01 maggio 2008

La Sardegna ha la sua Biblioteca digitale. Bellissima, ma... manca la scienza!

Fa un certo effetto vedere immagini di tanti anni fa. Spesso risalenti a prima della propria data di nascita (primo maggio 1965 nel mio caso). Non è facile trovare filmati come questo della commovente processione di Sant'Efisio tra le macerie di Cagliari distrutta dai bombardamenti angloamericani.
digital efis

L'operazione Sardegna Digital Library anche per questo è da considerare una grande conquista: video, foto, registrazioni audio, e ovviamente testi, gratis, per tutti. Un servizio di immenso valore. Un patrimonio utile come oggetto di studio e di ricerca. Ma anche una splendida operazione di democrazia culturale, oserei dire, non fosse per il maledetto digital divide che ancora impera...
nebida Ci sono davvero tantissimi documenti interessanti nella Digital Library e tanti ne affluiranno. Manca però, a mio modesto parere, qualcosa di altrettanto importante. Non ci sono o almeno tuttora non sono ancora state inserite, come categoria autonoma, (mentre lo sono, ad esempio Enogastronomia e Sport), la Scienza, la Tecnologia e la Medicina. Tre argomenti di cui si trovano, anche in Sardegna, numerose testimonianze (sonore, visive e testuali) e che sarebbero degne di comparire in questa meravigliosa risorsa multimediale. Basti pensare alla lotta antimalarica (1947-50), ai lanci di palloni sonda effettuati a Cagliari nel 1952 per lo studio delle particelle elementari, alle tecnologie sviluppate nelle miniere sarde, alle ricerche condotte in svariati campi, per non parlare degli sviluppi futuri legati al Radiotelescopio di San Basilio. Con l'aggiunta di queste risorse la biblioteca sarà a mio avviso completa, altrimenti continueremo a commettere l'errore di separare le culture. E nell'era della conoscenza mi sembra proprio un errore fuori tempo.
campagna antimalarica

- Caccia ai segreti della fisica nel Golfo degli Angeli
- Sessant'anni fa i sardi alla guerra della malaria

27 aprile 2008

Giorgio Celli, la scienza facile (L'Unione Sarda, 26 aprile 2008)



Amare la scienza attraverso la letteratura: è questa la chiave per decifrare lo straordinario talento di Giorgio Celli per la divulgazione. Un talento, quello dell'etologo veronese, frutto di una grandissima passione per la natura, ma anche per la narrativa, il teatro, la poesia. Per avvicinare la scienza alla società secondo Celli bisogna raccontarla come una favola o un giallo, rendendola interessante e affascinante. Per questo la sua produzione non è solo scientifica: due opere teatrali sono state rappresentate al Festival dei due mondi di Spoleto: nel 1975 ("Il sonno dei carnefici") e nel 1977 ("Vita e meravigliose avventure di Lazzarino da Tormes"). A quegli anni risale la pubblicazione del libro "Le tentazioni del professor Faust" (Feltrinelli) Premio Pirandello 1975. Giorgio Celli ha curato la sezione "Arte e scienza" della Biennale di Venezia 1986, con l'audiovisivo "Arte e Biologia", e ha scritto decine di libri (divulgazione scientifica, poesie, gialli). Ma il volto e la voce di Celli sono noti al grande pubblico grazie al programma televisivo "Nel regno degli animali" con il quale ha portato l'etologia in televisione. Per questo va considerato un autentico pioniere, nonostante la precedente opera di Angelo Lombardi con la trasmissione "L'amico degli animali" (andata in onda per oltre 700 puntate a partire dal 1956).
Giorgio Celli interverrà oggi a Siddi alle 10 per l’inaugurazione del Museo Ornitologico della Sardegna e alle 15 presenterà il suo ultimo libro: “La mente dell’ape. Considerazioni tra etologia e filosofia” (Compositori, Bologna 2008).
Cosa significa spiegare la scienza per Giorgio Celli? «Il vero divulgatore deve coniugare una solida preparazione scientifica con buone capacità di comunicazione. L’ideale è un ricercatore con una seconda dote: farsi capire con semplicità.»
In Italia crescono di numero, e di qualità, festival e musei della scienza. Il museo di Siddi si inserisce in questo solco? «Da attività centralizzata, e localizzata in grandi città, la scienza sta allargando la sua presenza anche a piccoli centri. Stiamo passando alla diffusione dei contenuti scientifici per tutti e non più per una ristretta cerchia.»
Lei è un modello di divulgatore. Quali sono i suoi modelli? «I miei modelli sono i grandi entomologi come Peter Farb, e Charles Darwin. Ma anche Joseph Conrad di cui amo il capolavoro Cuore di Tenebra. Ma il mio grande idolo è Leonardo Da Vinci: genio impareggiabile, capace di accostare arte e scienza in maniera sublime.»
"Le tentazioni del professor Faust" racconta la storia di un ricercatore che lavora per una multinazionale: una relazione lecita o un rapporto incestuoso? «A volte pericoloso. L’idea che il ricercatore venga pagato dall’impresa privata secondo me è l’inizio della fine della scienza libera.»
Nel suo libro dedicato al mondo delle api sembra quasi che la società di questi insetti abbia raggiunto livelli di perfezione sconosciuti per gli umani. È così? «Le api sono il risultato di un’evoluzione più lunga di quella umana e hanno sviluppato metodi cono i quali riescono a pensare insieme. Il gesuita evoluzionista Pierre Teilhard de Chardin ha scritto che l’umanità passerà dalla biosfera alla tecnosfera e da questa alla noosfera: il pensiero umano, pur mantenendo intatta la propria individualità si connetterà a formare una sorta di mente planetaria. Le api, pur avendo molti neuroni in meno di noi, ci riescono già. E mantengono gli alveari in buona salute.»
Professore, ama più i gatti o le api? «Le api mi hanno seguito in tutta la mia vita professionale: le studio con il camice bianco. I gatti fanno parte della mia vita privata e sono i miei compagni da sempre.»
ANDREA MAMELI 
L'UNIONE SARDA, CULTURA, sabato 26 aprile 2008