08 febbraio 2014
06 febbraio 2014
BYOD Sestu: porta il tuo smartphone in classe e usalo insieme agli altri
BYOD: Bring your own device, ovvero porta il tuo aggeggio.
E dove? Ma a scuola! Accade a Sestu, in provincia di Cagliari.
Grazie alla mia tecno-insegnante preferita. Anna Rita Vizzari.
Anna Rita, come ti è venuta quest'idea?
«Non è venuta a me ma ai genitori, che sono stati più creativi di me! Nell'anno scolastico 2011/12 avevo una terza, che era una delle 6 classi 2.0 sarde (30.000 euro spesi in netbook e altre dotazioni), e una prima "normale". Alcuni genitori della prima vennero per chiedermi se si potesse replicare l'esperienza della classe 2.0. Risposi che non c'erano i fondi, ma loro dissero che volevano far portare i dispositivi in classe dai ragazzi. Alcuni li comprarono apposta»
Come hanno reagito le ragazze e i ragazzi della tua classe?
«Bene, era ed è una classe molto stimolante - adesso sono in terza - e quando l'INDIRE mi propose di partecipare al progetto europeo iTEC, pensai di coinvolgere loro anziché la terza: volevo vedere che cosa avrebbero potuto fare questi ragazzini di 11 anni proiettati in una dimensione in cui per 3 mesi dovevano lavorare sodo facendo cose da piccoli professionisti»
Cosa fate con queste tecnologie?
«Tantissime cose. Continuiamo con iTEC - sta per partire il 5° e ultimo ciclo - e abbiamo un gruppo segreto su FB in cui comunichiamo anche in tempo reale, abbattendo le barriere spazio-temporali fra insegnanti e alunni, twittiamo su tematiche del momento, lavoriamo soprattutto con i webware per realizzare cose collaborative. Tra gli obiettivi del Progetto iTEC Sestu: fare un ebook di infografiche di carattere metacognitivo (una era proprio sul BYOD) e chiedere una valutazione a un esperto: l'ultimo post del nostro blog su quel ciclo iTEC contiene un suo magnifico e gratificante feedback. Nella mia didattica faccio svolgere pochissimi temi, perché ritengo che siano una tipologia di elaborato sorpassata. Eppure le poche volte in cui (in vista dell'esame) i ragazzi scrivono fanno temi, sembra che abbiano sempre svolto questo genere di elaborato: secondo me lavorare in un certo modo, per mappe e per compiti autentici, permette ai ragazzi di adattarsi alle situazioni»
Ringraziamenti?
«Va detto che ho la fortuna di avere una dirigente all'avanguardia che ci autorizza all'uso dei dispositivi per motivi didattici. Altrove è semplicemente proibito»
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 6 Febbraio 2014
BYOD A SESTU from Anna Rita Vizzari on Vimeo.
iTEC Learning Activity "Show" - Gruppo "Scuola & BYOD" from Anna Rita Vizzari on Vimeo.
E dove? Ma a scuola! Accade a Sestu, in provincia di Cagliari.
Grazie alla mia tecno-insegnante preferita. Anna Rita Vizzari.
Anna Rita, come ti è venuta quest'idea?
«Non è venuta a me ma ai genitori, che sono stati più creativi di me! Nell'anno scolastico 2011/12 avevo una terza, che era una delle 6 classi 2.0 sarde (30.000 euro spesi in netbook e altre dotazioni), e una prima "normale". Alcuni genitori della prima vennero per chiedermi se si potesse replicare l'esperienza della classe 2.0. Risposi che non c'erano i fondi, ma loro dissero che volevano far portare i dispositivi in classe dai ragazzi. Alcuni li comprarono apposta»
Come hanno reagito le ragazze e i ragazzi della tua classe?
«Bene, era ed è una classe molto stimolante - adesso sono in terza - e quando l'INDIRE mi propose di partecipare al progetto europeo iTEC, pensai di coinvolgere loro anziché la terza: volevo vedere che cosa avrebbero potuto fare questi ragazzini di 11 anni proiettati in una dimensione in cui per 3 mesi dovevano lavorare sodo facendo cose da piccoli professionisti»
Cosa fate con queste tecnologie?
«Tantissime cose. Continuiamo con iTEC - sta per partire il 5° e ultimo ciclo - e abbiamo un gruppo segreto su FB in cui comunichiamo anche in tempo reale, abbattendo le barriere spazio-temporali fra insegnanti e alunni, twittiamo su tematiche del momento, lavoriamo soprattutto con i webware per realizzare cose collaborative. Tra gli obiettivi del Progetto iTEC Sestu: fare un ebook di infografiche di carattere metacognitivo (una era proprio sul BYOD) e chiedere una valutazione a un esperto: l'ultimo post del nostro blog su quel ciclo iTEC contiene un suo magnifico e gratificante feedback. Nella mia didattica faccio svolgere pochissimi temi, perché ritengo che siano una tipologia di elaborato sorpassata. Eppure le poche volte in cui (in vista dell'esame) i ragazzi scrivono fanno temi, sembra che abbiano sempre svolto questo genere di elaborato: secondo me lavorare in un certo modo, per mappe e per compiti autentici, permette ai ragazzi di adattarsi alle situazioni»
Ringraziamenti?
