Spinoza: quando la satira legge l'attualità meglio della cronaca

Perché tanto successo? «Spinoza.it - ha scritto Marco Travaglio nella prefazione al primo volume - è un antidoto alla pigrizia, al conformismo e alla mediocrità. Una satira rara, della miglior specie». Vero ma non basta a spiegare il fenomeno.
Io penso che di satira ci sia bisogno. Bisogno di ridere, certo, ma anche di affrontare la realtà, perché di questo in fondo si tratta. Una realtà talvolta amara, spesso bizzarra, che possiamo affrontare e disinnescare, a volte, solo ridendoci su, proprio con gli strumenti della satira. Ridere per rivelare, per spiattellare, per sputtanare. Ma anche per esorcizzare.
Il fenomeno ricorda quello della Risata verde: quella trae origine dal senso d'impotenza di fronte a un qualche tema drammatico, tipico dei cabaret tedeschi degli anni venti del Novevento e delle barzellette ideate da persone internate nei campi di concentramento.
La lettura degli aforismi satirici di Spinoza.it per alcune persone sta diventando una sorta di liturgia quotidiana, con un breviario che cambia ogni giorno, mantenendo una ritmica e uno stile soprendentemente omogeneo (e questo a dispetto delle migliaia di menti coinvolte nel processo creativo). Un fenomeno che dilaga attraverso i social networks, in una spontanea ridistribuzione di queste pillole di sarcasmo davverk sorprendente.
Oggi ho avuto il piacere di presentare il secondo libro di Spinoza accanto a Massimiliano Lai (uno dei "quattro mori" del laboratorio di satira, con Alberto Cacciarru, Roberto Manunta, Franco Sardo).
La foto che riporto in alto a sinistra l'ho scattata due ore fa dal palco dell'Exmà di Cagliari (Festa Democratica Nazionale dell’Università e della Ricerca) mentre Massimiliano Lai leggeva alcuni esempi della satira spinoziana.
Le risate dal pubblico, precedute da un istante di silenzio, mi confermano che la satira, a volte, legge l'attualità meglio della stessa cronaca.
Testo e foto: Andrea Mameli - www.linguaggiomacchina.it - 20 settembre 2011
Le parodie e le caricature sono le critiche più acute
(Aldous Huxley, Punto contro punto, 1928).

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