Ho perso un amico.

Ho conosciuto Antonio Gaddari poco più di un anno fa. Mi avevano impressionato la sua voglia di vivere, la sua forza di volontà, la sua ironia e la sua simpatia. Per due volte non siamo riusciti a incontrarci (a Macomer, nell'ottobre scorso, e a Orgosolo, in luglio) e ora mi pento di non aver provato una terza volta. Perché oggi i quotidiani sardi (uno in prima pagina) gli dedicano abbondante spazio. Per raccontare la sua scomparsa. Antonio era amato da molti. Forse moltissimi. Era generoso, disponibile e gentile. Ma era anche ambizioso e caparbio, quella sana ambizione che ci aiuta a vivere meglio e quella onesta caparbietà che ci consente di superare piccoli e grandi ostacoli. Antonio non usava la tastiera per scrivere al computer. Non poteva farlo perché non muoveva le mani. Neanche le braccia. E neppure le gambe. Antonio usava un software (Dragon Naturally Speaking) per controllare il computer e scrivere semplicemente parlando in un microfono. Se non me lo avesse spiegato lui