Meraviglie sotto terra, tra mare e montagna, in Sardegna e Friuli-Venezia Giulia. Il Tamburino (Storia, cultura e arte in Sardegna, Firenze, 1/1997)

Meraviglie sotto terra, tra mare e montagna, in Sardegna e Friuli-Venezia Giulia (Il Tamburino, Storia, cultura e arte in Sardegna, Firenze, numero 1/1997)

Durante la prima guerra mondiale mio nonno, Felice Mameli, fu mandato a combattere sul Carso e quand'ero bambino mi raccontò di aver notato forme rocciose molto simili al "takku"[1] del tipo di quelli che mi mostrava cavalcando nella verde Ogliastra.
Dopo un quarto di secolo ho potuto ammirare di persona gli altipiani che sovrastano Trieste [2] riscontrando, almeno in superficie, alcune di queste analogie.
Da Franco Cucchi, docente di Geografia fisica all'Università di Trieste, ho poi saputo che anche il sottosuolo si assomiglia: "La Terra è occupata per un quarto da rocce calcaree: grotte, cavità e altre manifestazioni del carsismo sono riscontrabili in ogni continente. Tra carsismo sardo e carsismo del Friuli-Venezia Giulia si possono scoprire molte analogie, ma in Sardegna le forme evolutive geologiche e tettoniche hanno dato origine a manifestazioni in alcuni casi molto complesse, in altri più semplici. Invece i Carsi del Friuli-Venezia Giulia hanno storia più recente e rapporti con le aree circostanti meno precisi. Per certi versi sono più semplici, per altri più complessi. Le cose talvolta cambiamo se si analizza solo il carsismo superficiale, più simile a quello triestino. Ma quello che accomuna maggiormente le due regioni è la sensibilità e l'amore per le grotte. Ora che la speleologia è sempre più abbinata con la ricerca scientifica si assiste a numerose iniziative comuni: gli speleologi forniscono dati ai geologie e viceversa. Inoltre tra il Dipartimento di Scienze geologiche, ambientali e marine dell'Università di Trieste ed il Centro Interdipartimentale di Ricerce a Carattere Ambientale e Marino di Cagliari (struttura legata al Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Cagliari) esiste un accordo di collaborazione":
Allora non è per caso che la prima associazione speleologica del monto si è costituita a Trieste, nel 1883. Che le regioni italiane con il più alto numero di gruppi sono Sardegna e Friuli-Venezia Giulia. E che gli speleologi delle due regioni sono in contatto da anni per escursioni e scambi di visite.
"Andiamo spesso in Sardegna - mi raccontano Mila Bottegal e Gianni Benedetti, speleologi triestini, curatori insieme a Massimo Marengo della documentazione multimediale disponibile nella rete Internet http://spin.it/~marengo/speleo/gts.html - perché è una terra bellissima abitata da gente incantevole. Amiamo le sue grotte e con gli speleologi sardi abbiamo instaurato ottimi rapporti."
Ho avuto modo di verificare personalmente la generosità e disponibilità degli appassionati del Gruppo Grotte Ogliastra: Carlo Palmas e altri due speleologi di Perdasdefogu, hanno condotto me e tre amici, la mattina del Lunedì dell'Angelo, il 31 marzo scorso, alla scoperta della meravigliosa cavità di "Angortidorgiu". Più recentemente ho incontrato il presidente della Federazione Speleologica Sarda, Angelo Naseddu (il quale mi ha fatto don dell'ottima rivista "Sardegna Speleologica") e tramite la rete Internet sono entrato in contatto con Corrado Conca - responsabile delle pagine telematiche della federazione: http:www.vol.it/IT/IT/ASSOC/SPELEO/speleosar.html - e ho scoperto che a Sassari sono attivi alcuni esperti: uno specialista di fauna cavernicola, Giuseppe Grafitti, e un biospeleologo di fama mondiale, Achille Casale.
Per sapere come si sono originate le specialità sotterranee di Sardegna e Friuli-Venezia Giulia mi sono rivolto all'amico Francesco Mulas [3] (geologo del Museo Tridentino di Scienze Naturali) che vive in provincia di Trento. "Gutta cavat lapidem dicevano i latini. Il detto richiama le grandi capacità dell'acqua di disciogliere alcuni tipi di rocce quali calcari e gessi. In particolare, l'acqua ricca di biossido di carbonio provoca la lenta dissoluzione del carbonato di calcio che costituisce le rocce calcaree. Questo fenomeno regolato da un complesso di equilibrio chimico-fisico e controllato dalle condizioni geologico climatiche al contorno, agisce sulla scala del tempo geologico. Le forme oggi osservabili sono il risultato di tale azione dell'acqua proiettata in quella quarta dimensione fondamentale per capire l'evoluzione geologica che è il Tempo. Se è vero che la maggior parte dei fenomeni carsici è di tipo erosivo, per la dissoluzione chimica delle rocce nelle quali si impostano e si sviluppano, non dobbiamo d'altra parte dimenticare le meravigliose testimonianze concrezionali ipogee, dovute alla locale precipitazione del carbonato di calcio strappato altrove. Chiaramente il bilancio è a favore dei processi erosivi, e il fenomeno porterà ad un lento e inesorabile consumarsi del massiccio calcareo. Il carsismo si può sviluppare tanto in superficie, quanto in profondità. Nell'immaginario collettivo a tale termine geologico-naturalistico si associano ambienti di grotta, ornati di meravigliose stalattiti e stalagmiti, visitati di tanto in tanto da eccentrici contorsionisti sicuramente non claustrofobici, gli speleologi, suscitanti altrettanta curiosità. Ma a manifestazioni sotterranee quali caverne, grotte, cunicoli, sifoni ed altre, spesso inaccessibili e percorse da incessanti corsi d'acqua, corrispondono talora aspetti superficiali parimenti interessanti. Al naturalista attento non sfuggono allora campi solcati, docce, vaschette. Solo le doline, in certi ambienti geologici italiani quali il Carso triestino, sono conosciute al grande pubblico, ma spesso come forme associate al crollo di cavità sotterranee. Un sistema carsico sotterraneo, al pari di altri sistemi geologici, nasce e si sviluppa, lasciando magari solo tracce fossili. L'acqua è artefice e padrona di queste forme. Si infiltra nel suolo, percola lungo porosità nonché fessure tettoniche, allargandole e riunendole in un reticolo a grande sviluppo orizzontale (anche centinaia di chilometri) e verticale (anche più di cento metri). Infine, lontano, stanca riemerge, carica della storia geochimica dei terreni che ha attraversato."
Il fascino delle grotte è grande: in  Friuli-Venezia Giulia e in Sardegna alcune cavità sono state attrezzate per agevolare l'ingresso e aperte al pubblico.
"Il  Friuli-Venezia Giulia - continua Mulas - comprende luoghi tra i luoghi più conosciuti dagli esperti e dai frequentatori dei sistemi carsici, eccezionali ambienti naturalistici dove l'azione aggressiva e modellatrice dell'acqua li ha resi un ambiente particolare, sebbene non l'unico esistente. In un parallelo fatto con le dovute proporzioni, possiamo associarlo agli ambienti carsici sardi. Innanzitutto bisogna ricordare che i sedimenti mesozoici che originarono le rocce carsificabili di queste due aree, sebbene in ambiti paleografici e deposizionali diversi, si depositarono tutti ai margini della Tetide. È infatti ai margini di questo antico oceano che separava la paleo-Europa dalla paleo-Africa (alla quale geologicamente appartengono le Alpi Meridionali) che trae origine la storia dei paesaggi carsici del  Friuli-Venezia Giulia e della Sardegna. La comunanza geologica si traduce quindi, a grandi linee, nella simile predisposizione delle rocce secondarie al carsismo. Secondo modalità riferite a contesti locali diversi, ma riconducibili a variazioni climatiche globali, i massicci calcarei e dolomitici inoltre subirono dalla loro emersione dal mare nella catena alpina una simile storia in termini di cicli di erosione chimica. Il mare è un altro elemento di comunanza tra i pregevole paesaggio carsico della Sardegna e della zona di Trieste: con esso i sistemi carsici sotterranei intrecciano importanti relazioni. Il carsismo, superficiale e sotterraneo, non ricopre vaste superfici in quanto si lega all'affioramento delle rocce solubili. Per questo i monumenti naturalistici che spesso il carsismo costruisce sono preziosi perché ognuno è originale."
Recentemente il Gruppo triestino Speleologi ha raccolto la sua storia in un grazioso volume "50 anni di attività" con immagini e testi molto chiari e descrizioni delle attività dal 1946 al 1996. Anche qui risulta evidente la simpatica alleanza tra le due regioni: "Viste le caratteristiche del luogo - scrive Mila Bottegal nel capitolo "Le spedizioni in Sardegna" - l'ospitalità delle grotte, la bellezza delle grotte e la bontà del vino locale, l'amicizia creatasi in quegli anni ci portò a frequentare ancora quei posti, ma, questa volta, come speleo-turisti!"
A quanto pare anche il sottosuolo può unire.

Andrea Mameli

[1] Takku: voce preromana relativa agli altipiani calcarei frastagliati di tipo dolomitico. Dizionario Etimologico Sardo. Max Leopold Wagner. Ed. Trois, Cagliari 1908
[2] A Trieste frequento il Master in Comunicazione della Scienza, organizzato dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati
[3] Il padre di Francesco Mulas è nato a Dorgali, ha lasciato la Sardegna nel dopoguerra, è entrato in Polizia, da pochi mesi è pensionato ed ora divide il tempo libero tra volontariato sociale e la vigna sopra Trento.

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Testi consigliati:

Carso triestino, Fabio Forti, Ed. Lint, Trieste, 1996
Sardegna, guida ai tesori nascosti, Antonio Franco Fadda, Ed. Coedisar, Cagliari, 1994


















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