24 agosto 2013

Dal Clero allo sclero. Tra social e antisocial.

Premessa
Chiunque ha il sacro diritto di criticare e di contestare, nelle forme che ritiene opportune, un ministro della Repubblica Italiana. E io difenderò sempre questo diritto, che condivida o meno i contenuti delle critiche. La libertà di espressione, per principio, non si tocca. E le critiche, per la loro potenziale utilità, non vanno mai snobbate.
Dal Clero allo sclero
Papa Francesco sarà a Cagliari il 22 Settembre 2013. E una visita di Bergoglio, che lo si consideri un capo spirituale o un capo di stato (o entrambe le cose) è senza ombra di dubbio un evento importante. Ma dopo che il governo Letta ha incaricato il Ministro Ckyenge di dare il benvenuto al papa si è manifestato l'inatteso rigurgito razzista. Il rappresentante del governo, assieme alle normali critiche, è stato fatto oggetto di una notevole mole di insulti razzisti. Così la visita del capo del Clero, che si batte contro l'ingiustizia sociale, ha paradossalmente (e incolpevolmente) scatenato uno sclero razzista senza precedenti, i cui liquami si sono indegnamente riversati su Facebook.
Differenze profonde
Bisogna distinguere nettamente tra le critiche e gli insulti razzisti. Le critiche sono il sale della democrazia. Mentre ogni insulto razzista è un colpo inferto all'albero della civiltà.
Social e anti-social
Riversare vomito razzista sui social (Facebook in particolare) mi ricorda l'agire scellerato di coloro che causano incendi in campagna per poi assistere a quel che accade dopo e per il gusto di leggersi sui quotidiani il giorno seguente. Le semplificazioni eccessive, imposte dal mezzo telematico, non aiutano. Ma non sarà colpa dei social, si chiede qualcuno? Forse chi scrive certi insulti non li proferirebbe mai verbalmente? Certo, il mezzo può facilitare, ma se una persona compie gesti incivili significa che ha già le "basi" dell'inciviltà.
I comportamenti antisociali vengono amplificati dai social, certo, ma nascono prima dei social. Certo è che nessuno è obbligato a pubblicarli, questi insulti razzisti (se non altro in quanto, almeno potenzialmente, illegali).
La proposta di Frisco
Francesco "Frisco" Abate (giornalista e scrittore) ha colto pienamente il senso di queste contraddizioni e ha organizzato un pranzo di benvenuto per il ministro Ckyenge. Una simpatica iniziativa, utile a sdrammatizzare? Non solo. Anche un modo per dire: "Ti disprezzano perché il colore della tua pelle è diverso dal nostro? Allora noi non ti disprezziamo". Una scelta di campo molto chiara, in linea con la storica ospitalità sarda e la vocazione di una città di mare all'apertura. Una scelta che non entra nel merito dell'azione del ministro, come del resto non vi entrano le affermazioni razziste.
Concusioni
La specie Homo sapiens evolve molto lentamente, ma quando prevalgono le scelte prove di significato e i pregiudizi allora compie rapidamente non uno ma più passi indietro.
Un vero peccato, perché se tutti fossero in grado di attribuire un senso ai loro gesti la vita, probabilmente, sarebbe più bella.
In ogni caso, come sempre accade, se vi sono stati comportamenti antisociali, amplificati dai social, è altrettanto vero che gli stessi social hanno favorito la nascita e la diffusione di atteggiamenti socializzanti, come l'iniziativa di Frisco, germogliata su Twitter e rimbalzata su Facebook. A ciascuno l'uso della rete Internet che più gli si addice.
Andrea Mameli blog Linguaggio Macchina 24 Agosto 2013






23 agosto 2013

22 agosto 2013

Avere 106 anni e non dimostrarli... Buon compleanno zia Consola!


Zia Consolata Melis non dimostra assolutamente la sua età.
Sveglia, reattiva, curiosa, lucidissima. Mai sentita lamentarsi.
Si rammarica solo per chi muore prima di lei: "Troppo giovane!".
Oggi ha ricevuto visite, per gli auguri, da mattina a sera. Ma avendo tanti figli e tantissimi nipoti (non a caso la sua è per il Guinnes è la famiglia la più longeva del mondo) di visite ne riceve in continuazione. E probabilmente il fatto di non essere isolata contribuisce al benessere di questa persona straordinaria.
Auguri.

