19 ottobre 2013

Vuoi produrti l'energia? E allora pedala!


NYC Maker Faire Sepr. 21, 2013 - http://pedal-power.com/gallery/
Generare energia elettrica (e meccanica) con le proprie mani, anzi con i propri piedi: è il desiderio che molti di noi nutrono.
L'idea di produrre energia autonomamente, fruttando i muscoli e il metabolismo affascina non poco, anche se non è ragionevole pretendere di soddisfare tutti i consumi (e non solo elettrici).
Il lato positivo è che questo tipo di attività (che poi è, come sempre, una trasformazione) alla produzione sostenibile abbina anche una sana sollecitazione muscolare.
Negli ultimi tre anni ho visto alcune realizzazioni artigianali. Tra queste mi ha sempre impressionato per il livello di efficienza e di costanza l'esperienza di David Butcher il quale alimenta tutti i suoi consumi con le sue pedalate.
Più recentemente sono comparse diverse proposte commerciali, alcune delle quali particolarmente curate.

Ieri ho scoperto Pedal Power, una startup con sede a Willsboro (stato di New York) che propone due soluzioni molto interessanti: Big Rig e Pedal Genny. Mi sembra la proposta più raffinata e completa vista finora in giro.

Nel sito ci sono alcune bellissime foto ma non ho trovato specifiche tecniche, cosìe li ho interpellati direttamente. Ecco cosa mi hanno risposto: «La produzione elettrica delle due macchine è simile e il limite è dato dalla persona che pedala. Per molte persone è ragionevole pensare a una produzione di 50-100 Watt, anche se in alcuni abbiamo registrato 400 Watt e oltre».

I conti sono presto fatti: «possiamo caricare due portatili, il cui consumo non supera 60 Watt. Mentre la maggior parte dei cellulari consuma al massimo 5 Watt, di conseguenza se ne potrebbero caricare anche venti insieme».
Pedal Genny
«La principale differenza tra Pedal Genny e Big Rig è che il primo è stato progettato per compiere delle azioni specifiche, come la produzione di elettricità, o la macinazione del grano, il pompaggio dell'acqua, mentre il secondo è pensato per passare facilmente da una configurazione all'altra».

Ora mi piacerebbe conoscere qualche utilizzatore finale di queste soluzioni per capire che uso ne fanno e il risparmio effettivo.

Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
19 Ottobre 2013

18 ottobre 2013

Educazione e Fantascienza, avvicinamenti asintotici. A Cagliari il 2 Novembre.


Cos'è l'educazione se non la creazione di futuri? E cos'è la fantascienza se non la rappresentazione di questi (o altri) futuri? In questo avvicinamento asintotico c'è tutto lo sforzo dei Daniele Barbieri e Raffaele Mantegazza, autori del saggio Quando c’era il futuro. Tracce pedagogiche nella fantascienza.

Il libro, edito da Franco Angeli (16 Euro), sarà presentato a Pirri (Cagliari) il 2 Novembre (La Vetreria, alle 18 per la rassegna Libri in Scena organizzato dalla compagnia Cada Die Teatro).
Per l'occasione Federico De Virgiliis intervisterà Daniele Barbieri.

Il libro è diviso in due parti: «Narrare futuri: i temi della fantascienza» di Barbieri, «Generare futuri; tracce pedagogiche» di Mantegazza.

Indice:
1 – Sul concetto di umanità
2 – Mondi sottosopra: la fantascienza, la politica e i poteri
3 – La violenza è per sempre? Russell, Dick e Ursula Le Guin dicono di no
4 – Breve viaggio fra gli alieni
5 – E se la fine del mondo fosse anche un inizio?
6 – Dio ha un futuro? (primo filone: Ogni epoca ha il suo dio; secondo filone: Sguardi alieni sulle religioni; terzo filone: Supermarket delle fedi)
7 – Ecologie per il futuro prossimo
8 – Il tempo e i suoi paradossi
9 – Utopie, distopie e infiniti mondi
10 – Genitori perduti nello spaziotempo?
11 – Bambini inquietanti, bambini maledetti
12 – Maschile, femminile e altre complicazioni

Per contatti con i due autori: 
Daniele Barbieri: pkdick@fastmail.it 
Raffaele Mantegazza: info@raffaelemantegazza.com



Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
18 Ottobre 2013

17 ottobre 2013

Ciao FunkyProf. La lezione sarda di Zamperini (17 Ottobre 2013)

