15 novembre 2013

Cagliari Capitale Europea della Cultura 2019? Solo se si rema insieme.

Devo essere sincero: pur amando con tutto il cuore la mia città temevo che non saremmo riusciti a entrare tra le sei finaliste alla selezione per la Capitale Europea della Cultura 2019.
E invece poco fa ho letto il tweet del Ministro Massimo Bray con l'esito della preselezione:
Si tratta, ovviamente, di un ottimo risultato.
Ma non è che l'inizio.
Ci sarà bisogno di uno sforzo notevole, per tutto il 2014. E in questi casi la strada maestra è sempre la stessa: remare insieme.
Non si deve necessariamente essere sulla stessa barca per remare tutti insime. Si può anche viaggiare su canoe da uno o due posti e procedere nella stessa direzione. Questo è il mio senso del remare insieme.
Cagliari, Parco Molentargius, 2013 (A. Mameli)
Mi spaventa pensare ai numerosi esempi di disunione, che ho visto e registrato a Cagliari e in generale in Sardegna (la Capitale Europea della Cultura coinvolge anche una bella fetta di territorio circostante) in diversi campi.

Ma per fortuna sappiamo anche remare insieme.
Lo vedo nelle splendide giornate che rispondono al nome di Cagliari Monumenti Aperti.

E lo vedo nei due eventi che amo di più: Festival Tuttestorie e Cagliari Festival Scienza.
In queste (e in altre occasioni) sappiamo mettere insieme le forze, le idee e le competenze.
Secondo me è quello che ci vuole.
Cagliari, Exmà (A. Mameli, 2013)
Ci sono anche altri segnali che considero estremamente positivi, come quelli che ho pescato sul profilo facebook di due Consiglieri Comunali: Pierluigi Mannino (dell'opposizione) e Matteo Lecis Cocco-Ortu (della maggioranza).

Il primo ha scritto:

«Ben vengano gli scontri e le contrapposizioni “tra di noi”, ma quando ci proiettiamo verso l'esterno dobbiamo fare quadrato attorno a ciò che siamo chiamati a rappresentare, a prescindere da colori e appartenenze politiche, e andare fieri di eventuali piccole o grandi vittorie. Questo vale per Cagliari, la Sardegna e l’Italia. Purtroppo, a causa di una visione “calcistica” e sterile della politica, abbiamo perso il senso d'appartenenza, uno dei pilastri della democrazia, e cadiamo spesso nell'errore di farci male da soli, “autodisprezzandoci”. Per andare contro questa tendenza suicida condivido volentieri l'articolo che segue. Cagliari è anche la mia città, è libera e non di proprietà di una parte politica. Ognuno di noi è parte essenziale della “polis” e nella "polis", nel bene e nel male.»

Il secondo ha commentato così:

«Con queste belle riflessioni Pierluigi Mannino (puntiglioso consigliere della minoranza) saluta la notizia del passaggio della prima fase di selezione della candidatura di Cagliari a Capitale Europea della Cultura. Era il passaggio più difficile per un progetto di pre-candidatura a basso costo (siamo la città tra le sei che ha speso di gran lunga di meno per la sua redazione) e scritto in tempo record. Tra i ritardi nell'approvazione del bilancio comunale e l'avvicendamento alla fondazione Banco di Sardegna, che ha finanziato la fase iniziale, Enrica Puggioni, Francesca Sassu e la squadra che han messo su, hanno dovuto predisporre il progetto in pochi mesi con un entusiasmo contagioso!»

Poetto, Estate 2013 (A. Mameli)
Bene. Ora mettiamoci al lavoro. Del resto i requisiti di un programma vincente, per la Capitale Europea della Cultura 2019, sono:
 - il rafforzamento della cooperazione fra gli operatori culturali (quelli istituzionali, le associazioni, gli operatori della ricerca, gli artisti, il volontariato, i singoli appassionati);
- il dialogo con analoghe realtà operanti negli altri Stati europei;
- il saper fare emergere la ricchezza della diversità culturale, a livello locale e a livello europeo.
Inoltre il programma deve incoraggiare la partecipazione attiva di chi abita in quella città (e nei dintorni): il programma non deve risultare uno schema calato dall'alto. Ecco perché, ancora una volta, l'azione vincente è la progettazione partecipata.

Pronti a imbracciare i remi?
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
15 Novembre 2013 
 
p.s. un ruolo importante in tutto questo lo riveste anche la propogazione spontanea, ma per questo non meno ricercata di quelle istituzionale e commerciale, delle immagini (anche se non tutto può e deve essere veicolato solo con le immagini); penso al vivace mondo degli "igers", ma non solo...
 

