28 gennaio 2012

Il razzismo prospera dove il QI è basso (Racism flourishes where the IQ is low)

Gordon Hodson Chi manifesta da piccolo un Quoziente intellettivo basso ha maggiori probabilità di coltivare pregiudizi da grande. Lo afferma uno studio, pubblicato dalla rivista Psychological Science, firmato da Gordon Hodson (Brock University, Ontario, Canada). La ricerca si è basata su test eseguiti in Gran Bretagna con oltre 15 mila persone, alle quali è stato misurato il Qi a diverse età. Alle stesse persone è stato poi chiesto un parere su frasi del tipo "Le mamme lavoratrici sono una rovina per le famiglie", "La scuola dovrebbe insegnare a obbedire all'autorità", "Io non lavorerei mai con persone di altre razze".
I bambini con quoziente intellettivo basso hanno mostrato le maggiori tendenze a fornire risposte marcatamente razziste.
Newsweek I ricercatori britannici valutarono con i mezzi allora disponibili l'intelligenza di queste persone all'età di 10 o 11 anni, e fra 30 e 33. Nel primo studio, è stata misurata l'intelligenza verbale e non verbale per mezzo di test basati sulle similitudini e le differenze tra parole, forme e simboli. Il secondo studio ha misurato le abilità cognitive nel ricordo di un numero, prove di disegno, la definizione di parole e la richiesta di individuare modelli e somiglianze tra le parole.

Bright Minds and Dark Attitudes. Lower Cognitive Ability Predicts Greater Prejudice Through Right-Wing Ideology and Low Intergroup Contact
Psychological Science. Received March 1, 2011. Accepted July 25, 2011.
Gordon Hodson, Department of Psychology, Brock University, Ontario (Canada)
Abstract
Despite their important implications for interpersonal behaviors and relations, cognitive abilities have been largely ignored as explanations of prejudice. We proposed and tested mediation models in which lower cognitive ability predicts greater prejudice, an effect mediated through the endorsement of right-wing ideologies (social conservatism, right-wing authoritarianism) and low levels of contact with out-groups. In an analysis of two large-scale, nationally representative United Kingdom data sets (N = 15,874), we found that lower general intelligence (g) in childhood predicts greater racism in adulthood, and this effect was largely mediated via conservative ideology. A secondary analysis of a U.S. data set confirmed a predictive effect of poor abstract-reasoning skills on antihomosexual prejudice, a relation partially mediated by both authoritarianism and low levels of intergroup contact. All analyses controlled for education and socioeconomic status. Our results suggest that cognitive abilities play a critical, albeit underappreciated, role in prejudice. Consequently, we recommend a heightened focus on cognitive ability in research on prejudice and a better integration of cognitive ability into prejudice models.

Bimbo di un anno uccide serpente a morsi. Imad Gadir: solo sei denti e molto coraggio.

Imad Gadir Imad Gadir ha 13 mesi e vive a Shfaram, una città di 35 mila abitanti nel nord di Israele. Lo vediamo qui a sinistra in braccio al padre.
Il 26 gennaio si è trovato un intruso nella culla: era un serpente (Hemorrhois nummifer) di 35 centimetri. Imad, senza esitare, ha staccato la testa a morsi al serpente.
Secondo il racconto del nonno materno, Shaheen Shaheen, il bambino (che ha soltanto 6 denti) ha urlato per il sapore sgradevole del rettile, ma non per lo spavento.
La mia fonte sono gli articoli comparsi su quotidiani israeliani in lingua inglese (e il blog ynetnews.com dal quale ho ricavato la foto) e non ho modo di effettuare nessuna verifica. Ma credo che il bambino abbia fatto quello che un Sapiens sarebbe normalmente in grado di fare, Se non avesse paura dei serpenti.
Andrea Mameli 28 gennaio 2012 www.linguaggiomacchina.it

L'eredità dei maestri (L'Unione Sarda, 28 gennaio 2012)

