29 giugno 2013

Franco Prattico, intellettuale della Magna Grecia. Il ricordo di Pietro Greco

Pietro Greco, uno dei padri del Master in comunicazione della scienza, ricorda Franco Prattico (a cui d'ora in poi il master sarà dedicato) nell'aula magna della Sissa (Trieste, 28 Giugno 2013).

"Franco era un intellettuale della Magna Grecia. Aveva uno sguardo lungo e cercava il senso della vita nella scienza. E pareva affetto da Sindrome Ionica, ovvero della convinzione, tipica dei filosofi ionici, in base alla quale la natura ha una sua profonda unità e razionalità e che, dunque, tutti i fenomeni fisici possono essere ricondotti a poche leggi.
Era estremamente curioso e rifletteva la sua curiosità da grande scrittore, animato da passione politica per l'Uomo. Era un autentico cronista, direi che aveva proprio il senso della notizia: 'Certe notizie sembrano avere una propria vitalità.'
Quando Eugenio Scalfari lo chiama a Repubblica e gli chiede di raccontare i risvolti culturali della scienza avviene qualcosa di molto importante  È qui che Prattico capisce che servono nuovi interpreti della notizia scientifica. E matura l'idea di una nuova figura di intellettuale. Lui pensa al giornalista scientifico come a una persona che conosce bene la scienza, ma è anche in grado di leggere le vicende come uno storico. Questa è la prima ambizione, la grande intuizoone di Prattico, che porta alla nascita del primo master sperimentale, nel 1993, con un contributo paritario di scienziati e giornalisti. Esperimento abbastanza unico che va nella direzione di quella nuova figura di intellettuale pensata da Franco.
Per Prattico parlare e scrivere di scienza doveva necessariamente comportare la nascita di nuove idee. Ma lo diceva senza presunzione. Perché poi aggiungeva: 'siamo dei nani ma dobbiamo acquisire la capacità di sollevarci sulle spalle dei giganti per vedere più lontano'."

Pietro Greco, come sempre, ha centrato in pieno l'argomento: Prattico era un precursore, una di quelle persone che immaginano prima degli altri. E non sempre, anzi quasi mai, i tempi sono maturi per realizzare i sogni.
Di Franco Prattico ricordo la genuina curiosità, la strabiliante capacità di fare molto bene il suo mestiere e la grande disponibilità e generosità. E quella gentilezza autentica, non formale, che gli imbecilli scambiano per debolezza.

Sarò eternamente grato a Daniele Barbieri per avermi parlato del Master, nel 1996, e al CRS4 (in particolare a Silvano Tagliagambe, il vicepresidente di allora, e a Riccardo Scateni, il mio capo di quei tempi) per avermi concesso di paetecipare (nel 1997 e 1998) sebbene fossi stato appena assunto.
Un'esperienza formidabile, un ambiante vivace e tante, tantissime persone conosciute tra i banchi e intorno ad essi, persone che sono (state) molto importanti per me. Maestri di giornalismo e non solo, gente del calibro di Prattico e Greco, Gianfranco Bangone, Fabio Pagan, Rossella Castelnuovo, Paola Rodari, Simona Cerrato. E persone da cui ho imparato molto ben oltre il giornalismo scientifico, Michele Fabbri su tutti. Senza contare le frequentazioni scientifiche di altissimo livello e il breve ma intenso tirocinio al Cern di Ginevra.

Non potevo non essere presente, ieri, alla festa del Master.

Andrea Mameli, 29 Giugno 2013

P. S. La dose più abbondante di applausi, mi fa piacere sottolinearlo, è andata a Mila Bottegal:



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28 giugno 2013

"Comunicare la complessità non riduce la libertà". Ferruccio De Bortoli alla Sissa di Trieste

Trieste, 28 Giugno 2013. Oggi, nell'aula magna della Sissa, il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli ha ricevuto il Master in Comunucazione della scienza honoris causa.
Il suo discorso di ringraziamento ha portato numerosi spunti di riflessione. Ho preso nota delle sue parole. Le riporto qui di seguito senza commenti. Aggiungo solo che il nostro ruolo di comunicatori della scienza è molto delicato proprio per via di questo principIo d'indeterminazione: se cerchi di semplificare troppo rischi di allontanarti pericolosamente dalla descrizione corretta e se sei troppo accurato rischi di non farti capire da tutti. Una bella sfida. De Bortoli ci esorta a non demordere E lo fa con il suo stile.

