In quanto tempo il magma potrebbe riuscire a trovare una via di risalita e dar luogo a un'eruzione?
«Questo è difficile da stabilire con precisione. Quel che è certo è che i tempi fisici per cui ciò possa avvenire sono alla scala delle diverse migliaia di anni. Tutt'altra storia rispetto al Vesuvio, dove le eruzioni sono avvenute in tempi storici e i tempi di ritorno dell'attività vulcanica sono dell'ordine delle decine e delle centinaia di anni. Ai Colli Albani tutto procede con tempi delle migliaia e delle decine di migliaia di anni. A cominciare dai tempi di ritorno delle eruzioni.»
A quali risultati siete giunti?
«A partire da 600 mila anni fa ci sono stati 11 cicli eruttivi. L'ultimo, avvenuto al Cratere di Albano, è iniziato 41.000 anni fa e si è concluso intorno a 36.000 anni fa. Questo significa il vulcano deve considerarsi attivo e pronto per un nuovo futuro risveglio.»
Ma allora i romani possono dormire sonni tranquilli o devono iniziare a temere di fare la fine dei pompeiani?
«Nessun elemento derivante dalle osservazioni geochimiche e geofisiche in atto lascia ipotizzare che un’eruzione possa avvenire né in tempi brevi né medi. Quindi, se una ricarica dei serbatoi magmatici è in atto, questa durerà senz'altro migliaia di anni prima che possa dar luogo a un'eruzione.»
Si fa presto a dire vulcani: le eruzioni sono ragionevolmente lontane nel tempo. In fondo, il rischio maggiore è costituito dalle emissioni di gas dal sottosuolo che si registrano in diverse zone dei Colli Albani: il Radon, il Disolfuro di Idrogeno e l’Anidride Carbonica, gas pericolosi per gli esseri viventi. In particolare il radon e i prodotti del suo decadimento sono la principale causa di esposizione alla radioattività naturale e rappresentano la seconda causa per tumore al polmone nel mondo dopo il fumo. Ma questi fenomeni, noti con il nome di degassamenti, sono causati più dal prosciugamento delle falde acquifere che da fenomeni connessi con le attività vulcaniche. Ancora una volta i pericoli vengono da mano umana.
Andrea Mameli
Articolo pubblicato il 5 Agosto 2016 nel quotidiano L'Unione Sarda, pagina della Cultura dell'inserto Estate