09 maggio 2015

Asparagi, tra cucina, scienza e arte

Partecipare a una cena, in occasione di una sagra dell'asparago - per la precisione la XX edizione, a Samassi - può regalare interessanti sorprese: dirette, per i deliziosi piatti a base di Asparagus officinalis, e indirette, per le tracce che questa pianta della famiglia delle Liliacee ha asciato nell'arte.
Edouart Manet ha dipinto un bel mazzetto nel 1880 (Une botte d'asperges, Colonia, Walraf-Richartz Museum). Poi, per gratitudine verso il generoso acquirente, ne ha prodotto uno singolo (Asparagus, Parigi, Musée d'Orsay) «Il en manquait une à votre botte».
C'è poi Elsie Russell con il suo sparagus on Table del 1991. E chissà quante altre opere, tra le quali io annovero le illustrazioni a corredo di libri, manuali e articoli scientifici.
Asparagi di Samassi (Sardegna)

Ringrazio Alessandra Guigoni per avermi fatto scoprire questo mondo.

Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina
9 Maggio 2015 

Edouard Manet Une botte d'asperges (1880) Wallraf-Richartz Museum, Cologne
Edouard Manet Asparagus (1880) Musée d'Orsay, Paris

Elsie Russell Asparagus on a Table (1991)
:
"Illustration Asparagus officinalis0b" di CSvBibra - Opera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons. Original book source: Prof. Dr. Otto Wilhelm Thomé Flora von Deutschland, Österreich und der Schweiz 1885, Gera, Germany [Permission granted to use under GFDL by Kurt Stueber]

07 maggio 2015

Cinque piccoli mondi scoperti intorno alla (vecchissima) stella Kepler-444

Meno di 4 mesi fa un gruppo di ricercatori guidato da Tiago Campante (un astrosismologo o "starquake" dell'Università di Birmingham) ha annunciato la scoperta di 5 piccoli mondi rocciosi vicino a una stella molto antica. La stella si chiama Kepler-444 e ha massa e diametro pari a circa il 75% di quelli del Sole. Dista da noi 117 anni luce e ha un'età sorprendente: 11,2 miliardi di anni.
La formazione questa stella è avvenuta quando l’Universo aveva appena 2 miliardi e mezzo di anni. Ma come si fa a stimare l'età di una stella lontana? Grazie all'astrosismologia, misurando le piccole variazioni di luminosità causate dalle onde sonore che si propagano all'interno della stella.
Lo studio è stato pubblicato il 27 Gennaio 2015 nella rivista Abstrophysical Journal.

Artist’s conception of Kepler-444 and its five orbiting planets. Credit: Peter Devine and Tiago Campante/University of Birmingham

Read more at: http://phys.org/news/2015-05-ancient-star-prospects-intelligent-life.html#jCp
 Kepler 444 e i suoi 5 pianetini. Credit: Peter Devine, Tiago Campante/University of Birmingham

Abstrophysical Journal
An Ancient Extrasolar System with Five Sub-Earth-size Planets
Abstract
The chemical composition of stars hosting small exoplanets (with radii less than four Earth radii) appears to be more diverse than that of gas-giant hosts, which tend to be metal-rich. This implies that small, including Earth-size, planets may have readily formed at earlier epochs in the universe's history when metals were more scarce. We report Kepler spacecraft observations of Kepler-444, a metal-poor Sun-like star from the old population of the Galactic thick disk and the host to a compact system of five transiting planets with sizes between those of Mercury and Venus. We validate this system as a true five-planet system orbiting the target star and provide a detailed characterization of its planetary and orbital parameters based on an analysis of the transit photometry. Kepler-444 is the densest star with detected solar-like oscillations. We use asteroseismology to directly measure a precise age of 11.2 ± 1.0 Gyr for the host star, indicating that Kepler-444 formed when the universe was less than 20% of its current age and making it the oldest known system of terrestrial-size planets. We thus show that Earth-size planets have formed throughout most of the universe's 13.8 billion year history, leaving open the possibility for the existence of ancient life in the Galaxy. The age of Kepler-444 not only suggests that thick-disk stars were among the hosts to the first Galactic planets, but may also help to pinpoint the beginning of the era of planet formation.


