«Il cinema rappresenta la realtà
attraverso la realtà»
(Gilles Deleuze)
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"Il dramma" (Agosto 1940) sul set del film |
Il rapporto tra rappresentazione e finzione è estremamente affascinante per le dinamiche psicologiche che è in grado di scatenare e per le scelte che investono le tecnologie utilizzate nel cinema. Allora, se è vero che il film è la tecnica dell'immaginario per eccellenza, è altrettanto vero che la stessa lavorazione del film può portare a vivere esperienze fortemente autentiche. E non è necessario raggiungere situazioni estreme, come il vero trasporto di una vera nave su una vera montagna in Fitzcarraldo (Werner Herzog, 1982). Talvolta la scena diventa talmente accurata da rasentare la ricostruzione documentaristica, anche se con mezzi tutto sommato modesti rispetto alle grandi produzioni di Hollywood.
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Enrico Pau sul set del film (Cagliari, Ottobre 2014) |
Enrico Pau, che cosa significa ricreare una città devastata dalle bombe, tra macerie sparse per le strade e muri mancanti ricostruiti con il ChromaKey?
«Io questo film cerco di dare una forma all'oralità. Ho provato a restituire immagini di Cagliari bombardata come me l'ha raccontata mia madre. La nostra non è una produzione ricca in senso stretto e in queste situazioni bisogna cercare di avere le idee migliori per raccontare quel che si intende raccontare, provando almeno ad essere verosimili. In realtà è impossibile ricostruire Cagliari com'era in quei giorni se non per piccole porzioni.
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Uno scorcio del set |
Quanto sono servite le fotografie e i filmati dell'epoca?
«Ci sono filmati e fotografie girati immediatamente dopo i bombardamenti. In particolare le fotografie di quei giorni sono state fondamentali. E devo dire che in me queste immagini hanno scavato molto in profondità. Io ho un'idea di cinema molto legata ai luoghi e agli spazi, idea che nasce e si rafforza da un rapporto con un luogo. E in questo hanno giocato un ruolo importante anche quelle fotografie.»
A una comparsa che chiedeva “perché hai scelto noi?” hai risposto “perché avete delle facce antiche”. Puoi spiegare che cosa significa?
«Significa poter stare dentro quelle fotografie. Sono facce scomparse credo per via del benessere e di questa strana cosa che rende tutti simili, Pasolini diceva in senso estetico, si trovano ancora in quartieri popolari di Cagliari in cui risiede l'anima popolare di Cagliari quella tragedia aveva colpito tutti indistintamente infatti la cosa interessante che abbiamo fatto è stata dentro i rifugi mettere insieme volti, sempre antichi, ma appartengono a classi sociali differenti, dai vestiti le facce antiche sono facce che comunque sono le facce giuste per la storia questi volti devono avere qualcosa che rimanda a quelle giornate ho moltissime foto d'epoca di quegli anni anche i costumi sono stati pensati in funzione di questo mondo di questo universo.»
Hai riflettuto molto sugli effetti che quei bombardamenti su Cagliari hanno avuto sulla città?
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Bombs over Cagliari, Feb. 1943 www.reddog1944.com |
«Sì. E questo riguarda anche il personaggio del film, che viene da un mondo arcaico e si trova improvvisamente in una città in un momento estremamente drammatico. Io penso che le bombe per Cagliari non sono state solo una forma raffinata e tragicamente violenta di tecnologia distruttiva. La profonda trasformazione che si è determinata con la ricostruzione della città è una seconda tragedia. E questo cemento modellato secondo i gusti di ingegneri e geometri, senza una visione d'insieme, ha esercitato una forma di violenza nei confronti del volto morbido e bello della città.
Questo non è un tema del film ma è estremamente importante, nel mio rapporto con il cinema, riflettere sulla città, che per me è un corpo. E credo che questi spazi vuoti andrebbero lasciati, come monumenti della memoria.»
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 22 Novembre 2014