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Visualizzazione dei post con l'etichetta emozioni

La potenza del gesto, del suono e della voce in The Last Lamentation, primo studio performativo nello scenario incantato del Golfo degli Angeli

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Oggi a Cagliari ho assistito a The Last Lamentation , studio performativo aperto al pubblico ideato da Valentina Medda . Sedermi all'aperto sulle rocce di calcare del colle di Sant'Elia, a Cagliari, in mezzo alle erbe profumate e con i colori del mare sullo sfondo, mi preparava a qualcosa di piacevole. Ma le emozioni parlavano altre lingue: i sussurri, poi i rumori del mare, poi i lamenti, che sento intorno a me, come voci dai cespugli. Poi le sagome nere e il loro incedere lento sulle rocce. Poi i capelli mossi da un vento che non ha rispetto. Poi è tutto in me, nelle emozioni che questa esperienza mi trasmette. Oltre la vista e l'udito, toccati direttamente, c'è anche il valore dell'olfatto e del tatto, che poi sono i due sensi più ancestrali, stimolati da quell'ambiente. E alla fine i sensi c'entrano tutti e cinque, perché entra in gioco anche l'amaro in bocca, provocato dal pensiero di quella sofferenza, che i movimenti e le voci di quelle donne mi h...

Senza il mio nome, romanzo di formazione di Gianfranco Onatzirò Obinu, una storia da liberare

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“Le piccole onde che increspavano la superficie della sua coscienza si sarebbero propagate nel tempo e, da leggere vibrazioni, si sarebbero tramutate in un devastante tsunami, che avrebbe lasciato solo macerie delle sue attuali credenze” è un passaggio del libro che ho appena finito di leggere: Senza il mio nome , di Gianfranco Onatzirò Obinu (Porto Seguro editore, 2020).  In questo romanzo di formazione il protagonista vive, nell'arco di alcuni decenni, una crescente inquietudine.  Ma non è la vita insofferente descritta Zygmunt Bauman nel celebre saggio “Vita Liquida” (2005) nel quale “La società dei consumi riesce a rendere permanente la non-soddisfazione”.  L’insoddisfazione del libro di Gianfranco non è quella di chi consuma, ma di chi cerca sé stesso.  Ovviamente non sveliamo, per rispetto dei lettori e delle lettrici, l’esito del lungo inseguimento.  Ci limitiamo a tracciare i punti fermi, le coordinate che conferiscono solidità e valore a Senza il mio n...

Una nuova vita per tutti i nostri musei (9 maggio 2020)

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Una nuova vita per tutti i nostri musei (L'Unione Sarda, 9 maggio 2020) « I musei cambieranno? Non tanto nella struttura, già adatta a garantire ingressi controllati e distanze tra le persone, quanto nelle modalità di approccio? In tutto questo la funzione delle guide e la loro preparazione manterranno sempre la loro centralità? Abbiamo rivolto queste domande a Marco Peri, casse 1978: cagliaritano, educatore museale, storico dell’arte e ricercatore, autore del libro “*nuovi occhi* Reimmaginare l’educazione al museo”. L'autore descrive l'obiettivo del suo lavoro in modo molto semplice: immaginare nuove possibilità per vivere l'esperienza dell'arte dentro i musei. Ma di fatto non è per niente semplice, anche a causa dei cambiamenti sempre più frequenti a cui il mondo dell'educazione e il mondo dei musei sono soggetti » Peri, è o sarà in atto una trasformazione? « I processi di trasformazione sono sempre in atto, non c’è dubbio che gli eventi recenti costituiscano ...

Nachlass, un punto di accumulazione di emozioni, un percorso ricco di dignità

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Non avevo mai pensato all'assonanza tra le parole Arte e Morte. Un'assonanza delicata e ispiratrice. Non ci avevo mai pensato prima di vedere Nachlass, Pièces sans personnes , spettacolo proposto in questi giorni da Sardegna Teatro al Massimo di Cagliari. Video-pavimento im una stanza di Nachlass Confesso che ho avuto dei dubbi se chiamarlo spettacolo, ma poi ho pensato: come puoi chiamare altrimenti una situazione che dura un'ora e mezza e invece ti sembrano pochi minuti? Non è vero che la durata percepita è inversamente proporzionale alle emozioni provate? E uno spettacolo non è proprio un punto di accumulazione di emozioni? Nachlass, è uno spettacolo, dal primo momento all'ultimo. Lo è quando entri in sala, la attraversi tutta, raggiungi il palco, lo percorri fino a un cunicolo stretto e buio posto dietro il sipario e infine raggiungi un andito a pianta ellittica, con le pareti di legno e otto porte disposte in perfetta simmetria (ma quello spazio ellittico non...

