21 aprile 2012

Ricercatrice CNR ritrova i gemelli di Antonio e Cleopatra


Giuseppina Capriotti, egittologa dell’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico del Consiglio nazionale delle ricerche (Iscima-Cnr), ha annunciato la scoperta di Alessandro Helios e Cleopatra Selene, figli del triumviro della Repubblica romana Marco Antonio e della regina Cleopatra VII. I due gemelli perduti sono stati identificati da Giuseppina Capriotti in un gruppo scultoreo conservato al museo del Cairo.
Antonio e Cleopatra ebbero due gemelli e un maschio, chiamato Tolomeo Filadelfo. Dei tre figli, la sola immagine finora nota era quella di Selene, sposa di re Giuba II, rappresentata sul verso di una moneta e in una scultura”, spiega la ricercatrice. “I maschi, dopo il suicidio dei loro genitori, ebbero presumibilmente un triste destino, al pari di Cesarione, l’altro figlio che Cleopatra aveva avuto da Giulio Cesare. Ottaviano Augusto, dopo la conquista dell’Egitto, li fece sfilare durante il trionfo per poi affidarli alla sorella Ottavia minore con apparente magnanimità. Successivamente, dei figli di Antonio e Cleopatra si perdono le tracce dal punto di vista storico e anche artistico”. Le efferate abitudini della famiglia giulio-claudia nei confronti dei dinasti potenzialmente pericolosi non lasciano molti dubbi sulla loro fine e l’oscuramento iconografico è probabilmente dovuto a questo.
A fare luce arriva ora l’analisi di un reperto rinvenuto in un tempio dedicato ad Hathor, nella città di Dendera in Alto Egitto, e conservato al museo del Cairo. La scultura, alta circa un metro, mostra un bambino e una bambina che si abbracciano, affiancati da due serpenti. “Il capo dei bambini è sormontato da due dischi con inciso l’occhio-udjat, identificabili con sole e luna. Il maschio ha dei riccioli corti e una treccia laterale, tipica dei bambini egiziani, la femmina porta un’acconciatura a grandi ciocche raccolte, molto simile a quella di alcune regine tolemaiche, in particolare di Cleopatra”, continua Capriotti. “Lo stile delle figure, in particolare quello delle teste, richiama i modi della cosiddetta scultura greco-egizia. L’opera, che è esemplare nel mostrare l’innovativo dialogo tra cultura egizia ed ellenistica, è stilisticamente affine a un’altra statua rinvenuta a Dendera rappresentante Pakhom, personaggio di alto rango, datata tra il 50 e il 30 a. C”.
Il legame tra la scultura e la dinastia macedone dei Tolemei che governarono l’Egitto dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.), e in particolare con Cleopatra che ne fu l’ultima rappresentante, è pertanto evidente. “Considerato inoltre che la regina ebbe un ruolo importante nella decorazione del tempio di Dendera, dove compare in un rilievo monumentale, in abiti faraonici, insieme col figlio Cesarione”, prosegue la ricercatrice. Ma come si arriva alla convinzione che la scultura rappresenti i due gemelli?
Nel mito egizio compaiono i gemelli Shu e Tefnet, figli del dio Atum e conosciuti come i suoi ‘occhi’, cioè il sole e la luna. L'abbraccio dei due bambini potrebbe quindi alludere alle notti di plenilunio, quando secondo il mito i due corpi celesti si univano, ma anche con un’eclisse di sole che sarebbe avvenuta durante il riconoscimento dei gemelli di Cleopatra da parte di Marco Antonio”, continua Capriotti. “Fu per questo che i bambini presero i nomi aggiuntivi di Helios e Selene, a indicarne il legame celeste e mitizzarne la nascita gemellare”.
Il gruppo è perciò identificabile come la prima raffigurazione nota di Alessandro e Cleopatra, secondo una notevole elaborazione. “Se nel mito egizio la luna è una divinità maschile, nella scultura i generi sono invertiti secondo la tradizione greca”, conclude Capriotti. “Cleopatra VII, pur proiettata verso il Mediterraneo, guardava con interesse alla tradizione egizia e la reinterpretazione dell’opera attesta questa sintesi tra le due grandi tradizioni”.

