29 ottobre 2011

Stroke! What can I do? Giornata Mondiale di prevenzione dell'Ictus

stroke campaign
Il 29 ottobre è la Giornata mondiale di prevenzione dell'Ictus. Cosa possiamo fare? Stroke! What can I do?. Ricordiamo che con il termine ictus si indica genericamente l'interruzione del flusso di sangue a una parte del cervello. La causa può essere un'ostruzione (trombo) che chiude il vaso e in questo caso (il più frequente) si parla di l’ischemia, oppure la rottura di un vaso cerebrale, e in tal caso si ha a che fare con un’emorragia cerebrale. In conseguenza di questo fenomeno una parte del cervello perde la sua funzione e compaiono i sintomi neurologici come l’improvvisa perdita di forza di un braccio o di una gamba o di entrambi, la difficoltà a parlare oppure a capire quello che gli altri dicono, la contrazione dei muscoli della bocca, l'improvvisa riduzione del campo visivo.
La campagna dell'Organizzazione Mondiale della Salute “1 in 6” (nel mondo viene colpita da ictus una persona ogni sei secondi) contiene tre indicazioni fondamentali:

  1. l'ictus si può prevenire
  2. l'ictus si puù curare
  3. l'ictus si può trattare anche a lungo termine

Cosa possiamo fare? Per prima cosa vediamo quali sono i fattori si rischio: ipertensione arteriosa; alcune cardiopatie (in particolare la fibrillazione atriale); diabete mellito; iperomocisteinemia; ipertrofia ventricolare sinistra; stenosi carotidea; fumo e alcol in eccesso; ridotta attività fisica.
Ecco alcuni consigli: svolgere regolare attività fisica, anche solo una passeggiata di un chilometro a passo svelto; mantenere un peso corporeo salutare, semplicemente controllando l’apporto di grassi e dolciumi; ridurre l’utilizzo di sale nella dieta a non più di 6 grammi al giorno; limitare il consumo di grassi e condimenti di origine animale; mangiare pesce due o quattro volte alla settimana, in quanto fonte acidi grassi poliinsaturi (omega-3); consumare verdura frutta ogni giorno; onsumare regolarmente latte e suoi derivati, con basso contenuto lipidico.

28 ottobre 2011

Cagliari FestivalScienza quarta edizione. Si inizia il 4 novembre.

Puggioni e Romagnino La quarta edizione del Cagliari FestivalScienza sarà inaugurata il 4 novembre alle 16 e 30 con il seminario del chimico Luigi Cerruti (I chimici italiani e il Risorgimento) e proseguirà fino al 19 con oltre 80 eventi e con laboratori e mostre aperti tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19.
"Da 12 anni - ha sottolineato Carla Romagnino, presidente del Comitato Scienza Società Scienza - presentiamo alla città di Cagliari un evento ricco di appuntamenti relativi alla scienza. Siamo partiti nel 2000 con il preciso intento di creare le condizioni e di convincere gli amministratori dell'importanza per la città di Cagliari della creazione di un Centro della Scienza. Le condizioni non ci sono ancora e per questo speriamo nella nuova Amministrazione Comunale. Il Festival è un’occasione per rendere comprensibile la Natura nella sua varietà e far conoscere la scienza al grande pubblico in maniera semplice e accattivante. Lanciamo un appello ai cittadini e agli amministratori: aiutateci a continuare”.
Enrica Puggioni, Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, ha accolto l'invito e ha elogiato gli organizzatori del Festival: "Queste manifestazioni sono importanti per risvegliare l’interesse verso la scienza e noi guardiamo con favore anche alla creazione di un Centro della Scienza a Cagliari”.

27 ottobre 2011

Segnaletica a livelli industriali (Macchiareddu)

Macchiareddu, Foto: Andrea Mameli
Macchiareddu. Foto: Andrea Mameli
Macchiareddu. Foto: Andrea Mameli

Zona industrliale Macchiareddu (Cagliari). Foto: Andrea Mameli, 2011

26 ottobre 2011

Simone Cicero, Hopen, la Sardegna e l'innovazione.

