La libertà è una scelta che si impara recitando (Avvenire, 15 aprile 1998)

 


Cagliari. Dal '93 i detenuti dell'unico Istituto penale minorile della Sardegna sono protagonisti di una significativa esperienza: il teatro in carcere. Il merito è del direttore di allora, Sandro Marilotti e di una compagnia teatrale cagliaritana: le Maschere Nere. L'iniziativa del carcere di Quartucciu (5 chilometri da Cagliari) è più di una semplice attività ricreativa. «In un ambiente privo di libertà e di affetto come il carcere minorile - spiega il cappellano, don Ettore Cannavera - il teatro è uno strumento importante. Aiuta i ragazzi a levarsi quella maschera che nasconde paure e timidezza e a liberare un forte bisogno di comunicare».
La risposta dei diretti interessati è ottima. «Sono riusciti a tirare fuori la parte migliore di sé - prosegue don Ettore - quei sentimenti , quelle emozioni, quei desideri per lungo tempo tenuti nascosti. Questi ragazzi hanno avuto le ali tarpate, sono stati obbligati a mostrare il peggio di sé, con la violenza, la droga, l'illegalità. Ed è davvero paradossale che ci sia stato bisogno di chiuderli in carcere, perché potessero trovare il modo di esprimersi. Su questo dobbiamo interrogarci».
Gisella Vacca, 33 anni, di Ovodda, in provincia di Nuoro, è la regista di questa insolita compagnia. «Il teatro porta queste persone in un mondo fantastico dove è più facile comunicare, incontrare gli altri. Quelli che per loro sono i diversi».
Nel gennaio del '94 il primo spettacolo fra le mura del Minorile: «Folletti, giovani detenuti in cerca di se stessi e degli altri». Un mese dopo, a Cagliari, la replica si rivela un autentico successo. Così viene organizzata una tournée: decine di spettacoli in giro per l'Isola. Intanto qualcuno degli attori finisce di scontare la pena e deve dare il cambio ad altri detenuti.  «Dopo Folletti - racconta Gisella - ho deciso di offrire ai ragazzi l'incantesimo di un fiaba, forse per restituire un pezzo d'infanzia che alla maggior parte di loro è stata negata». E così è nata la nuova opera: Ladri di sogni.
Davide ha 22 anni, 4 dei quali trascorsi in carcere. Vive la sua infanzia in un centro a pochi chilometri da Cagliari, fra degrado sociale e strutturale. Appena adolescente indirizza le sue energie verso attività ai margini della legalità e la giustizia fa il suo corso. «Ho fatto tre anni all'Istituto minorile di Quartucciu e quattro mesi nel carcere di Buoncammino - racconta - Li considero giorni buttati, ma per fortuna sono riuscito a trovare degli insegnamenti di vita, come il rispetto per me stesso e maggiore attenzione a doveri e responsabilità. Pochi mesi dopo aver finito di scontare la pena al minorile ho commesso un altro reato. Avevo già compiuto diciotto anni, così ho fatto quattro mesi a Buoncammino, il carcere di Cagliari. Un'esperienza durissima. Ma la cosa più importante è successa al minorile, quanto ho conosciuto le Maschere Nere». 
La sua è la storia di una lenta presa di coscienza. «All'inizio - racconta - pensavo solo di fare qualcosa di diverso, lì dentro. Ma poi gli esercizi con il corpo e la voce mi hanno interessato sempre di più». Dopo sei mesi arrivò il primo spettacolo. «Un'esperienza incredibile - ricorda Davide -. Il contatto con il pubblico mi ha fatto capire che con il teatro si possono scambiare emozioni. E questo mi ha appassionato moltissimo». 
Oggi per lui il teatro è diventato un'alternativa al carcere. «Ho ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali - spiega - , grazie a un programma elaborato dalle Maschere Nere e approvato dal Tribunale di sorveglianza. La mattina lavoro, di pomeriggio faccio teatro e la sera frequento il liceo artistico. Gisella e il suo gruppo mi hanno offerto la possibilità di provare con loro. E adesso stiamo preparando un monologo basato sulle esperienze della mia vista. Un dramma che può aiutare la gente a riflettere». 
Andrea Mameli

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