Prima di mandare una e-mail, lasciala per un po' nel cassetto


Abbiamo chiesto un parere a Antonella Chifari, psicologa esperta in dinamiche della rete e ricercatrice del CNR di Palermo.
Quando scriviamo un’e-mail ci distacchiamo dalla realtà? "Il mio approccio sperimentale, di stampo comportamentale, mi fa propendere verso una giustificazione diversa. Parlare di distacco dalla realtà o sospensione della consapevolezza mi sembra eccessivo, piuttosto è verosimile che scrivendo un’e-mail il soggetto sia contemporaneamente immerso in altri compiti minando la sua attenzione focale o selettiva. Ciò potrebbe distrarlo da alcuni importanti meccanismi che avendo ormai assunto carattere di automatismo spesso si innescano senza un controllo diretto".
Cos’è l’attenzione selettiva? "Un esempio di attenzione selettiva è quello di sopprimere una risposta automatica a uno stimolo, quindi benché si inneschi l'automatismo un calo di questo tipo di attenzione, in uno specifico momento di sovraccarico, porta a non riuscire a sopprimere un'azione con il risultato che essa si attivi prima che tu lo voglia".
Nella posta elettronica le inibizioni possono ridursi fino a far dimenticare il contesto comunicativo? "Su questa affermazione concordo pienamente: il soggetto si iperfocalizza sul compito."
È sufficiente, come consiglia il libro, pensare bene prima di inviare un messaggio?
"Se pensare bene vuol dire mantenere un livello di attenzione più alto ed una maggiore centratura sul compito, direi proprio di si."
Se una ricerca del genere si conducesse in Italia i risultati sarebbero gli stessi? "Da popolo di veri distrattoni penso che la ricerca attecchirebbe di sicuro producendo una eco utile per tutti coloro che, incappati nel problema, a quel punto potrebbero non solo uscirne confortati ma anche più pronti ad autoregolare la propria attenzione esercitando uno sforzo consapevole".
Il libro Shipley e Scwhalbe ha un importante pregio: quello di aiutarci a osservare i cambiamenti del nostro mondo, che ci vedono protagonisti o vittime, e in merito ai quali non ci soffermiamo adeguatamente a riflettere. Alcuni degli elementi evidenziati nel libro meritano particolare attenzione: come l’esagerata velocità nel rispondere o come l’ambiguità (che il titolo dell’e-mail non è in grado di risolvere) tra comunicazioni formali e informali, tra le reali richieste e il perfido spam. In altre parole, scrivono Shipley e Scwhalbe: “Nella conversazione faccia a faccia o in quella telefonica la parte emotiva del nostro cervello controlla costantemente le reazioni del nostro interlocutore. In questo modo riusciamo a capire cosa gli piace e cosa non gradisce. Viceversa, l’e-mail non fornisce un canale informativo di questo genere”.
ANDREA MAMELI
[articolo pubblicato sul quotidiano L'Unione Sarda, 12 agosto 2007, inserto Estate Cultura, pag. VI]
Commenti
ho segnalato questo tuo interessantissimo articolo in un mio commento sul blog "Nazione Indiana" http://www.nazioneindiana.com/2007/08/30/ne-con-le-pr-ne-con-lo-stato-delle-cose/#comment-76732
e a proposito: ti ho spedito una mail qualche giorno fa, la hai ricevuta??
Francesca E. Magni
andreamameli [chiocciola] tiscali.it