07 aprile 2015

Condividere i risultati negativi delle ricerche non è tempo perso

Nella ricerca scientifica non ha senso cestinare i risultati negativi. Perch? Ma perché sono comunque dei risultati, non sono, in assoluto, tempo perso, anzi: allorché non condivisi costringono altri a ripetere l'attività "inutile" e in quel caso il tempo potrebbe considerarsi sprecato.
E in qualche caso la pubblicazione degli esiti negativi è stato incentivato: No article fee for negative results until end of August
Io aggiungerei anche una forte valenza didattica in tutto ciò: sbagliando s'impara...

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 7 Aprile 2015




Journal of Negative Results in BioMedicine is an open access, peer-reviewed, online journal that provides a platform for the publication and discussion of unexpected, controversial, provocative and/or negative results in the context of current tenets.

New Negatives in Plant Science is an open access, peer reviewed, online journal that will publish hypothesis-driven, scientifically sound studies that describe unexpected, controversial, dissenting, and/or null (negative) results in basic plant sciences. The journal is specifically interested in covering areas of molecular-cellular biology, biochemistry, and -omics fields in algae and higher plants. The intent of the journal is to serve as a counter-balance platform to publish results that are inconsistent with findings made in a single plant system or predicted by current models and tenets.

The Missing Pieces: A Collection of Negative, Null and Inconclusive Results.


Immagine tratta da f1000research.com "No article fee for negative results until end of August" (15 May 2013)

06 aprile 2015

Dinosauri a Masullas. Una bella mostra in un bel museo per una Pasquetta geologica

Ogni cosa che puoi immaginare, la Natura l'ha già inventata 
(Albert Einstein) 

Le macchine realizzate con i progetti di Leonardo, esposte nel GeoMuseo Monte Arci di Masullas, 70 km da Cagliari, sembrano confermare la massima di Einstein. Una lunga e spietata selezione ha portato a soluzioni di straordiaria perfezione che hanno reso possibile il volo nei dinosauri, negli insetti, negli uccelli. Già, perché alcune soluzioni si sono sviluppate in animali appartenenti a classi differenti, per la cosiddetta convergenza evolutiva. Degli uccelli Leonardo ha analizzato le piume, le penne, le ali, il movimento, per poi disegnare delle macchine ipoteticamente in grado di volare. E poi, come in una Biomimetica ante litteram, ha provato a riprodurre i meccanismi della Natura.
Masullas fino al 24 Maggio ospita alcune di queste macchine, accanto agli esseri viventi che hanno trovato nel volo una loro dimensione caratteristica. La mostra "Alla conquista del cielo, il volo: dai dinosauri a... Leonardo"? espone riproduzioni di dinosauri teropodi dal grande Allosaurus al piccolo Confuciushornis e di pterosauri, i grandi rettili volanti del Mesozoico. Ieri ho scritto le idee che la mostra mi ha provocato: Dinosauri a Masullas. Una mostra stimolante, anche prima di visitarla.
Oggi posso riportare alcune impressioni di quello che ho visto.
Per prima cosa nonostante la grande affluenza del Lunedì di Pasqua le guide sono si sono dimostrate all'altezza della situazione e hanno illustrato i reperti, i modelli e gli schemi evolutivi agli adulti e ai bambini. Con questi ultimi si è dimostrata vincente l'illustrazione del fossile di Archaeopteryx e la circostanza mi ha ricordato un episodio analogo accaduto 8 anni fa in una mostra simile a questa allestita nei locali della ex scuola Riva, in piazza Garibaldi a Cagliari.
La guida del GeoMuseo Francesca Ghiani illustra l'Archaeopteryx ai bambini. 