 L'eredità dei maestri (L'Unione Sarda, 28 gennaio 2012, pag. 52, Libri)



Articoli scientifici con titoli o autori bizzarri (Scientific articles with authors or bizarre titles)

Stronzo Bestiale
Diffusion in a Periodic Lorentz Gas
Journal of Statistical Physics, Vol. 48, Nos. 3/4, 1987. Bill Moran (Lawrence Livermore National Laboratory, and Department of Applied Science, University
of California at Davis-Livermore, Livermore, California) William G. Hoover (Lawrence Livermore National Laboratory, and Department of Applied Science, University of California at Davis-Livermore, Livermore, California) and Stronzo Bestiale (Institute for Advanced Studies at Palermo)
["Stronzo Bestiale" (which roughly translates into English as "Nasty piece of Sheet")]



merda Missing entry replacement data analysis: a replacement approach to dealing with missing data in Paleontological and total evidence data sets. by Mark A Norell, Ward C Wheeler
Journal of Vertebrate Paleontology (2003). Volume: 23, Issue: 2, Publisher: The Society of Vertebrate Paleontology, Pages: 275-283
Abstract
Almost all phylogenetic studies utilizing fossils are faced with the problem of missing data. With the development of methods allowing total evidence phylogenies where fossils are combined with extant taxa, and molecular evidence is available, this problem is compounded. Standard methods ignore missing data and often result in poorly resolved trees, and procedures such as culling of taxa or partitioning data have been proposed to improve resolution. Here, we take a different tack, one grounded in the fact that because we do not know what the behavior of missing data would be, it is worthwhile to examine the universe of possible outcomes. The MERDA value is the frequency with which a particular clade is recovered in replicated analyses where missing observations are replaced randomly with observable states. A technique to de-resolve missing data-dependent clades is also proposed. We also show that, in published data sets, there is little obvious relationship between MERDA performance and standard measures of clade support such as Bremer and Jacknife indices.



cocktail party effect Speech separation by simulating the cocktail party effect with a neural network controlled Wiener filter. Yuchang Cao, Sridharan, S., Moody, M. (School of Electr. & Electron. Syst. Eng., Queensland Univ. of Technol., Brisbane). In the Proceedings of the 1997 IEEE International Conference on Acoustics, Speech, and Signal Processing (ICASSP '97). Volume 4.
Abstract
A novel speech separation structure which simulates the cocktail party effect using a modified iterative Wiener filter and a multi-layer perceptron neural network is presented. The neural network is used as a speaker recognition system to control the iterative Wiener filter. The neural network is a modified perceptron with a hidden layer using feature data extracted from LPC cepstral analysis. The proposed technique has been successfully used for speech separation when the interference is competing speech or broad band noise.



goldfish Not guppies, nor goldfish, but tumble dryers, Noriega, Jesse Jackson, panties, car crashes, bird books, and Stevie Wonder. Storms G, De Boeck P, Van Mechelen I, Ruts W. (Department of Psychology, Katholieke Universiteit, Leuven, Belgium)
Abstract
This paper focuses on the guppy effect (Osherson & Smith, 1981), that is, on the existence of examples of conjunctive concepts that are more typical of the conjunction than of both constituents. The most frequently given examples of this effect, guppy and goldfish, are shown not to be more typical of the conjunction pet fish than of fish in two between-subjects and one within-subjects experiment. The frequency of the effect in a large empirical study is investigated, and better examples of the effect are suggested.



Altri titoli bizzarri, una lunga lista: Here's a random list of papers in Theoretical Computer Science with cute titles.



Ma a mio parere il capolavoro assoluto resta sempre Chicken chicken chicken:
Doug Zongker's "Chicken chicken chicken". Presented at the AAAS humor session, February 16, 2007.