«Va detto che ho la fortuna di avere una dirigente all'avanguardia che ci autorizza all'uso dei dispositivi per motivi didattici. Altrove è semplicemente proibito»
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 6 Febbraio 2014
BYOD A SESTU from Anna Rita Vizzari on Vimeo.
iTEC Learning Activity "Show" - Gruppo "Scuola & BYOD" from Anna Rita Vizzari on Vimeo.
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05 febbraio 2014
Lavoro Nero = Buco Nero. Oggi il twitter storm #NoLavoroNero
![]() |
Buco Nero artistico (NASA/Dana Berry/SkyWorks Digital) |
Un campo di forze che impedisce anche solo di pensare al progresso e all'innovazione.
Una zona nella quale scompare anche la luce e si nasconde l'evasione fiscale.
Una barriera gravitazionale che impedisce il benessere economico e sociale dello spazio circostante.
Una regione dello spazio-tempo che che spinge al ribasso i salari e non garantisce alcuna sicurezza.
In altre parole, il lavoro nero è un potentissimo fattore di sottosviluppo che incrementa le differenze sociali e lo sfruttamento delle persone.
Per queste ragioni partecipo con convinzione alla twitter storm che sarà attiva oggi dalle 8:00 alle 20:00 con hashtag: #NoLavoroNero
A Cagliari nel Novembre del 2011 è stata siglata una convenzione tra enti locali, centrali cooperative e sindacati al fine di impedire l’uso di lavoro nero negli appalti. La convenzione è stata fatta propria dal Comune di Cagliari con una deliberazione del Settembre del 2012.
Oggi il Comune di Cagliari avvia una campagna informativa contro il lavoro nero, proprio a partire dalle concessioni comunali.
Così, in attesa di sapere se Cagliari sarà scelta come Capitale Europea della Cultura 2019, l'idea è far diventare Cagliari la capitale del lavoro dignitoso. Perché la prima cultura che deve albergare in una città è quella dei diritti.
Lo spunto per questi miei ragionamenti lo devo ai Consiglieri Comunali Enrico Lobina, Giovanni Dore, Davide Carta, Sergio Mascia, i quali hanno presentato un'interrogazione al Sindaco di Cagliari in merito al lavoro nero.
Il mio augurio è di occuparci di questi temi solo parlando al passato.
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 5 Febbraio 2014.
Premesso:
- che è intendimento dell'amministrazione comunale eliminare l'uso di manodopera in condizioni illegali in nero da parte di soggetti titolari di concessioni comunali;
- che abbiamo la ragionevole convinzione che questo tipo di manodopera venga utilizzata nel contesto cagliaritano e riteniamo necessario eliminare tale fenomeno, con un'azione per il suo contrasto;
- che riteniamo opportuno prevedere un sistema di sanzioni per i soggetti beneficiari di concessioni demaniali, concessioni per l'utilizzo di suolo pubblico o concessioni di altro tipo che non osservino le norme relative al loro rapporto con i soggetti istituzionali di riferimento, particolarmente quelle riguardanti i loro dipendenti;
- che è possibile prevedere la violazione di tali norme, come causa “interruttiva”della concessione stessa, con la sua revoca, sia con riferimento ai principi comunitari (sulla violazione della concorrenza, rispetto ai soggetti che assumono regolarmente tutti gli oneri di legge; nonché sulla tutela del lavoro) sia con le norme di garanzia per i prestatori d'opera previste dall'ordinamento giuridico nazionale, riguardanti particolarmente la loro sicurezza e giusta retribuzione, sia come causa del prevedibile conseguente venire meno dei necessari standard qualitativi delle prestazioni ai cittadini;
- che il 30 novembre 2011 è stato firmato a Cagliari, dalla Direzione Territoriale del Lavoro, INPS, Provincia di Cagliari, Provincia del Medio Campidano, Confcooperative Cagliari, Legacoop Cagliari, Legacoop Sulcis Iglesiente, CGIL e CISL, un “Protocollo d’intesa in materia di appalti pubblici”, diretto a impedire il rischio che il lavoro irregolare, precario e sottopagato nel settore degli appalti e delle concessioni di servizi pubblici sia frequente o addirittura strutturale;
- che il Comune di Cagliari, con deliberazione n. 187 del 28 settembre 2012, ha recepito i contenuti del protocollo d’intesa in materia di appalti pubblici in parola.
Considerato che l'osservanza delle disposizioni di legge sulla materia in questione deve essere garantita tanto con una specifica azione di controllo da parte dell'Amministrazione comunale quanto con una pubblica responsabilizzazione dei lavoratori interessati.
Tutto ciò premesso e considerato si impegnano il Sindaco e la Giunta
a emanare norme specifiche, con deliberazione di giunta, con disposizioni che riprendano contenuto e spirito di quelle approvate con deliberazione n. 187 del 28 settembre 2012 e riguardino le concessioni
ad attribuire una specifica competenza a una struttura dell'Amministrazione per un controllo immediato, e poi periodico, del rispetto delle norme sulla tutela dei rapporti e delle condizioni di lavoro da parte dei concessionari di servizi e beni comunali;
a dare adeguata pubblicità e informazione specifica ai lavoratori dipendenti delle concessioni in questione, con una campagna comunicativa, della volontà regolarizzatrice della Amministrazione comunale;
a disporre la revoca delle concessioni nei casi di abituale violazione delle disposizioni sulla tutela dei lavoratori, ammettendo una regolarizzazione in proposito solo nei casi di minime infrazioni.
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