Premio Unesco per la ricercatrice sarda (L’Unione Sarda, 29 maggio 2006)

Scienza. Borsa di studio ad Annalisa Mancini dell'Università di Cagliari 
C'è anche una cagliaritana tra le giovani scienziate premiate come ogni anno dall'Unesco e dall'azienda cosmetica L'Orèal. È Annalisa Mancini (borsista del Dipartimento di Chimica inorganica e analitica dell'Università di Cagliari), vincitrice del premio istituito dalla casa francese in collaborazione con la Commissione nazionale italiana per l'Unesco, presieduta da Umberto Veronesi. La ricerca di Annalisa Mancini riguarda lo studio della reattività del bromo e dello iodio nei confronti di composti organici appositamente sintetizzati, potenzialmente molto utile nell'industria farmaceutica, nell'elettronica e nel campo dei nuovi materiali. 
Ma quali sono le possibili applicazioni di questa ricerca in campo farmaceutico? «Innanzitutto nello studio di farmaci per il trattamento di disfunzioni tiroidee», spiega Annalisa Mancini: «Ad esempio, molecole come il metimazolo possiedono un'attività come farmaci antitiroidei in quanto inibiscono la sintesi degli ormoni tiroidei triiodotironina e tiroxina riducendo la disponibilità dello iodio per la sintesi ormonale. L'identificazione dei prodotti di ossidazione ad opera dello iodio è di fondamentale importanza per capire il meccanismo di azione in vivo di questi farmaci». 
E in altri campi? «L'esaltazione delle proprietà elettriche di numerosi conduttori molecolari cui si aggiungono piccole quantità di alogeni è estremamente interessante. Inoltre, nel campo dell'ingegneria cristallina queste ricerche possono aiutare a costruire nanostrutture tridimensionali con insolite proprietà molecolari, proprietà basate sia sulla capacità delle molecole di alogeno di legarsi tra loro per formare catene, sia sulla loro capacità di instaurare legami deboli che consentono l'ottenimento di affascinanti strutture tridimensionali. Lo studio inoltre può essere utile per l'ottenimento di materiali solidi con proprietà magnetiche o di materiali che possono stabilizzare le molecole di alogeno nei cristalli e fungere, per così dire, da serbatoi di alogeni, che sono composti altrimenti molto volatili e di difficile conservazione».
(an. ma.)
L’Unione Sarda, 29 maggio 2006

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