E Philo inventò la TV
Nella storia spunta anche un sardo
L'Unione Sarda, Inserto Estate Cultura, Pagina V
17 settembre 2007
Andrea Mameli
Il 7 settembre 1927, sette anni dopo averlo immaginato, Philo Taylor Farnsworth riuscì a realizzare la prima immagine televisiva. Philo, appena ventunenne, con il suo Image Dissector per la prima volta riesce a catturare una scena e a convertire la luce in impulsi elettromagnetici. È la data di nascita della prima immagine televisiva. Ma cosa è successo prima, per giungere a questo risultato? Per capirlo torniamo indietro fino al 1873, quando l’ingegnere inglese Willoughby Smith, impegnato a esaminare materiali per cavi telegrafici sottomarini, osserva che il selenio è sensibile alla luce: la conduttività elettrica aumenta al crescere della temperatura e dell'illuminazione. Da questa constatazione, subito pubblicata su Nature, hanno origine gli studi sulla fotoconduttività da cui nascono le prime fotocellule. Due anni dopo, negli Stati Uniti, George R. Carey prova a costruire un apparecchio televisivo che analizza l’immagine per mezzo di una serie di fotocellule e la ricrea illuminando una serie di lampadine. Si chiamava telectroscope, ma non andò oltre la creazione del contorno grezzo delle figure, sebbene Carey l’avesse descritta su Scientific American del 5 giugno 1880, in un articolo dal titolo Vedere per mezzo dell’elettricità. Nel 1881 il piemontese Carlo Mario Perosino costruì un sistema simile. Due anni dopo fu la volta di Paul Gottlieb Nipkow con un apparato costituito da un disco di metallo sul quale erano praticati alcuni fori disposti a spirale in posizioni progressivamente più esterne. Poi un dispositivo elettrico convertiva le variazioni di luminosità correlate alle immagini in impulsi elettrici. Nipkow nel 1884 presenta il primo brevetto relativo ad un apparecchio per la visione a distanza (Fern-sehen). Ma tutte queste idee non vengono realizzate in pratica, per ostacoli costruttivi e difficoltà di reperire finanziatori. Poi viene la Prima guerra mondiale, che ruba energie e fantasia, e le intuizioni televisive sembrano scomparire per qualche anno.
Così, a sorpresa, il 7 agosto 1922 spunta un brevetto registrato a Los Angeles e firmato Augusto Bissiri. L’idea è quella di migliorare il disco di Nipkow ottenendo una serie di righe di luce poi convertite in segnali luminosi e ricreate in un sistema elettromeccanico di visione. Un cognome sardo non passa inosservato, allora si scopre che il Bissiri, nato a Seui il 10 settembre 1879, emigrò negli Usa, dove si distinse per creatività e inventiva, facendosi conoscere per le doti di disegnatore e di prolifico creatore di stupefacenti apparati. In un articolo del mensile Il Messaggero Sardo del giugno 1998 (intitolato “Augusto Bissiri inventore della televisione”) Giuseppe Deplano racconta che nel 1905 l’inventore sardo, invitato da una società d’ingegneria, si trasferisce a New York e l’anno dopo riesce a trasmettere una fotografia da una stanza a un’altra. Questo sistema di trasmissione d’immagini a distanza, consacrato da un brevetto presentato da Bissiri il 4 gennaio 1928 a Los Angeles, si potrebbe forse considerare come l’antesignano del Fax. Non sappiamo se la proto televisione di Augusto Bissiri funzionasse davvero, abbiamo scoperto solo che è morto a Los Angeles il 25 febbraio 1968. L’Unione Sarda del 22 maggio 1906 scriveva già di questo scienziato di ventura ante litteram: “Ai valorosi che, come il giovane Bissiri, per il bene dell’umanità si sacrificano, vada il nostro plauso e la nostra ammirazione”. A giudicare dal numero di brevetti registrati l’entusiasmo del quotidiano appare giustificato, ma le notizie su Augusto Bissiri e sul fratello Adriano (artista e cineasta, morto in Texas nel 1966) in Internet si limitano al sito sardegnaturismo.it che però indica la presenza di un documento nell’archivio dell’emigrazione di Casa Farci a Seui: d’altronde il locale Liceo Scientifico è intitolato a loro.
La prima televisione basata sul sistema di Nipkow fu ideata nel 1923 da un ingegnere scozzese, John Logie Baird, e divenne realmente funzionante due anni dopo.
Ci stiamo riavvicinando a quel fatidico 7 settembre 1927. Siamo di nuovo a San Francisco, dove Philo Farnsworth si era trasferito dallo Utah, e dove aveva allestito un laboratorio insieme alla moglie (scomparsa nel 2006, a 98 anni) e a due collaboratori. Quella mattina di 80 anni fa Philo crea la prima trasmissione di un'immagine completamente elettronica. Ma la sua avventura non è una passeggiata, scopre infatti che Vladimir Zworykin, emigrato negli Stati Uniti dopo la Prima guerra Mondiale, aveva brevettato l’invenzione nel 1923: l’iconoscopio (la telecamera) che registra le tonalità di luce sotto forma di impulsi elettrici, e il cinescopio (lo schermo) per mezzo del quale gli impulsi elettrici vengono riconvertiti in immagini. Ne nacque una lunghissima battaglia legale: c’era la data avanzata Zworykin ma mancavano prove della capacità del suo sistema di funzionare nel 1923. Fu decisiva la testimonianza di Justin Tolman, insegnante di chimica di Farnsworth, che ricordava i progetti di Philo, antecedenti a quella data. Nel 1934 l’Ufficio brevetti degli Usa accordò la priorità dell’invenzione a Farnsworth e la Rca (la multinazionale per la quale Zworykin lavorava) fu costretta a pagargli i diritti.
Ma la gioia durò poco: a causa della Seconda guerra mondiale furono sospese le vendite di apparecchi televisivi e dopo il 1945 la Rca riuscì a imporre il suo standard. Per Farnsworth fu un’amara lezione. Quel candido cuore d’inventore si spense l’11 marzo 1971. Forse era l’ultimo.
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Andrea Mameli
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Marco.