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 22 Agosto 2013.

EliCreates: fare con le proprie mani. Tra web e macchina per cucire.


Eli Creates è il negozio virtuale di Elisabetta Cannas. 
Elisabetta crea tracolle per chitarre personalizzate e le vende, online, in tutto il mondo.
Per la mia Fender ho scelto il disegno delle stelle alpine.
E sono estremamente soddisfatto del risutato:
Elisabetta ha unito la capacità di usare la macchina per cucire (quella che il Mahatma Gandhi definì una delle poche cose utili mai inventate ("one of the few useful things ever invented") all'enorme potere della vendita online. In questo modo raggiunge sia persone semplicemente innamorate della musica (come me) sia famosi musicisti (come Jessica Pratt e Finaz).

Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 22 Agosto 2013

21 agosto 2013

Archeologia sperimentale: vino romano in Sicilia grazie a Ibam-Cnr e Università di Catania

Moneta Dioniso
moneta d’argento coniata a Naxos, nei pressi di Taormina, raffigurante da un lato la testa di Dioniso e dall’altro un grappolo d’uva. - See more at: http://www.cicciosultano.it/2013/01/26/il-vino-in-sicilia-passato-presente-e-al-futuro-ci-pensiamo-domani/#sthash.ntQCrOT3.dpuf
 Moneta coniata a Naxos (Taormina). Raffigura da un lato la testa di Dioniso e dall’altro un grappolo d’uva.
moneta d’argento coniata a Naxos, nei pressi di Taormina, raffigurante da un lato la testa di Dioniso e dall’altro un grappolo d’uva. - See more at: http://www.cicciosultano.it/2013/01/26/il-vino-in-sicilia-passato-presente-e-al-futuro-ci-pensiamo-domani/#sthash.ntQCrOT3.dpuf
Avvicinarsi alla Storia attraverso le emozioni e le percezioni dirette: è una delle finalità del progetto "Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano" realizzato dall’Ibam-Cnr (Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche) e dall’Università di Catania (cattedra di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico).
Il risultato è un percorso esperienziale e conoscitivo di altissimo profilo. Ciò significa verificare sperimentalmente e tradurre in pratica tutte le tecniche romane di produzione del vino: il prelielievo delle talee, la cura delle piantine, la vendemmia, la spremitura, la preparazione del mosto.
Bassorilievo di età imperiale. Ai lati: vendemmia da viti maritate, al centro: pigiatura.
«Leggendo e interpretando le informazioni contenute nelle fonti latine - spiega il direttore dell’Ibam-Cnr, Daniele Malfitana - si è guidati "passo passo" nell’esecuzione dei lavori in vigna. Lo scopo dello studio è duplice: da un lato verificare la fattibilità dalle istruzioni degli agronomi antichi, dall’altro comprendere se queste conoscenze tecnico-pratiche possano essere utili nella viticoltura moderna, anche mediante confronti etnografici tra gli strumenti descritti e utilizzati dai romani e le metodologie e tecniche in uso fino a poco tempo addietro. L’obiettivo è infine la comparazione dei risultati sperimentali con quelli delle indagini archeologiche condotte nell’Italia continentale e in Sicilia».
Affresco, 79 d.C. Pompei.
Il tentativo è riprodurre nella Sicilia moderna un vigneto come quello illustrato nei testi romani (dal I secolo a.C. al II d.C.) in particolare il secondo libro delle "Georgiche" di Virgilio e il "De Agricultura" di Columella: «Grazie alle istruzioni di Columella - spiega Mario Indelicato, esecutore del progetto - è stato possibile ricostruire la "cicogna", lo strumento utilizzato dai proprietari terrieri per verificare che i lavori di scasso preparatorio per la piantumazione delle vigne fossero ben eseguiti dai contadini. La fonte è stata chiara anche indicando nelle foglie di canna e di ginestra il materiale più opportuno per legare le viti novelle al tutore: conoscenze e pratiche oggi destinate a scomparire nelle campagne siciliane e italiane».
Uno degli obiettivi è proprio verificare la fattibilità delle "istruzioni" contenute nei testi di Virgilio e Columella.
Entro 5 anni il vigneto occuperà circa 5000 metri quadri e la prima produzione utile per la vinificazione è prevista entro quattro anni con un raccolto di circa un quintale di uva, da cui si dovrebbero ricavare circa 70 litri di vino «raddoppiabili già dall’anno successivo - conclude Daniele Malfitana - fino a una previsione di raccolto ottimale di circa 50 quintali per l’estensione completa del vigneto».
L’Assessorato all’agricoltura della Regione Autonoma della Sicilia ha messo a disposizione le viti del patrimonio ampelografico di Marsala.
Ebbrezza di Noè (affresco, Michelangelo Buonarroti, 1508 circa). Volta della Cappella Sistina, Roma.
Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano (Mario Indelicato e Daniele Malfitana)