"Oggi abbiamo pubblicato l'opinione di una scrittrice sugli ogm. Non condivido questa posizione ma la libertà di espressione per gli scrittori secondo me è sacra.
Io faccio il giornalista da 40 anni. E in questo lasso di tempo i cambianenti incorsi nelle tecnologie che riguardano il mio lavoro sono stati enormi.
Cosa è cambiato? Noi qualche volta abbiamo trascurato l'accuratezza per la rapidità. In questa comunicazione digitale la tempestività ha fatto premio sull'accuratezza. E l'esigenza di arrivare primi va a discapito della qualità.
L'informazione, anche quella scientifica, può essere consegnata al pubblico da molte più fonti di prima. La propagazione di false credenze, bufale, complotti ha avuto una diffusione enorme con i social network. Anche il negazionismo ha tratto notevoli vantaggi da questi strumenti.
Essendo noi testimoni diretti pensiamo di aver capito tutto e di non aver bisogno dell'intermediario giornalistico.
Non ho mai visto tante forme di neo-oscurantismo come oggi. C'è una forma di antimodernismo che nuoce anche all'impresa. E che si muove anche contro la scienza.
Questo Paese ha paura del futuro. È una forma di depressione culturale che ha portato anche a investire meno nella ricerca. Siamo diventati tutti un pochino più egoisti, più individualisti. In una opportuna sede come questa una valutazione come questa non va trascurata. Chi lavora nella comunicazione scientifica deve interrogarsi su questo e sul fatto che la crescita si accompagna indubbiamente alla crescita del rischio.
Io penso che il giornalismo debba essere scomodo e stimolare la classe dirigente.
Nel 1962 ci fu una lunga inchiesta del Corriere sullo stato della scienza. L'ultima intervista fu fatta a Giulio Natta, Nobel per la Chimica nel 1963. Quello fu l'inizio. Poi il Corriere fu il primo ad avere una pagina fissa a scienza. Ora non abbiamo più una pagina dedicata e l'informazione scientifica si allarga a tutte le sezioni del giornale.
L'esperienza della pagina scientifica è un'eredità importante. E dobbiamo stare attenti a tutto quello che scriviamo, del resto ci sono lettori che ci segnalano errori e imprecisioni.
È ovvio che abbiamo il dovere di essere precisi ma anche di essere divulgativi.
Il cronista non può far finta che non esistano delle scuole di pensiero sui diversi approcci terapeutici. C'è qualcosa di non razionale, dove entra in crisi la salute si manifesta la disperazione e ci si aggrappa a tutto.
La cosa assurda è che si formano addirittura schieramenti parlamentari.
Nel caso Stamina lo si è visto in maniera esemplare.
Noi abbiamo cercato di dare la massima informazione con la nassima serietà.
Il nostro compito divulgativo non deve portare all'eccessiva semplificazione.
Il rischio è che tutto possa essere semplificato eccessivamente.
C'è poi un altro fatto di cui tener conto nel comunicare la scienza: a volte sembra che se uno tenta di rendere conto della complessità si ponga contro la libertà dell'individuo e questo non ha senso."

Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 29 Giungo 2013

27 giugno 2013

Trieste, capitale della comunicazione della scienza

Ho l'onore di partecipare all'XI Convegno Nazionale sulla Comunicazione della Scienza è organizzato dal gruppo ICS della SISSA di Trieste insieme alla Fondazione IDIS - Città della Scienza di Napoli, all'interno di MAPPE (Percorsi di innovazione tra scienza, società e comunicazione).
Ritrovo i miei docenti del Master in comunicazione della scienza. Ritrovo i compagni di corso. E altri amici. E ritrovo soprattutto la comunità di coloro che, come me, fanno ricerca nella comunicazione della scienza. Una comunità che non è nata per caso a Trieste, ma è il frutto orgoglioso di quel Master che oggi compie 20 anni.

Andrea Mameli


23 giugno 2013

Il Forno Solare "Mameli I" è pronto. Tra una settimana la prova sul campo!

Finalmente il forno solare è pronto.
Sono riuscito a costruire quello che avevo in mente, dopo osservazioni, discussioni e riflessioni.
Come speravo sono riuscito a fare in modo che quando lo specchio superiore non è in uso posso tenerlo chiuso, sopra la superficie vetrata superiore, in posizione di sicurezza.

La superficie vetrata superiore si può aprire indipendentemente dallo specchio pur essendo collegato ad esso.
Nel forno ho collocato una teglia nera.
Lo specchio superiore si apre solo quando serve.
E l'angolo di apertura è regolabile per mezzo di una catenina.
In questo genere di lavori l'importanza delle cerniere "a spina fissa" è enorme. Montarle correttamente non è sempre facilissimo: quando riesce bene la soddisfazione è notevole.
Su suggerimento di alcuni esperti (Bracci, Scanu, Spurio) ho inserito tre specchi nelle pareti interne del forno.

La stessa idea di forno solare di legno, specchi e lana di pecora (di Edilana) è frutto di scambi di vedute (in particolare con Alexander Scano), perlustrazioni del web e un sano confronto con i materiali disponibili (perché anche il miglior progetto ha bisogno di materiali per essere realizzato). Lo metterò alla prova il 30 Giugno a Cagliari, in occasione della prima Gara di cucina solare:
Gara di cucina solare Città di Cagliari, 30 Giugno 2013 (Blog Sopravvivenza Energetica)

Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 23 Giugno 2013
P.S. Ecco come ho fatto:

Forno solare: un esempio di autocostruzione, anche con materiali di recupero (Blog Sopravvivenza Energetica, 19 Giugno 2013)

Forno solare: un esempio di autocostruzione (Cagliari Globalist, 28 Giugno 2013)