Silvia Bencivelli e il sonno della ragione.

Silvia Bencivelli è una giornalista che interpreta seriamente il suo ruolo di voce critica della società. Ma Silvia non è solo una giornalista: è una giornalista scientifica. Per questo l'eserczio critico si carica, a mio avviso, di una dose di responsabilità in più. La responsabilità di descrivere i fatti cercando ostinatamente un senso oggettivo, libero da spinte propulsive di matrice emotiva. Una responsabilità che può portare al confronto, anche acceso, con chi la vede diversamente. E fin qui niente di straordinario. Ma a volte scrivere criticamente può portare a farsi odiare, quando evidentemente il sonno della ragione genera reazioni mostruose. 

Il 16 Marzo 2013 Silvia ha sentito la responsabiltà di scrivere quello che molti di noi pensano da anni: le scie chimiche sono una baggianata. Lo ha fatto dalle colonne del quotidiano La Stampa, con un articolo intitolato Le "scie chimiche" la leggenda di una bufala che inizia così:

«È una bufala volante, che percorre i nostri cieli da più di quindici anni. Una bufala minacciosa, che parla di sostanze chimiche rilasciate tra le nuvole da misteriosi aeroplani scuri, per avvelenare l’aria e provocare, addirittura, genocidi».

E lo sapete cos'è successo nei giorni successivi? Silvia ha ricevuto insulti e minacce, come lei stessa ha scritto il 21 Settembre 2013 sul medesimo quotidiano: Scie chimiche e nuove bufale. Il dibattito impossibile.

Oggi Silvia ha scritto sul suo blog un post intitolato Va’ avanti tu che a me viene da ridere: chi è che deve difendere la scienza? 
Sotto accusa è l'ipocrisia del "mi piace": tutti bravi a cliccare su Facebook ma poi quando c'è da prendere posizione non si registra la medesima decisione.
Sotto accusa sono poi la smania di omologare, l'ossessiva ricerca di spiegazioni nascoste, il tentativo violento di zittire con arrogante superficialità chi non la pensa come te.

«Perché non è tutto uguale, santo cielo. Perché non ci sono due opinioni con pari dignità su tutto. Perché il mondo è pieno di ciarlatani che non vedono l’ora di dire la loro, e se di mestiere il mondo lo racconti devi saperlo e ti devi tutelare. Perché la storia delle due campane è una stronzata. Perché dopo vent’anni mi avete rotto le balle con la solite panzane: non sono più qui a occupare licei, non ci credo più, non credo più a chi ha la verità in mano, né a quelli che denunciano gli intrecci di potere, tantomeno a quelli che hanno visto la luce, a chi usa la parola servo e a chi usa la parola naturale, a quelli che siamo tanti e a quelli che tu così mi metti nei guai.
Il più delle volte lo terrei per me. Banalmente, perché sono una freelance senza nessun tipo di copertura e in un momento di fragilità professionale niente male.
Ma coraggio, dai, e cominciano le giostre.
Poi le giostre si fermano e io mi ritrovo con un sacco di nemici».

Ha ragione da vendere Silvia Bencivelli. E queste sue parole contro la banalità della malainformazione colpiscono per la loro fiera durezza.
Ma non basta. C'è anche un forte invito a non generalizzare, perché i peggiori nemici della buona informazione sono i cattivi giornalisti: quelli che non controllano le fonti, che si allineano acriticamente, che non vogliono scontentare.
Ma è anche vero che non sono pochi coloro che si sforzano di vivere il giornalismo con serietà:

«Cominciate col ripetere il mantra non dirò mai più che “i giornalisti sono ignoranti e sparano cazzate”, e mi darò da fare perché la comunicazione cambi rispettando i ruoli di ciascuno ma col contributo di tutti, compreso il mio».

E io aggiungo: compreso il mio.

Grazie Silvia.

Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
13 Novembre 2013


Commenti

Anonimo ha detto…
I principali avversari dell'illuminismo sono stati il dogmatismo religioso e la superstizione, leve su cui si esercitava il potere dell'ancien regime.
Il principale avversario della ragione scientifica e filosofica, oggi, è una nuova e più insidiosa forma di superstizione travestita da scienza, leva su cui si esercita il potere della demagogia, a sua volta massimo avversario della democrazia.
Il compito del giornalismo scientifico, in un simile scenario, è incredibilmente prezioso proprio per la salute della democrazia.
La mia speranza di cittadino è che comportamenti violenti come quello subito dalla Bencivelli non scoraggino una sana divulgazione scientifica e il conseguente, aperto e pacifico, dibattito sulle conseguenze etiche e politiche dell'attività scientifica.
Gianfranco Meloni

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