Conosciamo tutti uno strumento della pratica ospedaliera che prende il nome di Cartella Clinica. Uno strumento di comunicazione, una raccolta sintetica di dati sanitari (risultati di esami e di ricerche diagnostiche), di diagnosi e cure; ha valore giuridico (è un atto pubblico, dotato di efficacia, redatto da un pubblico ufficiale); è utile per la prevenzione degli eventi indesiderati; consente l'esercizio di diritti; permette alle strutture sanitarie di monitorare (e giustificare) le spese. I requisiti fondamentali della cartella clinica sono sei: accuratezza, chiarezza, completezza, pertinenza, rintracciabilità, veridicità.
Bene, ma allora è un documento perfetto? Per la medicina ispirata al dualismo cartesiano, che vede il corpo e la mente come due mondi separati, sì. Ma se pensiamo a tutto il resto, come la percezione che i pazienti (e i loro parenti) hanno della malattia), tutto il vissuto soggettivo del paziente e dei familiari, le aspirazioni di guarigione, le paure, allora direi che si potrebbe aggiungere qualcosa. Ci ha pensato di farlo Rita Cahon: medico, esperta di letteratura, nel 1993 ha introdotto il concetto di Cartella Parallela (Parallel Chart). Per me la scoperta è recente ed è avvenuta grazie alla lettura del libro Medicina narrativa. Onorare le storie dei pazienti che Rita Charon ha scritto nel 2006 (Narrative Medicine: Honoring the Stories of Illness 1st Edition, tradotto da Raffaello Cortina Editore nel 2019;316 pagine, € 23,75). La trovo un'iniziativa affascinante e utile.
Ma a cosa serve concretamente la cartella parallela? Questa raccolta di sensazioni, impressioni e riflessioni del medico, insieme alla descrizione dei pensieri del paziente aiuta tenere conto del desiderio del paziente di condividere le informazioni e decisioni. La cartella parallela aiuta a comprendere la persona nella sua totalità. Questa persona è il paziente che nel colloquio diagnostico descrive il proprio malessere e parlando fornisce utili indizi e rende più potente la riflessione.
Nella Conferenza di Consenso “Linee di indirizzo per l’utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale, per le malattie rare e cronico-degenerative” del 26 giugno 2015 è emerso chiaramente che l’approccio narrativo deve essere inquadrato nel contesto del superamento dalla medicina paternalistica e della considerazione del paziente come solo oggetto di cura. Per maggiori informazioni sul documento, scrivere al Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità: medicina.narrativa@iss.it