Il ritorno di Ulyxes. Intervista esclusiva a Gian Biagio Mulas, navigatore in solitaria (22 giugno 2012).

Gian Biagio Mulas sta per rientrare in Sardegna dopo aver raggiungo le coste del Brasile. Un viaggio di nove mesi, con la barca a vela Ulyxes. Un'impresa importante la cui testimonianza è affidata a brevi messaggi di testo sul blog, alle comunicazioni con i radioamatori e ai video pubblicati su youtube. Ora aggiungo la mia intervista a Gian Biagio Mulas, una persona che conosce bene il mare (basta sentire come commenta i suoi video), ma anche il cielo (essendo stato per vent'anni pilota di jet) e la terra (in qualità di geologo).
Cosa significa solcare mari e oceani da solo?
«Le traversate in solitario sono state una soluzione necessitata dalla difficoltà di mettere insieme un equipaggio all'altezza della situazione e che non ti pianti in asso quando meno te lo aspetti. Così ho iniziato, poi ci ho preso la mano e mi sono reso conto che era meno difficile di quanto pensassi. E allora mi sono detto che avrei continuato così, da solo, e andando verso le mete che mi attiravano senza le limitazioni che un equipaggio comporta. E in questa maniera ho girato in lungo e in largo avendo la libertà di fissare il programma in base ai miei desideri, variandolo anche in corsa, quando così mi piaceva».
Com'è stato il viaggio dalla Sardegna al Brasile?
«Il viaggio di andata in Brasile ed il ritorno, beh, capisci che quasi nove mesi di traversate non si possono riassumere in poche righe. Posso dirti che arrivare a Salvador de Bahia, dopo gli scali in Spagna, Gibilterra, Canarie e Capoverde, è stato come ricevere un bellissimo regalo tutto da scoprire e godere. Qualche racconto del viaggio lo puoi comunque trovare nel sito ulyxes4.it».
Cosa si prova nel riconoscere le coste della Sardegna dopo tanto tempo?
«Riconoscere le coste della Sardegna dopo lunghe assenze è un dono della vita, provo sempre la felicità di un bambino che ritrova la madre e, insieme, ho un motto di riconoscenza per essere potuto ritornare».
Quali mezzi usi per comunicare?
«Per le mie comunicazioni adopero la radio a onde corte. Con la quale comunico in fonia col mondo e, in particolare, con i miei amici radioamatori con i quali mi sono sentito in tutti i giorni di navigazione, nessuno escuso. Quindi ero in navigazione solitaria ma non sono mai stato davvero solo. Quanto poi alle email ho un modem e un computer portatile, connessi alla stessa radio, che mi permettono le connessioni digitali».
Hai scritto che lo stretto di Gibilterra era molto affollato e il radar ti segnalava molto spesso la presanza di altri natanti: cosa significa disporre di tecnologie raffinate in un mezzo, la barca a vela, rimasto sostanzialmente inalterato da secoli? 
«Ulyxes è una barca a vela e, come tale, usa un mezzo di propulsione antico, ma io accetto e adotto tutta la tecnologia a me accessibile per rendere il mio navigare quanto più possibile sicuro e, perché no, comodo. Il radar e il ricevitore AIS (Automatic Identification System) sono le due apparecchiature che mi hanno permesso di sbrogliarmela in sicurezza e di schiacciare anche qualche pisolino nelle acque trafficatissime e nebbiose dello Stretto di Gibilterra».

Spero di incontrare Gian Biagio sabato 30 Giugno a Cagliari, quando arriverà al porticciolo di Su Siccu.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 22 Giugno 2012

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