
Meyer Schapiro (1904-1996) è considerato uno dei più grandi storici dell'arte, docente a Harvard, Oxford e alla Columbia University. Lo citiamo su
linguaggiomacchina perché gli siamo grati per il brillante volume
Tra Einstein e Picasso. Spazio-tempo, cubismo, futurismo (Christian Marinotti edizioni, 2003, 240 pagine, 15,00 €), nel quale il percorso di avvicinamento tra arte e scienza sembra culminare in un incontro stellare.
Ma a interessarci non è l'incontro stellare, quello tra Albert e Pablo (che di fatto non si compie), quanto il clima culturale di quei tempi. Un clima certamente avvelenato dalle due guerre mondiali, ma non per questo meno vivo di altri periodi. Un clima ricco di sconvolgimenti in campo scientifico (relatività, meccanica quantistica) e artistico (astrattismo, cubismo).

E soprattutto con il travaso, perlopiù inconsapevole, dall'uno all'altro campo. Un travaso che ha in comune l'imbuto per il passaggio da un recipiente all'altro. L'imbuto della libertà individuale nel compiere l'osservazione del mondo circostante. Arte e scienza contemplano il medesimo mondo oggettivo, ebbe a scrivere Einstein nel 1921, e differiscono nella fase della ratifica:
"Le accomuna l'amorevole devozione al superamento di ciò che è personale".Nel libro di Schapiro emerge chiaramente la partecipazione internazionale a questi fermenti:
"Furono non i fautori del Cubismo, quali Braque e Picasso, ma alcuni loro seguaci, come Marchel Duchamp, 
e i futuristi italiani sopra ogni altro, a sostenere di avere introdotto nella loro arte il tempo come ("quarta") dimensione".
E più avanti spuntano altri spunti di ricerca artistica del tempo:
"Sebbene essi tentassero all'estremo di rendere le posizioni successive di un oggetto in movimento, come in Dinamismo di un cane al guinzaglio di Giacomo Balla, 1912, un cane in corsa con zampe moltiplicate e posizioni sovrapposte del corpo, niente in tali immagini corrisponde allo spazio-tempo nel senso inteso da Minkowsky ed Einstein."D'altra parte, come ha scritto Pietro Greco su Jcom (Journal of Science Communication) nel giugno 2004 [
Einstein, Picasso e i pellegrinaggi delle idee" (Pdf) o in inglese:
Einstein, Picasso and ideas' pilgrimages]:
"Nel dipingere Les Damoiselles d’Avignon, 
nel mandare in frantumi lo spazio classico e nell’avviare una rivoluzione nell’arte figurativa, il genio di Picasso ha interpretato e si è fatto partecipe dello “spirito del tempo”. Ivi compreso quello “spirito scientifico” che, a inizio ‘900, stava sottoponendo a seria critica la concezione newtoniana dello spazio e del tempo. Con Einstein. Ma non solo con Einstein."
E il nocciolo della questione, spiega Pietro Greco, è almeno apparentemente semplice:
"il pittore spagnolo, come tutti i (futuri) esponenti del Cubismo all’inizio del XX secolo è impegnato in un vero e proprio “programma di ricerca”: la riduzione delle forme a rappresentazione geometrica. Il programma di ricerca di Picasso, come quello di Einstein, riguarda la simultaneità, anche se riferita allo spazio invece che al tempo. E l’ottica di Picasso è la medesima di Einstein: non esistono sistemi di riferimento privilegiati. La simultaneità assoluta non esiste."Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 7 febbraio 2011
Giacomo Balla. Velocità astratta (1913, olio su tela 260x 232)
The unity of Picasso's art
Meyer Schapiro
Offers a comprehensive analysis of the artist Pablo Picasso, discussing the relationships and associations between his work and personal life, and between Picasso's Cubism and Einstein's Theory of Relativity.
Cubism and relativity with a letter of Albert Einstein (Paul M. Laporte)