L'Unione Sarda, pag. 47 (Cultura), 18 gennaio 2012

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