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Daniele Barbieri e Andrea Mameli a San Sperate (29 luglio 2017) foto: Raffaelangela Pani |
Daniele Barbieri e
Andrea Mameli si sono ritrovati sul palco del
Festival Cuncambias a San Sperate (Cagliari) sabato 29 luglio 2017 per il ciclo di appuntamenti
"Storie" con lo spettacolo scritto da Daniele Barbieri: Prima che il tempo finisca.
Ecco alcuni riferimenti alle
citazioni portate in scena:
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Gli orologi distrutti in scena da Daniele Barbieri |
Altre citazioni:
- «La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso». Italo Calvino» (Palomar)
- «Citatemi dicendo che sono stato citato male» (Groucho Marx)
- «Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la
realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo,
qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada» (Eraclito)
- Esperimento. (Fredric Brown): "La prima macchina del tempo, signori", disse con fierezza il professor
Johnson, presentando l'apparecchio ai due colleghi. "Certo, è solo un
modello sperimentale su scala ridotta. Non funziona che per oggetti di
peso inferiore a tre libbre e cinque once, e per distanze di dodici
minuti, al massimo, nel futuro o nel passato. Ma funziona".
Per
essere ridotto, il modello lo era davvero e assomigliava in tutto e per
tutto a una bilancia pesa-lettere, con in più due quadranti da orologio
fissati sotto il piattello.
Il professor Johnson prese un piccolo cubo di metallo.
"Il
nostro oggetto sperimentale", disse, "è un cubo di ottone del pezo di
una libbra virgola tre once. Per prima cosa lo manderemo cinque minuti
avanti nel futuro".
Si chinò, e mise a segno uno dei quadranti.
"Guardino i loro orologi"
I due colleghi guardarono i propri orologi,e il professor Johnson posò delicatamente il cubo sul piattello. Il cubò sparì.
Cinque minuti più tardi, esattissimamente, riapparve. Il professor Johnson lo riprese.
"Ora", disse, "cinque minuti nel passato".
Mise a segno l'altro quadrante. Col cubo sempre in mano, guardò l'orologio.
"Mancano
sei minuti alle tre", spiegò. "Alle tre in punto, posando il cubo sul
piattello, azionerò il meccanismo. Di conseguenza, alle tre meno cinque,
il cubo sparirà dalla mia mano e comparirà sul piattello: cinque minuti
prima di quando ce l'avrò messo".
"Ma allora, come potrete mettercelo?", chiese uno dei colleghi.
"Alle
tre, quando avvicinerò la mano, il cubo sparirà dal piattello e
comparirà nella mia mano per essere messo nel piattello. Le tre meno
cinque: attenzione, prego".
Il cubo gli sparì dalla mano.
E apparì sulla piattaforma della macchina del tempo.
"Visto? Cinque minuti prima che ce l'abbia messo, è già lì!". L'altro collega guardò il cubo con aria perplessa.
"Ma",
disse, "supponiamo che, adesso che è già lì cinque minuti prima che lei
ce l'abbia messo, lei cambi idea e, alle tre, non ce lo metta. Non si
avrebbe, in questo caso, una specie di paradosso?"
"Idea
interessante", disse il professor Johnson. "Non ci avevo pensato. Ma
proveremo subito. Dunque ecco: sono le tre, e io non...".
Non ci nessuna specie di paradosso. Il cubo rimase.
Ma il resto dell'universo, professori e tutto, sparì.
