Post

Visualizzazione dei post da novembre 25, 2007

Ma Eymerich è davvero così cattivo?

"Eymerich non è totalmente cattivo - ci ha risposto Valerio Evangelisti - la sua crudeltà nasce da una sorta di idealismo. Senza contare che è sempre molto superiore, per intelligenza e cultura, a tutti i suoi nemici." Perché piace tanto un inquisitore spagnolo intelligente, cinico e politicamente scorretto? "Perché è una figura credibile, che riassume tendenze negative, intolleranza, asocialità, autoritarismo, presenti in molti di noi e nella società." Ma Evangelisti condivide la necessità di travalicare i confini tra generi letterari espressa dal movimento New Weird? "È qualcosa che ho praticato prima ancora che nascesse il termine New Weird . Credo che i miei romanzi, almeno quelli con Eymerich protagonista, siano difficilmente inquadrabili in un genere preciso. Fantascienza, horror, avventura? Francamente, è un problema che non mi sono mai posto."

Il ritorno del crudele inquisitore (L'Unione Sarda, 1 dicembre 2007)

Immagine
Il ritorno del crudele inquisitore Valerio Evangelisti ripropone il personaggio di Eymerich L’impero bizantino ripiegato sulle proprie macerie, nel 1300, e l’Iraq del 2200 dilaniato da una guerra sempre più feroce e insensata. Dentro questi scenari si svolgono le vicende dell’ultimo romanzo di Valerio Evangelisti: La luce di Orione (Mondadori, pagine 334, euro 15,50). Mondi scenari distanti nel tempo ma accomunati da presenze mostruose: quei giganti che appaiono e scompaiono, facendo rivivere a distanza di secoli la maledizione di Orione, ovvero il Nembrot dell'Inferno di Dante (Canto XXXI). Il ritorno dell’inquisitore Eymerich dopo una tappa a Padova (dove si scontra con Francesco Petrarca) si compie sotto le insegne smeraldine di Amedeo di Savoia, il Conte Verde, da Venezia a Costantinopoli, per sottrarre la città alla pressione dei turchi ottomani. Ancora una volta la vicenda dell’inquisitore sottile e spietato, si intreccia con l'alchimia, i riti magici, le lotte per il pot

Dosho e Domio, sorvolando l'onda anomala. Video-fumetto di C. Cabras, A. Mameli, F. Costanzo (scienzafumetti.it)

La Voce di Avenal per evadere dal carcere (L'Unione Sarda, 27 novembre 2007, pag. 20)

Immagine
Carlo Parlanti, fisico detenuto negli Usa, comunica attraverso il blog curato dalla compagna cagliaritana Una finestra sul mondo, in un luogo come il carcere che per definizione non offre visuali aperte. Una finestra virtuale, nel senso che chi è dentro non si può affacciare. Sono i blog che offrono ai detenuti uno spazio per comunicare con il mondo. Indirettamente, dato che Internet è interdetto negli istituti di detenzione, quindi attraversofogli stampati il cui contenuto viene poi inserito sul sito da persone esterne al carcere. Come www.dentroefuori.org nato nel 2005 (primo in Italia) in una sezione della Casa circondariale di Lorusso e Cutugno (Vallette, Torino). O come vocediavenal.blogspot.com (in inglese avenalvoice.blogspot.com) a disposizione dei detenuti della prigione di Avenal (California). L'idea di creare La voce di Avenal è venuta otto mesi fa a Katia Anedda, cagliaritana, legata sentimentalmente a un italiano detenuto negli Usa. Lui, Carlo Parlanti, è un fisico,

Blog: finestre aperte sul carcere.

Immagine
In California esiste un carcere con camerate da 400 letti (foto a sinistra). Lo sappiamo notizie grazie al Blog La voce di Avenal creato da Katia Anedda con la collaborazione di Carlo Parlanti , fisico italiano detenuto negli Usa dal 2004. Gestire un Blog carcerario non è impresa banale: occorre raccogliere tutti i contributi (testi, disegni, foto) in forma cartacea e poi digitarli alla tastiera. Per una comunicazione bidirezionale si rende necessario portare in carcere le stampe dei commenti e ricevere eventuali repliche. La voce di Avenal si basa sulla passione di Katia, del compagno Carlo e di alcuni amici. Leggiamo poesie, riflessioni, approfondimenti, e possiamo ammirare le splendide borsette realizzate da Julio Martinez con materiali poveri (foto a destra). La nascita di Dentro e fuori (il primo in Italia) è stata possibile grazie alla collaborazione tra la redazione del giornale telematico Il Contesto e la Casa Circondariale Lo Russo e Cotugno di Torino e con il regista te