27 gennaio 2012

CNR: un vaccino contro l'Alzheimer (A multimeric immunogen for the induction of immune memory to beta-amyloid)

Si chiama (1-11)E2 ed è un vaccino di nuova generazione, capace di innescare una risposta immunitaria contro il beta–amiloide, un peptide che si accumula nel cervello dei malati di Alzheimer, causando danni alla memoria e alle capacità cognitive. Lo hanno brevettato i ricercatori di due strutture del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR): l’Istituto di genetica e biofisica (Igb) e l’Istituto di biochimica delle proteine (Ibp). Agisce producendo anticorpi contro il beta-amiloide, un peptide coinvolto in questa forma di demenza. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Immunology and Cell Biology.
La molecola, per la quale è stato appena concesso il brevetto italiano e per cui è stata depositata una domanda di brevetto internazionale, consiste in una proteina chimerica, ottenuta cioè dalla fusione di due proteine diverse: un piccolo frammento del peptide beta-amiloide, coinvolto nell’Alzheimer, unito con una proteina batterica. La sostanza è capace, in provetta, di auto-assemblarsi formando una struttura simile a un virus per forma e dimensioni.
«Sono ormai 10 anni - spiega Antonella Prisco (Igb-Cnr) coordinatrice della ricerca - che ricercatori di tutto il mondo stanno esplorando la possibilità di prevenire l’Alzheimer con un vaccino: le prime sperimentazioni sull’uomo hanno acceso molte speranze, ma anche evidenziato possibili effetti collaterali gravi, che ne impediscono l’utilizzo. Usando il bagaglio di esperienze accumulato, abbiamo messo a punto la molecola (1-11)E2, cercando di minimizzarne i rischi per l’organismo e di ottimizzarne l’efficacia terapeutica».
La sperimentazione è attualmente nella fase pre-clinica, che prevede la somministrazione del vaccino a topi normali. Il passo successivo consiste nel testare l’efficacia terapeutica e i possibili effetti collaterali in topi transgenici che sviluppano una patologia simile all’Alzheimer.
«Il vaccino che abbiamo prodotto induce rapidamente una forte risposta anticorpale contro il peptide beta-amiloide e polarizza la risposta immunitaria verso la produzione di una citochina anti-infiammatoria, l’interleuchina-4, confermando le proprietà immunologiche auspicate» precisa la ricercatrice dell’Igb-Cnr.
«Attualmente - sottolinea Piergiuseppe De Berardinis (Ibp-Cnr) - si ricorre ampiamente ai vaccini per prevenire le malattie infettive, ma anche una patologia come l’Alzheimer potrebbe essere prevenuta o curata mettendo in atto un processo simile. Il vaccino induce la produzione di anticorpi, questi ultimi si legano al peptide che causa la malattia, favorendone così l’eliminazione. Ora stiamo lavorando sui "carrier": molecole o micro-organismi utili a convogliare la risposta immunitaria sui bersagli desiderati».
Fonte: Ufficio Stampa CNR, 27 gennaio 2012


A multimeric immunogen for the induction of immune memory to beta-amyloid
Francesca Mantile, Carla Basile, Valeria Cicatiello, Diana De Falco, Antonella Caivano, Piergiuseppe De Berardinis and Antonella Prisco

Abstract
The development of active immunotherapy for Alzheimer's disease (AD) requires the identification of immunogens that can ensure a high titer antibody response toward beta-amyloid, whereas minimizing the risks of a cell-mediated adverse reaction. We describe here two novel anti-beta-amyloid vaccines that consist of ‘virus like particles’ formed by a domain of the bacterial protein E2 that is able to self-assemble into a 60-mer peptide. Peptides 1–11 and 2–6 of beta-amyloid were displayed as N terminal fusions on the surface of the E2 particles. E2-based vaccines induced a fast-rising, robust and persistent antibody response to beta-amyloid in all vaccinated mice. The immune memory induced by a single administration of vaccine (1–11) E2 can be rapidly mobilized by a single booster injection, leading to a very high serum concentration of anti-beta-amyloid antibodies (above 1 mg ml−1). E2 vaccination polarizes the immune response toward the production of the anti-inflammatory cytokine interleukin-4 and does not induce a T cell response to beta-amyloid. Thus, E2-based vaccines are promising candidates for the development of immunotherapy protocols for AD.