Fonte: Ufficio Stampa CNR, Roma, 20 aprile 2012

20 aprile 2012

80 mila documenti di Einstein in rete. Si inizia con 2 mila immagini a alta risoluzione.

L'Università Ebraica di Gerusalemme mette online migliaia di documenti di Albert Einstein.
Nella prima fase saranno messe in rete 2 mila immagini.
A lavoro ultimato i documenti personali di Einstein saranno oltre 40.000.

Einstein’s documents get online boost (Nature News Blog, 20 Mar 2012)


Einstein Archives Online Archival Database

Images

18 aprile 2012

ENEA: rapporto 2012 “Energia e Ambiente”

L’ENEA ha presentato oggi il Rapporto Energia e Ambiente alla presenza del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati.
È possibile scaricare dal sito www.enea.it il Compendio del Rapporto Energia e Ambiente 2009-2010.
“Con questo Rapporto - ha spiegato il commissario dell'Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico, Sostenibile Giovanni Lelli - l’ENEA intende fornire un punto di riferimento per tutto il settore energetico del Paese, contribuendo alla definizione della politica energetica nazionale attraverso l’elaborazione di analisi e scenari utili per il decisore politico. Da questi scenari emerge l’esigenza prioritaria di ridurre la dipendenza energetica dall’estero effettuando scelte strategiche nel settore energetico orientate alla green economy, che richiedono un processo di trasformazione tecnologica, peraltro già in atto. E’ necessario puntare sulla diversificazione delle fonti, su una maggiore diffusione delle rinnovabili, sul potenziamento delle infrastrutture e di un sistema di smart grids, sull’incentivazione dell’efficienza energetica e sul risparmio di energia nel settore residenziale e industriale. Efficienza energetica, fonti rinnovabili e sviluppo delle reti rappresentano pertanto gli strumenti chiave per ridurre le emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi europei per l’attuazione di un processo di decarbonizzione del sistema energetico e economico.”
Il Rapporto Energia e Ambiente analizza anche l’andamento dei negoziati sul clima, il mercato delle emissioni, la fiscalità energetica e la carbon tax. Gli scenari mettono in evidenza l’evoluzione del fabbisogno dell’energia primaria e l’evoluzione del mix energetico nella generazione elettrica, lo sviluppo della domanda di energia negli usi finali, le politiche per la mitigazione delle emissioni di gas serra e il ruolo dell’efficienza energetica nella riduzione delle emissioni.
Un approfondimento è dedicato al ruolo dell’innovazione tecnologica per l’affermazione di una green economy che faccia da volano per il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale, per superare la grave crisi economica dei mercati. Grazie agli investimenti in innovazione tecnologica si assiste ad una crescita globale della produzione di energia da fonti rinnovabili, con una forte preminenza nelle tecnologie del solare.
Le dinamiche del commercio internazionale delle rinnovabili risultano determinate dalla capacità di competitività tecnologica e di evoluzione dei sistemi produttivi in grado di adeguarsi al mix energetico derivante da fonti rinnovabili.
L’Italia è tra i paesi che hanno maggiormente fatto ricorso a politiche di incentivi per lo sviluppo delle rinnovabili, ma questo processo è avvenuto in maniera contraddittoria perché la crescita del fotovoltaico ha causato un peggioramento del deficit commerciale delle tecnologie per le rinnovabili, con un aumento delle importazioni. Ciò è dovuto al fatto che non c’è stato sufficiente impegno nella ricerca del settore e nella capacità di stimolare nuove filiere industriali, diversamente da quanto è accaduto in altri paesi europei.

