Vi ricordate il gorillino dello zoo Hellabrunn di Monaco che si era trovato faccia a faccia con un bambino?
Ecco il video ripreso dal bambino: Faccia a faccia con il piccolo gorilla allo Zoo di Monaco.
Ed ecco alcune foto estratte da quel video (ripreso con la telecamera del Nintendo 3DS).
03 gennaio 2014
Dachau: museo, recinzione, baracche, forni. Video e link.
"La manifestazione del vento del pensiero non è la conoscenza; è
l'attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto" (La vita della mente, Hannah Arendt)
Non lascia indifferenti leggere "Il lavoro rende liberi" nel cancello d'ingresso del campo di concentramento di Dachau. Come non lasciano indifferenti gli oggetti esposti nel museo, la recinzione con il filo spinato elettrificato, i forni, le baracche. E quei nomi incisi nei letti di legno.
Si ha la sensazione di aver già visto quegli oggetti, quelle costruzioni, ma osservarle di persona è un'altra cosa. A me è sembrato doveroso fotografare e riprendere, per far vedere anche ad altri.
Riprese effettuate a Dachau il 29 Dicembre 2013.
Materiale liberamente utilizzabile, citando la fonte, per scopi didattici e di ricerca.
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 3 Gennaio 2013
Non lascia indifferenti leggere "Il lavoro rende liberi" nel cancello d'ingresso del campo di concentramento di Dachau. Come non lasciano indifferenti gli oggetti esposti nel museo, la recinzione con il filo spinato elettrificato, i forni, le baracche. E quei nomi incisi nei letti di legno.
Si ha la sensazione di aver già visto quegli oggetti, quelle costruzioni, ma osservarle di persona è un'altra cosa. A me è sembrato doveroso fotografare e riprendere, per far vedere anche ad altri.
Riprese effettuate a Dachau il 29 Dicembre 2013.
Materiale liberamente utilizzabile, citando la fonte, per scopi didattici e di ricerca.
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 3 Gennaio 2013
- Link
- Dachau: brandelli di storie alla ricerca di un senso (Linguaggio Macchina)
- Dachau: la memoria affidata agli oggetti (Linguaggio Macchina)
- Classificazioni e schedature a Dachau (Linguaggio Macchina)
- Campo di concentramento di Dachau (Wikipedia)
- Dachau: vestiti a righe dei prigionieri (Marco Mameli, 10 anni)
- Museo di Dachau: modellino del campo di concentramento (Marco Mameli, 10 anni)
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02 gennaio 2014
La chitarra, strumento povero ma immortale.
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Roider Jackl, cantante e chitarrista, Monaco di Baviera [Foto: A. Mameli] |
by DwynnTrazo.
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01 gennaio 2014
Quando il piccolo gorilla tenta di giocare con il Nintendo 3 Ds
Zoo di Monaco di Baviera. Il cucciolo di Gorilla è in braccio alla mamma.
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Hellabrunn, Munich [Photo: Andrea Mameli, 2013] |
Poi il piccolino vede un bambino dall'altra parte del vetro che gli mostra un Nintendo 3 Ds, si avvicina, si solleva sulle zampe posteriori e accenna a prenderlo in mano: è successo ieri al Tierpark Hellabrunn, lo zooparco più antico del mondo.
Stiamo cercando di entrare in possesso delle foto scattate con il Nintendo.
Stiamo cercando di entrare in possesso delle foto scattate con il Nintendo.
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Tierpark Hellabrunn, Munich [Photo: Andrea Mameli, 2013] |
Qualcosa di simile è successo in California nel 2010: Gorillas Play With Boy's Dropped Nintendo at San Francisco Zoo
P.S. Il bambino che ha filmato il piccolo gorilla ha pubblicato un post con un video: Faccia a faccia con il picolo gorilla allo Zoo di Monaco
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
1/1/2013
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31 dicembre 2013
Quando la capra cerca cibo nel distributore automatico di mangime
Desideravo visitare lo zoo di Monaco Tierpark Hellabrunn da 5 anni, quando conobbi l'allora direttore, Walli Müller, al Festival Tuttestorie 2008 Strananimali.
Nei prossimi giorni scriverò le mie impressioni. Per ora qualche foto.
E Buon Anno da parte del blog Linguaggio Macchina.
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
München, 31 Dicembre 2013
Nei prossimi giorni scriverò le mie impressioni. Per ora qualche foto.
E Buon Anno da parte del blog Linguaggio Macchina.
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Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli, 2013] |
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Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli, 2013] |
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Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli, 2013] |
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Münchner Tierpark Hellabrunn [Photo: Andrea Mameli] |
Blog Linguaggio Macchina
München, 31 Dicembre 2013
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30 dicembre 2013
Dachau: la memoria affidata agli oggetti
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Dachau: scarpa di stoffa con suola di legno. Foto: Andrea Mameli, 2013. |
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Dachau: casacca di tela. Foto: Andrea Mameli, 2013. |
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Dachau: der Prügelbock. Foto: Andrea Mameli, 2013. |
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Dachau: nomi incisi nel legno dei letti. Foto: Andrea Mameli, 2013. |
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Dachau: la fascia e cappello dei Lagerschutz. Foto: Andrea Mameli, 2013. |
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Dachau: brandelli di storie alla ricerca di un senso
Avevo 14 anni quando mi capitò tra le mani, in una biblioteca scolastica, un libro intitolato Medicina Disumana. Lo sfogliai e decisi di prenderlo in prestito, per pura curiosità. Quel volume (di Mitscherlich e Mielke, sottotitolo "Documenti del Processo di Norimberga contro i medici nazisti", pubblicato da Feltrinelli nel 1967) fu per me illuminante. Mi fece capire, molto rapidamente, una parte della Storia che fino a quel momento non mi era affatto chiara.