Simone Cicero A volte seguire i tuoi amici su Twitter e Facebook ti può regalare qualche sorpresa. Leggendo i commenti a un post di Antonio "Pintux" Pintus che iniziava così "Dovremmo smetterla di paragonare la Sardegna alla Silicon Valley o alla California" mi ha colpito l'intervento di Simone Cicero: "Le idee e la passione sono più forti di tutto".
E così è nata l'intervista che trovate qui sotto. Intanto ho scoperto che Simone Cicero è esperto di innovazione e strategia digitale come consulente aziendale. Ma soprattutto, per quel che mi riguarda, è un gesucher, alla Hermann Hesse. Ovvero uno che cerca: «la mia grande passione - mi ha spiegato - e la mia ragione di vita è sempre stata analizzare e capire la realtà. Per questo motivo sono diventato un blogger: avere il mio blog mi ha permesso di conoscere persone straordinarie che di volta in volta ho ospitato o intervistato e questo alla fine mi ha portato a sviluppare i miei stessi contenuti, la mia visione che, alla fine, si è sostanzialmente incarnata in Hopen.»
Simone cosa è Hopen?
«Hopen è un think tank: in Italia la definizione non è familiare, in breve si tratta di un luogo dove immaginiamo di far nascere competenze e capacità di azione per provocare il cambiamento. Chiaramente vogliamo farlo evocando e favorendo lo sviluppo della società che abbiamo in mente: che sia aperta, paritaria e libera basata quindi sulla trasparenza della pubblica amministrazione, sulla una cultura aperta e accessibile a tutti a prescindere dalle disponibilità economiche e sulla constatazione che i singoli, cooperando tra loro, possono creare benessere e un nuovo tipo di ricchezza basata sulla condivisione. Faccio qualche esempio: si può progettare un sistema di ride-sharing/carpooling che contribuisca a risolvere i problemi di mobilità dei cittadini delle grandi città italiane? noi crediamo si debba affrontare il problema coinvolgendo nel design gli stessi cittadini, le aziende e gli enti presso cui lavorano e che ne gestiscono di fatto l’orario di lavoro e le aziende del trasporto pubblico locale che possono integrarlo con il loro servizi per creare un sistema di trasporto condiviso che possa rappresentare realmente un’alternativa. Ancora, quanto sarebbe importante una libreria didattica per la scuola dell'obbligo nell’impedire lo spreco di centinaia di migliaia, probabilmente milioni, di euro in libri che diventano subito obsoleti e che, oltre che provocare problemi alla schiena ai ragazzi in molti casi, impediscono a taluni persino di frequentare? Tutto questo solo a tutela della lobby dell’editoria con un inutile e insostenibile spreco di carta. Ecco, noi pensiamo che riunendo tanti volenterosi, magari i professori o maestri stessi, potremo creare materiale gratuito e rilasciarlo al pubblico in creative commons per essere manutenuto e arricchito nel corso del tempo. Siamo coscienti dell'impatto che possiamo avere come comunità se operiamo collettivamente con tutte le nostre professionalità e crediamo, appunto, che per ottenere il cambiamento sia necessario essere agenti di cambiamento e vogliamo farlo parlando alla società nella sua interezza: mediante un blog/magazine online, eventi di incontro accessibili e gratuiti, mobilitando tutti i professionisti e gli influencers in continui workshops, supportando e connettendo tutti i progetti a cui sentiamo di poter dare il nostro contributo. Su un piano più operativo infine Hopen ancora non è: stiamo definendo praticamente tutto, inclusa la forma associativa e il manifesto e approfitterei per linkare al nostro sito: hopen.it (con tanto di wiki) e il nostro gruppo Facebook, il luogo dove ad oggi teniamo gran parte della discussione.»
Intervenendo in una discussione sul contrasto fra speranze e realtà dell'innovazione in Sardegna hai commentato con un bel pensiero: "Le idee e la passione sono più forti di tutto". Potresti approfondire il concetto?
«La discussione sul contesto italiano e, dunque, anche la sua declinazione rispetto alla Sardegna è annosa e complessa. Ed è palese che ad oggi il nostro Paese soffra di una gestione politica a dir poco sconnessa dalla realtà delle cose che, semplicemente, non agisce se non nell'interesse dei grandi accentramenti di capitale che vanno tutelati. Quando si parla di sviluppo però, la penso essenzialmente in questo modo: il mercato è, di fatto, globale e non esistono vincoli ne vantaggi competitivi sostanziali dovuti alla posizione geografica, almeno rispetto al mercato dei beni e dei servizi digitali che è l'unico in cui è lecito attendersi uno sviluppo significativo.