La missione Keplero scopre altri 26 pianeti extrasolari (NASA's Kepler Announces 11 Planetary Systems Hosting 26 Planets)

Nasa Kepler Jan 2012 La previsione di Giovanni Bignami (Cagliari Festival Scienza 2011) si sta avverando: la missione Keplero della NASA continua a fare incetta di nuovi pianeti. La notizia della scoperta di 11 nuovi sistemi, per un totale di 26 nuovi pianeti, è di poche ore fa.
[Figura: NASA Ames/Jason Steffen, Fermilab Center for Particle Astrophysics]

NASA's Kepler Announces 11 Planetary Systems Hosting 26 Planets (NASA, 01.26.12)
NASA's Kepler mission has discovered 11 new planetary systems hosting 26 confirmed planets. These discoveries nearly double the number of verified Kepler planets and triple the number of stars known to have more than one planet that transits, or passes in front of, its host star. Such systems will help astronomers better understand how planets form.
NASA Ames/Dan Fabrycky, University of California, Santa Cruz
[Kepler's Planetary Systems' Orbits: The image shows an overhead view of orbital positions of the planets in systems with multiple transiting planets discovered by NASA's Kepler mission.
Image credit: NASA Ames/Dan Fabrycky, University of California, Santa Cruz

26 gennaio 2012

Libri semoventi: arma de instrucción masiva.

arma de instrucción masiva Il carro armato dei libri è l'arma di istruzione di massa (arma de instrucción masiva) creata da Raúl Lemesoff, artista argentino.
Lemesoff ha acquistato una vecchia Ford Falcon in dotazione alle Forze Armate argentine e ne ha ricavato la libreria semovente che trasporta e regala volumi lungo le strade di Buenos Aires. I libri sono frutto di donazioni.
Raúl Lemesoff: Arma de Instrucción Masiva. Educ.ar: El portal educativo del Estado argentino

P. S. Ho scritto a Raúl Lemesoff. Mi ha risposto subito. Purtroppo la sua iniziativa sta attraversando un momento critico. Hanno bisogno di donazioni (libri e soldi). Per contatti: armadeinstruccionmasiva@hotmail.com
andrea Mameli

Nascita di un'isola nel Mar Rosso: le foto da satellite

NASA Jesse Allen. December 23, 2011Il 19 Dicembre 2011 un pescatore ha riferito di aver visto zampilli di lava altri 30 metri sul Mar Rosso circa 60 km a sud-est dell'isola di Jebel Zubair. Lo stesso giorno i sensori di ozono (Ozone Monitoring Instrument) del satellite Aura rilevavano un picco di Anidride Solforosa (SO₂) proprio in quella zona. Il giorno successivo (20 Dicembre) lo spettrometro del satellite EOS individuava il pennacchio di un'eruzione sottomarina 1.5 km sudovest dell'isola Haycock, ovvero 12 km a nord-est di Jebel Zubair. Il 23 Dicembre 2011 si osservava nitidamente una nuova isola. Immagine: Jesse Allen, NASA Earth Observatory, 23 dicembre 2011
red sea October 24, 2007 La stessa area del Mar Rosso fotografata dal satellite il 24 Ottobre 2007. Il fenomeno è stato descritto 40 anni fa:
Volcanic islands of the Red Sea (Journal of the Geological Society, 1972) da Ian G. Gass, Donald I.J. Mallick, Keith G. Cox
Abstract
The Recent volcanic islands of the Red Sea are Jebel at Tair, a single small volcano of tholeiitic basalt lava; the Zubair Islands with pyroclastic cones and flows intermediate between tholeiite and alkali basalt and with picrite basalt and trachybasalt blocks in the agglomerates; the Hanish-Zukur Islands with alkali basalts accompanied by trachybasalts, trachyandesites and trachytes together with pyroclastic rocks. The chemistry of 46 lava specimens indicates that a gradational series exists between the sea-floor basalts (K-poor tholeiites) and the alkali basalts of Hanish-Zukur, with the rocks of Jebel at Tair and Zubair representing intermediate stages. Two alternative petrogenetic models are discussed to account for this gradational behaviour. One derives the parental magma from successively greater depths, the other considers derivation by successively greater fractionation on route to the surface. The relationship of the volcanoes to the opening of the Red Sea is discussed. Possibly, eruptive activity was initiated at the southern end and is migrating northwards in response to the anticlockwise rotation of Arabia relative to Africa. The Red Sea axial trough may die out southwards owing to vocanic fill from the Hanish-Zukur volcanoes.