ENEA – Rapporto Energia e Ambiente 2009-2010 – NOTA TECNICA DI SINTESI

Evoluzione e prospettive della domanda globale di energia
La crescita dei consumi globali di energia si concentra da oltre dieci anni nei paesi emergenti come Cina e India, trainata dai consumi di carbone della Cina che costituiscono quasi la metà della domanda mondiale di questa fonte. Il petrolio continua ad essere la fonte più utilizzata: nel 2009, ha costituito il 33% della domanda primaria, seguito dal carbone (27,1%) e dal gas (20,9%).
Le fonti rinnovabili, con una crescita media annua dell’1,8% dal 1990, arrivano a soddisfare il 13% dell’offerta primaria di energia mentre il nucleare soddisfa il 6% della domanda totale. Dopo la flessione dovuta alla crisi, il 2010 fa già segnare una crescita dei consumi che, secondo il World Energy Outlook 2011 dell’International Energy Agency, verrà soddisfatta, fino al 2035, in misura prevalente da combustibili fossili.
Obiettivi a lungo termine e Roadmap dell'Unione Europea
Per contrastare il rischio di cambiamenti climatici il Consiglio Europeo ha adottato l'obiettivo per l'UE di ridurre entro il 2050 le emissioni di gas serra di almeno l’80% rispetto ai livelli del 1990. Come tappe intermedie verso l’obiettivo al 2050, le emissioni dovrebbero essere ridotte almeno del 40% rispetto al 1990 entro il 2030 e del 60% entro il 2040.
L’analisi indica anche che per il 2020 l’obiettivo attuale di riduzione delle emissioni del 20% andrebbe rafforzato al 25%. Il raggiungimento di tale obiettivo implica per 2050 la quasi completa decarbonizzazione della produzione elettrica, un processo di efficientamento e di innovazione che potrebbe rafforzare al contempo sicurezza degli approvvigionamenti e competitività dell’Europa.
Evoluzione della domanda e dell’offerta di energia in Italia