Lo chiamavamo Funky Professor perché insieme alla conoscenza trasmetteva allegria. E Marco Zamperini, scomparso pochi giorni fa, una dimostrazione di questo talento la diede anche a Cagliari. Il 12 Luglio, invitato da Sardegna Ricerche a intervenire sul tema Social Media Marketing, tenne un'applauditissima lezione al primo salone dell'innovazione in Sardegna, Sinnova 2013.
«Imparate facendo – disse in quell'occasione – e non nascondetevi dietro l'alibi del non avere tempo, è un alibi intollerabile: comprendete che l'uso dei social media, immegetevi nei social media. Per comprenderli l'unica maniera è utilizzarli. Ma non diventate dei tecnoidioti: ricordatevi che gli analfabeti del futuro non sono quelli che non sanno leggere e scrivere ma quelli che non hanno la capacità di imparare studiando continuamente, di cancellare tutto e iniziare a imparare di nuovo».
Zamperini era innamorato del suo lavoro e sapeva esprimere a parole concetti ampiamente condivisi dalle comunità degli sviluppatori, ma nessuno esprimeva mai pubblicamente. Pochi mesi fa, per esempio, scrisse: «la programmazione è una attività creativa raffinatissima che sconfina nell’arte».
Quando parlava in pubblico aveva sempre un sorriso pronto per stemperare la serietà degli argomenti e per “umanizzare” le macchine. Una capacità che ha trasmesso anche in casa, come si è visto al funerale, dove una delle figlie di Funky Professor ha interrotto le lacrime degli amici e dei parenti con questa frase: «sicuramente a quest'ora avrai già insegnato a Gesù a usare Twitter».
Da due giorni nel web e nei social network circolano i ricordi di chi ha conosciuto Marco Zamperini, nella sua carriera di sviluppatore di software, di docente, di innovatore. E non è per nulla retorico affermare che proprio quella rete che lui ha imparato a utilizzare come strumento d'innovazione e di dialogo ora ospita il suo ricordo. Anzi, come scrisse lo stesso Zamperini in un post del 2007 dedicato alla mamma settantenne che faceva pratica con Skype: «La Rete non è più un altro mondo, distinto e separato dal cosiddetto mondo reale, è il mondo».

Andrea Mameli 

Articolo pubblicato nella pagina della cultura del quotidiano L'Unione Sarda il 17 Ottobre 2013

15 ottobre 2013

Quando in classe gli scolari erano più di 40

Tra meno di un mese sarà passato un anno da quando il cuore di Babbo ha smesso di battere.
E mi accorgo che oggi riaffiorano solo ricordi felici.
Curiosamente oggi ho ricevuto una foto riferita a qualcosa che non ho vissuto: ritrae Babbo con una classe di 41 scolaretti.
Non so di che anno è quella foto (ma immagino di un periodo compreso tra il 1950 e il 1960). Non so in che scuola è stata scattata.
So solo che una classe di 41 scolaretti (sempre che il giorno della foto non mancasse qualcuno) fa spavento.

E allora riaffiorano altri ricordi: Babbo mi raccontò di aver frequentato un corso di costruzione di giocattoli, in Svizzera.
Quando?
Dove?
Chissà se riuscirò mai a scoprirlo...
So solo che con lui c'era il maestro Salis di Santulussurgiu.
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina

Perdasdefogu ricorda Tito Mameli. L'importanza dei Maestri Elementari (Linguaggio Macchina, 24 dicembre 2012) 

Tito Mameli, Maestro (Education 2.0, 5 Aprile 2013)

A sinistra: Giuseppe Martiri, noto Peppino (alunno di babbo a Perdasdefogu nel 1944). A destra: Martina Manieli (alunna di babbo a Quartu S. Elena nel 1984).

13 ottobre 2013

Il fascino dei Ponti. Parco Molentargius (Cagliari)

L'area umida del golfo di Cagliari dedicata all'estrazione del sale marino a uno sguardo superficiale può apparire un luogo dimenticato, triste e maleodorante.
Ma se si gira a piedi e si osserva tutto con calma, le sorprese possono essere notevoli. Mi è già capitato e ho dedicato due post alle strutture che ho avuto la fortuna di visitare: Due incisioni del 1943 nel Caposaldo VII: opera di un soldato di Trieste di servizio a Cagliari? (6 maggio 2012) e Molentargius un anno dopo. Osservazioni e scoperte (grazie a Monumenti Aperti).
Oggi mi sono invece dedicato a una (pur breve) osservazione dei ponti, strutture indispensabili in un'area costituita per il 90% d'acqua. Come sempre il ferro arrugginito cattura la mia attenzione. Ma ci sarebbe bisogno di una guida preparata per farsi spiegare a cosa servivano, quando furono costruiti e con quali tecnologie. Altrove, in Europa, ho visto reperti di archeologia industriale molto più modesti di questi, enormemente valorizzati. Mentre qui tutto è quasi completamente abbandonato. E non mi riferisco solo al turismo (di cui spesso si parla e si scrive a sproposito): intendo una valorizzazione dei luoghi a beneficio dei cittadini, il resto viene dopo (ma viene, altroché se viene: dove le cose funzionano bene per i cittadini senza dubbio funzionano bene anche per i turisti). Molentargius, per una serie di ragioni, viaggia forse al 10% delle sue potenzialità. Potenzialità culturali, sociali e ricreative.
Ma c'è qualcosa di nuovo, che trovate nelle foto in basso (e nel mio profilo Instagram): il ponte dedicato alle biciclette. A mio modo di vedere si tratta di una struttura bellissima, utile e perfettamente integrata nell'ambiente. Non capisco il senso delle polemiche che accompagnarono l'inizio della sua costruzione. O meglio, le avrei capite altrove, ma non certo in un luogo totalmente antropizzato. Inoltre si tratta di una via di collegamento utile (basta percorrere le stradine di Molentargius a piedi, in bici e un automobile e si capisce perché è utile) e soprattutto legata a una forma di mobilità sostenibile come la bici. Aspetto l'inaugurazione per complimentarmi con chi ha voluto questo ponte e con chi l'ha realizzato.


Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
13 Ottobre 2013

Ponte vecchio. Molentargius (Cagliari). Foto: Andrea Mameli

Ponte vecchio. Molentargius (Cagliari): Foto: Andrea Mameli
Molentargius (Cagliari) ponti: vecchio e nuovo (foto: Andrea Mameli)
Molentargius (Cagliari) il nuvo ponte (ciclabile): Foto: Andrea Mameli.