24 gennaio 2012

Neanderthal e scheggiatura della pietra. La morfometria per analizzare la lavorazione con tecnica Levallois

Levallois Capacità cognitive molto simili alle nostre rese evidenti dalle sofisticate lavorazioni delle pietre da parte dei Neanderthal. Sono i risultati della ricerca, condotta da un gruppo di antropologi dell'Università del Kent, che fornisce per la prima volta prove tangibili della lavorazione delle pietre da parte dei Nenderthaliani. Lo studio, pubblicato su Plos One il 23 gennaio 2012. Grazie alla combinazione di archeologia sperimentale, di morfometria e di analisi statistica multivariata, i ricercatori hanno dimostrato per la prima volta che sassi lavorati con tecnica Levallois (metodo di scheggiatura della pietra utilizzato nel Paleolitico Medio) potevano essere alla portata dei Neanderthal.

Why Levallois? A Morphometric Comparison of Experimental ‘Preferential’ Levallois Flakes versus Debitage Flakes
Metin I. Eren, Stephen J. Lycett (Department of Anthropology, University of Kent, Canterbury, United Kingdom). Plos One, Published: January 23, 2012
Abstract
Background
Middle Palaeolithic stone artefacts referred to as ‘Levallois’ have caused considerable debate regarding issues of technological predetermination, cognition and linguistic capacities in extinct hominins. Their association with both Neanderthals and early modern humans has, in particular, fuelled such debate. Yet, controversy exists regarding the extent of ‘predetermination’ and ‘standardization’ in so-called ‘preferential Levallois flakes’ (PLFs).
Methodology/Principal Findings
Using an experimental and morphometric approach, we assess the degree of standardization in PLFs compared to the flakes produced during their manufacture. PLFs possess specific properties that unite them robustly as a group or ‘category’ of flake. The properties that do so, relate most strongly to relative flake thicknesses across their surface area. PLFs also exhibit significantly less variability than the flakes generated during their production. Again, this is most evident in flake thickness variables. A further aim of our study was to assess whether the particular PLF attributes identified during our analyses can be related to current knowledge regarding flake functionality and utility.
Conclusions/Significance
PLFs are standardized in such a manner that they may be considered ‘predetermined’ with regard to a specific set of properties that distinguishes them statistically from a majority of other flakes. Moreover, their attributes can be linked to factors that, based on current knowledge, are desirable features in flake tools (e.g. durability, capacity for retouch, and reduction of torque). As such, our results support the hypothesis that the lengthy, multi-phase, and hierarchically organized process of Levallois reduction was a deliberate, engineered strategy orientated toward specific goals. In turn, our results support suggestions that Levallois knapping relied on a cognitive capacity for long-term working memory. This is consistent with recent evidence suggesting that cognitive distinctions between later Pleistocene hominins such as the Neanderthals and anatomically modern humans were not as sharp as some scholars have previously suggested.

