05 marzo 2011

Un motorino elettrico costruito con parti di lego

motorino lego Un motore elettrico si compone di parti elettriche e meccaniche. Per le prime la soluzione è quasi sempre riconducibile ai tipici avvolgimenti di fili di rame e alle mini calamite. Per le seconde la fantasia può spaziare liberamente. Come in questo post del blog Jose Pino Electric 'LEGO' Motor (2/7/2007), in cui il motorino è stato costruito avvolgendo filo di rame intorno alle ruotine di costruzioni Lego. Del resto per creare un bel motorino cosa c'è di meglio di oggetti che si incastrano perfettamente tra loro e possono ruotare su un asse?
Trovate lo stesso post tradotto in italiano nel blog elettronica open source: Fai-da-te motore elettrico utilizzando pezzi di Lego

04 marzo 2011

Il 16 marzo, a Cagliari, presentazione del Manuale di sopravvivenza energetica (Scienza Express, Torino, 2011)

Manuale di sopravvivenza energetica Il 16 marzo 2011 alle 18, nei locali della Libreria Piazza Repubblica libri (Cagliari, piazza Repubblica 23), presentiamo il nostro Manuale di sopravvivenza energetica. Intervengono, insieme a me, il grafico Fabrizio Piredda (autore dei disegni contenuti nel libro) e il fisico Michele Saba. 

03 marzo 2011

Let’s Science, radioincorso, Trieste

Let’s Science Let’s Science è il nome della trasmissione radiofonica ideata dagli studenti del Master in comunicazione della scienza della Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste). La prima puntata di Let’s Science ha realizzato una pillola di scienza e cinema: La versione di Barney e gli oscuri meandri della memoria raccontati da Alessandro Treves, neuroscienziato alla Sissa. Che cosa succede al nostro cervello mentre ascoltiamo la musica? Perché la musica ci piace così tanto? E perché l’evoluzione ha selezionato quest’umana passione? Dai microfoni di Let’s Science ne parlia Pierpaolo Battaglini, neurofisiologo e coordinatore del centro BRAIN per le neuroscienze dell’Università di Trieste, insieme a Franco Calabretto, direttore del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine.

02 marzo 2011

Nella Grotta di Solinas i fossili del pensiero umano (L'Unione Sarda, 2 marzo 2011)