In questo senso andrebbe inteso il mio commento dell'altro giorno: il mercato dell'innovazione digitale e dell'economia della conoscenza è diventato così democratico che è accessibile a tutti. Quello che può fare la differenza in questo campo è, piuttosto, una gestione più concreta e strategica della formazione, universitaria e non, che deve preparare i giovani all'idea della creatività, della partecipazione, della cooperazione e dell'impresa. Quando invece parliamo di sviluppo economico nell'accezione tradizionale, quello basato sulle risorse, anzi direi sui consumi - quello misurato col PIL - non possiamo più scinderlo dal concetto di sostenibilità ambientale e culturale e, in questo, ritengo che la Sardegna - coi suoi spazi e il suo ancora enorme patrimonio culturale e naturale, a volte in pericolo, del quale i Sardi dovrebbero occuparsi di più - possegga ancora, come poche altre regioni Italiane, un patrimonio significativo da cui ripartire. L’obiettivo deve essere però mirare a costruire un’economia più umana e più attenta al significato vero e non solo città più grandi e piene di traffico piuttosto che altri centri commerciali o industrie che non si sa neanche cosa dovrebbero produrre.»
Quali sono i consigli per chi vuole fare innovazione "dal basso", e deve misurare lo slancio della creatività e della cultura open con la burocrazia italiana e la scarsità di mezzi?
«Per prima cosa occorre accordarsi su cosa realmente riteniamo innovazione. Per me innovare significa trovare nuove soluzioni, e quindi anche abbattere i monopoli, superare le inefficienze e le barriere all'accesso. Credo che oggi l'innovazione sostenibile debba essere fatta dalla comunità, per la comunità. È stato dimostrato in molti casi che gli stessi utenti sono in grado di innovare più dell’industria: una delle ultime ricerche di Eric von Hippel (Comparing Business and Household Sector Innovation in Consumer Products: Findings from a Representative Study in the UK) mostra come siano quasi 3 milioni le persone solo nel Regno Unito che fanno modifiche e innovazioni ai prodotti che acquistano e come il lavoro che svolgono nell’effettuare il product hacking equivalga a 2.3 volte le spese in ricerca e sviluppo di tutte le imprese britanniche). La spiegazione è semplice: innovare significa colmare dei gap che solo gli utenti possono conoscere nella loro completezza. Dunque la vera innovazione si può fare a partire dalla condivisione e dalla partecipazione della comunità degli utenti e dei cittadini ai processi di produzione del benessere e in quelli di governo dei fenomeni sociali. Ovviamente in molti campi la presenza di uno stato (che in fin dei conti dovrebbe essere l'espressione principe della comunità stessa) che investa a supporto della ricerca e della formazione è basilare e, effettivamente, in Italia questo problema è ormai tristemente atavico; d'altra parte però non ritengo che la burocrazia sia un impedimento più di tanto significativo: sicuramente lo è meno della mancanza di iniziativa e della scarsa capacità di fare comunità.»
Recentemente Umair Haque ha introdotto il concetto di Humanizing. Che opinione ti sei fatto in proposito?
«Nel mio post "Humanizing in the value age" che scrissi proprio in seguito alla lettura del post "The Shape of the Meaning Organization" di Haque ho scritto: "Se sarà veramente l’individuo il nuovo centro di gravità del mercato e il nuovo attore principale del successo di un prodotto, allora forse la comunicazione dovrà abbandonare la mera applicazione di strategie precostituite, e divenire capacità di raccontare storie e contenuti “veri”, capacità di trasmettere valori condivisi e il valore stesso della condivisione, radice etimologica stessa del termine comunicare. L’obiettivo sarà dunque dare all’utente un ruolo sempre maggiore nell’ispirare la produzione e nel permettergli di condividere infine anche l’atto stesso del produrre la ricchezza. Certamente, se il nuovo ruolo imposto alla comunicazione nel presente è difficile da interpretare, più grande è il cambiamento che si chiede oggi al mercato e all’industria: fondersi con la nuova società che ci apprestiamo a divenire". Non aggiungo altro.»
Anche io non aggiungo altro. Grazie Simone e buon lavoro.
Andrea Mameli - www.linguaggiomacchina.it - 26 ottobre 2011


