12 luglio 2014

Zanarini sul palco di RNext racconta i vagiti del web italiano e fa gli auguri a #Cagliari2019

Zanarini sul palco, io sotto (foto: G. Lecca)
Il 10 Luglio, prima che il maestrale mi spazzasse via, sono andato a sentire Pietro Zanarini sul palco allestito in Piazza Palazzo a Cagliari per RNext.
Raccontando la storia, non casuale, delle prime iniziative del CRS4, Zanarini ha spiegato chi sono gli innovatori di oggi, i 'nexter': quelli che esplorano nuove strade, a volte partendo da piccoli sentieri, perché sentono che in quella direzione realizzeranno qualcosa di molto interessante, anche se non sanno ancora cosa svilupperanno esattamente. Sono ricercatori e imprenditori che vedono oltre e che sono in grado di connettere tra loro concetti e cose anche già esistenti, in modo nuovo e spesso più semplice di prima.
Zanarini ha iniziato dalla storia di Tim Berners-Lee e dalla sua proposta del 1989 di una struttura di informazioni ipertestuali connesse tra loro. Da quell'intuizione si originò il World Wide Web.
Zanarini ha poi raccontato la nascita del CRS4: l'arrivo di Rubbia, la selezione di giovani laureati e il primo sito web italiano nel 1993 www.crs4.it «cominciammo a mettere informazioni e video delle simulazioni al computer che facevano, informazioni sul Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, informazioni tecniche sul nuovo standard video MPEG. Però non ci bastava: che cosa possiamo fare ulteriormente per arricchire questo sito? Allora decidemmo di fare un'altra cosa: di metterci un quotidiano locale, in questo caso era L'Unione Sarda perché eravamo a Cagliari, sulla base di una news che leggemmo in rete. Il Washington Post aveva in mente di fare una versione online del loro giornale. Così pensammo di farlo anche noi sul web con le immagini. Quindi mandai un fax al sistem manager dell'Unione Sarda, Reinier Van Kleij chiedendogli "What about a WWW/Mosaic electronic version of L'Unione Sarda?" Per alcuni mesi al CRS4 lavorammo insieme ai tecnici dell'Unione Sarda poi invitammo l'editore, Nichi Grauso per mostrargli cosa avevamo fatto. Mi ricordo che Grauso stette tutto il tempo zitto e noi pensavamo di non essere riusciti a convincerlo. In realtà lui capì molto più di noi, nel senso che, da imprenditore illuminato, intuì che si apriva tutto un mondo anche a livello di business.»
Zanarini ha poi parlato di cosa c'è oggi: «Dopo questa scintilla, dopo questo lancio del sistema locale verso il sistema digitale che il Boston Consulting Group, per esempio, in una valutazione della e-intensity vede che la Sardegna è la prima e attribuisce questo vantaggio ai primati dell'isola nell'ICT. Evidentemente investire in ricerca fornisce risultati positivi.»
Zanarini chiude con un auspicio: se Cagliari è riuscita a essere "capitale" italiana del web può benissimo diventare capitale europea della cultura.

La prima selezione al CRS4
1993: nasce il primo sito (server) web italiano www.crs4.it
La prima comunicazione di Pietro Zanarini a a Reinier Van Kleij
La ricerca del Boston Consulting Group Fattore Internet, 2011
L'email del 4 Ottobre 1984 di un sardo che si felicita dopo aver scoperto L'Unione Sarda nel web
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
12 Luglio 2014 
Rnext Cagliari, Pietro Zanarini: "Il web italiano è nato qui" (Repubblica tv, 11 Luglio 2014)

Alcuni E-mail su "L'Unione Sarda On-Line":selezione di commenti dei primi "utenti storici"

Pietro Zanarini e la spinta ICT: l'arma segreta per #Cagliari2019

11 luglio 2014

Un film, per quanto possa essere bello, ha sempre qualcosa in meno del libro al quale si ispira

Se non altro perché la mente di chi legge costruisce scenari diversi da quelli pensati e messi in atto dal regista. E questa è una splendida metafora visiva per illustrare il concetto (Sebo Museu Do Livro, São Paulo, Brasil):
 



Source: creativecriminals.com

10 luglio 2014

Pietro Zanarini e la spinta ICT: l'arma segreta per #Cagliari2019


Pietro Zanarini al CRS4 [Foto: Andrea Mameli, 2014]
I cambiamenti sono come le onde. C'è chi tenta di evitarle, chi di saltarle, con scarsi risultati. Ci sono invece persone che le vedono da lontano e si organizzano per sfruttare le loro forza, senza esserne travolti, come fanno velisti e surfisti.  
Pietro Zanarini è uno di questi: ha capito il web dal primo momento (nel 1989 lavorava al CERN quando Tim Berners-Lee lo inventò) e ha saputo trasportare l'onda in Sardegna (è la matricola numero 1 del CRS4).
Zanarini ha infatti avuto un ruolo determinante nella nascita delle iniziative di frontiera, come lo sviluppo del primo sito web ".it" e del primo quotidiano online d'Europa. E se Cagliari ha una storia importante da raccontare nel campo ICT in parte lo dobbiamo a persone come Pietro. Lui e tanti altri ricercatori e ricercatrici hanno costituito (e costituiscono) quel tessuto di conoscenza di cui una Città che aspira a diventare Capitale Europea della Cultura deve necessariamente tenere conto. La spinta ICT per #Cagliari2019 sarà l'arma segreta? Lo vedremo nei prossimi mesi. Quel che è certo è che Pietro sarà tra i Protagonisti di Next Cagliari scelti da Riccardo Luna per tentare di dipanare quel filo rosso di storie di successo legate in vario modo con l'innovazione.
Seguirò l'evento e più tardi vi racconterò le mie impressioni.


Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
10 Luglio 2014

08 luglio 2014

FENS Forum, Milano: una ricerca svela le capacità di orientamento dei bambini ciechi

I bambini ciechi dalla nascita non si orientano meglio degli altri con l'udito: è il risultato di uno studio presentato oggi al Forum europeo delle Neuroscienze (in corso a Milano fino al 9 luglio). La ricerca, condotta da Monica Gori, Tiziana Vercillo, Giulio Sandini, Elena Cocchi e David Burr dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e in collaborazione con l’istituto David Chiossone di Genova, ha coinvolto bambini con disabilità visiva dalla nascita. I ricercatori hanno sottoposto i bambini a una serie di stimoli uditivi complessi, chiedendo loro di stabilire da dove provenisse un determinato suono.
«Tutte le misure eseguite finora in altri esperimenti - sottolinea Monica Gori - consideravano stimoli uditivi singoli, quindi più semplici di quelli che siamo abituati a sentire nell’ambiente che ci circonda. Noi per la prima volta abbiamo ricreato una situazione complessa e più simile a quella in cui un bambino non vedente è normalmente immerso ogni giorno».
Un esercizio analogo era stato condotto in precedenza da Gori e colleghi con un gruppo di adulti con cecità congenita. I risultati, pubblicati nel mese di Febbraio sulla rivista Brain, avevano evidenziato una grande difficoltà nell’interpretare gli stimoli uditivi complessi. I dati ricavati oggi con gli esperimenti sui bambini confermano quanto emerso dallo studio sugli adulti: i ciechi non sentono meglio.
«Persone con disabilità visiva congenita hanno problemi a localizzare la provenienza nello spazio di un suono quando viene chiesto loro di isolarlo rispetto agli altri suoni percepiti» spiega Monica Gori. «La visione è una modalità fondamentale per capire com’è strutturato lo spazio che ci circonda. Basta pensare all’effetto ventriloquo, in cui la voce del mimo viene catturata dal movimento visivo delle labbra. Tuttavia finora era emerso che i non vedenti umani avessero capacità uditive maggiori dei normodotati. Eppure questo risultato contrasta con i risultati ottenuti negli esperimenti sugli animali: questi suggerivano, infatti, che la mancanza di visione può compromette lo sviluppo di mappe spaziali nel collicolo superiore. I risultati di Gori chiarificano questo dibattito: in assenza di visione è possibile sviluppare alcune capacità uditive spaziali semplici che permettono per esempio di localizzare un suono nello spazio, come intuire dove si trova una persona che parla, ma non quelle complesse come capire come sono posizionate o quanto sono distanti tre persone che parlano tra loro. E visto che viviamo in un mondo molto complesso queste conoscenze sono fondamentali per permettere la nostra inclusione nell’ambiente che ci circonda».
Questo studio è alla base del progetto europeo Audio Bracelet for Blind Interaction che punta al miglioramento delle capacità spaziali di bambini e adulti non vedenti attraverso l’uso del suono associato al movimento del corpo. Comprendere la reale importanza della modalità visiva nella strutturazione dello spazio uditivo permette infatti di creare programmi mirati di riabilitazione.
Il progetto ABBI nasce da una collaborazione tra 5 centri europei e intende provare il sistema di riabilitazione con stimoli uditivi su 50 bambini con disabilità visiva nei prossimi 3 anni. Si tratta del primo progetto che propone di inserire sistemi per la riabilitazione nei bambini non vedenti già a partire da un anno di età. Insomma, per sentire bene bisogna anche vedere: ma proprio questo nuovo assunto potrebbe cambiare gli attuali percorsi di cura.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono affette da disabilità visive 285 milioni di persone, di cui 39 milioni con cecità totale e tra questi 1,4 milioni sono bambini.

Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
8 Luglio 2014


Visuo-Haptic Perception (Iit)


07 luglio 2014

La ricerca sul cervello priorità delle agende politiche mondiali. L'auspicio del FENS Forum in corso a Milano


«Un terzo dei cittadini europei, 179 milioni di persone, ha sofferto nella propria vita di almeno una malattia del cervello, se consideriamo tutte le patologie esistenti, dalle più inabilitanti sino a quelle più lievi, come l’ansia. L’impatto di queste malattie sull’economia di tutti gli stati europei è una vera e propria bomba a orologeria innescata, soprattutto in vista del progressivo invecchiamento della popolazione. Per affrontare questa emergenza sociale l’Europa deve dotarsi di un forte network scientifico sia per la ricerca di base che per quella clinica» così Monica DiLuca, Presidente della Federazione Europea delle Società di Neuroscienze (FENS) durante il FENS Forum, il congresso internazionale, in corso a Milano dal 5 Luglio (e fino al 9).

Il dato più significativo è forse questo: le patologie del sistema nervoso uccidono meno delle malattie cardiovascolari e di quelle tumorali, ma provocano disabilità di durata maggiore: per questo i costi sanitari più alti sfiorano gli 800 miliardi di euro all’anno. Questa cifra si raggiunge sommando alle spese relative ai ricoveri causati dalle malattie del cervello (296 miliardi di euro, pari al 24% dei costi sanitari diretti in Europa), i costi dei trattamenti (186 miliardi di euro) e i macati guadagni per interruzione delle attività lavorative (315 miliardi di euro). Per queste ragioni FENS, in collaborazione con l’European Brain Council e i suoi partner in tutto il mondo, sostiene la necessità di identificare la ricerca sul cervello come una priorità di tutte le agende politiche mondiali.

Andrea Mameli 
blog Linguaggio Macchina
7 Luglio 2014

06 luglio 2014

YouTube: tra cultura partecipativa e rivincita dell'artigianato.

Villasimius, 6 Luglio 2014 [Foto: Andrea Mameli]
Mi aspettava da 4 anni sul comodino il bel saggio di Jean Burgess (Queensland University of Technology) e Joshua Green (MIT, Massachussets Institute of Technology): YouTube (Egea, Milano, 2009). Sono riuscito a leggerlo oggi, tra la sabbia e gli scogli di Campulongu, a Villasimius. Il libro inizia con la storia del più famoso media partecipativo dedicato ai video e poi approfondisce l'argomento sotto svariate angolature. YouTube è la rivincita dell'artigianato (digitale), lo spazio mediatico ibrido, la vetrina della voglia di fare (tutorial di ogni genere) e di mostrare (la cultura della cameretta), la finestra alternativa per il mondo commerciale.
Tutto ciò contribuisce a creare una cultura della partecipazione che si auoregola e orienta. "Molti importanti YouTuber sono riluttanti a moderare o cancellare i commenti perché questo genere di controlli sono contrari all'etica dell'apertura che dovrebbe distinguere la cultura partecipativa"
YouTube è il frutto maturo della cybercultura moderna, le cui radici affondano nei fumetti, nelle radio libere, nei filmati amatoriali: per questo non di una rivoluzione si tratta quanto di una convergenza. Molto simile a quella descritta nel saggio di Henry Jenkins del 2006 "Convercence Culture", come spiega l'introduzione all'edizione italiana (Apogeo) firmata Wu Ming: "Sul finire del 2006, Jenkins ha illustrato sul suo blog otto caratteristiche fondamentali dello scenario dei nuovi media. Non un campionario di strumenti e dispositivi, ma un insieme di pratiche e tratti culturali che ritraggono come gli individui e le società si relazionano ai mezzi di comunicazione.
E' interessante notare che nel dibattito nostrano questi 8 elementi sono sì riconosciuti e accettati, ma il più delle volte in un'accezione triviale, inquietante o stereotipata. Sono quindi un'ottima mappa per analizzare nel dettaglio proprio il genere di equivoci che il libro aiuta a scacciare".
Per Burgess e Green YouTube è anche un modo per osservare il mondo: "Se pensiamo YouTube come un sistema redazionale la pubblicazione è un processo di formazione di senso".
YouTube pesca motivazione e sentimento dal passato ma quello che cambia non è solo la tecnologia quanto l'aumento delle possibilità di ricezione e di circolazione. Ma davvero YouTube offre tutte queste possibilità? Dipende. Secondo Burgess e Green "L'accesso a tutti i livelli di partecipazione possibile è limitato a un particolare  segmento della popolazione, quello che ha motivazioni, competenze tecniche e sufficiente bagaglio culturale specifico del sito, per partecipare a tutti i livelli d'impegno consentiti dal network". Ecco comparire lo spettro del digital divide: "L'alfabetizzazione digitale - sempre secondo Burgess e Green - è uno dei problemi centrali della cultura partecipativa". E secondo i due autori proprio la pratica nell'uso (passivo e attivo) di YouTube può, facilmente, contribuire a colmare quel vuoto.
Forse YouTube non è una lettura da spiaggia, lo ammetto, ma per me è stata una lettura estremamente stimolante.

Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina, 6 Luglio 2014