14 novembre 2013

L'ignoranza genera più fiducia di quanta ne generi la conoscenza

Circa sette mesi fa mi sono imbattuto nel Principio di incompetenza: La scienza dell'incompetenza. Laurence J. Peter rivisitato da Garofalo, Pluchino e Rapisarda, che si può sintetizzare così: in ogni gerarchia un dipendente tende a salire fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza.

Oggi, con una scoperta altrettanto serendipica, ho avuto notizia dell'effetto Dunning-Kruger: le persone incompetenti traggono conclusioni errate e compiono scelte sbagliate ma la loro incompetenza li priva della capacità metacognitiva per rendersene conto.
Charles Darwin aveva chiaro questo comportamento quando scriveva che l'ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza.
Ciascuno di noi conosce (o ha visto in azione) persone che manifestano questo modo di fare e non è difficile capire che gli incompetenti soffrono di una superiorità illusoria: si ritengono migliori degli altri, molto più di quanto non siano in realtà. Per converso le persone competenti in genere sottovalutano le loro capacità: in questo caso di parla di inferiorità illusoria.

David Dunning (psicologo della Cornell University) e Justin Kruger (psicologo della New York University's Stern School of Business) hanno formalizzato questo concetto in un articolo pubblicato nel 1999 dal Journal of Personality and Social Psychology: "Unskilled and Unaware of It: How Difficulties in Recognizing One’s Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessments".

La mia domanda è: ma una persona si rende conto di sopravvalutarsi o l'effetto è totalmente inconscio?

Andrea Mameli
Linguaggio Macchina
14 Novembre 2013


“Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni” (Bertrand Russell)


Unskilled and unaware of it: how difficulties in recognizing one's own incompetence lead to inflated self-assessments
Abstract
People tend to hold overly favorable views of their abilities in many social and intellectual domains. The authors suggest that this overestimation occurs, in part, because people who are unskilled in these domains suffer a dual burden: Not only do these people reach erroneous conclusions and make unfortunate choices, but their incompetence robs them of the metacognitive ability to realize it. Across 4 studies, the authors found that participants scoring in the bottom quartile on tests of humor, grammar, and logic grossly overestimated their test performance and ability. Although their test scores put them in the 12th percentile, they estimated themselves to be in the 62nd. Several analyses linked this miscalibration to deficits in metacognitive skill, or the capacity to distinguish accuracy from error. Paradoxically, improving the skills of participants, and thus increasing their metacognitive competence, helped them recognize the limitations of their abilities.


L'immagine è tratta da qui: Don't Know Much -- The Dunning-Kruger Effect







13 novembre 2013

Assaggi di buio. Quando al cinema cadono le barriere

Sperimentare il cinema senza la vista, con la rassegna “Assaggi di Buio”.
L'iniziativa è della Mediateca del Mediterraneo, della Società Cooperativa Karalimedia e della Società Umanitaria Sarda e si svolgerà a Cagliari (nei locai della Cineteca, in Viale Trieste 118) dal 15 novembre al 13 dicembre 2013. La rassegna, aperta a tutti, prevede la proiezione di tre pellicole dotate di sottotitoli per non udenti e audiocommento per non vedenti. L'obiettivo è la promozione della cultura del rispetto e dell’integrazione.
Come funziona?
Per i non vedenti si utilizzano cuffie a raggi infrarossi che diffondono il commento audio, contenente elementi aggiuntivi rispetto ai normali dialoghi del film.

Calendario:
  • Il 15 NOVEMBRE alle 20 e 30: PORCO ROSSO di Hayao Miyazaki (voce narrante Carla Lugli).
  • Il 29 NOVEMBRE alle 20 e 30: PRANZO DI FERRAGOSTO di Gianni Di Gregorio (voce narrante Sara Sartini
  • Il 13 DICEMBRE alle 20 e 30: IL CONCERTO di Radu Mihaileanu (voce narrante Roberta Paladini).


CINEMA SENZA BARRIERE®


Non vedo ma guardo con altri occhi: scambio di esperienze ieri alla MEM (Linguaggio Macchina, 25 Maggio 2013)

Silvia Bencivelli e il sonno della ragione.

Silvia Bencivelli è una giornalista che interpreta seriamente il suo ruolo di voce critica della società. Ma Silvia non è solo una giornalista: è una giornalista scientifica. Per questo l'eserczio critico si carica, a mio avviso, di una dose di responsabilità in più. La responsabilità di descrivere i fatti cercando ostinatamente un senso oggettivo, libero da spinte propulsive di matrice emotiva. Una responsabilità che può portare al confronto, anche acceso, con chi la vede diversamente. E fin qui niente di straordinario. Ma a volte scrivere criticamente può portare a farsi odiare, quando evidentemente il sonno della ragione genera reazioni mostruose. 