Cosa ho imparato leggendo il Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista di Ninni Bruschetta

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Ci saremmo potuti incontrare sul set della fiction L'isola di Pietro , dove lui interpretava il padre di Caterina e io il patrigno di Diana, ma non accadde mai, nonostante le due ragazze avessero non pochi punti di contatto nella storia. Lui è Ninni Bruschetta , uno che tra cinema e serie tv ha lavorato in quasi 100 set. Io, che di set non ne conto neanche 10 , da uno come lui ho solo da imparare. Così, quando su Twitter ho visto la copertina del suo Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista ho deciso di leggerlo. Certo, l'aver scritto un "Manuale di sopravvivenza energetica" mi porta a interessarmi a tutti i manuali di sopravvivenza che incontro. Ma non è solo questo: essere (o meglio diventare) un "attore non protagonista" mi sembra un obiettivo importante e come tale richiede non solo preparazione ma anche consapevolezza. E la consapevolezza cresce quando c'è qualcuno che ti racconta la sua esperienza e la sua visione in tema. In effe...

La durata non è proporzionale alla forza: due capolavori di Eitan Pitigliani brevi ma intensi

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Quella testa poggiata sul prato di Cinecittà mi ha svelato un segreto. Venusia, la scultura che compare nella prima scena del Casanova di Federico Fellini , mi ha ricordato che all'inizio il cinema era un'arte della visione. E solo dopo è diventato arte dell'introspezione, come spiega molto bene Teresa Biondi nel suo libro del 2007 "La fabbrica delle immagini. Cultura e psicologia nell'arte filmica": «con l'evoluzione delle tecniche e delle forme del racconto è divenuto rappresentazione audiovisiva dell'uomo e del pensiero umano». Ecco, forse quello sguardo mi dice che sta tentando di entrare nella propria testa e non ci riesce perché non è in un film ma è sul prato di Cinecittà. E possiamo dire che con il cinema (prendendo ancora in prestito le parole di Teresa Biondi) «l’uomo si preserva dall’oblio, custodisce la cultura nell’atto del racconto; rivive e rinforza l’esperienza vissuta nell’atto del rappresentarsi, approfondendo e tramandando la conos...

Musei Emotivi, seconda edizione: il ruolo delle emozioni nella progettazione dei musei

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"Qual è il ruolo delle emozioni nella progettazione dei musei del 21esimo secolo?" questa domanda inquadra il tema della seconda edizione del percorso formativo "Musei Emotivi" , in programma a Firenze (Museo Novecento) dal 13 al 15 Ottobre 2016 . Gli obiettivi principali dell'iniziativa, organizzata dal NEMECH (NEMECH New Media for Cultural Heritage , Centro di Competenza su beni culturali istituito da Regione Toscana e attivato da MICC-Università di Firenze): conoscere e comprendere in che modo le abilità emozionali possono motivare la comprensione e come l’emozione e il coinvolgimento dei diversi pubblici nella fruizione dei beni culturali possono contribuire a innalzare i processi conoscitivi e di apprendimento. Il percorso formativo sarà articolato in quattro moduli: - Emozioni e Apprendimento; - il Museo Novecento e le sue Emozioni; - Tecnologie e Allestimenti Museali Emotivi; - Innovazione e Pubblici Emotivi. Docenti e contenuti: - museogra...

Le meraviglie del cervello (degli attori e degli spettatori)

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Grazie alla compagnia L'aquilone di Viviana oggi Cagliari ha ospitato un interessante dialogo tra Gabriele Sofia (Phil. Doctor in Tecnologie digitali per la ricerca sullo spettacolo, Université Paul Valery di Montpellier III), Gaetano Di Chiara ( docente di farmacologia all' Università di Cagliari ) e Laura Bifulco (Comitato Scienza Società Scienza). "Le acrobazie dello spettatore: dialoghi fra teatro e neuroscienze". Gabriele Sofia ha illustrato alcune ricerche come quella che ha evidenziato effetti benefici del teatro in pazienti con morbo di Parkinson ( " Active Theater as a Complementary Therapy for Parkinson's Disease Rehabilitation: A Pilot Study" ) e quella che mostra le relazioni tra chi compie un'azione e chi la osserva ( "I know what you are dong: a neurophysiological study" ). Ma soprattutto ha portato a riflettere sulla necessità per l'attore di sviluppare uno schema corporeo differente: lo schema corporeo performativ...