L'Unione Sarda 2 marzo 2011 «Sui resti di Gipeto e Avvoltoio Monaco evidenti i tagli lasciati da utensili di pietra». I neandertaliani e la “capacità artigianale”. Marco Peresani spiega la scoperta di Fumane
La scoperta della Grotta di Fumane è di quelle che lasciano il segno: da uno strato risalente a 44 mila anni fa affiorano tracce che indicano chiaramente l'adozione da parte di individui Homo neandertalensis di ornamenti che finora si ritenevano in uso solo ai Sapiens. Ciò significa che il pensiero astratto, a cui sono riconducibili le massime espressioni culturali umane, ovvero l'arte e la scienza, non era solo appannaggio dei Sapiens, ma ha albergato anche nei nostri “concorrenti evolutivi”: i Neanderthal.
Questo importante sito archeologico, precedentemente noto con il nome di “Riparo Solinas” dal nome di uno dei primi scopritori, l'archeologo di origine sarda Giovanni Solinas, e oggi conosciuto come Grotta di Fumane, in provincia di Verona, rivelò l'esistenza di un groviglio di cavità quasi del tutto riempite dei detriti di un corpo di frana, rimosso in vari momenti dopo il 1995. Sotto questi detriti affiorano ora i resti degli abitati dei gruppi di cacciatori neandertaliani e dei primi Sapiens, tutti in ottimo stato di conservazione.
Un sito ben noto a Marco Peresani, coordinatore della ricerca svolta all'Università di Ferrara e pubblicata il 22 febbraio nella rivista PNAS (Proceedings of National Academy of Sciences).
Cosa avete scoperto?
«Ossa di uccelli in ottimo stato di conservazione. Ciò ha permesso di effettuarne la determinazione tassonomica, attribuendo la maggior parte dei reperti al genere o alla specie di uccello e individuare, così anche quelli riferibili a grandi rapaci come il Gipeto e l'Avvoltoio Monaco. Ma la scoperta più importante è stata riconoscere i classici tagli lasciati dai coltelli di pietra che, in questo caso, erano stati utilizzati per distaccare le lunghe penne remiganti. Altri uccelli venivano, per così dire “spennati”, come il Falco cuculo, il Gracchio alpino e il Colombaccio».
Ora dovremo retrodatare la comparsa del pensiero astratto nella storia evolutiva umana?
«Sicuramente. Anzi, bisognerà aggiornare la nostra immagine del Neandertal. Tuttavia, se è vero che Fumane marca la più antica testimonianza al mondo dell'uso delle penne come elementi ornamentali, voglio ricordare che in altri siti europei il Neandertal faceva uso di coloranti per l'ornamento del corpo, ma che in Sud Africa e nel vicino Oriente l'emergenza del comportamento simbolico avviene tra i Sapiens, diverse migliaia di anni prima, come testimoniato da conchiglie forate e rocce coloranti».
La reale capacità di espressione simbolica nei neandertaliani ha alimentato un acceso dibattito nella comunità scientifica. La Grotta di Fumane rappresenta già uno spartiacque in tal senso?
«Da decine di anni gli archeologi e gli antropologi ne discutono incontrandosi almeno un paio di volte all'anno oppure dibattendo nella scena internazionale, parteggiando per ipotesi estremamente contrastanti: imitazione? Modernizzazione indipendente? Scambio di oggetti? Ipotesi spesso basate su testimonianze archeologiche poco affidabili, incerte, mal documentate. Fumane non conosce questi problemi. Gli strati sono bene visibili, i reperti sono rimasti al loro posto da decine di migliaia di anni, le superfici delle ossa raccontano un'enormità di cose quando osservate al microscopio. Lo spartiacque sta nel poter sostenere con sicurezza le nostre ipotesi e nell'aprire un'enorme finestra sulla ricerca scientifica».
Semplifichiamo troppo se affermiamo che i Neandertaliani non erano poi così diversi da noi? Quali differenze siamo in grado di rilevare attualmente?
«Il problema è capire quanto sia ampia questa distanza comportamentale e cognitiva tra noi e i Neandertal. Alcuni sostengono che sia nulla, altri notevole. Di certo è che Sapiens, forse anche forte di una maggiore densità demografica o forse di un diverso grado di mobilità, lascia molte testimonianze del suo passaggio e queste testmonianze sono molto vicine al nostro modo di concepire un tipo di vita “moderno”, per quanto primitivo esso sia. Lo si evince dall'organizzazione degli accampamenti, dall'allargamento della dieta, dall'arte e dall'ornamento, nonché da tutte le forme di tecnologia applicata: pietra scheggiata, osso, ecc. Tutte cose che, tuttavia, il Neandertal, se escludiamo l'arte, aveva inventano poche migliaia di anni prima di scomparire».
Chi era Giovanni Solinas e che ruolo ha avuto nello scoperchiare la pentola della storia in quel particolare sito archeologico?
«Era un notevole ricercatore, dotato di un fiuto sopraffino per comprendere la preistoria, la localizzazione dei siti più importanti nei Monti di Verona. Gli dobbiamo grande riconoscenza».
Merita un approfondimento anche la partecipazione delle autorità e degli enti locali.
«Per me è sempre grande motivo di commozione poter restituire alle comunità locali, che si sono adoperate a diverso titolo nel sostenere le nostre ricerche, un patrimonio così ricco. Ricordo il supporto più che ventennale del Comune di Fumane, della Comunità Montana della Lessinia, del Parco naturale regionale della Lessinia, della Regione del Veneto e della Fondazione Cariverona. Le reazioni, dopo tanti anni di investimento, non possono essere che positivamente unanimi».
ANDREA MAMELI
L'Unione Sarda, Cultura, 2 marzo 2011

01 marzo 2011

Incisioni neandertaliane su ossa di rapaci

Alpine chough Ivana Fiore Incisioni sulle ossa di Gracchio Alpino (Pyrrhocorax graculus) rinvenute nella Grotta Fumane (VR).
Pictures: Ivana Fiore. Courtesy of Marco Peresani (Università di Ferrara)

28 febbraio 2011

Campi elettrici misurati intorno ai neuroni

Ephaptic coupling of cortical neurons è il titolo di un articolo pubblicato su Nature Neuroscience il 16 gennaio 2011. Lo studio, parzialmente finanziato dal progetto europeo del Sesto programma quadro EUSYNAPSE ("From molecules to networks: understanding synaptic physiology and pathology in the brain through mouse models"), illustra il comportamento dei campi elettrici misurati nel cervello. I campi elettrici prodotti nel cervello sono noti da tempo ma finora erano considerati effetti collaterali superflui. Il gruppo guidato da Costas Anastassiou (borsista del Californian Institute of Technology, Caltech) ha avuto il merito di misurare i campi elettrici a livello dei singoli neuroni: elettrodi molto piccoli, utilizzati a brevissima distanza da un gruppo di neuroni di ratto.