Il 16 Marzo 2013 Silvia ha sentito la responsabiltà di scrivere quello che molti di noi pensano da anni: le scie chimiche sono una baggianata. Lo ha fatto dalle colonne del quotidiano La Stampa, con un articolo intitolato Le "scie chimiche" la leggenda di una bufala che inizia così:

«È una bufala volante, che percorre i nostri cieli da più di quindici anni. Una bufala minacciosa, che parla di sostanze chimiche rilasciate tra le nuvole da misteriosi aeroplani scuri, per avvelenare l’aria e provocare, addirittura, genocidi».

E lo sapete cos'è successo nei giorni successivi? Silvia ha ricevuto insulti e minacce, come lei stessa ha scritto il 21 Settembre 2013 sul medesimo quotidiano: Scie chimiche e nuove bufale. Il dibattito impossibile.

Oggi Silvia ha scritto sul suo blog un post intitolato Va’ avanti tu che a me viene da ridere: chi è che deve difendere la scienza? 
Sotto accusa è l'ipocrisia del "mi piace": tutti bravi a cliccare su Facebook ma poi quando c'è da prendere posizione non si registra la medesima decisione.
Sotto accusa sono poi la smania di omologare, l'ossessiva ricerca di spiegazioni nascoste, il tentativo violento di zittire con arrogante superficialità chi non la pensa come te.

«Perché non è tutto uguale, santo cielo. Perché non ci sono due opinioni con pari dignità su tutto. Perché il mondo è pieno di ciarlatani che non vedono l’ora di dire la loro, e se di mestiere il mondo lo racconti devi saperlo e ti devi tutelare. Perché la storia delle due campane è una stronzata. Perché dopo vent’anni mi avete rotto le balle con la solite panzane: non sono più qui a occupare licei, non ci credo più, non credo più a chi ha la verità in mano, né a quelli che denunciano gli intrecci di potere, tantomeno a quelli che hanno visto la luce, a chi usa la parola servo e a chi usa la parola naturale, a quelli che siamo tanti e a quelli che tu così mi metti nei guai.
Il più delle volte lo terrei per me. Banalmente, perché sono una freelance senza nessun tipo di copertura e in un momento di fragilità professionale niente male.
Ma coraggio, dai, e cominciano le giostre.
Poi le giostre si fermano e io mi ritrovo con un sacco di nemici».

Ha ragione da vendere Silvia Bencivelli. E queste sue parole contro la banalità della malainformazione colpiscono per la loro fiera durezza.
Ma non basta. C'è anche un forte invito a non generalizzare, perché i peggiori nemici della buona informazione sono i cattivi giornalisti: quelli che non controllano le fonti, che si allineano acriticamente, che non vogliono scontentare.
Ma è anche vero che non sono pochi coloro che si sforzano di vivere il giornalismo con serietà:

«Cominciate col ripetere il mantra non dirò mai più che “i giornalisti sono ignoranti e sparano cazzate”, e mi darò da fare perché la comunicazione cambi rispettando i ruoli di ciascuno ma col contributo di tutti, compreso il mio».

E io aggiungo: compreso il mio.

Grazie Silvia.

Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
13 Novembre 2013


12 novembre 2013

Il pallone non è una sfera e il calcio è conoscenza.