23 gennaio 2012

Progetto ARGOMARINE: monitoraggio traffico navale e simulazione fuoriuscita carburante dalla nave Costa Concordia dopo l'incidente

Un sistema integrato per il monitoraggio degli eventi di traffico e dell’inquinamento marino: è lo scopo del Progetto ARGOMARINE (Automatic Oil Spill Recognition and Geopositioning integrated in a Marine Information System), finanziato dal Settimo programma quadro. ARGOMARINE simulazione Costa Concordia ARGOMARINE simulazione Costa Concordia UIl monitoraggio è attuato grazie a una rete di comunicazione ad alta velocità che convoglia dati ambientali ottenuti da sensori diversi (SAR, iperspettrali, termici, acustici, nasi elettronici) montati su satelliti, aerei, navi, boe ancorate in situ e AUV (robot sottomarini autonomi). Il progetto gestisce anche modelli di eventi critici e post-incidente (sversamento in mare di sostanze inquinanti) fornendo strumenti di supporto alle decisioni per favorire l’intervento delle autorità preposte. Il traffico navale che ogni giorno attraversa il bacino del Mediterraneo è costituito da 2 mila traghetti, 1.500 navi merci e 2 mila imbarcazioni commerciali, 300 di loro sono navi cisterna (20% della quantità mondiale del traffico di petrolio del mare), che trasportano più di 350 milioni di tonnellate di petrolio all'anno (8 milioni di barili al giorno).
Il server centrale del progetto ARGOMARINE ospita un Sistema Informativo Marino, nel quale i dati di telerilevamento sono integrati con i risultati degli esperimenti sul campo e le stime dei modelli di simulazione.
Il ruolo del CNR-ISTI è di progettare e realizzare la struttura di comunicazione dell’intero sistema, il Sistema Informativo Marino e il sistema di supporto alle decisioni per la gestione di eventi critici.

Il Caso Costa Concordia
La simulazione, effettuata sulla base di un modello matematico originale, è stata sviluppata dal partner CIMA e costituisce una delle funzioni del Sistema Informativo Marino sviluppato dal CNR-ISTI. La simulazione prevede uno scenario con continuo rilascio di combustibile dalla nave (0,014 m3/s) nel corso di due giorni, dove vento e moto ondoso costituiscono le forze che guidano il processo. Si presume che tutto il carburante fuoriesca a livello della superficie dell'acqua. L'errore attualmente si assume pari a circa il 15%. Le particelle di combustibile che raggiungono la riva vengono di nuovo riversate in mare invece di essere sottoposte a spiaggiamento o scomparire. I serbatoi della nave contengono 2 miloni di combustibile del tipo Ifo-380.
Questo è giustificato dalla particolare conformazione costiera del Giglio, ma si è anche assunto un approccio conservativo con riferimento alla quantità di sostanze in circolazione, che rimane sempre la massima possible. I processi di evaporazione, emulsificazione, ecc. sono stati trascurati allo scopo di fornire un dato rapidamente in quanto il modello completo prevede un tempo di calcolo consistente (già in fase di sviluppo).
In base alla simulazione l'Isola del Giglio verrebbe circondata dalla marea nera che raggiungerebbe anche le coste della Toscana e l'Isola d'Elba, mentre una parte del combustibile proseguirebbe verso Sud-Ovest.
Il Consorzio ARGOMARINE è costituito da:
- Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (Coordinatore)
- Università Tecnica Nazionale di Atene (Grecia)
- Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienza e Tecnologie dell'informazione (Italia)
- Nansen Environmental and Remote Sensing Center (Norvegia)
- Centro de Marinha Investigação e Ambiental – CIMA Universidade do Algarve (Portogallo)
- Parco Nazionale Marittimo di Zante (Grecia)
- Centro Comune di Ricerca - Istituto per la Protezione e Sicurezza del Cittadino - JRC (EU)
- NATO Undersea Research Centre - NURC (NATO)


Ricostruzione dell'incidente del 13 gennaio 2012 (This video is produced by Planetinaction.com 3D model is courtesy of Cleancruising.com.au)

