, è una Interaction e Service Designer, fa parte dell'Associazione Sardinia Open Data, e frequenta twitter come
.
Linguaggio Macchina ha deciso di intervistare Francesca per cercare di capire com'è nata e come è stata sviluppata la Mappa
partecipata dedicata all'emergenza maltempo in Sardegna, che risponde al
nome di
SardSOS:
sardsos.crowdmap.com
Francesca, il problema, la mappatura delle segnalazioni, era chiaro da subito. Come hai pensato di affrontarlo?

«Da principio il progetto era basato sulla geolocalizzazione, perché le emergenze sono caratterizzate dalla mobilità e quindi era naturale per me che le informazioni dovessero girare attorno ad una mappa. La mappa è nata la notte di lunedì 18 Novembre, dopo che ho saputo dei morti: è stata letteralmente una reazione emotiva. Ho sentito che dovevo fare qualcosa. Ho capito che la situazione era fuori controllo e non trovando informazioni, ma solo cordogli, notizie ripetute e nessuna che
veniva da fonti ufficiali, ho pensato di creare una mappa collaborativa di dati geolocalizzati che permettesse alle persone di comunicare lo stato
delle cose in maniera veloce, condividendo i dati. Dati che, una volta registrati, sarebbero potuti essere monitorati, a emergenza finita, per aiutare a
fare il punto della situazione dal basso.
Avevo già realizzato due esperimenti di crowdmap con la piattaforma open source Ushahidi, che è stata utilizzata in molte crisi umanitarie
internazionali. Per il tipo di mappa ho voluto fortemente usare la mappa
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La mappa delle offerte d'aiuto |
collaborativa a contenuto libero
Open Street Map, rispettando quindi la
filosofia open in ogni dettaglio. Ho creato delle categorie base: danni, offerte di aiuto, notizie, problemi al traffio, enti di soccorso, evacuazioni,
notizie. Ho poi coinvolto Andrea Zedda e Carlo Zucca, i ragazzi dell'associazione di cui faccio parte (
Sardinia Open Data) e che si
impegna a diffondere la cultura degli open data in Italia. Abbiamo iniziato a farla girare e a caricare contenuti sull'emergenza che trovavamo in rete. Poi Elisabetta Demartis, che si occupa di cooperazione
sociale a Torino, si è unita alla squadra e così il team ha varcato i confini dell'isola. La mappa aveva dei problemi per quanto riguarda i
geodati perché sulla piattaforma OSM non era presente tutto il territorio sardo. È stato in quel momento che è partita la richiesta di aiuto alla comunità di
OSM
IT chiedendo, via mail e twitter, di aiutarci a mappare la Sardegna. Poi i
ragazzi di
allertameteoSAR che parallelamente davano informazioni ci hanno chiesto di collaborare insieme e dunque i percorsi si sono
incrociati».
Come ha risposto la comunità di Osm?
«La comunità di OSM ha risposto alla chiamata in maniera semplicemente straordinaria, super reattiva, come sempre sono i mappers in tutto il mondo e gli italiani non da
meno. OSM è stata centrale anche nella recente tragedia delle Filippine, con 400 volontari in tutto il mondo e 750.000 caricamenti. Caricamenti
che valgono tantissimo. Con OSM puoi inserire tantissimi dati nelle mappe, dagli edifici ai lampioni, ma sopratutto puoi mappare zone in cui
nessuna multinazionale investirebbe mai un euro, Filippine comprese. Mappare significa portare alla luce non banalmente le strade con i loro
nomi, ma anche dati, storie, vite umane a volte salvandole. Con il supporto della comunità OSM è iniziata la seconda fase della mappa, una
pressione che ha portato alla liberazione da parte della Regione dei geodati».
Una tappa fondamentale è stata chiedere l'apertura di un task
all’Humanitarian OpenStreetMap Team. Cosa significa?
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La mappa degli eventi stradali |
«Visto il carattere d'emergenza e la necessità di velocizzare i tempi, la comunità di OSM ha chiesto all'amministrazione di aprire un HOT Task.
L'HOT è l'Humanitarian Open Street Map Team, che si occupa di mappare territori in crisi di estrema urgenza. Ci può essere una guerra civile, un
tifone, uno tsunami. Se la comunità si accorge che c'è un evento tragico in atto in cui il soccorso ha bisogno di conoscere un territorio senza dati,
entra subito in azione creando piccoli "task" ovvero piccole porzioni di mappa in cui segnare le strade, gli edifici e altri dettagli essenziali delle
emergenze. La nostra Claudia Mocci, che lavora con loro in Ciad, e Stefano Sabatini hanno aiutato ad aprire il task e ora tanti mappers volontari stanno
mappando la Sardegna. Si tratta del primo HOT Task mai fatto in Europa».
In che modo e in quali tempi è avvenuto il contatto con la Regione
Autonoma della Sardegna?