Cagliari, il ricercatore svizzero al Festival della Scienza che si è chiuso ieri

Häusermann, un laboratorio ispirato a Riva

E poi si dice che i calciatori non fanno altro che dare un calcio al pallone. Che cosa ci vorrà per lanciare una sfera di cuoio? Un paio di scarpe e un poco di forza? No. Intanto un pallone non è una sfera. Lo è per approssimazione. E questo influisce sul suo percorso. Inoltre, un calcio non è mai solo un calcio. Ci sono calci per lanciare e calci per fermare. Ovvero, gli urti elastici e quelli anelastici. Può essere utile conoscerli se, durante una partita, devo scegliere di trattenere il pallone oppure passarlo al mio compagno. Se invece dovessi decidere di mirare alla rete e davanti a me ho una barriera umana, conoscere la dinamica della rotazione può consegnarmi alla storia del calcio. Infine, ci sono i lanci e gli angoli dei lanci. Per esempio, nel moto del proiettile la massima gittata si ottiene con un lancio di 45 gradi. Non è difficile calcolarlo nei pochi secondi che il pallone sta sulla punta dei piedi in un prato erboso. Per farla breve, giocare a calcio è molto più che spostare una palla da un angolo all'altro di un campo: è espressione d'intelligenza, conoscenza delle leggi fisiche, passione ed etica sportiva. Il mitico Gigi Riva ne è stato un esempio.
Al giocatore del Cagliari che vinse lo scudetto si è ispirato Giorgio Hausermann nell'allestire il laboratorio “Ma la palla è rotonda? Riflessioni di fisica sul gioco del calcio e altri giochi” per il Festival della Scienza che si è chiuso ieri, tra il parco di Monte Claro e l'Exmà. Una conferenza spettacolo, ideata in seguito a una chiacchierata tra il ricercatore svizzero e il giornalista scientifico Andrea Mameli, per guardare una partita di pallone con gli occhi del fisico.
Hausermann, che da ragazzo non sapeva giocare a calcio, ma è un appassionato, ha selezionato i video di alcune partite, chiesto l'autorizzazione alla Fifa, riempito una scatola di giochi e giocattoli, ricordi personali, e nel teatrino di Monte Claro, davanti a una platea affollata di bambini e adulti, ha giocato a pallone a modo suo.
Con l'aiuto della mela di Newton, il fisico inglese che scoprì la legge della forza di gravità mentre meditava seduto sotto un melo, ha spiegato che senza la gravità la palla non potrebbe mai entrare in rete. Con la paperetta di Galileo Galilei e le sue leggi sulla caduta dei gravi ha illustrato le possibili traiettorie di un lancio. Chissà se l'astronomo pisano, che ci aveva visto giusto sul moto della terra e per questo fu accusato di eresia e condannato all'esilio, giocasse a calcio. Certo da bambino aveva cominciato a ragionare su velocità e movimento giocando con piani inclinati e palline che vi scorrevano sopra. Non a caso Hausermann ha voluto dedicare ai giocattoli dei grandi scienziati un altro dei suoi laboratori allestiti per il Festival.
Con il suo conterraneo Daniel Bernoulli, di qualche secolo più vecchio (il matematico svizzero è morto nel 1782), ha dimostrato che un buon vento non è utile solo ai surfisti. In più d'una partita ha segnato meravigliosi goal, ma basterebbe sfruttare il principio per cui quando l'aria è più veloce c'è meno pressione per mandare il pallone in rete altrettanto facilmente. Insomma, la conoscenza di elementari nozioni di fisica fa la differenza tra un inseguitore di palloni e un calciatore, ma, ha concluso Hausermann, per fare un campione ci vuole dell'altro. Si chiama spessore umano.

Franca Rita Porcu
RIPRODUZIONE RISERVATA


Conoscere le Disabilità Visive, Cagliari, 15 Novembre 2013

Venerdì 15 novembre, alla Mem, Sala Ragazzi (Mediateca del Mediterraneo, via Mameli 164, Cagliari) alle 18:00, seminario "Conoscere le disabilità visive" a cura dell'associazione Integrattivando.

Il seminario è rivolto a educatori, operatori culturali, bibliotecari, insegnanti. La partecipazione è gratuita previa prenotazione (numero di posti disponibili: 15). Il laboratorio sarà di tipo esperenziale con una parte teorica introduttiva.
    Tematiche trattate:
  • Introduzione alla tiflodidattica
  • Sensi residui e vicariantiL’educazione della mano
  • Il sistema di letto scrittura braille brevi cenni
  • Pre-lettura
  • Pre-scrittura per il bambino cieco
    Relazioni
  • Luigi Salis, Educatore Tiflologico I.RI.FO.R presidente Integrattivando
  • Antonietta Di leo , Psicologa, educatrice tiflologica I.RI.FO.R
  • Ester Deplano, Psicologa educatrice tiflologica.
L'iniziativa si colloca nell'ambito delle attività organizzate dalla Società Cooperativa Karalimedia in collaborazione con la Mediateca del Mediterraneo MEM volte alla sensibilizzazione sulle tematiche legate al mondo degli ipo e non vedenti.
Prenotazioni: 3381172062 (dalle 16 alle 20) karalimedia.coop@gmail.com


Non vedo ma guardo con altri occhi: scambio di esperienze ieri alla MEM

10 novembre 2013

La comunicazione della scienza oggi. La parola a Marco Cattaneo

Marco Cattaneo, fisico, giornalista scientifico e blogger (Le Scienze) era a Cagliari, oggi, per parlare di comunicazione della scienza al Festival della Scienza. All'incontro, moderato dal giornalista Giancarlo Ghirra, ha partecipato anche Sergio Pistoi.
Se dovessi sintetizzare i contenuti della conferenza in una battuta direi che, in fondo, quello di cui si ha bisogno è il giornalista corretto: critico, attento, non superficiale, sempre pronto a controllare le fonti.
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
10 Novembre 2013