Anime sul precipizio (L'Unione Sarda Estate Cultura 14/6/2008 pag. VIII)
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De Roma e "La fine dei giorni" Un uomo scopre di perdere la memoria e il suo diario diventa l’unico appiglio sull’orlo dell’abisso. Ma se la perdita di memoria non fosse dovuta a una malattia? Se qualcuno avesse architettato l’orribile disegno, attraverso un uso distorto della scienza, proprio per cancellare il passato e costringere a vivere in un perenne presente? Intanto la città precipita nel caos, popolata da spettri viventi. Ne deriva una crescente privazione della libertà e il graduale annullamento delle individualità. È questa l’ambientazione scelta da Alessandro De Roma (Premio Dessì 2007 con Vita e morte di Ludovico Lauter, sua opera prima) per il suo nuovo romanzo: La fine dei giorni (Il Maestrale, 2008, 290 pagine, 15 euro). La storia raccontata dallo scrittore sardo (è nato a Carbonia nel 1970) scorre senza rallentamenti: asciutta (“La specie trova il modo di sopravvivere anche se a un livello di coscienza più basso”) e fotografica (“È venuta giù molta acqua in qu