31 dicembre 2013

Quando la capra cerca cibo nel distributore automatico di mangime

Desideravo visitare lo zoo di Monaco Tierpark Hellabrunn da 5 anni, quando conobbi l'allora direttore, Walli Müller, al Festival Tuttestorie 2008 Strananimali.

Nei prossimi giorni scriverò le mie impressioni. Per ora qualche foto.

E Buon Anno da parte del blog Linguaggio Macchina.
Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli, 2013]


Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli, 2013]
Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli, 2013]
Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli]

Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
München, 31 Dicembre 2013

30 dicembre 2013

Dachau: la memoria affidata agli oggetti

Dachau: scarpa di stoffa con suola di legno. Foto: Andrea Mameli, 2013.
Dachau: casacca di tela. Foto: Andrea Mameli, 2013.
Dachau: der Prügelbock. Foto: Andrea Mameli, 2013.

Dachau: nomi incisi nel legno dei letti. Foto: Andrea Mameli, 2013.
Dachau: la fascia e cappello dei Lagerschutz. Foto: Andrea Mameli, 2013.

Dachau: brandelli di storie alla ricerca di un senso



Avevo 14 anni quando mi capitò tra le mani, in una biblioteca scolastica, un libro intitolato Medicina Disumana. Lo sfogliai e decisi di prenderlo in prestito, per pura curiosità. Quel volume (di Mitscherlich e Mielke, sottotitolo "Documenti del Processo di Norimberga contro i medici nazisti", pubblicato da Feltrinelli nel 1967) fu per me illuminante. Mi fece capire, molto rapidamente, una parte della Storia che fino a quel momento non mi era affatto chiara.
Ieri ho visitato il campo di Dachau e ho aggiunto altri tasselli ai brandelli di storie che ciascuno di noi rimette insieme nella propria testa. Chi con metodo e con ricchezza di particolari. Chi in maniera frammentaria ma con un'abbondante dose di curiosità, a mò di collante, nella perenne ricerca di un senso. Io faccio parte del secondo gruppo.
Oggi mi trovo a Monaco e mi fa una certa impressione sapere che 80 anni fa il quotidiano allora più letto in questa città, il Münchner Neuesten Nachrichten, pubbblicò questo trafiletto: «Mercoledì 22 marzo 1933 verrà aperto nelle vicinanze di Dachau il primo campo di concentramento. Abbiamo preso questa decisione senza badare a considerazioni meschine, ma nella certezza di agire per la tranquillità del popolo e secondo il suo desiderio».
È facile cadere nella retorica quando si affronta il tema dei campi di concentramento, perché la tentazione di distaccarsi dalla realtà è fortissima. Ma secondo me il dovere supremo non è ricordare, ma ricordare bene. Ecco perché leggere quel trafiletto mi sembra estremamente importante. Mi sembra importante sapere che la costruzione del campo non avvenne, come si è portati a credere, di nascosto.
C'è poi un aspetto, forse ancora più importante, di natura economica e sociale: nel 1919 venne chiusa la fabbrica di polvere da sparo "Königlichen Pulver und Munitionsfabrik Dachau" che per tutta la Prima Guerra Mondiale aveva dato lavoro a molti cittadini di Dachau. L'apertura del campo di concentramento, proprio in quell'area, ha rappresentato indubbiamente un elemento positivo, sotto il profilo occupazionale, diretto e, come si suol dire, indotto.
Esercitare la memoria (con la emme maiuscola) è inutile, se non lo si fa tentando di cogliere il senso delle cose. La parola che è affiorata in mente, quando mi sono trovato di fronte a quel cancello in cui il ferro forma le parole il lavoro rende liberi, è: perché. La risposta tipica è: perché c'erano degli ordini e andavano eseguiti. Quindi la risposta risale fino al vertice della piramide e incolpa di tutto l'omino coi i baffetti. Stop.
Un cavolo, penso io, poco dopo aver varcato quella soglia. Chi entrava qui e veniva spogliato di tutto, per poi indossare quel pigiama a righe, e poi prendeva urla, spinte, schiaffi, randellate, frustaste, razioni alimentari insufficienti, ordini assurdi, non li prendeva dall'omino con i baffetti ma da uomini e donne in carne e ossa. E quando gli sciagurati si trovavano di fronte a medici e infermieri che praticavano gli esperimenti di medicina disumana, qui a Dachau, si trovavano di fronte medici e infermieri in carne e ossa, non l'omino con i baffetti.
Dachau. Foto: A. Mameli, 2013.
Se questo posto è diventato una scuola di violenza senza pietà (il cosiddetto "Spirito di Dachau", poi esportato negli altri campi) significa che c'erano migliaia di persone coinvolte direttamente e indirettanente nell'organizzazione e nell'esecuzione. Certamente è un pensiero consolatorio quello che induce a dissociare, a separare l'immagine delle atrocità dalla stessa umanità (intesa come specie Homo sapiens). Forse ci serve a tenere lontani i sensi di colpa, sempre in agguato. Di sicuro non aiuta a capire.
Non sto cercando colpevoli, sia chiaro, e tantomeno assoluzioni. Sto solo tentando di afferrare un senso più profondo della pura separazione tra buoni e cattivi.
Dachau: letti. Foto: Andrea Mameli, 2013.