Nel 2007 l'iniziativa fu del museo Aquilegia, che ha ora il merito di aver collaborato con il GeoMuseo di Masullas fornendo materiali e consulenza negli allestimenti. Ma rattrista pensare che oggi il museo Aquilegia non ha una sede e non si è accordato con il Comune di Cagliari, come sarebbe stato a mio avviso oppurtuno.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare è la possibilità di approfondimento che una mostra come quella di Masullas è in grado di offrire, nel senso che la visita si svolge necessariamente in fretta e tutto (i materiali esposti, i testi riportati nei pannelli e le spiegazioni delle guide) è frutto di una sintesi. Ma se si va a cercare ulteriori spiegazioni e approfondimenti, il beneficio può essere rilevante.
Per esempio, nel caso dell'ambra, se non ci si limita all'osservazione superficiale dei campioni esposti si possono scoprire molte cose interessanti.
Come i tentativi di ridare vita agli animali scomparsi grazie al DNA racchiuso in quelle gocce dorate. Il genetista Hendrik Poinar è coinvinto di riuscire nella sua impresa e ha illustrato il suo progetto in una conferenza TED: TEDxDeExtinction... avete capito bene De-Extinction è proprio la De-Estinzione ovvero il tentativo di riportare "in vita" le specie estinte, a partire dal mammut (traduzione italiana della conferenza TED: Facciamo ritornare i mammut lanosi) con il proposito dichiarato di costruire una "Jurassic Ark": l'arca degli animali del Giurassico. Consiglio anche: «Vi restituirò il Dodo» (Oggi Scienza, 22 Marzo 2013) e: Bringing Them Back to Life (National Geographic, April 2013).

Ma il GeoMuseo di Masullas non è solo la mostra "Alla conquista del cielo, il volo: dai dinosauri a... Leonardo". Ci sono alcune splendide vetrine piene di minerali raccolti intorno al paese, dei quali viene raccontata la storia geologica e le loro relazioni con noi Sapiens. E la domanda della guida "Ma senza ossidiana cosa sarebbe stato della nostra specie?" è di quelle che mi ronzeranno in testa per molto tempo. Insieme al ricordo di una piacevole Pasquetta geologica.

Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina
6 Aprile 2015

A father-son duo of biologists has set the stage for so-called de-extinction discovermagazine.com
The Quest to Resurrect Extinct Species (Virginia Gewin, Discover Magazine, January 22, 2015)

05 aprile 2015

Dinosauri a Masullas. Una mostra stimolante, anche prima di visitarla.

Come prepararsi a visitare una mostra intitolata "Alla conquista del cielo, il volo: dai dinosauri a... Leonardo"? Ma leggendo un articolo sulla transizione Dinosauri-Uccellii, no?

L'articolo - Gradual Assembly of Avian Body Plan Culminated in Rapid Rates of Evolution across the Dinosaur-Bird Transition (Stephen L. Brusatte, Graeme T. Lloyd, Steve C. Wang, Mark A. Norell) - è stato pubblicato il 20 Ottobre 2014 su Current Biology.
A quanto pare gli antenati degli uccelli iniziarono a mostrare le prime caratteristiche aviarie a partire da 230 milioni di anni fa. Quasi contemporaneamente alla comparsa dei dinosauri. Questa ricerca è importante non solo perché ha permesso di retrodatare l’evoluzione degli uccelli, ma anche per aver messo in luce il ruolo di penne e piume: strutture altamente specializzate e di fondamentale importanza per il volo.
Il favoloso Archaeopteryx, che fino a vent'anni fa era ritenuto il protagonista del transizione Dinosauri-Uccelli, ora è solo uno dei tanti. Ciò non diminuisce il fascino per queste ricerche, anzi: siamo solo all'inizio.
"La linea evolutiva che ha portato agli attuali uccelli - ha scritto Daniele Paulis su Pikaia il 13 Ottobre 2014 - presenta una velocità di evoluzione molto maggiore rispetto alla media degli altri teropodi".
Oggi del Cambriano. Fonte: Nature.
La novità evolutiva rappresentata dalla capacità di volare portò a una rapidissima diversificazione di specie.
Forse, fatte le debite proporzioni, è qualcosa di analogo alla conquista della vista da parte dei primi predatori marini espressa nella teoria dell’interruttore della luce (light switch theory). In questo caso sappiamo che 540 milioni di anni fa un trilobita sviluppò occhi in grado di formare immagini.
Lo sappiamo grazie ai fossili di Burgess Shale (le argilliti di Burgess, nelle Montagne Rocciose del Canada), per i quali il salto evolutivo (la cosiddetta esplosione del Cambriano, durata 5 milioni di anni) è ampiamente documentato: si svilupparono nuovi comportamenti, mimetismo, corazze, armi di difesa, nuovi piani anatomici.
La spiegzione più convincente della vista come detonatore dell'Esplosione Cambriana la dobbiamo a Andrew Parker, attualmente Research Leader al The Natural History Museum (Londra), autore del libro In un batter d'occhio (Zanichelli).
Scoperto occhio del Cambriano (mezzo milione di anni fa): era in un museo. Nature, 30 Giugno 2011 (Linguaggio Macchina, 1 Luglio 2011).
Occhi di Anomalocaris: chiave evolutiva per l'Esplosione Cambriana? (Linguaggio Macchina, 23 Dicembre 2011).