An ancient extrasolar system with five sub-Earth-size planets
Tiago Campante (University of Birmingham, UK)
Stellar Astrophysics Centre (SAC), Aarhus University, Denmark
September 18, 2014

03 maggio 2015

Perché le marce della morte? Vittore Bocchetta ha una risposta

Vittore Bocchetta, a Cagliari per la mostra delle sue opere, ha raccontato la sua ipotesi sulle cosiddette marce della morte (Todesmärsche). 
Bocchetta nel 1945 è prigioniero nel campo di Hersbruck.
Nel mese di aprile il campo viene evacuato con le marce della morte.
Una notte, in prossimità dell'abitato di Schmidmühlen, Bocchetta riesce a fuggire insieme a un deportato francese, Marcel Maurin.
Per Vittore Bocchetta la marcia della morte si trasforma, paradossalmente, nella marcia verso la vita.
Ecco come racconta quella fuga in RIVISITAZIONE A FLOSSENBÜRG ED A HERSBRUCK (© Vittore Bocchetta 2010):
«Qualcuno mi scuote, è Marcel. Marcel Morin, tipografo marsigliese, il più giovane dei sei francesi: "Maintenant Victor! C'est arrivé le moment! Allons on! Ecoute alors, je ne suis pas un trouillard! (Adesso! È arrivato il momento. Andiamocene. E ascoltami bene: io non sono un vigliacco!)." Mi spiega il suo piano e ignoriamo gli altri. Come d’accordo, mi avvicino a quel Posten sonnolento con la sua pipa spenta e, levandomi umilmente il berretto: "Abort? (Latrina?)." Questi poveri veterani non sanno molto di noi, quelli del Lager ti avrebbero detto di servirti davanti a loro, questo, invece, mi lascia anda- re sotto gli alberi. Marcel, d’accordo con me, fa lo stesso con il Posten dell'angolo opposto. Non abbiamo altra soluzione. Entro nel bosco e, dopo un paio di minuti, Marcel mi raggiunge e si affida alla mia guida. Dobbiamo nasconderci fino a che l'intera colonna se ne sia andata. Poi vedremo! Risaliamo il bosco per un centinaio di passi, troviamo, ai piedi di un gigantesco abete, un fosso coperto da rami bassi e generosi. Ci rannicchiamo come due ricci, coperti dalle folte frasche di pino e, in assolu- to silenzio, aspettiamo. Dormiamo senza cambiare la nostra postura, fino al tramonto, per lo meno sei o sette ore. Il resto della colonna che dorme è già tutta fuori di noi. D'improvviso, al calar della sera, l'odiato latrato di un SS fa sus- sultare ogni cosa: "Appel ... Los ... Aufstehen, Appell! (Appello ... avanti ... sveglia, appello ...!)" Immagino la scena come se la vedessi. Contano, ricontano, poi contano ancora: "Zwei Leute weniger ... zwei ... zwei fehelen! (Mancano due uomini ... due ... mancano due!)" Intanto il sole se n'è andato e comincia a farsi buio. Due SS lan- ciano il loro cane su per il bosco per cercarci e ci oltrepassano non più di una decina di metri da noi; la bestiaccia non ci percepisce. Forse non pensano di trovarci così prossimi agli altri, forse il cane ha il fiuto trop- po pieno del fetore di tutti, forse ... forse ... chissà? Passano pochi minuti, sentiamo due spari e i due aguzzini con il cane scendono dal lato opposto del bosco gridando che ci hanno scovati e ci hanno fatti “Kaputt”! Danno ordini concitati e la colonna si aduna sulla strada e riprende la marcia "Die Todesmärsche" (La marcia della morte). Restiamo nel nostro buco un'altra buona mezz'ora. Quando tutto è in perfetta pace, usciamo. Siamo intorpiditi e doloranti per le ore di immobilità, ma non ci vuol molto a riprenderci, torniamo sul prato del bivacco sperando, ovviamente, di trovare tracce di cibo, ma ci sono solo degli indumenti consunti e delle coperte arrotolate, ultimo lascito di qualcuno morto nel sonno selvatico. Cambiamo i nostri stracci per altri meno consunti e, a tracol- la, ciascuno, il rotolo d'una coperta. Ci affidiamo alla ventura di un ignoto cammino. Purtroppo io ho quasi passato la soglia delle mie pos- sibilità, non riesco a fare più di un centinaio di passi per volta, poi le mie gambe si piegano e sono colto da capogiri. Marcel mi incita e mi sostiene, mi aspetta paziente e ci sentiamo fra- telli e parliamo delle cose più belle e più assurde, le cose di chi sente cosa vuol dire essere libero. Nel mio sangue si è trasfuso quel coraggio spa- valdo che può sentire solo chi è appena risuscitato, il coraggio di Lazzaro che esce dal suo sepolcro. Troviamo delle lumache e cerchiamo di mangiarle crude. Marcel le sputa, io le ingoio, ma subito le vomito. Abbiamo gli alberi di una grande foresta tutti per noi e, per la prima volta, dai miei secoli dei secoli, vedo anche la bellezza di Madre Natura. La bellezza straordinaria della Germania. Come può esserci nato Adolfo?

Negli ultimi tempi ha iniziato a chiedersi il perché di queste marce. In questo breve video fornisce la sua risposta.

Ecco come Vittore Bocchetta ha ritratto la marcia della morte:

L'opera è esposta a Cagliari fino al 17 Maggio all'interno della mostra: Vittore Bocchetta, vita e arte di un antifascista.