20 agosto 2013

Un mondo come piace a te: si può votare fino al 6 Settembre 2013

C'è tempo fino al 6 Settembre per votare uno dei 269 progetti che partecipano al concorso internazionale Un mondo come piace a te.
Il premio, indetto dall'Unione Europea, coinvolge idee (realizzabili) in cinque settori: Edilizia e ambienti di vita; Acquisti e alimentazione; Recupero e riciclaggio; Viaggi e trasporti; Produzione e innovazione.
Classifica provvisoria.
Concluso il voto pubblico i primi 10 progetti saranno votati dalla giuria dei Sustainia Awards, presieduta dal Commissario europeo Connie Hedegaard. Saranno infine selezionati tre finalisti, che prenderanno parte alla Cerimonia di Premiazione il 7 novembre 2013.

Sempre per la campagna "A world you like. With a climate you like" il 13 Settembre a Copenaghen è in programma la conferenza Comunicare l’ovvio: come adottare comportamenti ecologici nel nostro quotidiano: Communicating the Obvious Conference.

19 agosto 2013

Incendi in Sardegna: educare per prevenire. Il punto di vista dei "VVF sardi in esilio"

Ogni volta che qualche incendio irrompe nella cronaca il tema genera discussioni, polemiche, indignazione, rabbia. Ma non appena si superano i momenti critici l'argomento incendi sparisce del tutto da giornali, radio e tv, per non parlare dell'agenda politica, come se tutto fosse legato all'emozione del momento.

Recentemente ho letto che i Vigili del Fuoco sardi chiedono, e lo fanno da almeno 3 anni, di poter prestare servizio in Sardegna (almeno in estate) per fornire il loro (a mio avviso prezioso) contributo.

Per cercare di capire le motivazioni e le proposte dei vigili del fuoco sardi in esilio interpellato uno di loro. Lavora in Emilia Romagna e mi ha chiesto di non rivelare le sue generalità: lo chiamerò Andrea. Di seguito trovate le mie domande e le sue risposte.