27 febbraio 2011

Undicenne cagliaritano campioncino ai giochi di matematica

cagliari Per la serie buone notizie dalla scuola: la storia dell'undicenne cagliaritano che ama la matematica. Guarda pochissimo la tv, fa sport s studia volentieri (anche se poche ore). Ce la racconta Matteo Vercelli sul quotidiano L'Unione Sarda del 27 febbraio. "Il re della matematica sta a Sant'Elia". Il titolo si riferisce al quartiere di Cagliari in cui Lorenzo Licciardi abita con la sua famiglia. Il ragazzo frequenta la prima C della scuola media Tuveri di via Venezia. La manifestazione è quella organizzata dall'Università Bocconi di Milano: Giochi d'Autunno.
Segue l'articolo.
Andrea Mameli, linguaggiomacchina, 27 febbraio 2011

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Lorenzo L'Unione Sarda Cronaca di Cagliari Domenica 27 febbraio 2011
Guarda poca televisione e pratica tanto sport: «Studiare non mi pesa»
Il re della matematica sta a Sant'Elia
Lorenzo, 11 anni, alle Olimpiadi d'autunno della Bocconi
Dirigente e docenti della Tuveri ne assecondano la vocazione: «Talento naturale».
Vedi le foto T imido, quasi sorpreso dall'interesse che c'è intorno a lui. «La matematica mi piace molto. Ho risolto i problemi logici senza fatica anche se sinceramente pensavo di averne sbagliato uno». Lorenzo Liccardi ha 11 anni, è di poche parole ma efficaci. Frequenta la 1ª C della scuola media Tuveri di via Venezia. Da una settimana è una specie di piccola star “matematica” tra professori e compagni: ha partecipato ai Giochi d'Autunno, competizione nazionale di problemi matematici organizzata dalla Bocconi di Milano, risultando uno dei migliori e meritandosi le congratulazioni della prestigiosa Università. Il premio più bello però arriva dai genitori Fabio e Silvia: «Mi hanno detto che erano fieri di me», racconta orgoglioso.
LA STORIA Lorenzo vive nel quartiere di Sant'Elia. Capelli lunghi e tuta da ginnastica, parla lentamente: «È molto emozionato», spiega la sua professoressa di matematica, Patrizia Manconi, «ma è davvero un talento. Non solo nella mia materia. Io non ho meriti particolari: è in prima e quindi è mio alunno da quest'anno. È arrivato preparato dalle elementari. Ma siamo contenti di tutta la classe. Altri compagni si sono comportati bene alla gara di matematica». L'idea di prendere parte alla competizione nazionale promossa dalla Bocconi è arrivata dalla professoressa Wania Atzeni, che si è occupata di tutto. Un modo per confrontarsi con il resto d'Italia.
IL RACCONTO La passione per logica, numeri e figure geometriche Lorenzo l'ha scoperta per caso. A scuola, prima alle elementari della Randaccio ora alla Tuveri, e forse grazie a una parente: «Adesso che ci penso una mia zia mi potrebbe aver contagiato. Cosa mi piace della matematica? Trovare le soluzioni a ogni problema».
TANTO SPORT Chi dovesse pensare di trovarsi davanti a un bambino “secchione”, tutto libri e scuola, commetterebbe un grave errore. «Studio più o meno un'ora al giorno», ammette candidamente. Anche perché deve trovare il tempo per coltivare le sue altre passioni: «Gioco a pallanuoto e a basket all'Esperia, frequento un corso di musica e leggo molto, fumetti e libri di fantasia. Il mio romanzo fantasy preferito è Arthur e il popolo dei Minimei». La ricetta del successo di Lorenzo è anche la poca tv: «La guarda di più mio fratellino che è ancora alla scuola materna. Io non ho molto tempo». Molto meglio studiare («Mi piace e non mi stanca») e dedicarsi a sport e amici. Per ora, fortunatamente visti i suoi 11 anni, non ha idea del lavoro che gli piacerebbe fare: «Non lo so». Probabilmente qualcosa che avrà a che fare con la matematica.
LA FAMIGLIA Anche i suoi genitori sono stupiti dell'attenzione. Il padre Fabio gestisce il Web cafè di piazza d'Armi, a due passi dalla facoltà di Ingegneria. Forse un segno del destino. Mamma Silvia aiuta il marito nel bar. Sono orgogliosi di Lorenzo. «Siamo contenti. Ha sempre avuto la passione per la matematica e risolve i problemi con grande disinvoltura. Non pensavo però potesse raggiungere questi risultati già a undici anni», dice papà Fabio. La famiglia Liccardi vive a Sant'Elia, ma le attività di Lorenzo si svolgono in altri rioni: «Il quartiere purtroppo non offre molto».
LA SCUOLA Alla Tuveri sperano di poter scoprire anche altri Lorenzo, magari in materie diverse dalla matematica. Valentina Savona, dirigente dell'istituto comprensivo che racchiude anche la Don Milani di via Schiavazzi a Sant'Elia, ne è convinta: «A discapito di quello che si dice sulla scuola, gli studenti bravi e meritevoli esistono. Spetta a noi professori cercare di farli emergere. Lorenzo è un talento e lo sta già dimostrando. Ma sappiamo che ci sono altri alunni bravi. Questo ci è da stimolo per continuare il nostro lavoro».
MATTEO VERCELLI

