«Racconto a New York il corpo delle metropoli e le città fatte di corpi» (L'Unione Sarda, 27 aprile 2011)

Alessandro Carboni Unione Sarda 27 aprile 2011 Un nuovo riconoscimento per l'artista Alessandro Carboni, che da quindici anni studia le relazioni tra il corpo e lo spazio attraverso le arti visive e l'architettura. Le attività di insegnamento e la ricerca si sviluppano tra la School of Architecture di Hong Kong, la Central Saint Martin's University of Art di Londra, la Naba di Milano Digital environment design e il LaDU - laboratorio di densità e trasformazione urbana - dell'Università di Cagliari. Il 5 maggio l'artista sardo sarà a New York per uno spettacolo (“Inverse power of wavelengths”) e un seminario.
Carboni, cosa porterà in scena a New York? 
«Un nuovo “sguardo” fatto di sensibilità alla potenza del corpo, ai suoi gesti e alle relazioni con gli altri. Una lettura che ci permette di ripensare alla nostra posizione e all'influenza delle nostre azioni nello spazio che ci circonda. Una sorta di “inversione di potenza” che descrive lo spazio urbano non più come un sistema organizzato di oggetti edilizi, ma come un flusso di corpi, una propagazione di onde, che si muovono continuamente nello spazio. L'idea nasce a Hong Kong dove analizzavo le aree urbane e le loro trasformazioni in relazione ai corpi che le abitano. Lo scopo è ripensare il progetto dello spazio urbano non come qualcosa di dato, ma come luogo di esperienza e produzione in cui il corpo diventi l'agente, l'asse portante di discussione e di cambiamento». 
Di cosa tratta il seminario che seguirà allo spettacolo? 
«La mia ricerca sulla città, vista come un organismo vivente simile a un corpo umano che invecchia e si trasforma. Gli abitanti, anch'essi corpi, interagiscono e abitano la città, ne modellano le forme, ne determinano l'identità, sono gli agenti del cambiamento. La grandezza della città sempre più popolate, gli spostamenti sempre più rapidi, la stessa percezione della città, osservata anche con Google map, tutto diventa, almeno apparentemente, più accessibile. Parte del seminario verrà dedicato all'approfondimento di alcune città paradigmatiche del sud Est Asiatico che ho visitato di recente».
Quali esperienze hanno influenzato maggiormente il lavoro?
«I primi lavori completamente autoprodotti negli anni Novanta negli spazi autogestiti di Firenze, quando avevo 20 anni; gli anni di studio e lavoro tra Londra e la Polonia vissuti e gli spettacoli nell'est e nel nord Europa tra il 2001 e il 2005, la ricerca e l'insegnamento in India per il progetto “From Quad to Zero” del 2006, le esplorazioni in Asia, in particolare nelle megalopoli cinesi in trasformazione. Il lavoro con i bambini con il laboratorio di creazione infantile e di formazione che ho realizzato in collaborazione la scrittrice Elena Morando, al Parco della Maddalena, pochi giorni fa».
Prossimi progetti?
«Ritorno a studiare il Mediterraneo: le trasformazioni delle città e dei corpi che le abitano. Cercherò di scoprire il “paesaggio umano” durante un viaggio di 4 mesi in barca a vela con un gruppo di ricercatori, per studiare da vicino le trasformazioni di alcuni quartieri e dei suoi abitanti in 12 città del Mediterraneo. Per questo ho iniziato una collaborazione con Alessandro Chessa, fisico di Cagliari e coordinatore del laboratorio di ricerca sulle reti complesse LinkaLab, per comprendere il comportamento umano a partire dall'interazione dei corpi tra di loro e con gli spazi urbani». 
Andrea Mameli



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