Che cos'è il gruppo VVF Sardi in esilio?
«A nome del gruppo "VVF Sardi in esilio" ti ringrazio di averci concesso un po' di spazio per parlare della "nostra situazione". Il nostro è un gruppo nato su facebook da poco tempo, con l'obiettivo di riunire tutti i vigili del fuoco sardi che prestano servizio lontano dalla propria terra e che oltre a questo sono accumunati da una "disparità" ovvero, quella di dover attendere inutilmente, rispetto ai colleghi delle altre regioni d'Italia, molto più tempo per poter rientrare a prestare servizio nella propria regione d'appartenenza. Noi abbiamo tentato di capire i perché e tuttora cerchiamo risposte rispetto a questa diversità di trattamento, così ci siamo imbattuti in una situazione davvero paradossale e potenzialmente pericolosa per la sicurezza della popolazione della Sardegna e questo spiega anche le virgolette qui sopra quando ho parlato di "nostra situazione" visto che, anche noi abbiamo famiglia giù in Sardegna. Senza stare a descrivere nel dettaglio tutti i problemi che gravano sull'isola, è giusto che i sardi sappiano che in Sardegna nell'eventualità di una grossa calamità naturale, le prime colonne mobili di vigili del fuoco da Lazio e Toscana arriverebbero in soccorso dopo 36-48 ore così come fu per le alluvioni in Baronia e per quella di Capoterra del 2008, e questo aspetto negativo è legato principalmente all'insularità ma anche alla scarsità di personale vigile del fuoco in loco; per non parlare dei mezzi aerei. Penso che sia ancora vivo nella memoria dei sardi il ritardo di 4 ore del Canadair proveniente da Ciampino quando è bruciato Capo Figari. Altro aspetto negativo è la scarsa capillarità dei presidi nel territorio. Il 7 agosto su Casteddu on line apparve un articolo molto critico nei riguardi dell'intervento dei vigili del fuoco, che arrivarono dopo 3 ore a domare un incendio che scoppiò sulla vecchia statale 125 e che riuscì a lambire le case. Si parlò addirittura di continue chiamate al 115 che però non ebbero risposta. Chi non è del mestiere ignora che in Sardegna esista un distaccamento, a Bono (in provincia di Sassari), che non è mai stato aperto nonostante istituito con un Decreto del 2006. O che al porto di Olbia, il principale scalo passeggeri dell'isola, non esista un distaccamento portuale. Ancora, i primi di gennaio di quest'anno a Porto Torres si è inaugurato alla presenza del Ministro Cancellieri un distaccamento che dovrebbe ospitare sommozzatori, specialisti portuali e una squadra di vigili generici, ma qualche giorno dopo l'inaugurazione si è gridato subito al rischio di chiusura per mancanza di personale, eppure noi che attendiamo di rientrare siamo più di 300. Sempre per restare in tema, il distaccamento misto di La Maddalena dovrebbe ospitare una componente mista di permanenti e volontari ma vista la carenza i permanenti sono stati interamente sostituiti da volontari e questo, nonostante i volontari per molte tipologie di intervento debbano essere coadiuvati da personale permanente e, ad aggravare le cose si pone il fatto che il Comando Provinciale di Sassari nella più assurda delle ipotesi, ovvero con le partenze di Olbia, Arzachena e Tempio impegnate, dista all'incirca 117 km fino all'imbarco di Palau. Se a tutte queste mancanze aggiungiamo la particolare orografia del territorio isolano unita alla precarietà delle vie di comunicazione vi lascio immaginare solo che i 30 fatidici minuti in cui da normativa europea siamo chiamati a intervenire, dalla chiamata all'arrivo sul posto, vanno a farsi benedire insieme al progetto "Soccorso Italia in 20 minuti". Infine, ma non per importanza, abbiamo due stabilimenti petrolchimici non affiancati da presidi o meglio, l'Enichem di Porto Torres è da poco coperto dal neonato distaccamento mentre per quanto riguarda la Saras di Sarroch, in cui ricordiamo sono presenti tre petrolchimici e uno stabilimento di GPL, in caso di incidente sarebbe necessario l'intervento da Cagliari che dista almeno 40 minuti in condizioni di traffico ottimale mentre per la pericolosità del sito sarebbe opportuno avere un presidio in loco o comunque nei dintorni così da coprire anche gli altri centri a sud di Sarroch. Questa è la situazione che abbiamo in Sardegna, dove nella mobilità del 2010 sono rientrati 3 vigili del fuoco permanenti e c'è stato un richiamo di personale volontario per 4 mila unità secondo quanto riporta la nota sindacale del CoNaPo datata 9 marzo 2011. Visti i gravi problemi noi ci chiediamo, a chi giova questa situazione paradossale? Perchè se si lamenta una continua carenza di permanenti si tiene fuori il personale che potrebbe da subito rientrare a costo zero e che comunque dovrà rientrare prima o poi, e si preferisce richiamare ogni giorno 4 mila vigili volontari in tutto il territorio nazionale di cui una buona fetta in Sardegna? Volontari che, sempre secondo il CoNaPo, costano allo Stato italiano la bellezza di 100 milioni di euro all'anno e, a detta dello stesso sindacato, questi soldi dovrebbero essere spesi per assumere gli stessi, non per foraggiare il precariato di Stato vista la grave carenza di personale che si prospetta a breve nel 2016».