In questo ragionamento credo che una parte importante la svolga l'immaginario che ci costruiamo vedendo film ambientati in questi contesti. Pensateci bene. Avete ma visto in un film la soggettiva di una SS? Siete mai "entrati nel personaggio nazista" in un film? Io no. Solo in due casi ho trovato un'introspezione nella mente del nazista, ma in entrambi il protagonista passa rapidamente dall'altra parte: Schindler's List e Operazione Valchiria. Questa mancanza di appigli emotivi "nella testa delle SS" può aver contribiuito a quella che mi sembra una lacuna significativa, direi anzi una sorta di rimozione collettiva. Il motivo principale è sicuramente la difficoltà, di regia più che di interpretazione, insita in una simile operazione. E altri motivi, diciamo di opportunità, che hanno indotto i produttori a erigere un muro. Non sarà arrivato il momento di sfondare questo muro? Pronto, Hollywood, mi sentite?
Dachau. Foto: A. Mameli, 2013.

Chi ha tentato l'incursione nel campo minato dei come e dei perché sono stati, non senza sofferenze, i medici. Solo a partire da 30 anni fa è nato, in Germania, un gruppo di ricerca mirato a scoperchiare l'orrida pentola dell'eutanasia nazista. Una pentola scottante: medici, psichiatri, infermieri, collaborarono attivamente per programmare e gestire l'uccisione dei pazienti loro affidati. Lodevole in questo campo l'opera di Klaus Dorner ("Il borghese e il folle. Storia sociale della psichiatria", Laterza, 1975) e di Luigi Benevelli ("I medici che uccisero i loro pazienti. Gli psichiatri tedeschi e il nazismo", Mantova Ebraica, 2005).
Dachau, Dicembre 2013. Foto: Andrea Mameli

A Dachau, ieri, c'era gente di tutte le età, proveniente da ogni parte del mondo a vedere le baracche, i forni, le docce, i piatti, le posate, i vestiti, le foto dei volti e dei corpi, filmati della liberazione. Un museo al contrario: non una raccolta di bellezza ma di orrore. Forse la più grande consolazione è il fatto stesso che esiste, non è stato cancellato. E che possiamo andarlo a visitare.

 Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 30 Dicembre 2013

Dachau: forni. Foto: Andrea Mameli, 2013.

 (questo post viene pubblicato anche sul blog di Daniele Barbieri)








28 dicembre 2013

Car sharing e biglietti intelligenti: ottimi esempi da Monaco di Baviera

Desideri per il 2014: sistemi di car sharing e biglietti intelligenti, nella mia città, a beneficio di tutti.
Servus München è un sistema di car sharing diffuso a Monaco e nell'area metropolitana. costa da 9 a 20 euro all'anno (a seconda del tipo di contratto) e 22 centesimi al minuto (per il periodo di utilizzo). Oggi (il numero varia ogni giorno, di poco ma varia) ci sono 282 Smart sparse per la città: se ti serve la puoi prenotare (fino a 34 minuti prima), la usi (per un tempo massimo di 24 ore) dopo aver avvicinato il tuo chip e inseritobil tuo pin e poi la lasci dove vuoi.


Un sistema analogo, disponibile a Berlino, Colonia, Monaco e in altre città è DriveNow: mette a disposizione 2200 auto (BMW e Mini) costa 24 centesimi al minuto tutto incluso, oltre la quota annuale di 19 euro.
Il chip di DriveNow, applicato alla patente (come si vede nella foto), viene riconosciuto dall'auto e, se non era prenotata da altri, comanda lo sblocco delle portiete. Dentro il veicolo si trova il dispositivo per l'inserimento del proprio pin e così ha inizio il cronometraggio dell'utilizzo. Con la app si riesce a sapere in tempo reale dove si trova l'auto più vicina e la si può prenotare fino a un quarto d'ora prima.