Ieri ho visitato il campo di Dachau e ho aggiunto altri tasselli ai brandelli di storie che ciascuno di noi rimette insieme nella propria testa. Chi con metodo e con ricchezza di particolari. Chi in maniera frammentaria ma con un'abbondante dose di curiosità, a mò di collante, nella perenne ricerca di un senso. Io faccio parte del secondo gruppo.
Oggi mi trovo a Monaco e mi fa una certa impressione sapere che 80 anni fa il quotidiano allora più letto in questa città, il Münchner Neuesten Nachrichten, pubbblicò questo trafiletto: «Mercoledì 22 marzo 1933 verrà aperto nelle vicinanze di Dachau il primo campo di concentramento. Abbiamo preso questa decisione senza badare a considerazioni meschine, ma nella certezza di agire per la tranquillità del popolo e secondo il suo desiderio».
È facile cadere nella retorica quando si affronta il tema dei campi di concentramento, perché la tentazione di distaccarsi dalla realtà è fortissima. Ma secondo me il dovere supremo non è ricordare, ma ricordare bene. Ecco perché leggere quel trafiletto mi sembra estremamente importante. Mi sembra importante sapere che la costruzione del campo non avvenne, come si è portati a credere, di nascosto.
C'è poi un aspetto, forse ancora più importante, di natura economica e sociale: nel 1919 venne chiusa la fabbrica di polvere da sparo "Königlichen Pulver und Munitionsfabrik Dachau" che per tutta la Prima Guerra Mondiale aveva dato lavoro a molti cittadini di Dachau. L'apertura del campo di concentramento, proprio in quell'area, ha rappresentato indubbiamente un elemento positivo, sotto il profilo occupazionale, diretto e, come si suol dire, indotto.
Esercitare la memoria (con la emme maiuscola) è inutile, se non lo si fa tentando di cogliere il senso delle cose. La parola che è affiorata in mente, quando mi sono trovato di fronte a quel cancello in cui il ferro forma le parole il lavoro rende liberi, è: perché. La risposta tipica è: perché c'erano degli ordini e andavano eseguiti. Quindi la risposta risale fino al vertice della piramide e incolpa di tutto l'omino coi i baffetti. Stop.
Un cavolo, penso io, poco dopo aver varcato quella soglia. Chi entrava qui e veniva spogliato di tutto, per poi indossare quel pigiama a righe, e poi prendeva urla, spinte, schiaffi, randellate, frustaste, razioni alimentari insufficienti, ordini assurdi, non li prendeva dall'omino con i baffetti ma da uomini e donne in carne e ossa. E quando gli sciagurati si trovavano di fronte a medici e infermieri che praticavano gli esperimenti di medicina disumana, qui a Dachau, si trovavano di fronte medici e infermieri in carne e ossa, non l'omino con i baffetti.
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Dachau. Foto: A. Mameli, 2013. |
Non sto cercando colpevoli, sia chiaro, e tantomeno assoluzioni. Sto solo tentando di afferrare un senso più profondo della pura separazione tra buoni e cattivi.
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Dachau: letti. Foto: Andrea Mameli, 2013. |
In questo ragionamento credo che una parte importante la svolga l'immaginario che ci costruiamo vedendo film ambientati in questi contesti. Pensateci bene. Avete ma visto in un film la soggettiva di una SS? Siete mai "entrati nel personaggio nazista" in un film? Io no. Solo in due casi ho trovato un'introspezione nella mente del nazista, ma in entrambi il protagonista passa rapidamente dall'altra parte: Schindler's List e Operazione Valchiria. Questa mancanza di appigli emotivi "nella testa delle SS" può aver contribiuito a quella che mi sembra una lacuna significativa, direi anzi una sorta di rimozione collettiva. Il motivo principale è sicuramente la difficoltà, di regia più che di interpretazione, insita in una simile operazione. E altri motivi, diciamo di opportunità, che hanno indotto i produttori a erigere un muro. Non sarà arrivato il momento di sfondare questo muro? Pronto, Hollywood, mi sentite?
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Dachau. Foto: A. Mameli, 2013. |
Chi ha tentato l'incursione nel campo minato dei come e dei perché sono stati, non senza sofferenze, i medici. Solo a partire da 30 anni fa è nato, in Germania, un gruppo di ricerca mirato a scoperchiare l'orrida pentola dell'eutanasia nazista. Una pentola scottante: medici, psichiatri, infermieri, collaborarono attivamente per programmare e gestire l'uccisione dei pazienti loro affidati. Lodevole in questo campo l'opera di Klaus Dorner ("Il borghese e il folle. Storia sociale della psichiatria", Laterza, 1975) e di Luigi Benevelli ("I medici che uccisero i loro pazienti. Gli psichiatri tedeschi e il nazismo", Mantova Ebraica, 2005).
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Dachau, Dicembre 2013. Foto: Andrea Mameli |
A Dachau, ieri, c'era gente di tutte le età, proveniente da ogni parte del mondo a vedere le baracche, i forni, le docce, i piatti, le posate, i vestiti, le foto dei volti e dei corpi, filmati della liberazione. Un museo al contrario: non una raccolta di bellezza ma di orrore. Forse la più grande consolazione è il fatto stesso che esiste, non è stato cancellato. E che possiamo andarlo a visitare.
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 30 Dicembre 2013
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Dachau: forni. Foto: Andrea Mameli, 2013. |
(questo post viene pubblicato anche sul blog di Daniele Barbieri)
29 dicembre 2013
Classificazioni e schedature a Dachau
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