Piuttosto mi darei fuoco piuttosto che usare piuttosto che in modo piuttosto sbagliato
Ora basta! Ho trovato un "piuttosto che" adoperato come la disgiuntiva "o" in un documento redatto ufficialmente da un Ente Locale. Non so se mi arreca maggior fastidio questa mostruosità o una "é" al posto di una "è" o ancora l'abuso di "quant'altro". Ma non volendo patire rabbia da solo, impotente di fronte a tanta volgarità, ho consultato il mio oracolo: l'Accademia della Crusca. E ho subito trovato pace. Ecco cosa scriveva, nell'ottobre 2002, Ornella Castellani Pollidori: «Era fatale che tra i primi a intercettare golosamente l’infelice novità lessicale fossero i conduttori e i giornalisti televisivi, che insieme ai pubblicitari costituiscono le categorie che da qualche decennio - stante l’estrema pervasività e l’infinito potere di suggestione (non solo, si badi, sulle classi culturalmente più deboli) del "medium" per antonomasia - governano l’evolversi dell’italiano di consumo.»
Grazie a Ornella Castellani Polidori ora il crimine grammaticale è circoscritto e analizzato in tutto il suo marcescente falso fascino: «Se quest’ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio.»
La mia crociata contro gli orrori d'italiano è una battaglia persa? Non direi, specialmente dopo aver letto la previsione, ricca di speranza, della ricercatrice dell'Accademia: «Basterà averre un po’ di pazienza: anche la voga di quest’imbarazzante piuttosto che finirà prima o poi col tramontare, come accade fatalmente con la suppellettile di riuso».
Grazie a Ornella Castellani Polidori ora il crimine grammaticale è circoscritto e analizzato in tutto il suo marcescente falso fascino: «Se quest’ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio.»
La mia crociata contro gli orrori d'italiano è una battaglia persa? Non direi, specialmente dopo aver letto la previsione, ricca di speranza, della ricercatrice dell'Accademia: «Basterà averre un po’ di pazienza: anche la voga di quest’imbarazzante piuttosto che finirà prima o poi col tramontare, come accade fatalmente con la suppellettile di riuso».
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