Per Cagliari io auspico anche il biglietto intelligente: unico tagliando per tutti i mezzi pubblici. A Monaco c'è HandyTycket: metro, bus, tram, treno.
Ringrazio Stefania Melis per avermi fatto scoprire questi servizi a Monaco di Baviera.

Andrea Mameli



Ring. Mauro Staccioli. München

Ring. München [Photo: Andrea Mameli, 2013]




26 dicembre 2013

Una coppia di gemelli per Giovanna, l'orsa polare di Hellabrunn



Mamma orsa abbraccia i suoi gemellini: è una scena ormai consueta nel giardino zoologico Tierpark Hellabrunn di Monaco di Baviera dal 9 Dicembre, quando Giovanna, orsa polare di 7 anni, ha partorito i suoi due cuccioli.
In queste foto, pubblicate sul profilo facebook del Tierpark Hellabrunn, fanno tenerezza. Si tratta della prima nascita, documentata, di orsi bianchi in Europa. Il direttore dello Zoo, Andreas Knierem,
The zoo’s director, Dr. Andreas Knieriem, enthused, “It is as if we were there live watching the labour and birth of a polar bear and, as if that weren’t enough, Giovanna showed us not one, but two very different births!”



On Monday, 9 December 2013 polar bear, Giovanna, gave birth to two babies at Munich’s Hellabrunn Zoo. The colour footage from surveillance cameras showed both births at close range – a global sensation.



24 dicembre 2013

Cagliari Capitale Europea della Cultura: il mio auspicio per il 2014.

Nel 2014 si saprà quale sarà la Capitale Europea della Cultura 2019.
Il blog Linguaggio Macchina sostiene la candidatura di Cagliari (e della Sardegna intera).



Cagliari Capitale Europea della Cultura 2019? Solo se si rema insieme (Linguaggio Macchina, 15 novembre 2013)

Tre uomini in orbita intorno alla Luna. Era il 24 Dicembre 1968.

Il racconto di questa straordinaria avventura di 45 anni fa, insieme scientifica, tecnologica e umana, rivive - grazie a Paolo Attivissimo - in un fantastico livetweet:



Per approfondire: La Terra vista dalla Luna 45 anni fa: genesi di una foto storica (Paolo Attivissimo, il disinformatico, 20/12/2013)



Apollo 8, the first manned mission to the Moon, entered lunar orbit on Christmas Eve, December 24, 1968. That evening, the astronauts; Commander Frank Borman, Command Module Pilot Jim Lovell, and Lunar Module Pilot William Anders did a live television broadcast from lunar orbit, in which they showed pictures of the Earth and Moon seen from Apollo 8. 


Blog Linguaggio Macchina
23 Dicembre 2013

23 dicembre 2013

Infografica: #trasparenzaSARD o dei social media al servizio dei cittadini

L'infografica dell'incontro del 9 Dicembre 2013: #trasparenzasard: "Trasparenza partecipazione cittadini connessi" (a cura dell'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale, Delegazione regionale Sardegna).

Room 237: sublime strumento di svago. Pensieri e retropensieri su Kubrick e dintorni

Ieri ho visto Room 237, il documentario di Rodney Ascher dedicato a Stanley Kubrick e al suo capolavoro del 1980 Shining.

Che il canale Sky Arte HD sia lodato! Adoro questo modo di vivisezionare le pellicole, queste meta-critiche cinematografiche che analizzano il singolo fotogramma, questo scrupoloso scandagliare tra le scene alla scoperta di discrepanze o apparenti errori di sceneggiatura. 
Ma per puro divertimento, non certo per assecondare fantasmagoriche teorie del complotto.
Certo, gli spunti ci potrebbero anche essere, me li trovo sinceramente molto deboli. Specie per temi grandi, enormi, come lo sterminio degli Indiani Americani o l'Olocausto o le presunte bugie sulla "conquista" della Luna.

Il documentario di Ascher inizia con una scena di Eyes Wide Shot nella quale Tom Cruise si sofferma sulla soglia del locale Sonata Jazz davanti alla locandina di Shining che riporta la frase: “The wave of terror that swept across America is here“. 
Basta questa frase per mettere (o cercare di mettere) il film di Kubrick in connessione con il genocidio dei Nativi Americani?

E basta la macchina per scrivere tedesca, usata nel film da Jack Nicholson, per mettere in relazione Shining con lo sterminio degli Ebrei europei per mano dei nazisti?