Hopen.it

25 ottobre 2011

Al CRS4 nuove prospettive per le energie rinnovabili (Archimede Webzine)

Energie Rinnovabili CRS4Al CRS4 nuove prospettive per le energie rinnovabili (Archimede Webzine, 25 ottobre 2011)
Il 17 ottobre, nella sede del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR), si è riunita la "Piattaforma Tecnologica Italiana Energia Solare a Concentrazione", costituita il 19 settembre. Alla riunione, organizzata dalla Direzione generale per l'Internazionalizzazione della Ricerca del MIUR in collaborazione con la Direzione scientifica dell'Associazione per i Servizi Innovativi e Tecnologici Assoknowledge (Confindustria) la Sardegna è rappresentata dal centro di ricerca CRS4 e dall'impresa Elianto (spin-off del CRS4), insieme a Almeco, Angelantoni Industrie, Archimede Solar Energy, CNR, Enel Green Power, Marcegaglia-IMAT, Riello, ST Microelectronics, Struttura Informatica, Tecnimont KT, Techint, Turboden CNR, Università degli Studi di Modena.
La Piattaforma, strutturata in due settori (Solare Termico a Concentrazione e Fotovoltaico a Concentrazione), si è riunita per definire le linee guida della ricerca italiana sulle energie solari a concentrazione, relativamente al periodo 2014-2020. La visione andrà a costituire, una volta integrata ai pacchetti di proposte derivanti dalle relative piattaforme tecnologiche, le linee guida italiane per la ricerca da presentare in sede comunitaria il prossimo 30 novembre. L'impegno del CRS4 in questo settore ha inizio nel 1999 quando fu coinvolto dal Centro Ricerche Fiat di Torino nella progettazione delle Fuel Cell, le Celle a Combustibile, pensate per alimentare l'auto elettrica, quando ancora rientrava nei progetti della casa torinese. Dopo pochi anni la Fiat abbandonò questa tecnologia ma il CRS4 ha proseguito sulla strada delle fonti rinnovabili, sviluppando conoscenze e esperienze. A quei tempi il Nobel per la Fisica Carlo Rubbia, allora presidente del CRS4, fu convinto sostenitore degli impianti solari per la desalinizzazione dell'acqua e dei sistemi di raccolta dell'energia solare basati sulla concentrazione (CSP). Su queste basi nel 2005 il CRS4 presentò una richiesta di finanziamento al Ministero della Ricerca per un progetto di un dimostratore solare termodinamico a concentrazione. Con questo progetto, avviato nel 2007, il CRS4, insieme a due imprese (RTM e SAPIO) a due dipartimenti di Ingegneria dell'Università di Cagliari e all'agenzia regionale Sardegna Ricerche, sta ultimando il corso di formazione per 30 laureati sardi, mentre la costruzione del dimostratore dovrebbe avvenire entro il 2012, nella zona industriale di Macchiareddu.
Questi argomenti saranno affrontati da Bruno D'Aguanno, responsabile del Programma Energie Rinnovabili del CRS4, nel corso di un seminario in programma il 9 novembre alle 11.00 nella Sala Auditorium di Via Roma 253, a Cagliari. "Questa è la prima volta - spiega Bruno D'Aguanno - che l'Italia si presenterà all'elaborazione delle linee guida dei Programmi Quadro europei con un programma strutturato e con una visione di sistema".
Quali sono le attese?
"Da questa operazione ci si aspetta di ottenere un congro ritorno in termini progettuali, in grado di invertire la tendenza che vede l'Italia perennemente nelle ultime posizioni tra i paesi europei con progetti finanziati dai Programmi Quadro".
Quali sono i punti qualificanti della visione italiana sull'energia solare a concentrazione?
"Questa visione, che è basata sia sul fotovoltaico che sul termico, prevede lo sviluppo di sperimentazioni per l'alta temperatura, principalmente torri solari, l'ibridizzazione, i sistemi di piccola taglia, con potenze fino ai 5 MW, e l'integrazione negli edifici, anche di pregio, del fotovoltaico a concentrazione".
In quale settore si colloca la Sardegna?
"I lungimiranti sforzi di ricerca effettuati dal CRS4 e dall'Enea nei tempi in cui erano guidati dal Nobel Rubbia, degli investimenti nella tecnologia del solare concentrato di un industriale illuminato come Angelantoni, ma anche Enel e Enea che, congiuntamente, hanno realizzato l'impianto a sali fusi di Priolo, in Sicilia. È il settore dell'alta temperatura, che si traduce in aumento di efficienza e di forte abbattimento dei costi delle tecnologie, è il settore in cui l'Italia detiene la leadership a livello europeo".
Con quali fondi?
"Qui sta la nota dolente. L'operazione, pur lodevole, si fonda su un'amara constatazione: le casse dei ministeri preposti all'incentivazione di ricerca e innovazione sono vuote. Quindi l'unica strada percorribile è quella europea".

