Giorgio Celli, la scienza facile (L'Unione Sarda, 26 aprile 2008)
Giorgio Celli interverrà oggi a Siddi alle 10 per l’inaugurazione del Museo Ornitologico della Sardegna e alle 15 presenterà il suo ultimo libro: “La mente dell’ape. Considerazioni tra etologia e filosofia” (Compositori, Bologna 2008).
Cosa significa spiegare la scienza per Giorgio Celli? «Il vero divulgatore deve coniugare una solida preparazione scientifica con buone capacità di comunicazione. L’ideale è un ricercatore con una seconda dote: farsi capire con semplicità.»
In Italia crescono di numero, e di qualità, festival e musei della scienza. Il museo di Siddi si inserisce in questo solco? «Da attività centralizzata, e localizzata in grandi città, la scienza sta allargando la sua presenza anche a piccoli centri. Stiamo passando alla diffusione dei contenuti scientifici per tutti e non più per una ristretta cerchia.»
Lei è un modello di divulgatore. Quali sono i suoi modelli? «I miei modelli sono i grandi entomologi come Peter Farb, e Charles Darwin. Ma anche Joseph Conrad di cui amo il capolavoro Cuore di Tenebra. Ma il mio grande idolo è Leonardo Da Vinci: genio impareggiabile, capace di accostare arte e scienza in maniera sublime.»
"Le tentazioni del professor Faust" racconta la storia di un ricercatore che lavora per una multinazionale: una relazione lecita o un rapporto incestuoso? «A volte pericoloso. L’idea che il ricercatore venga pagato dall’impresa privata secondo me è l’inizio della fine della scienza libera.»
Nel suo libro dedicato al mondo delle api sembra quasi che la società di questi insetti abbia raggiunto livelli di perfezione sconosciuti per gli umani. È così? «Le api sono il risultato di un’evoluzione più lunga di quella umana e hanno sviluppato metodi cono i quali riescono a pensare insieme. Il gesuita evoluzionista Pierre Teilhard de Chardin ha scritto che l’umanità passerà dalla biosfera alla tecnosfera e da questa alla noosfera: il pensiero umano, pur mantenendo intatta la propria individualità si connetterà a formare una sorta di mente planetaria. Le api, pur avendo molti neuroni in meno di noi, ci riescono già. E mantengono gli alveari in buona salute.»
Professore, ama più i gatti o le api? «Le api mi hanno seguito in tutta la mia vita professionale: le studio con il camice bianco. I gatti fanno parte della mia vita privata e sono i miei compagni da sempre.»
ANDREA MAMELI
L'UNIONE SARDA, CULTURA, sabato 26 aprile 2008
Commenti
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