Ma perché sappiamo così tanto dei trilobiti del Cambriano e così poco degli avi degli uccelli?
Secondo me la differenza risiede proprio negli ambienti in cui abitavano. I trilobiti del Cambriano vivevano tra acqua, fango e sabbia e spesso sono stati sepolti molto rapidamente. Le particolari condizioni di alcuni siti Cambriani hanno garantito un livello di conservazione ottimale: spesso si sono conservate anche le parti molli. Gli esseri volanti, invece, potevano andare a morire ovunque, con meno probabilità di venire coperti da fango e terra. Chissà se è andata davvero così.

La mostra di Masullas è stimolante anche perché evoca le macchine volanti di Leonardo e l'ispirazione che deriva dall'osservazione degli uccelli. Ovviamente non vi è una connessione diretta con i dinosauri, dato che Leonardo non li conosceva (ma conosceva i fossili e fu probabilmente il primo a capire che si trattava dei resti pietrificati di organismi vissuti molto tempo prima).
Nel 1505 Leonardo compilò il Codice del volo degli uccelli: una metodica analisi sul volo che conduce alla progettazione delle sue celebri macchine volanti.

Le esposizioni di scienze naturali possono svolgere una fondamentale funzione divulgativa, offrendo al visitatore piccole ma preziose finestrelle sul mondo attuale e passato. E non è retorico sottolineare che rivestono anche un ruolo educativo, dato che oltre a favorire un valido avvicinando alle tematiche scientifiche e ambientali le mostre possono anche costituire un modello per capire il tipo di lavoro che porta alle scoperte. Anche quando esse sono, per così dire, casuali. O per meglio serendipiche. E il punto debole, spesso, è proprio questo: non è per niente facile fornire una visione approfondita del lavoro che c'è dietro. Ma sicuramente non è questo lo scopo della mostra di Masullas. Anzi, vedo, già alcuni aspetti positivi, prima di visitarla. Innanzitutto portare mostre come questa in un luogo come Masullas (1129 abitanti al censimento del 2011) significa portare la cultura verso le persone. E la stessa esistenza del Museo Mineralogico e Paleontologico, allestito nel 2010 all'interno del secentesco convento dei Frati Cappuccini, è ai miei occhi appare come un fatto molto importante.
Poi quando ci sono di mezzo i dinosauri il successo è assicurato, come ho constatato di persona a Villanovaforru (Museo Sa Corona Arrubia) con la mostra allestita dal febbraio 2000 al gennaio 2001 e a Tuili (Sardegna in miniatura) nel 2006. Dinosauri e bambini, amicizia inossidabile.



E poi, in fondo, l'esistenza stessa di questo post dimostra che una mostra, come "Alla conquista del cielo", può essere estremamente stimolante.
Complimenti a chi l'ha organizzata.

Andrea Mameli 
blog Linguaggio Macchina 
5 Aprile 2015