Caccia al perduto amor nell'universo della tecnologia (L'Unione Sarda, 25 gennaio 2006)

Molto prima di Jules Verne, che un secolo fa anticipava le missioni Apollo, fu Luciano di Samosata, nell'Icaromenippo (165 d.C.), a descrivere un Viaggio sulla Luna. E se l'immaginazione aiuta a rendere la realtà più afferrabile, precorrendo i tempi della scienza, lo si deve alla propensione dell’Homo Sapiens al raccontare storie. Storie che alle speranze di un futuro reso migliore dalla tecnologia accostano tutte le inquietudini che a essa si accompagnano. Come nel caso di Frankenstein ossia il Moderno Prometeo, primo romanzo autenticamente science fiction, scritto da Mary Shelley nel 1816: se pensiamo che lampadina a incandescenza sarebbe stata introdotta da Thomas Edison solo nel 1879, e se teniamo conto della lentezza con la quale la popolazione non troppo colta veniva raggiunta dalle notizie di esperimenti come quelli sull'elettricità nelle rane, condotti da Luigi Galvani trent’anni prima, o dell’invenzione della pila da parte di Alessandro Volta, appena quindici anni prima, possiamo immaginare quanto l'elettricità fosse ancora un fenomeno misterioso. Così non è azzardato sostenere che la letteratura d’anticipazione ha rivestito e riveste ancora un ruolo rilevante: quello di cerniera tra la società e le conoscenze scientifiche, con licenza di esplorare, con gli strumenti della logica e dell'immaginazione, le conseguenze delle loro applicazioni. Considerata, spesso a torto, la sorellastra degli altri generi letterari, la fantascienza non avrebbe ancora esaurito il suo compito. La necessità di analizzare i rapporti fra tecnologia e società è stata sottolineata pochi giorni fa da Massimo Carlotto nel corso della presentazione del volume di Ignazio Sanna Le onde del destino (La riflessione, Cagliari, 2006): lo scrittore padovano ha evidenziato la carenza di autori italiani di fantascienza che impoverisce di fatto il dibattito. A presentare il volume la libreria Primalibri di Quartu S. Elena, non nuova a iniziative di promozione culturale, ha invitato Daniele Barbieri, giornalista, profondo conoscitore del genere (nel 1990 ha scritto una bella antologia scolastica: Immaginare Futuri, ora in ristampa): “Non è facile per i giovani autori cimentarsi in questo genere: è arduo convincere a pubblicare fantascienza. Io spero che non resti un caso isolato. Il libro ha un bel ritmo e regge bene i piani temporali, gli universi, e modi di pensare diversi che ci presenta. In questa storia scientifica e filosofica profonda, ricca di spunti originali, a un certo punto affiora uno dei nodi principali del nostro esistere: la caccia al perduto amore. E con la presenza della Sardegna, uno dei livelli del romanzo, Sanna dimostra l’orgoglio delle sue radici, ma è allo stesso tempo aperto al mondo.” Il libro di Sanna, che da parte sua rivendica l’appartenenza di questo scritto più al genere fantastico che a quello fantascientifico, introduce elementi nuovi, con i quali ci aiuta a riflettere intorno ai mutamenti indotti nelle nostre vite dalle tecnologie, in particolare nel campo delle neuroscienze, e ci presenta una visione personale della regressione ipnotica. “Oggi viviamo in una realtà estrema, piena di vincoli – ha concluso Barbieri – e la fantascienza, sognando, ci aiuta a realizzare un futuro diverso.”
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, 25 gennaio 2006

 


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