«Questo risultato è stato ottenuto dalla comunità OSM e Open data nella persona di Simone Cortesi, che da 5 anni chiedeva alla Regione
Sardegna di rilasciare i dati. Simone ha chiesto nuovamente, e finalmente la sua pazienza è stata premiata. Un risultato positivo per tutta la
comunità open italiana».
Quanto è durata la fase di sviluppo e quante persone ha coinvolto?
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La mappa dei danni |
«La fase di sviluppo ovvero la realizzazione della mappa, la creazione della struttura e la scelta delle funzionalità è durata qualche ora e l'ho fatta da sola, grazie proprio alla
potenza della piattaforma gratuita Ushahidi, che permette a chiunque di sviluppare , basta solo la volontà. Poi la mappa ormai è un work in progress
collettivo, è cambiata, è possibile che cambi ancora. Alla gestione in senso stretto hanno collaborato una decina di persone in tutto, in tempi
diversi, ma nello sviluppo in realtà hanno collaborato penso più persone, perché non so quanti sono i volontari che hanno inserito le segnalazioni e
anche loro sono assolutamente parte integrante di questo lavoro. Per esempio i ragazzi di allertameteoSAR che caricano molti contenuti io non
so quanti possano essere. Anche le persone che hanno fatto girare la mappa hanno, in qualche modo, contribuito».
Come sono le interazioni degli utenti con la mappa?
«Gli utenti posson interagire solo in due modi: farci le segnalazioni e consultare i contenuti. Non possono modificare».
Potremmo definire SardSOS un modello per questo genere di situazioni?
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La mappa dei posti letto disponibili
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«Sardsos è un modello molto sperimentale per due motivi. Da un lato nasce per far fronte a un'emergenza in una regione appartenente a un
paese del G8, che si suppone abbia tutti gli strumenti e il personale per creare modelli di emergenza validi, magari non è detto siano i migliori.
L'Africa ha scoperto questi strumenti per prima, forse abbiamo da imparare. Dall'altro lato, la mappa a un certo punto del suo cammino, il
terzo, ha incontrato la pagina facebook aperta da Insopportabile: AllertameteoSAR, un pool di volontari anonimi che raccoglieva informazioni
sull'emergenza sparsi sul territorio e via social network, che son stati, fin dal primo momento, l'unico flusso costante di informazioni durante
queste emergenze. Ci hanno chiesto di collaborare assieme e hanno iniziato a dirottare i loro utenti sulla nostra mappa e a caricare i contenuti,
specie di tipo assistenziale, di cui loro prevalentemente si stavano occupando. Grazie a loro abbiamo anche inserito dei layer che permettono di avere
l'informazione stradale aggiornata e SUT e perfezionare alcuni dettagli della struttura e ci hanno aiutato nella gestione delle segnalazioni.
Per poter rispondere a questa domanda bisognerà aspettare qualche tempo».
Cos'è la nuova funzione nella mappa: "Storie"?
«La funzione Storie era stata pensata già all'inizio, ma temevo che potesse essere usata come spazio per sfogarsi e quindi togliesse
valore di serietà alla funzione primaria della mappa, che è quella di raccogliere informazioni e dati utili agli altri. Quindi ho aspettato di vederla
evolvere per inserire questa funzione che vorrebbe dare voce a quanti volessero raccontare come hanno vissuto quest'esperienza, anche se da
lontano o in prima persona, sapere se sono stati avvertiti, se sono stati testimoni di come sono andati gli eventi, la loro esperienza come
volontari. Sarebbe bello poter costruire un racconto corale geolocalizzato di queste vicende drammatiche che hanno generato una risposta gigante
di solidarietà e coraggio».
Un lavoro a più mani merita un lungo elenco di credits?
«Questo è molto importante. perché siamo tutti volontari e i ringraziamenti sono d'obbligo.
In primis voglio ringraziare l'Associazione Sardinia Open Data, Andrea Zedda, Carlo Zucca, Claudia Mocci, che oltre all'aiuto specifico in questo
caso mi hanno introdotto alla cultura OSM quasi un anno fa. Poi in ordine di apparizione Elisabetta Demartis, sarda a Torino, che ci ha contattati
da subito, poi Stefano Sabatini, Simone Sala, Severin Menard, Davide Massidda, Paolo Serusi, Daniela Casula. Un ringraziamento per il preziosissimo supporto legale agli Avvocati Francesco Micozzi e Giovanni Battista Gallus. Ovviamente i ragazzi di AllertameteoSAR e Insopportabile che hanno fatto un lavoro di squadra complementare e contiguo. Non ultimi la
comunità Open Street Map italiana, tutti i mappers, Simone Cortesi e Maurizio Napolitano, per il sostegno e l'affetto dimostrato in questi giorni,
perché anche quello è servito; non dimenticatevi che io sono volontaria come tutti gli altri».