E cosa proponete per gli incendi boschivi?
«Non è una novità il fatto che la Sardegna sia afflitta da questa piaga. Come non è una novità il fatto che ogni regione possa decidere, nell'ambito delle sue competenze, come impostare il sistema antincendio regionale. Il 12 luglio 2012 anche la Regione Autonoma della Sardegna ha siglato una convenzione in materia di interventi di protezione civile, la famosa Legge 100, con il Ministero dell'Interno, il ministero a cui i vigili del fuoco fanno capo. Tale legge, che riprende altre leggi in materia, oltre a stabilire le modalità del piano regionale per la lotta agli incendi boschivi, che viene redatto ogni anno, nonchè norme di prevenzione, protezione e per la lotta attiva contro gli incendi, pone come principali organi statali preposti a tale compito il Corpo Forestale dello Stato, la Protezione Civile e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, seguiti poi dagli Enti Locali regionali e dai volontari. Sempre secondo tali accordi ad ogni campagna estiva è previsto un potenziamento delle sedi dei vigili del fuoco ma con il richiamo di vigili del fuoco volontari, e ogni anno si assiste all'inascoltato appello delle organizzazioni sindacali, che richiedono il nostro rientro, a costo zero per le casse pubbliche. Questo anche sulla base della normativa vigente in materia di mobilità per tutti i vigili del fuoco del territorio italiano, i quali dovrebbero svolgere la propria attività nell'ambito della regione di appartenenza, sia per la conoscenza dei luoghi che per una maggiore esperienza e preparazione. Quindi, in sostanza noi chiediamo che lo Stato italiano, nella figura del Ministero dell'Interno, si adoperi affinchè sia risolta la carenza di personale vigile del fuoco permanente, in virtù delle problematiche e dei pericoli sopra esposti, il tutto riconoscendo alla Sardegna l'handicap dell'insularità e di conseguenza elevando la categoria dei Comandi Provinciali, rivedendo le obsolete e inadeguate piante organiche e aprendo ai permanenti, sia le sedi decretate e tenute chiuse, sia quelle denominate miste ma interamente presidiate da vigili volontari. Inoltre chiediamo di rivedere la normativa vigente in materia e, visti i tempi di forte crisi, di essere assegnati temporaneamente nel periodo della campagna estiva ai nostri comandi d'appartenenza così come è stato fatto in Sicilia per l'alluvione di Messina, a Napoli per l'emergenza rifiuti e a L'Aquila per il terremoto del 2009, dove tuttora i colleghi aquilani che prestano servizio fuori Comando d'appartenenza sono aggregati».

In Sardegna è necessario svolgere attività di prevenzione, anche di tipo educativo: voi potreste fornire il vostro contributo anche in questa direzione?
«La Legge 353/2000 e la convenzione che annualmente la Regione sarda stipula con il Ministero dell'Interno in materia di lotta agli incendi boschivi, prevedono oltre alla lotta attiva contro gli incendi, anche attività di prevenzione e attività educative miratw soprattutto ai giovani in età scolare. Sicuramente tale attività viene svolta dalla Protezione Civile e da alcuni Enti Locali regionali, noi ci occupiamo di queste attività solo ed esclusivamente per quanto concerne la promozione di campagne di informazione ai cittadini in relazione alla conoscenza e alla prevenzione sul fenomeno degli incendi, ma soprattutto, se la Regione lo richiede, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco organizza corsi mirati alla preparazione tecnico-pratica di personale da impiegare per la previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi».

In Italia i vigili del fuoco sono in genere del tutto esclusi dal coordinamento della lotta agli incendi boschivi?
«In Sardegna solo da poco i vigili del fuoco hanno avuto accesso alla Sala Operativa Unificata Provinciale e ai Centri Operativi Provinciali in cui si coordinano le operazioni di lotta agli incendi boschivi, coordinamento che prima era affidato al Corpo Forestale, mentre ora giustamente siamo stati ammessi pure noi a operare in maniera congiunta. Dico giustamente anche perché era paradossale che mentre gli altri coordinassero, noi, oltre a dare il nostro contributo, garantissimo il nostro impegno anche la notte mentre la loro attività ora come prima si riduce a partire dalle 20 di sera. Quindi il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, pur in carenza di personale e con mezzi vetusti, garantisce in maniera continua la lotta agli incendi anche nelle ore notturne e allo stesso tempo assolve al suo compito primario di soccorso tecnico urgente».