Immagini d’autore per fissare il Big Bang (L'Unione Sarda, 21 aprile 2006)

Il cammino percorso dalla Fisica, in poco più di un secolo di scoperte e formulazioni teoriche, è stato semplicemente spettacolare. Saba CERN INFN Cagliari Ginevra Ma per raccontare la scienza, specie quando ci si allontana dall’intuizione e dal buonsenso, come accade appunto con le dimensioni e le velocità distanti dalla percezione umana, c’è sempre più bisogno di immagini. E la stessa realizzazione degli apparati per la rivelazione delle particelle acquista dignità di soggetto da riprendere. Per questo il CERN (Centro Europeo di Ricerche Nucleari) di Ginevra, si affida a fotografi professionisti per riprendere tutte le fasi dell’installazione degli esperimenti. Nel caso di ALICE (A Large Ion Collider Experiment), uno dei più grossi apparati in costruzione, l’incarico di fotografo ufficiale è stato assegnato da una commissione internazionale al cagliaritano Antonio Saba. «Sono molto orgoglioso - spiega Saba - perché significa aver raggiunto un notevole livello di eccellenza nella fotografia industriale e applicata alla scienza e alla tecnologia». Cosa comporterà questo impegno? «Dovrò seguire l’installazione delle strutture e di rivelatori di particelle, in costruzione a Ginevra, Cagliari e Bologna». Tutti soggetti fotogenici? «Saranno facili da riprendere solo i grandi impianti, mentre sarà più complesso spettacolarizzare e rendere visibili particolari importanti ma di dimensioni ridotte». Come la piccola Alice, nata dalla penna di Lewis Carroll, esplora il Paese delle meraviglie, questo ambizioso progetto del CERN ci porterà a scoprire l’affascinante stato di creazione dell’universo, provando a riprodurre in miniatura la grande esplosione primordiale: il Big Bang. Nel sottosuolo di Ginevra, dentro un anello lungo 27 km, si sta costruendo il più grande acceleratore di particelle del mondo (LHC: Large Hadron Collider). Al suo interno verranno accelerati e fatti urtare nuclei di atomi di piombo, scelti tra i più pesanti a disposizione con i loro 208 nucleoni (neutroni e protoni), ad energie elevatissime, mai raggiunte prima d’ora in un acceleratore. Quando l’urto avviene frontalmente i nuclei vengono compressi creando una palla di fuoco nella quale si raggiungono temperature di migliaia di miliardi di gradi (molto superiori a quelle del centro del sole). Si suppone che in queste condizioni i neutroni e i protoni si sciolgano e le particelle che li compongono, i quark, e quelle che li legano, i gluoni, si muovano liberamente dando origine al plasma di quark e gluoni. L’osservazione sperimentale di questo stato della materia fornirebbe un’ulteriore prova della validità delle teorie più accreditate sulla costituzione dell’infinitamente piccolo. Questo plasma è lo stesso che si sarebbe formato pochi milionesimi di secondo dopo il Big Bang, probabilmente analogo a quello che si ritrova nelle stelle di neutroni. L’esperimento ALICE è costituito da una struttura complessa di rivelatori di particelle costruiti per analizzare, con la massima accuratezza, le collisioni tra i nuclei di piombo che avvengono nell’acceleratore. Questi urti si ripetono 1.000 volte al secondo, producendo ciascuno molte migliaia di tracce che verranno immagazzinate nei computer per essere poi analizzate. All’enorme impresa partecipano più di 1.000 fisici provenienti da 29 Paesi tra i quali l’Italia. Un contributo significativo viene fornito dal gruppo di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari. Il gruppo, guidato da Sergio Serci, è formato da altri tre universitari (Giovanna Puddu, Gianluca Usai, Alessandro De Falco) e due ricercatori INFN (Corrado Cicalò e Alberto Masoni). «Siamo coinvolti nel progetto da otto anni - spiega Cicalò - e collaboriamo alla costruzione di due sistemi di rivelatori in stretta collaborazione con gruppi di altri Paesi europei. Dopo una lunga fase di progettazione questi moduli sono stati assemblati ed è ora in corso la loro installazione al CERN nella caverna che ospita ALICE. Una parte del gruppo si occupa anche dello sviluppo di componenti elettronici creati appositamente per l’esperimento, e un’altra contribuirà all’analisi dei dati».
Andrea Mameli
(L'Unione Sarda, Cultura, pagina 42, 21 aprile 2006)