Nel 2010 la domanda di energia primaria in Italia ha visto una crescita del 4,1% rispetto al 2009, trainata dalla seppur lieve ripresa economica (1,3%): si inverte il trend degli ultimi quattro anni, anche se i consumi del 2010 restano inferiori del 5% rispetto al 2005.
Riguardo alle fonti si conferma la decrescita del ricorso al petrolio a vantaggio del gas e il significativo aumento delle fonti rinnovabili. Nel 2010 il peso della fattura energetica del nostro Paese è stato di oltre 50 miliardi di euro e più recenti stime dell’Unione Petrolifera per il 2011 indicano valori oltre i 60 miliardi di euro.
Grafico 1: Disponibilità interna lorda di energia per fonte e risorsa
Grafico 2: Impieghi finali di energia per settore
La ripartizione degli impieghi finali per settore evidenzia il peso crescente del settore civile (dal 30,3% del 2007 al 35,4% del 2010); il settore industriale, la cui quota è in netto calo negli ultimi cinque anni (-5%), copre il 23,2% dei consumi finali; il settore dei trasporti, dopo il crollo dovuto alla crisi, subisce nel 2010 un’ulteriore lieve contrazione.
Le misure adottate nel contesto del nuovo quadro d'azione europeo, sono tese a completare il processo di liberalizzazione del settore elettrico e del gas, a promuovere l’efficienza energetica (Piano nazionale per l’efficienza energetica) e a sviluppare l’uso delle fonti rinnovabili (Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili), anche per consentire la necessaria diversificazione delle fonti energetiche.
Scenari dell’ENEA per l’Italia
L’ENEA ha analizzato la possibile evoluzione del sistema energetico nazionale secondo tre scenari: Riferimento (assume il quadro delle politiche e misure in vigore al dicembre 2009 e descrive l’evoluzione del sistema in linea con il trend attuale); Politiche Correnti (descrive gli effetti delle politiche energetiche in atto); Roadmap (indica lo sforzo aggiuntivo necessario per ridurre le emissioni serra in linea con la Roadmap 2050 dall’UE).
Nel 2009, per effetto della crisi economica, l’Italia si è notevolmente avvicinata al target di emissioni indicato dal Protocollo di Kyoto. Tuttavia questa tendenza è da considerarsi temporanea; infatti, come indicato dallo Scenario di Riferimento, in assenza di politiche e misure, le emissioni riprendono ad aumentare già nel breve periodo non consentendo di raggiungere gli obiettivi di riduzione previsti al 2020.
Grafico 3: Disponibilità interna lorda di energia per fonte e risorsa Anno 2010
Grafico 4: Evoluzione delle emissioni di CO2 negli Scenari ENEA
L’azione congiunta delle misure per l’efficienza energetica e per la diffusione delle tecnologie per le rinnovabili, determina nello Scenario a Politiche Correnti una riduzione della domanda e una conseguente riduzione delle emissioni serra che permette di raggiungere gli impegni assunti in sede comunitaria.
Lo Scenario Roadmap, che riflette la traiettoria di riduzione delle emissioni dello scenario UE al 2050, ipotizza una accelerazione più spinta delle tecnologie per l’efficienza energetica, per le rinnovabili e per la cattura e confinamento della CO2 sia nel settore elettrico che industriale che consente di conseguire gli obiettivi di lungo periodo.
Grafico 5: Riduzione delle emissioni di CO2 rispetto ai valori del 2005
Grafico 6: Riduzione delle emissioni di CO2 rispetto ai valori del 2005 nei settori ETS (%)
Grafico 7: Ruolo dell’efficienza energetica nella riduzione delle emissioni di CO2 nel 2020 nello Scenario Roadmap, rispetto allo Scenario di Riferimento per tipo di interventi (%)
Green economy e low-carbon society nel percorso dello sviluppo sostenibile
Dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto nel 2005, l’Unione Europea ha registrato un sempre più forte incremento della percentuale di energia prodotta da rinnovabili sui consumi finali lordi, con un impatto significativo sulla riduzione dell’intensità carbonica e sul disaccoppiamento tra crescita economica e “stress” ambientali. Nel 2010 l’UE è arrivata a registrare una quota del 12,4% di energia prodotta da rinnovabili sui consumi finali lordi di energia, giungendo a soddisfare più della metà del target prefissato per il 2020.
Nonostante le vicende della crisi internazionale, la crescita della produzione di energia da rinnovabili a livello mondiale ha conosciuto uno sviluppo del tutto straordinario lungo tutto il quinquennio 2005-2010. Gli investimenti mondiali in tecnologie per le rinnovabili hanno fatto registrare nel 2010 un valore complessivo di 211 miliardi di dollari (+32% rispetto al 2009 e circa dieci volte rispetto al 2004, anno nel quale è iniziato il decollo). Complessivamente le tecnologie del fotovoltaico e dell’eolico hanno fatto registrare nel periodo 2005-2010 una accelerazione negli scambi commerciali ad un tasso di incremento medio annuo pari a circa 5 volte quello complessivo dei settori manifatturieri.
Centrale negli ultimi anni è stato il ruolo delle tecnologie del fotovoltaico, con un sempre più forte protagonismo dei paesi asiatici. Nell’UE l’adeguamento dell’offerta produttiva interna in questo settore è risultato insufficiente a soddisfare una domanda che, per l’intera area si è più che decuplicata tra il 2005 e il 2010. Ciò ha determinato un costante aumento delle importazioni in tutti i paesi membri, ancorché con differenze significative tra le singole economie, facendo sì che la quota delle importazioni nel 2010 arrivasse a coprire il 62% del totale mondiale del settore.
Grafico 8: L'Italia e il vincolo estero generato dallo sviluppo del fotovoltaico (indice 2002 = 0)
In tale contesto, la situazione italiana risulta particolarmente critica. Se, infatti, lo sviluppo delle rinnovabili non ha seguito da noi tendenze troppo dissimili da quelle registrate mediamente in Europa, inclusa la politica degli incentivi, il nostro Paese si è mostrato piuttosto deficitario nell’impegno in ricerca (pubblica) e nella capacità di stimolare e sostenere nuove filiere industriali.
Nel fotovoltaico, l’andamento del deficit commerciale dell’Italia è stato caratterizzato dallo straordinario aumento delle importazioni, ed è risultato sempre più divergente da quello relativo alla media dell’UE15.
Si è raggiunto, infatti, nel 2010 un deficit superiore a 11 miliardi di dollari correnti (circa quattro volte e mezzo il valore del 2009): un quarto di tale deficit è da attribuirsi all’interscambio con la Germania mentre più del 40% è dovuto alla Cina.
L’inasprirsi del vincolo estero, a seguito dell’aggravarsi delle situazioni di deficit commerciale, può risultare esiziale per la capacità di crescita dell’economia e, di conseguenza, dell’occupazione al suo interno. L’Italia mostra ancora una significativa debolezza nelle condizioni che possono dar vita ad una autonomia energetica su base tecnologica (quale è quella implicata dall’uso di fonti rinnovabili), e cioè nell’investimento pubblico in ricerca e nella struttura tecnologicamente arretrata del suo sistema industriale.
Il perseguimento di una politica energetica di sviluppo delle rinnovabili in Italia, dovrà perciò accompagnarsi ad un maggiore slancio della spesa pubblica in ricerca energetica e a politiche industriali volte a orientare la specializzazione produttiva del sistema industriale verso settori a maggiore intensità tecnologica, così come avvenuto nei paesi europei più avanzati.
Fonte: ENEA, 18 aprile 2012