Ringrazio Andrea per la sua testimonianza. E spero che questo desiderio di rendersi utili espresso dai vigili del fuoco sardi in esilio non rimanga inascoltato. E spero anche che la si smetta di parlare d'incendi solo in estate!

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 19 Agosto 2013.

18 agosto 2013

E d'estate torniamo a rimirar le stelle (L'Unione Sarda, 18 Agosto 2013)



L'estate non è soltanto la stagione delle “stelle cadenti”. È anche il periodo nel quale, per molti di noi, è più facile trovarsi all'aperto, di notte, con poche luci intorno. Osservare il cielo in queste condizioni può regalare gradevoli sorprese, anche senza strumenti di osservazione e in queste settimane a gareggiare in luminosità con Giove e Venere ci sono anche i satelliti artificiali in orbita attorno al nostro pianeta.
Ma l'oggetto più visibile è sicuramente la Stazione Spaziale Internazionale, per la quale si è accesa una straordinaria attenzione in gran parte grazie alle immagini che Luca Parmitano ci mostra ogni giorno dal suo profilo Twitter. La stazione è grande come un campo da calcio (mentre le dimensioni dei satelliti sono paragonabili a quelle di un pallone da pallacanestro) e in condizioni favorevoli può essere più visibile dei pianeti più luminosi.
Ma come orientare lo sguardo? Se le nozioni di astronomia sono un tantino arrugginite può essere sufficiente una app (come SkyMap, SkyView, Pocket Universe). Per capire dove guardare è sicuramente molto utile il sito wwwas.oats.inaf.it/aidawp5 sviluppato nell'ambito dell'Osservatorio Virtuale Europeo. Contiene due programmi: Stellarium riproduce il cielo come lo si vede da qualsiasi luogo della Terra, Aladin è un atlante celeste interattivo.
Ma forse è sempre un'ottima alternativa ricorrere a un buon libro, come per esempio “Stelle, pianeti e galassie. Viaggio nella storia dell'astronomia dall'antichità a oggi” (Editoriale Scienza, 2013, 112 pagine, euro 12,90), scritto da Margherita Hack insieme all'astrofisico Massimo Raella. Il volume si apre con le osservazioni dei Babilonesi e le loro registrazioni dei cicli lunari e della visibilità di Venere (1700 avanti Cristo) e contiene risposte a domande fondamentali: come nascono le stelle? Cosa sono le galassie? Cosa c'è nella profondità dell'universo? Cos'è la radiazione fossile?
Particolarmente interessanti sono le pagine dedicate all'astronomia del Cinquecento, con il modello eliocentrico di Copernico, le osservazioni di Tycho Brache e le leggi di Keplero. È però con il capitolo “La Rivoluzione Scientifica” che il libro offre il suo lato migliore: le innovazioni di Galileo (il cannocchiale, i rapporti delle osservazioni con testi e disegni, la nascita del metodo scientifico), il genio di Newton (telescopio riflettore, leggi del moto, gravitazione universale).
La storia dell'astronomia è anche la storia dell'organizzazione dei dati astronomici e della stessa evoluzione della tecnologia: nel libro viene spiegato che cosa sono i cataloghi delle osservazioni e si sottolinea l'importanza della fotografia per la conservazione dei dati. C'è poi spazio per la nascita della spettroscopia “che è forse il più importante strumento a disposizione degli astronfisici per sondare l'Universo” e per la cosmologia: Big Bang, radiazione fossile, espansione dell'Universo.
Margherita Hack, scomparsa due mesi dopo la pubblicazione di “Stelle, pianeti e galassie”, ha presentato il libro in un video, di fatto uno delle ultime apparizioni pubbliche: «In tutto il pianeta la popolazione ha avuto il cielo come primo libro di testo scientifico. E guardando il cielo s'è domandato cos'eran le stelle, ha tentato delle teorie per spiegare l'esistenza di queste queste strane luci che s'alzavano, tramontavano, riapparivano regolarmente. In tutto il pianeta tutti gli uomini si son sempre chiesti cos'era il cielo, che cos'eran le stelle».
Andrea Mameli 
(articolo pubblicato il 18 Agosto 2013 nella pagina Cultura dell'inserto Estate del quotidiano L'Unione Sarda)