22 gennaio 2012

Italy returns 2.000 year-old statue to Libya

Italy has returned to Libya the head of a 2,000 year-old statue that was smuggled out of the country in the 1960s. Italy has returned to Libya the head of a 2.000 year-old statue Prime Minister Mario Monti gave the sculpted head of Domitilla Minor, the daughter of Roman emperor Vespasian, to Libyan authorities during his trip to Tripoli on Saturday. The sculpture was taken from Libya's city of Sabratha in the 1960s, and recently auctioned at Christie's.
Monti was making his first visit to Libya since the capture and killing of longtime leader Moammar Gadhafi in October.
Source: The Associated Press [January 21, 2012]
Picture: the sculpture returned by Italy to Libya, known as the Head Domitilla, which was stolen from Sabratha, Libya in 1990, is seen on display during Italian Prime Minister Mario Monti's visit to Tripoli, Libya, Saturday, Jan. 21, 2012 [Credit: AP Photo/Abdel Magid al-Fergany]

Homo incognitus ("Denisova X Woman"). Né Sapiens né Neanderthal (Neither Neandertal nor modern human)

grotta Desinova Quella grotta siberiana nasconde uno dei più grandi segreti della storia dell'umanità. Le ossa di una mano scoperte nel 2008 e studiate dagli antropologi del Max Planck Institute di Leipzig appartenevano a una donna vissuta 41 mila anni fa. Ma una donna di quale specie? I ricercatori tedeschi, guidati da Svante Paabo del Max-Planck, hanno scoperto che il DNA estratto da quelle ossa è diverso da quello dei Neanderthal e dei Sapiens.
(The complete mitochondrial DNA genome of an unknown hominin from southern Siberia Nature. Letter published online 24 March 2010).
Secondo l'antropologo John Hawks (Wisconsin-Madison University) molti geni HLA (utili al sistema immunitario) risalgono a prima della separazione tra Sapiens, Neandertal e Denisova. Inoltre Hawks ha osservato che alcune forme di geni che aiutano noi Sapiens a respingere malattie epidemiche come il morbillo non sono presenti nel corredo genetico degli uomini di Neandertal e Denisova.
L'ominide siberiano, conosciuto con il nome provvisorio di Denisova hominins, mostra circa 400 differenze geniche con noi e con i neanderthaliani (Neither Neandertal nor modern human Max-Planck-Gesellschaft. December 23, 2010) il che sembra indicare l'esistenza di (almeno) un altro ramo di ominidi. Ulteriori studi hanno portato alla ricostruzione genetica di questo gruppo di ominidi: Genetic history of an archaic hominin group from Denisova Cave in Siberia (Nature. Published online: 22 December 2010).
Abstract
Using DNA extracted from a finger bone found in Denisova Cave in southern Siberia, we have sequenced the genome of an archaic hominin to about 1.9-fold coverage. This individual is from a group that shares a common origin with Neanderthals. Denisova This population was not involved in the putative gene flow from Neanderthals into Eurasians; however, the data suggest that it contributed 4–6% of its genetic material to the genomes of present-day Melanesians. We designate this hominin population ‘Denisovans’ and suggest that it may have been widespread in Asia during the Late Pleistocene epoch. A tooth found in Denisova Cave carries a mitochondrial genome highly similar to that of the finger bone. This tooth shares no derived morphological features with Neanderthals or modern humans, further indicating that Denisovans have an evolutionary history distinct from Neanderthals and modern humans.