Il Muse ispiratore e le muse ispiratrici

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Non ci vuole molto a capire che il Muse , inaugurato a Trento poche ore fa, potrà diventare un modello: di politiche del territorio illuminate, di collaborazione tra università e centri di ricerca, di sapiente coinvolgimento di finanziatori pubblici e privati, di dedizione a un progetto di altissimo livello, di paziente attesa (10 anni), di utilizzo di metodi e strumenti innovativi per la comunicazione della scienza, di progettazione condivisa tra architetti, ricercatori e comunicatori. Muse come ispiratore di un nuovo modo di (ri)pensare la città? Di nuove iniziative di comunicazione della scienza? Di approccio alla cultura accessibile e non elitario? Forse. Di sicuro il Muse non è un giocattolo per pochi ma ha le carte in regola per incidere, e non poco, a livello educativo e conoscitivo, nonché di ricerca. Ho apprezzato molto il modo (davvero poco politichese) in cui è stata presentata la narrazione su quello che c'è dietro il progetto del Muse. Chi ha parlato (prima in ...

Venezia, Venezia delle mie brame, chi è il (film) più bello del reame? [Era: Aspettando Bellas Mariposas]

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Aspettavo questo momento da nove mesi. Oggi il momento è arrivato con l'annuncio dei film in concorso a Venezia. Nei lanci d'agenzia, un luogo nel quale le parole vengono spremute fino all'osso, lo descrivono come una "fiaba realistica su due ragazze adolescenti ai margini sociali". E nel sito della sessantanovesima mostra del cinema di Venezia , sezione "Orizzonti. Le nuove correnti del cinema mondiale" appaiono i dati essenziali: SALVATORE MEREU - BELLAS MARIPOSAS Italia, 100' Sara Podda, Maya Mulas, Micaela Ramazzotti Ma perché mi interesso tanto a questo film? Perché mi riserverà tre soprese. Primo: scoprirò se dopo il montaggio sono rimaste tracce della mia partecipazione al film, nelle vesti, anzi nella divisa, di un agente di polizia. Secondo: vedrò per la prima volta (non ero mai stato su un set prima d'ora) che effetto fa vedere sul grande schermo le scene che viste durante la lavorazione. Terzo: scoprirò che effetto mi farà ve...

La musica provoca emozioni universali e imita la voce. Un articolo su Public Library of Science One.

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La musica comunica e coinvolge con forza. Ma accade allo stesso modo in tutte le culture o le associazioni emotive variano? Uno studio, pubblicato il 14 marzo su PLoS ONE, dimostra che le tonalità e le variazioni utilizzate per esprimere i sentimenti in alcuni casi sono universali e in ogni caso sono riconducibili a quelle usate nel discorso verbale. Gli autori, coordinati da Dale Purves della Duke University, sostengono l'ipotesi che la tonalità di un brano musicale sia realmente in grado di esprimere emozioni in quanto imita le caratteristiche tonali correlate con l'emozione nella voce. Se le similitudini emotive tra parola e musica riflettono qualcosa di profondo, resta aperta la questione se la voce imita la musica, o se è la musica a imitare la voce. Quest'ultima sembra la soluzione più probabile. I ricercatori, dopo aver analizzato l'espressione vocale e musicale di 20 persone, scelte tra popolazione Tamil e degli Usa, hanno concluso che alcuni toni musciali con ...

Come evolve la mimica facciale? Le risposte in una ricerca di Azim F. Shariff e Jessica L. Tracy

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Secondo Azim F. Shariff (University of Oregon) e Jessica L. Tracy (University of British Columbia) le espressioni facciali potrebbero essersi evolute non solo per segnalare stati d'animo e sensazioni agli altri ma anche per rappresentare segnali di difesa, come le reazioni di disgusto a un odore sgradevole, segnale di qualcosa di potenzialmente dannoso. La ricerca, pubblicata nell'ultimo numero della rivista Current Directions in Psychological Science , mostra che la mimica facciale associata a particolari emozioni ha seguito un cammino evolutivo specifico e che alcune espressioni universali sono usuali anche in zone remote e non raggiunte da cinema e tv. Secondo Shariff e Tracy questo risultato rende improbabile che le espressioni siano costrutti sociali, inventati in Europa occidentale e poi diffuse nel resto del mondo. In altre parole le espressioni del viso che hanno iniziato a manifestarsi come risposta del corpo a una particolare situazione esterna o a uno stato d...