E l'Apollo 11? Forse basta il maglioncino indossato da Danny. Ma ci sarebbe dell'altro: le geometrie della moquette sulla quale il bambino gioca con le macchinine richiamerebbero la forma delle rampe di lancio, viste dall'alto, di Cape Canaveral.
E queste forme nel documentario sono state affiancate allo scopo di accostarle alle trame che ricoprono il pavimento.
Il risultato è davvero suggestivo:


Peccato che nella realtà ciascuna rampa di lancio ("Launch Complex") sia molto distante dalle altre (ecco la lista completa di Cape Canaveral). 

Ma poniamo anche che Kubrick si sia veramente divertito a scegliere il disegno della moquette in questo modo: ci sarebbe un senso in questa scelta? Ma certo: in base alle teorie del complotto sotto sotto ci sarebbe il senso di colpa del regista per aver realizzato la messa in scena di un finto allunaggio. Peccato che invece sulla Luna noi umani, sì ci siamo andati!
Comunque, come dico sempre per la fantascienza, non m'interessa che possa essere vero o meno, l'importante è che mi faccia divertire.
Per questo considero Room 237 un sublime strumento di svago.
Nonché un atto d'amore nei confronti del cinema da parte di Stanley Kubrick.

P. S. Dopo aver scritto questo post ho trovato una bellissima analisi di Matteo Bittanti: "ROOM 237 & LA NUOVA CINEFILIA" (mattscape.com11/2/2013)
Un'analisi accuratissima nella quale si tocca quello che secondo me è il cuore del problema: "nessuno possiede veramente Shining, ma molti ne sono stati (e ne sono) posseduti. Questa possessione collettiva ha prodotto corpora interpretativi che ci invitano a ripensare e ridefinire quell'oggetto misterioso che è Shining. Non esiste un solo Shining, bensì cinque, cinquanta, cinquecento differenti Shining."

E c'è spazio anche per una bella soddisfazione personale: nel testo di Matteo Bittanti trovo due conclusioni che - lungi da volermi paragonare a Bittanti (docente di visual culture, media studies e Game Art al California College of the Arts di San Francisco & Oakland) - coincidono con la mia visione: 
  •  "In breve, sul piano formale e narrativo, Room 237 è un fallimento. Ma si tratta di un fallimento interessante. Un fallimento da incoraggiare";
  •  "per apprezzare Room 237 è indispensabile stare al gioco".

Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
23 Dicembre 2013

 

21 dicembre 2013

Tre studenti sardi alle Olimpiadi di Astronomia

L'Osservatorio Astronomico di Cagliari comunica che tre studenti sardi hanno raggiunto la Fase Interregionale delle Olimpiadi di Astronomia.
In tutta Italia hanno partecipato 624 studenti, più della metà dei quali sono riusciti a qualificarsi per le fasi interregionali il programma il 17 febbraio 2014.
Gli studenti sardi ammessi alle prove di febbraio sono: Emanuela Gamboni (Liceo Scientifico Emilio Lussu, Sant'Antioco), Marcello Marcello, (Liceo Scientifico Michelangelo, Cagliari), Daniele Spano (Liceo Scientifico Guglielmo Marconi, Sassari).
Nel periodo che precede le prove i partecipanti e i loro insegnanti potranno avvalersi dell'aiuto dell'Osservatorio Astronomico di Cagliari.
Ciascuno degli ammessi riceverà due volumi della collana Chiavi di Lettura, dono della casa editrice Zanichelli, che da oltre 6 anni sostiene la promozione culturale attraverso le Olimpiadi di Astronomia.

20 dicembre 2013

C'è un ragno dietro il mistero amazzonico svelato oggi da Wired Science

Ricordate le strutture misteriose scoperte da Troy Alexander in Amazzonia?
Linguaggio Macchina ha dato la notizia il 12 Dicembre 2013:
Condividere le foto sui social può aiutare la scienza? Il caso delle foto di Troy Alexander e le biostrutture misteriose.
Oggi Wired Science svela l'enigma con un articolo di Nadia Drake (giornalista scientifica appassionata di ragni e di stranezze naturali): il colpevole è un ragno!
La spedizione, guidata da Phil Torres, ha messo fine a 6 mesi di ipotesi, foto, congetture.
Ecco il link all'articolo di Wired: We Went to the Amazon to Find Out What Makes These Weird Web-Tower Things





Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
20 Dicembre 2013

I primi 5 anni di Linguaggio Macchina al convegno Comunicare la Scienza in Sardegna

Il 14 Dicembre 2013 il blog Linguaggio Macchina ha partecipato al convegno Comunicare la Scienza in Sardegna, in quanto membro della Rete dei Comunicatori della Scienza in Sardegn: Chentu Concas.
Di seguito riporto i numeri dei primi 8 anni del blog, illustrati in quella circostanza: