02 novembre 2007

DDT, la scritta resta (Sardinia Project, 1947)

DDT Desulo 2 nov 07 mameli Desulo (Nuoro) 2 novembre 2007 (Foto: Andrea Mameli). La scritta DDT è ancora visibile su una parete evidentemente mai riverniciata negli ultimi 60 anni: la data è il 30 ottobre 1947.
Il Sardinia Project, avviato nel 1946 e concluso nel 1951, portò all'eliminazione dell'Anopheles labranchiae con l'impiego di DDT a cura della Fondazione Rockefeller. Sul tema esistono alcuni documentari: The Sardinian Project (1949, 36 minuti) e Adventure in Sardinia (1950, 20 minuti), e qualche libro, come Americani, comunisti e zanzare (Editrice Democratica Sarda, 1995) e La malaria in Sardegna (Franco Angeli, 1996).
Ma ho l'impressione non sia stato raccontato tutto.
malaria Sessant'anni fa i sardi alla guerra della malaria (Andrea Mameli, L'Unione Sarda, 14 maggio 2006).
Cagliari, 14 maggio 1946. In una stanza del monumentale edificio che ancora oggi è sede delle Scuole Elementari Riva, in Piazza Garibaldi, pochi uomini stanno per decidere il futuro della Sardegna appena uscita dalla guerra. Hanno in mente un'isola libera da una malattia che miete molte vite ogni anno, soprattutto per la facilità di trasmissione: la malaria. Il protozoo responsabile dell'infezione (Plasmodium falciparum) che distrugge i globuli rossi dell'ospite è trasportato da una zanzara (Anopheles labranchiae). Una malattia micidiale, in grado di intervenire nella selezione naturale: i talassemici portatori sani offrono un ambiente meno accogliente al plasmodio, così la malaria ha favorito gli individui affetti da talassemia minor. Un flagello secolare, responsabile di sofferenza e sottosviluppo: con la malaria il turismo, l'agricoltura e la stessa vita nei centri costieri non si sarebbero mai potuti sviluppare. Attorno a un tavolo siedono Giuseppe Brotzu (direttore dell'Istituto d'igiene dell'università di Cagliari), Alberto Missiroli (designato dall'alto commissario per l'igiene e la salute pubblica), Guido Casini (esperto nell'utilizzo del dicloro-difenil-tricloroetano, il famigerato Ddt) e una squadra fatta arrivare dagli Stati Uniti che comprende un entomologo (T.H.G. Aitken) e un esperto in tecniche di eradicazione (D.B.Wilson). Ci sono poi medici, agronomi, tecnici forestali, amministratori locali. È il quartier generale dell'Ente regionale per la lotta antianofelica in Sardegna (ERLAAS), i generali di un esercito di trentamila uomini, che combatterà fino a sconfiggere la malaria nel 1950. In questa guerra, nome in codice "Sardinia Project" furono determinanti il supporto scientifico e tecnico della Fondazione Rockefeller e i fondi dello Stato e dell'UNRRA (il fondo delle nazioni unite nato nel 1943 per sostenere la ricostruzione post bellica).

Più ricerca per salvare le coste (L'Unione Sarda, 1 novembre 2007)

coast day L’impegno per la salvaguardia dell’ambiente porterà alla firma di un trattato internazionale di tutela delle aree marine. È uno dei risultati delle giornate delle coste (Coast Day) festeggiate il 24 (in Sardegna dal 21 al 25) in Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Siria, Tunisia, Turchia, sponda occidentale della Striscia di Gaza e alcuni Paesi europei (l’Italia era rappresentata dalla Sardegna). Nel corso degli incontri (organizzati a Cagliari dall’assessorato regionale del turismo e dall'International Marine Center di Oristano) il geologo Giovanni De Falco, ricercatore del CNR, è intervenuto sul tema "Ricerca scientifica o gestione?".
La Sardegna è la regione con più aree marine protette. In che modo il parco si concilia con il turismo?
"Le aree marine protette italiane - spiega De Falco - non hanno solo lo scopo di conservare gli ambienti naturali ma anche quello di promuovere lo sviluppo sostenibile. Attraverso la ricerca e il monitoraggio è necessario misurare gli effetti delle attività turistiche sulle risorse ambientali per adottare regole specifiche. Questo obiettivo può essere raggiunto con il confronto tra ricercatori e gestori."
Qual’è il ruolo della ricerca scientifica?
"Con oltre 1800 km di coste la Sardegna ha bisogno della ricerca in campo marino per gestire il proprio patrimonio ambientale. Si tratta di uno strumento che deve essere utilizzato per fornire risposte ai decisori. Occorre promuovere ricerca di qualità, aperta alle collaborazioni internazionali e in grado di affrontare i problemi specifici legati al territorio. La gestione integrata della fascia costiera non può essere limitata solo alla pianificazione urbanistica, ma deve considerare gli effetti dei diversi usi delle risorse costiere sugli ecosistemi. Gli strumenti per conoscere e gestire sono forniti dalla ricerca."
Cosa prevede il protocollo internazionale per la tutela delle coste?
"Si tratta di uno strumento che impegnerà i Paesi contraenti all’adozione di politiche di gestione integrata delle coste. Una gestione capace di tenere in considerazione gli usi delle risorse ambientali da parte dell'uomo e la fragilità degli ecosistemi. Il protocollo contiene indicazioni dettagliate sugli indirizzi da seguire per raggiungere l'obiettivo della gestione integrata, frutto di anni di discussione e revisione. La ratifica del protocollo è in programma in gennaio."
Perché Nazioni Unite e istituzioni europee hanno promosso una giornata delle coste?
"L'obiettivo è sensibilizzare amministratori e opinione pubblica sul valore delle coste e sulla necessità di adottare approcci innovativi nella gestione e pianificazione dei territori costieri. L'evento svolto in Sardegna, l'unico in Italia, intende sottolineare l'apprezzamento per le politiche portate avanti dalla Regione negli ultimi anni in questo settore."
Quali emergenze per l'Isola?
"Rispetto al resto d'Italia la Sardegna possiede ancora ampi tratti costieri integri con alcune zone di criticità, come le aree prospicenti i grossi insediamenti industriali. Un potenziale pericolo deriva dall'inquinamento da idrocarburi. Occorre dotarsi di un sistema di allerta e previsione per gestire le situazioni critiche. Oggi siamo in grado di sapere come si sposterà una macchia di idrocarburi con i modelli di previsione dello stato del mare. La sfida per il futuro sarà la gestione degli spazi naturali consentendone l'utilizzo e la conservazione. Questo significa limitare l'affluenza turistica in ambienti particolarmente delicati, come alcune spiagge. Si tratta di scelte da fare caso per caso sulla base di conoscenza approfondita dei sistemi ambientali costieri."
Andrea Mameli (L'Unione Sarda, Cultura, pag. 57, 1 novembre 2007)

Halloween? In Sardegna sono certi “La festa è nata sotto i nuraghi” (La Repubblica, 31 ottobre 2007)

Artisti e intellettuali dagli Usa nell’isola per un incontro di musica e culture E si scopre che in Barbagia da secoli si intagliano zucche e i bimbi chiedono doni.

Halloween? La festa è nata sotto i nuraghi (La Repubblica, 31 Ottobre 2007)

31 ottobre 2007

La legge sul Rientro dei cervelli è surreale!

AGI - Roma, 31 ottobre 2007 - "La legge sul Rientro dei cervelli è surreale. Io non l'avrei mai fatta. Però l'ho rifinanziata perchè è stata fatta una promessa che va mantenuta".
E' così che il ministro dell'università e della ricerca Fabio Mussi ha risposto alle domande di alcuni telespettatori di Repubblica.it.
"Ogni anno dall'Italia se ne vanno 4 o 5 mila giovani laureati, alcuni per seguire una propria vocazione, altri perchè gli diamo 4 soldi per fare ricerca. Quando sono diventato ministro ho trovato che su 450 ricercatori rientrati con la legge, soltanto 30 erano stati stabilizzati dal Cun (Consiglio universitario nazionale). Io con fatica immensa ho portato il numero a 60. E' stata una legge propagandistica ed è stata una fregatura per chi è rientrato fiducioso. Il problema è ricreare le condizioni per far si che la gente non sia costretta a lasciare l'Italia".

30 ottobre 2007

Cardiopatie, nuove tecniche e meno rischi (L'Unione Sarda, 29 ottobre 2007)

I progressi della medicina non si misurano solo con i successi diagnostici e terapeutici. Si tiene conto, sempre più, anche di altri fattori come la riduzione delle complicazioni che accompagnano la chirurgia tradizionale, come nel caso della cardiologia pediatrica moderna. Il trattamento di alcune cardiopatie congenite con l’impiego di speciali cateteri fa scomparire i rischi connessi con la circolazione extracorporea e i problemi (anche estetici) legati alle cicatrici chirurgiche sul torace. Ciò comporta anche una sensibile riduzione dei costi e dei tempi di ricovero. Il successo della cardiologia pediatrica ha portato all’aumento della sopravvivenza dei neonati, e all’incremento delle cardiopatie congenite in età adulta. Si è così originata una nuova fascia di pazienti, che in alcune città vengono seguiti nei medesimi centri che si occupano dei pazienti pediatrici. Come nel caso del reparto di Cardiologia pediatrica del Brotzu, diretto da Roberto Tumbarello, che nei giorni scorsi - in collaborazione con la Società italiana di cardiologia pediatrica e dell’Università di Cagliari - ha organizzato un corso di aggiornamento. 
«Sino a 40 anni fa - spiega Tumbarello - una cardiopatia congenita equivaleva spesso ad una condanna a morte. La diagnostica inizialmente era affidata al cateterismo cardiaco, svolto con paziente addormentato, nel quale si introduceva un tubicino di plastica che raggiungeva il cuore per effettuare una diagnosi, analizzando le pressioni, il contenuto di ossigeno del sangue e iniettando un mezzo di contrasto per opacizzare le strutture cardiache. La cura era solo chirurgica con correzione diretta della cardiopatia. Dobbiamo molto all’intuizione di William Rashkind del 1966: osservando la trasposizione dei grandi vasi, connessi al ventricolo sbagliato, si notava che il sangue non si ossigenava mai e il bambino moriva. Così Rashkind creò una comunicazione, sfruttando le stesse tecniche diagnostiche, tra due sezioni del cuore, e in questo modo aprì la strada alle nuove cure.» 
In cosa consistono le tecniche più avanzate? «Si sono originate procedure che permettono di chiudere comunicazioni anomale ed altre di aprirle. Oggi le tecniche correttive cardiologiche per via transcatetere sono la metà del totale. Noi le applichiamo da 15 anni, tranne in alcuni casi ad alto rischio in bambini al di sotto dei 2 anni nei quali è possibile il ricorso alla cardiochirurgia neonatale, attualmente non presente in Sardegna: i viaggi della speranza per molti pazienti sono solo un brutto ricordo. La percentuale di pazienti affetti da cardiopatie congenite in Sardegna è più alta di quella che si registra in altre regioni italiane probabilmente per ragioni connesse all’insularità». 
Quali saranno le innovazioni del futuro? «Alcune severe aritmie cardiache del feto sono già trattate con successo in utero: la prossima frontiera sarà la possibilità di intervento diretto nel grembo materno.» 
Conta molto informare bene? «Le cardiopatie congenite hanno caratteristiche molto particolari, per questo dopo la diagnosi cerchiamo di spiegare in termini semplici il problema ai genitori dei pazienti per far accettare una diagnosi e una terapia. Queste situazioni possono avere un impatto devastante nelle famiglie, specie se non preparate, ecco perché è molto importante una corretta informazione».
Andrea Mameli 
(L'Unione Sarda, 29 ottobre 2007) 


29 ottobre 2007

Il blog di Nonna Nedda: come sarà il mio futuro?

nedda "Sono un'insegnante di scuola elementare in pensione da molti anni. Ho passato gli ottanta ed ancora provo interesse per tutto ciò che avviene intorno a me."
A presentarsi così nel suo blog l'eredità di nedda è nedda gottardi in arte nonna nedda.
Era quello che cercavo: il blog di una persona con il doppio dei miei anni, nel quale trovare tracce del mio futuro. Cioè cosa scriverò da grande? Racconterò il mio passato? O forse avrò bisogno di un diario nel quale leggere il mio passato remoto e riconoscermi. Nonna Nedda lo fa in maniera eccellente:
"Negli anni quaranta vigevano le SANZIONI contro l'Italia. Non arrivavano più materie prime dall'estero e bisognava far buon viso a cattiva sorte.
Ho raccontato in un post precedente, come persi un tacco delle scarpe (pressocché nuove ed anche graziose). Oggi racconto di come erano calzati grandi e piccoli: portavano zoccoli, tomaio di vacchetta, zeppa di legno e tanti chiodi sotto la suola. Questo tipo di calzatura aveva un suo nome preciso, SGALMERE, una parola che mi fa pensare a sgangherato!"

Ora mi chiedo: e se, piano piano, dovessi perdere la memoria a breve termine? Allora un diario quotidiano nel quale raccontare le mie giornate sarebbe l'unico modo per riappropriarmi delle mie giornate.
Andrea Mameli, Cagliari 29 ottobre 2007

Un blog contro la solitudine
Nedda, on line a 86 anni

Laura Montanari, Repubblica, 14 ottobre 2007