15 aprile 2012

La scienza, la tecnologia, le donne (L'Unione Sarda, 15 aprile 2012)


La mostra fotografica ”Donne alla guida della più grande macchina mai costruita dall’Uomo”, aperta fino al 27 aprile a Sassari nel Portico del Rettorato, è un omaggio alla partecipazione femminile a quella straordinaria impresa scientifica che risponde al nome di Large Hadron Collider, il più potente acceleratore di particelle del mondo. Ritorna in Sardegna quattro mesi dopo la tappa cagliaritana: due passaggi obbligati se si considera l'intensa partecipazione di riceratori e riceratrici dell'INFN e del Dipartimento di Fisica dell'Università di Cagliari alle ricerche conotte al CERN di Ginevra. E non è un caso se fra le 30 facce di ricercatrici italiane due, Caterina Deplano e Giulia Manca, siano sarde. 
 È vero che dal 1920 (quando in Italia su 100 laureati solo 10 erano donne) a oggi molte cose sono cambiate, ad esempio in biologia, geologia, medicina e farmacia le laureate superano il 60%. Ma è altrettanto vero che attualmente solo una donna su dieci arriva alla cattedra di professore universitario, mentre una su tre è ricercatrice. In altre parole il peso delle donne nelle carriera tecnico-scientifiche in Italia è ancora troppo basso e questo deficit trasmette alle ragazze l'idea che non valga la pena intraprendere carriere scientifiche. A partire dai primi anni di scuola è necessario mostrare che le differenze di genere sono una potenzialità e non un limite invalicabile. La scienza e la tecnologia possono trarre rilevanti benefici se allontanano stereotipi e divisioni di ruoli. Evidenziare il contributo delle donne alla scienza e alla tecnologia è un esercizio importante per allargare la nostra visione del mondo.
All'inaugurazione del 4 aprile hanno partecipato anche i premi Unesco Valeria Alzari e Marco Masia, la Consigliera di Parità della Regione, Luisa Marilotti, e il Presidente della Commissione Ricerca e Tecnologia dell'INFN, Massimo Carpinelli, insieme all'ideatrice della mostra, Elisabetta Durante, giornalista scientifica e coordinatrice del Distretto Informazione Scientifica e Tecnologica della Regione Puglia. A Elisabetta Durante abbiamo chiesto com'è nata l'idea della mostra.
«Seguivo il progetto LHC da anni. Quando però nel 2008 i grandi media hanno cominciato ad occuparsene, mi sono improvvisamente resa conto che nulla o quasi nulla si diceva della complessità della macchina, che è un gigantesco prototipo, o del lavoro di tante donne e tanti uomini, italiani in testa, impegnati in una grande competizione internazionale: c’era un serio problema di comunicazione scientifica che purtroppo poneva l'enfasi su cialtronate alla Dan Brown. E invece al pubblico, ai nostri ragazzi e in particolare alle nostre ragazze deve arrivare questo messaggio: la formazione, la capacità, l'esperienza, l'impegno pagano».
Cosa si può vedere a Sassari?
«La mostra propone storie e volti di Donne, talvolta molto giovani e spesso provenienti dal profondo sud, che hanno fatto della capacità e della competenza la propria bandiera. Il 4 Aprile, inaugurando la mostra nel bel porticato dell’Università di Sassari, con il Rettore e il Prorettore dell’Ateneo, con i ricercatori, i rappresentanti della pubblica amministrazione e delle pari opportunità, con gli sponsor Banca di Sassari e Camera di Commercio e con i cittadini presenti nell’Aula Magna abbiamo ribadito con forza gli stessi concetti espressi dal Presidente Napolitano nella nostra tappa romana: in una Società della Conoscenza, che non può che essere una società meritocratica, la crescita della donna passa attraverso la qualità e la serietà della formazione».
Andrea Mameli
Articolo pubblicato il 15 aprile 2012 nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda