Oggi vi presento "Dizionario Bitcoin italiano" (prezzo: 2,00 € comprnsivi di IVA e download wireless gratuito con Amazon Whispernet): il primo glossario per i meno esperti dedicato alla moneta digitale.
A chi non sa cosa significa Bitcoin potrei suggerire di andare a guardare la relativa voce di Wikipedia?
No, sarebbe troppo comodo per me e scorretto nei vostri confronti. Del resto il tema non è (ancora) molto noto e mi sembra giusto approfondire.
Allora sono andato (si fa per dire: con questo caldo chi si muove da casa?) a intervistare per voi direttamente l'autore del volume (posso usare "volume" come sinonimo di "libro elettronico"?): Davide Carboni. (Ingegnere elettronico, ricercatore del CRS4 dal 1999, co-fondatore di Paraimpu).
Davide, cosa significa bitcoin?
«Probabilmente è stata percepita finora come una diavoleria complicata
che gli hacker sfruttano per operare al limite del lecito. Ma questa
percezione è sbagliata o per lo meno molto parziale e mi pare che stia
nascendo un nuovo interesse verso questa moneta digitale in virtù delle
sue caratteristiche, la più importante delle quali è il fatto di essere
svincolata dal sistema bancario tradizionale. Dato che ultimamente le
banche non godono esattamente di una grande stima ecco che il Bitcoin
trova una sua ragion d'essere e guadagna visibilità.»
Davide, cosa comporta, in termini di tempo e di attenzione da dedicare, scrivere un ebook di questo tipo?
«Rispetto allo scrivere un libro cartaceo il formato digitale diretto ti
esonera dal pensare in pagine e quindi può avere senso anche una
pubblicazione breve, che viene scritta di getto e molto rapidamente come
una sorta di instant book, e che può essere venduta a prezzi
bassissimi.»
Quali prospettive potrà avere, secondo te?
«Qui ci vorrebbe la sfera di cristallo, posso solo dire che è iniziato
come un esperimento da parte di un misterioso inventore nel 2009, un
gruppo di nerd ha dato fiducia all'idea implementandola, un primo gruppo
di adopter ha cominciato a crederci e ad usare il Bitcoin come moneta.
Resta memorabile l'acquisto di due pizze per circa 10,000 Bitcoin (che
oggi varrebbero diversi milioni di dollari). Le prospettive possono
essere molto buone per diventare una moneta di adozione globale, ma le
insidie ci sono comunque: speculazione, rischio tecnologico e ostacoli
posti dalle banche e dai governi. Il futuro del Bitcoin credo sia legato
al futuro di Internet in generale e di come sta cambiando l'economia in
tutti i settori. In passato spesso si diceva che Internet avrebbe
eliminato l'intermediazione, che consumatori e produttori avrebbero
parlato direttamente, ma in realtà non è esattamente quello che sta
succedendo. Si sta assistendo ad un crollo della vecchia filiera
produttiva e alla nascita di nuove forme di intermediazione: Uber,
Booking, AirBnb, etc. sono solo degli esempi. Il denaro è un ingranaggio
fondamentale dell'economia, quindi come potrà resistere al cambiamento?»
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
21 Agosto 2014
Esercenti che accettano Bitcoin/Litecoin (Evoluzione 2013-2014) Monetadigitale
21 agosto 2014
20 agosto 2014
ESA-CAVES: astronauti sani in grotte sarde
L'ESA sceglie ancora una volta la Sardegna per le esercitazioni sotterranee degli astronauti. Nelle profondità della roccia i "cavenauts" (Luca Parmitano, Alexander Misurkin, Mike Fossum, Scott Tingle, Sergey Kud-Sverchkov) effettureanno la simulazione di una missione nello spazio. Il corso Caves (Cooperative Adventure for Valuing and Exercising human behaviour and performance Skills) prevede l'esecuzione di procedure identiche a quelle che si compiono a bordo della stazione spaziale internazionale. Sa Grutta è stata scelta perché è l'ambiente ideale per simulare le caratteristiche di un viaggio spaziale: silenzio, spazi ristretti, isolamento reale dal mondo abitato. La squadra di sicurezza che controllerà l'esercitazione, composta da speleologi e medici, è guidata da Loredana Bessone.
Le attività organizzate dall'agenzia spaziale europea comprendono la ricognizione e l'analisi dello spazio della grotta. E non è escluso che i cavenauts possano scoprire qualcosa, come accadde due anni fa con la nuova forma di vita rinvenuta nella grotta: un esemplare di Alpioniscus fino a quel momento sconosciuto.
Le attività del programma CAVES sono a loro volta oggetto di studi sotto svariati profili. Un esempio fra i tanti: ESA CAVES: un programma di monitoraggio sotterraneo sviluppato per l’addestramento di astronauti (L. Bessone, Q.A. Cossu, J. De Waele, P. Marcia, L. Sanna, F. Sauro, S. Taiti).
La missione si svolgerà dal 7 al 20 Settembre all'interno della grotta Sa Grutta (Oliena) e si potrà seguire attraverso i canali ufficiali dell'ESA:
blog
twitter
flickr
youtube
Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina
Location
CAVES takes place in Sardinia, the large Italian island in the Mediterranean Sea known throughout the world for its stunning beaches. The rugged, sparsely populated island contains many complex cave systems that are an excellent place for astronaut training. Their scale and variety are immense, with large networks of both wet and dry caves containing tunnels that are a tight squeeze as well as cathedral-sized chambers. The ‘Sa Grutta’ cave is in the Lanaitho Valley, within the Supramonte cave system of the Gennargentu National Park, a Karst area in the middle of the island.
Source: CAVES Information Kit 2012 [pdf]
Le attività organizzate dall'agenzia spaziale europea comprendono la ricognizione e l'analisi dello spazio della grotta. E non è escluso che i cavenauts possano scoprire qualcosa, come accadde due anni fa con la nuova forma di vita rinvenuta nella grotta: un esemplare di Alpioniscus fino a quel momento sconosciuto.
Le attività del programma CAVES sono a loro volta oggetto di studi sotto svariati profili. Un esempio fra i tanti: ESA CAVES: un programma di monitoraggio sotterraneo sviluppato per l’addestramento di astronauti (L. Bessone, Q.A. Cossu, J. De Waele, P. Marcia, L. Sanna, F. Sauro, S. Taiti).
La missione si svolgerà dal 7 al 20 Settembre all'interno della grotta Sa Grutta (Oliena) e si potrà seguire attraverso i canali ufficiali dell'ESA:
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Andrea Mameli
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Location
CAVES takes place in Sardinia, the large Italian island in the Mediterranean Sea known throughout the world for its stunning beaches. The rugged, sparsely populated island contains many complex cave systems that are an excellent place for astronaut training. Their scale and variety are immense, with large networks of both wet and dry caves containing tunnels that are a tight squeeze as well as cathedral-sized chambers. The ‘Sa Grutta’ cave is in the Lanaitho Valley, within the Supramonte cave system of the Gennargentu National Park, a Karst area in the middle of the island.
Source: CAVES Information Kit 2012 [pdf]
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Escursione a Tiscali (11 Giugno 2014) [ESA-A.Romeo] |
Astronauti a Su Bentu. Dalle viscere della Terra allo spazio (L'Unione Sarda, 15 agosto 2008)
How is a cave like outer space? The European Space Agency is training astronauts by sending them into the depths of Sardinia (Norwegian, February 2014)
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19 agosto 2014
Effetto Delboeuf: i piatti, il cibo e quanto mangiamo
Guardate la figura. Le dimensioni dei due cerchi neri sono uguali? No, quello a destra è più grande. Un momento, ma siamo sicuri? Proviamo a confrontarli avvicinando la punta del mignolo allo schermo: mi sembrano uguali. Si chiama
Illusione di Delboeuf dal nome del ilosofo belga che osservò come due cerchi identici vengono percepiti diversi se inscritti in circonferenze di diametro differente. Basandosi su questo effetto ottico Brian Wansink, docente di comportamento dei consumatori alla Cornell University (e autore del libro Slim by Design), nel 2012 ha pubblicato i risultati di una ricerca sui condizionamenti indotti dalle dimensioni dei piatti: Plate Size and Color Suggestibility: The Delboeuf Illusion’s Bias on Serving and Eating Behavior (Journal of Consumer Research) nel quale ha spiegato l'infulenza della percezione visiva su quanto mangiamo. Come frenare la nostra tendenza a mangiare troppo dai piatti più grandi? Secondo Wasnink non è sufficiente l'educazione: "bisognerebbe sostituire i piatti grandi con piatti più piccoli. O, in alternativa, usare ciotole e piatti che contrastano con il colore del cibo servito."
Più recentemente è ritornato sul luogo del delitto con un nuovo studio: "Portion size me: plate-size induced consumption norms and win-win solutions for reducing food intake and waste" (Journal of Experimental Psychology). Lo studio ha confermato le indicazioni fornite dalla ricerca del 2012 e in più ha fornito nuovi risultati: usare piatti grandi in un buffet porta (com'è del resto facile intuire) a mangiare di più. Precisamente si tende a riempire il 52% in più e a mangiare il 45% in più (e questo indica che si spreca anche di più).
L'occhio è più grande dello stomaco? Più che altro influenza la sua crescita.
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
19 Agosto 2014
Illusione di Delboeuf dal nome del ilosofo belga che osservò come due cerchi identici vengono percepiti diversi se inscritti in circonferenze di diametro differente. Basandosi su questo effetto ottico Brian Wansink, docente di comportamento dei consumatori alla Cornell University (e autore del libro Slim by Design), nel 2012 ha pubblicato i risultati di una ricerca sui condizionamenti indotti dalle dimensioni dei piatti: Plate Size and Color Suggestibility: The Delboeuf Illusion’s Bias on Serving and Eating Behavior (Journal of Consumer Research) nel quale ha spiegato l'infulenza della percezione visiva su quanto mangiamo. Come frenare la nostra tendenza a mangiare troppo dai piatti più grandi? Secondo Wasnink non è sufficiente l'educazione: "bisognerebbe sostituire i piatti grandi con piatti più piccoli. O, in alternativa, usare ciotole e piatti che contrastano con il colore del cibo servito."
Più recentemente è ritornato sul luogo del delitto con un nuovo studio: "Portion size me: plate-size induced consumption norms and win-win solutions for reducing food intake and waste" (Journal of Experimental Psychology). Lo studio ha confermato le indicazioni fornite dalla ricerca del 2012 e in più ha fornito nuovi risultati: usare piatti grandi in un buffet porta (com'è del resto facile intuire) a mangiare di più. Precisamente si tende a riempire il 52% in più e a mangiare il 45% in più (e questo indica che si spreca anche di più).
L'occhio è più grande dello stomaco? Più che altro influenza la sua crescita.
Andrea Mameli
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19 Agosto 2014
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18 agosto 2014
A proposito del cosiddetto "codice degli zingari"
"Le notizie false... nascono certamente spesso da
osservazioni individuali inesatte o da testimonianze imperfette, ma
questo infortunio iniziale non è tutto e in realtà in se stesso non
spiega nulla. L'errore si propaga, si amplifica e vive solo ad una
condizione: trovare nella società in cui si diffonde un brodo di cultura
favorevole. In quell'errore, gli uomini esprimono inconsciamente i loro
pregiudizi, odi, timori, cioè tutte le loro forti emozioni..."
Paolo Attivissimo ha scritto del cosiddetto "codice degli zingari" nel suo blog Antibufala nel 2005 e il blog Bufale un tanto al chilo nel 2008.
Ma la cosa più gustosa intorno a questa storia mi sembrano i commenti al post Il “codice degli zingari” non è una bufala. Ecco le prove del 2010 nel blog L'universo in clessidra. Ne ho selezionato tre:
- «ragazzi io 2 anni fa feci una piccola incisione sulla mia porta per non farli rubare e 2 settimane fa mi hanno svaligiato l’appartamento… comunque anch’io ho citofono e corrimano delle scale marchiato piu volte»
- «Ciao astamani dopo il servizio delle iene ho guardato il mio citofono e ho trovato scritto il mio cognom!!!! Qualcuno sa dirmi il significato? Ho provato a toglierlo ma non viene via!!! Vi prego aiutatemi a decifrarlo ho pauraaaa»
- «Siete un pochino ignoranti, perchè “K21″ significa Key21 che se voi cercate su internet invece di sparare ca***, vi accorgerete che è un acronimo dell’anzienda Key21, acronimo che usiamo noi sui citofoni per ricordarci i palazzi in cui siamo passati. Se andate su K21.it scoprirete che è un’azienda che lavora per Flyenergia e per Vodafone! Quindi evitate di attribuire quel tipo di acronimo ai codici zingari perchè noi siamo consulenti e con gli zingari non c’entriamo di certo!»
P.S. In merito al "codice Key21" ho rintracciato anche questo: Ho trovato una strana scritta vicino la porta di casa:
"C'è scritto Key21 in modo molto visibile. Mi sono preoccupata perchè tempo fa ho visto un servizio delle iene sui simboli degli zingari che compiono i furti negli appartamenti. Inoltre un paio di giorno fa mio marito "ha perso" un mazzo di chiavi di casa e questa scritta mi ha un po' impressionata. Abbiamo chiamato per farci sostituire la serratura, ma ci mettono un botto di tempo"
Va bene essere prudenti. Ma con prudenza!
:-)
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
18 Agosto 2014
Da "Umanità Nova" n. 23 del 27/7/77
Compaiono e ricompaiono senza sosta, di anno in anno e anche più spesso,
soprattutto all'inizio dell'estate, diffusi non si sa bene da chi;
spesso sono diversi, ma il fine e i risultati sono gli stessi: devono
rinfrescare paure e pregiudizi. E ci riescono egregiamente. Si spiega
anche perché l'estate sia la stagione più propizia per il loro emergere
dall'immaginario collettivo, tra chi lascia l'abitazione incustodita,
per andarsene in villeggiatura e chi tiene aperte porte e finestre per
far circolare l'aria. Si tratta del "codice dei segni" che gli "zingari"
utilizzerebbero per indicare ai loro se una casa è scassinabile, se
abitata da gente amichevole o generosa o da una donna sola; se è stata
"ripulita" da poco; se è custodita da un cane o nelle vicinanze di
carabinieri e forze di polizia; se è una fatica inutile entrarci perché
non contiene niente di valore; se invece promette un ricco bottino; se è
meglio andarci di notte, di mattina, di pomeriggio o di domenica; se
gli inquilini si commuovono sentendo discorsi e invocazioni religiosi;
se si tratta di un luogo sempre abitato e quindi da evitare; ecc.
Un "vocabolario" costituito quasi esclusivamente di lineette variamente disposte, inclinate, incrociate, parallele, di cerchi grandi e piccoli, ellissi, rombi, triangoli, ma non mancano lettere: con molto scarsa fantasia, N indicherebbe che si deve agire di notte e D di domenica, M la mattina e AM di pomeriggio.
La pubblicazione di questo presunto "codice" è avvenuta il 19 giugno scorso su "il Tirreno", in cronaca di Carrara, ma è significativa di una situazione ben più generale. Al quotidiano sarebbe giunto attraverso un volantino, attribuito alla polizia che, imbarazzata, ha però smentito. In realtà di codici come questo ne circolano più di uno e anche se si somigliano, non coincidono mai totalmente. Si potrebbe pensare per questo a un'origine francese; autorizza a pensarlo, tra l'altro, la sigla AM per indicare il pomeriggio (après-midi?). Il "codice" avrebbe varcato le Alpi per essere adottato, paradossalmente, in un territorio dove gli zingari non parlano francese. Il problema è che non parlano tra di loro neppure l'italiano (molti anzi, e proprio in questa zona, lo conoscono pochissimo) e nessuna delle parole che sarebbero richiamate dalle lettere sopra ricordate, hanno, nei loro vari dialetti presenti in questa zona, quelle iniziali. Perché dovrebbero darsi indicazioni che si deve supporre molto importanti, in una lingua che non è conosciuta da molti di loro e comunque è la loro seconda, quella che serve per comunicare con i non zingari?
Ma ci sono altri motivi per garantirci che non si tratta di un "codice autenticamente zingaro", ma che appartiene invece, come ogni altro simile e "autentico codice zingaro", alla dimensione dei pregiudizi e delle leggende metropolitane. Da una parte bisogna ricordare che la cultura degli "zingari" è "orale"; la loro scarsa scolarizzazione non dipende solo e tanto dal "nomadismo" (spessi si fermano per lunghi anni, proprio per mandare i figli a scuola, anche se poi non imparano quasi niente, neppure a leggere correttamente), ma proprio dalla strutturazione della loro mentalità orale che guarda con diffidenza la scuola e non sente il bisogno della scrittura e del fissare una memoria esterna, passato e realtà presente. Ben difficile credere che ricorrano ad una forma, sia pure primitiva, che richiede elementi di alfabetizzazione, di scrittura. D'altra parte la cosa è ancor meno credibile in concreto. A che fine dovrebbero gli zingari indicare ad altri che una casa è stata svaligiata da poco? E a che fine anche segnalarla come appetibile, col rischio che il colpo lo faccia qualcun altro? Un ladro qualsiasi, sedentario o no, che voglia svaligiare o far svaligiare una casa, non la indicherà certo con un sistema di segni così farraginoso e pericoloso. Grottesco immaginare uno "zingaro" che sbircia le case di un quartiere alla ricerca di questi "segni"; gli risulterebbe tutt'altro che facile passare inosservato, specie se dovessimo immaginarlo di notte, magari con un accendino acceso, nell'impresa impossibile di individuare questi "segni" poco "appariscenti". Non sarebbe molto più semplice e produttivo che gli eventuali complici gli indicassero il numero civico o gli descrivessero il luogo, l'edificio, ecc., o, magari, ce lo portassero prima del "colpo"?
[L'ARTICOLO COMPLETO]
(Marc Bloch)
Paolo Attivissimo ha scritto del cosiddetto "codice degli zingari" nel suo blog Antibufala nel 2005 e il blog Bufale un tanto al chilo nel 2008.
Ma la cosa più gustosa intorno a questa storia mi sembrano i commenti al post Il “codice degli zingari” non è una bufala. Ecco le prove del 2010 nel blog L'universo in clessidra. Ne ho selezionato tre:
- «ragazzi io 2 anni fa feci una piccola incisione sulla mia porta per non farli rubare e 2 settimane fa mi hanno svaligiato l’appartamento… comunque anch’io ho citofono e corrimano delle scale marchiato piu volte»
- «Ciao astamani dopo il servizio delle iene ho guardato il mio citofono e ho trovato scritto il mio cognom!!!! Qualcuno sa dirmi il significato? Ho provato a toglierlo ma non viene via!!! Vi prego aiutatemi a decifrarlo ho pauraaaa»
- «Siete un pochino ignoranti, perchè “K21″ significa Key21 che se voi cercate su internet invece di sparare ca***, vi accorgerete che è un acronimo dell’anzienda Key21, acronimo che usiamo noi sui citofoni per ricordarci i palazzi in cui siamo passati. Se andate su K21.it scoprirete che è un’azienda che lavora per Flyenergia e per Vodafone! Quindi evitate di attribuire quel tipo di acronimo ai codici zingari perchè noi siamo consulenti e con gli zingari non c’entriamo di certo!»
P.S. In merito al "codice Key21" ho rintracciato anche questo: Ho trovato una strana scritta vicino la porta di casa:
"C'è scritto Key21 in modo molto visibile. Mi sono preoccupata perchè tempo fa ho visto un servizio delle iene sui simboli degli zingari che compiono i furti negli appartamenti. Inoltre un paio di giorno fa mio marito "ha perso" un mazzo di chiavi di casa e questa scritta mi ha un po' impressionata. Abbiamo chiamato per farci sostituire la serratura, ma ci mettono un botto di tempo"
Va bene essere prudenti. Ma con prudenza!
:-)
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
18 Agosto 2014
Da "Umanità Nova" n. 23 del 27/7/77
A PROPOSITO DEL "CODICE DEGLI ZINGARI"

Un "vocabolario" costituito quasi esclusivamente di lineette variamente disposte, inclinate, incrociate, parallele, di cerchi grandi e piccoli, ellissi, rombi, triangoli, ma non mancano lettere: con molto scarsa fantasia, N indicherebbe che si deve agire di notte e D di domenica, M la mattina e AM di pomeriggio.
La pubblicazione di questo presunto "codice" è avvenuta il 19 giugno scorso su "il Tirreno", in cronaca di Carrara, ma è significativa di una situazione ben più generale. Al quotidiano sarebbe giunto attraverso un volantino, attribuito alla polizia che, imbarazzata, ha però smentito. In realtà di codici come questo ne circolano più di uno e anche se si somigliano, non coincidono mai totalmente. Si potrebbe pensare per questo a un'origine francese; autorizza a pensarlo, tra l'altro, la sigla AM per indicare il pomeriggio (après-midi?). Il "codice" avrebbe varcato le Alpi per essere adottato, paradossalmente, in un territorio dove gli zingari non parlano francese. Il problema è che non parlano tra di loro neppure l'italiano (molti anzi, e proprio in questa zona, lo conoscono pochissimo) e nessuna delle parole che sarebbero richiamate dalle lettere sopra ricordate, hanno, nei loro vari dialetti presenti in questa zona, quelle iniziali. Perché dovrebbero darsi indicazioni che si deve supporre molto importanti, in una lingua che non è conosciuta da molti di loro e comunque è la loro seconda, quella che serve per comunicare con i non zingari?
Ma ci sono altri motivi per garantirci che non si tratta di un "codice autenticamente zingaro", ma che appartiene invece, come ogni altro simile e "autentico codice zingaro", alla dimensione dei pregiudizi e delle leggende metropolitane. Da una parte bisogna ricordare che la cultura degli "zingari" è "orale"; la loro scarsa scolarizzazione non dipende solo e tanto dal "nomadismo" (spessi si fermano per lunghi anni, proprio per mandare i figli a scuola, anche se poi non imparano quasi niente, neppure a leggere correttamente), ma proprio dalla strutturazione della loro mentalità orale che guarda con diffidenza la scuola e non sente il bisogno della scrittura e del fissare una memoria esterna, passato e realtà presente. Ben difficile credere che ricorrano ad una forma, sia pure primitiva, che richiede elementi di alfabetizzazione, di scrittura. D'altra parte la cosa è ancor meno credibile in concreto. A che fine dovrebbero gli zingari indicare ad altri che una casa è stata svaligiata da poco? E a che fine anche segnalarla come appetibile, col rischio che il colpo lo faccia qualcun altro? Un ladro qualsiasi, sedentario o no, che voglia svaligiare o far svaligiare una casa, non la indicherà certo con un sistema di segni così farraginoso e pericoloso. Grottesco immaginare uno "zingaro" che sbircia le case di un quartiere alla ricerca di questi "segni"; gli risulterebbe tutt'altro che facile passare inosservato, specie se dovessimo immaginarlo di notte, magari con un accendino acceso, nell'impresa impossibile di individuare questi "segni" poco "appariscenti". Non sarebbe molto più semplice e produttivo che gli eventuali complici gli indicassero il numero civico o gli descrivessero il luogo, l'edificio, ecc., o, magari, ce lo portassero prima del "colpo"?
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17 agosto 2014
Fascino catastrofico. Tozzi&Favata: in Sardegna la geologia jazz (L'Unione Sarda, 17 Agosto 2014)
Ha girato l'isola in lungo e in largo, osservando rocce e fossili, poi l'ha descritta in tv e nei suoi libri e ora la racconta in maniera spettacolare.
Mario Tozzi, geologo, divulgatore e scrittore, il 31 Luglio ha fatto tappa ad Alghero e il 2 Agosto a Muravera. Lo accompagnava Enzo Favata in una straordinaria fusione tra scienza e jazz: “I tramonti di musica”.
«La Sardegna mi affascina sempre, in particolare le zone interne – spiega Tozzi – ci vengo almeno due volte all'anno, quasi sempre per lavoro.» In uno dei suoi libri, “Gaia, viaggio nel cuore dell’Italia”, Tozzi ha dedicato all'isola due capitoli. In uno descrive il Parco Geominerario del Sulcis Iglesiente Guspinese, con i suoi minerali e i suoi fossili, un paradiso per geologi e paleontologi. Nell'altro descrive l'ipotesi dello tzunami quale causa del declino dell'era nuragica, introdotta nel 2002 da Sergio Frau.
«Sto portanto in giro un piccolo spettacolo con Enzo Favata – racconta Tozzi – nel quale spiego quanto è antica la Sardegna. Anzi, geologicamente è il pezzo d'Italia più antico: con rocce di 500 milioni di anni. Poi raccontiamo di antichi animali ormai estinti, della separazione dalla Corsica e di come la stessa forma del territorio ha influenzato il carattere dei sardi, dai nuragici a oggi. Poi ovviamente a storia della Sardegna-Atlantide, a prescindere se è andata veramente così: mi interessa in particolare in che modo le civiltà sono affascinate dagli eventi catastrofici. Lo spettacolo si conclude con l'oggi, l’Antropocene, con catastrofi, come i cambiamenti climatici, causate dal comportamento dell’uomo. Il tutto condito brillantemente con le musiche di Enzo Favata: lui segue una traccia, poi improvvisa, poi campiona suoni sul momento e li riproduce. Devo dire che la dimensione jazzistica avvolge anche la narrazione perché anch'io improvviso.»
Perché siamo colpiti dagli eventi catastrofici?
«Io credo che siamo attratti dalle catastrofi perché in fondo siamo tutti figli di eventi come il big bang o come gli schianti di asteroidi sulla Terra a cui dobbiamo lo spostamento dell'asse di rotazione del nostro pianeta e di consegnenza le stagioni. Poi ci sono stati i vulcani della Rift Valley, in Africa, determinanti per l'evoluzione delle scimmie per adattarsi all'ambiente mutato in seguito alle eruzioni.»
Prossimo libro?
«Ne sto scrivendo uno per Einautdi dedicato alla tecnologia inutile. Ci sarà spazio anche per la Sardegna perché nelle società che hanno una storia più lunga si nota meglio la differenza tra le tecnologie utili e quelle inutili.»
Vacanze?
«Sempre poche, all'isola del Giglio. Sperando che ritorni com'era prima della Concordia.»
Andrea Mameli
Mario Tozzi, geologo, divulgatore e scrittore, il 31 Luglio ha fatto tappa ad Alghero e il 2 Agosto a Muravera. Lo accompagnava Enzo Favata in una straordinaria fusione tra scienza e jazz: “I tramonti di musica”.
«La Sardegna mi affascina sempre, in particolare le zone interne – spiega Tozzi – ci vengo almeno due volte all'anno, quasi sempre per lavoro.» In uno dei suoi libri, “Gaia, viaggio nel cuore dell’Italia”, Tozzi ha dedicato all'isola due capitoli. In uno descrive il Parco Geominerario del Sulcis Iglesiente Guspinese, con i suoi minerali e i suoi fossili, un paradiso per geologi e paleontologi. Nell'altro descrive l'ipotesi dello tzunami quale causa del declino dell'era nuragica, introdotta nel 2002 da Sergio Frau.
«Sto portanto in giro un piccolo spettacolo con Enzo Favata – racconta Tozzi – nel quale spiego quanto è antica la Sardegna. Anzi, geologicamente è il pezzo d'Italia più antico: con rocce di 500 milioni di anni. Poi raccontiamo di antichi animali ormai estinti, della separazione dalla Corsica e di come la stessa forma del territorio ha influenzato il carattere dei sardi, dai nuragici a oggi. Poi ovviamente a storia della Sardegna-Atlantide, a prescindere se è andata veramente così: mi interessa in particolare in che modo le civiltà sono affascinate dagli eventi catastrofici. Lo spettacolo si conclude con l'oggi, l’Antropocene, con catastrofi, come i cambiamenti climatici, causate dal comportamento dell’uomo. Il tutto condito brillantemente con le musiche di Enzo Favata: lui segue una traccia, poi improvvisa, poi campiona suoni sul momento e li riproduce. Devo dire che la dimensione jazzistica avvolge anche la narrazione perché anch'io improvviso.»
Perché siamo colpiti dagli eventi catastrofici?
«Io credo che siamo attratti dalle catastrofi perché in fondo siamo tutti figli di eventi come il big bang o come gli schianti di asteroidi sulla Terra a cui dobbiamo lo spostamento dell'asse di rotazione del nostro pianeta e di consegnenza le stagioni. Poi ci sono stati i vulcani della Rift Valley, in Africa, determinanti per l'evoluzione delle scimmie per adattarsi all'ambiente mutato in seguito alle eruzioni.»
Prossimo libro?
«Ne sto scrivendo uno per Einautdi dedicato alla tecnologia inutile. Ci sarà spazio anche per la Sardegna perché nelle società che hanno una storia più lunga si nota meglio la differenza tra le tecnologie utili e quelle inutili.»
Vacanze?
«Sempre poche, all'isola del Giglio. Sperando che ritorni com'era prima della Concordia.»
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, 17 Agosto 2014
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