Andrea Mameli
Ricercatore Energie Rinnovabili, CRS4

24 ottobre 2011

Cave Art, Autism, and the Evolution of the Human Mind (Nicholas Humphrey, Cambridge Archaeological Journal, 1998)

Cave Art, Autism, and the Evolution of the Human Mind (Cambridge Archaeological Journal, 8, 165-191, 1998) Nicholas Humphrey
The emergence of cave art in Europe about 30,000 years ago is widely believed to be evidence that by this time human beings had developed sophisticated capacities for symbolization and communication. However, comparison of the cave art with the drawings made by a young autistic girl, Nadia, reveals surprising similarities in content and style. Nadia, despite her graphic skills, was mentally defective and had virtually no language. I argue in the light of this comparison that the existence of the cave art cannot be the proof which it is usually assumed to be that the humans of the Upper Palaeolithic had essentially 'modern' minds.
cave horses
Nadia

23 ottobre 2011

Oscar Green 2011: io sostengo Daniela Ducato

Oscar Green 2011Oscar Green 2011 è il premio (Coldiretti Giovani Impresa) dedicato alle realtà imprenditoriali che uniscono innovazione e sostenibilità.
Io ho deciso di sostenere Daniela Ducato, l'imprenditrice che nel 2006 ha fondato Edilana (LANAturalEdilizia) e si occupa di crezione e ri-creazione di prodotti basati sul recupero di saperi antichi.
La seguo da alcuni anni e sinceramente credo in quello che sta facendo. E nel modo in cui lo sta facendo. E per farlo ho inviato un'e-mail con oggetto "Nomination Oscar Green" all'indirizzo: settegreen@corriere.it (a chi interessa: la scadenza è il 24 ottobre 2011).

Daniela Ducato EdilanaEdilatte e Edilana: più pecore e meno cemento (GreenNews, 29 giugno 2011).

Premi ITWIIN 2011 a due sarde. Migliore Innovatrice: Daniela Ducato. Migliore Inventrice: Maria Grazia Clemente (Linguaggio Macchina, 23 giugno 2011).

Premio per la creatività, fra tradizione e innovazione (Archimede webzine, 23 dicembre 2008).

Intervista a Daniela Ducato vincitrice del premio Migliore Innovatrice Italiana 2011 Premio Itwiin (TTecnologico, 12 ottobre 2011).