Signora Mastrocola ha dimenticato la scienza!

Mastrocola Il 20 febbraio 2011, da Fabio Fazio (Che tempo che fa, Rai 3) Paola Mastrocola presenta "Togliamo il disturbo" e parla della scuola. Nella parte iniziale dell'intervista sento argomenti condivisibili. Conoscenza. Sapere. Consumatori. Abbiamo laureati che scrivono azione con sue zeta. Ragazzi che a casa non fanno i compiti. Genitori che pretendono per i figli di ottenere tutto a scuola come in un supermarket dell'istruzione. Il tempo perso in autostrada. La coda all’outlet di Serravalle Scrivia. Mastrocola Poi sento la scrittrice/insegnante chiedersi: “Ma se facciamo la coda ore in autostrada per comprarci i vestitini, io come faccio a far Torquato Tasso?”.
Mi fermo, riascolto, osservo Fazio che conduce con mestiere e penso che qualcosa non mi torna. Riascolto i primi 10 minuti e credo di scoprire l'origine delle mie perplessità: percepisco superfialità, qualunquismo, come se si trattasse di parole dette al bar con gli amici e non di fronte a milioni di persone (e poi ad altre migliaia come me che vedono e ascoltano da YouTube). So che non è facile parlare in tv. Mi ci sono trovato parecchie volte e spesso quel che ho detto non mi ha soddisfatto del tutto. Ma sincertamente mi aspettavo di più.
Poi arrivo al minuto 12:09 (che YouTube sia lodato!) e sento la domanda che aspettavo.
Fazio chiede: "Una sua nuova idea di scuola che espone nel libro. Ce la può riassumere?"
Mastrocola risponde: "Allora. Spazzerei via tutto quello che c'è. Ricomincerei da capo." Poi spiega che vorrebbe una grande scuola dell'obbligo da 6 a 16 o a 15 anni e al minuto 12:57 precisa: "Ma una scuola tostissima. Io devo uscire di lì che so: l'italiano alla perfezione, so parlare, so scrivere, so due lingue straniere, so qualcosa di matematica, so la storia e la geografia. Cosa ho dimenticato?" Mastrocola Signora glielo dico io cosa ha dimenticato. Ha dimenticato la scienza! Cosa se ne fanno ragazzi e ragazze di 15 anni di "qualcosa di matematica" senza nessuna esperienza scientifica. Esperienze che si iniziano in prima o in seconda elementare, sporcandosi le mani per iniziare a farsi un'idea diretta di come funzionano le cose. Ma ancora una volta voglio essere comprensivo: in 14 minuti di diretta televisiva è facile dimenticare qualcosa. E il pensiero non viene trasmesso profondamente e interamente.
A questo punto, dato che un libro non si scrive in 14 minuti, voglio leggere "Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare" (Guanda, 2011).
E poi scriverò cosa ne penso.
Andrea Mameli, linguaggiomacchina, 27 febbraio 2011

PS Sul tema segnalo "noi che non vogliamo togliere il disturbo" (Il Canovaccio, MCE Sardegna) con interventi di Silvano Tagliagambe e Roberto Maragliano.

PS 2 Mi segnalano che Paola Mastrocola nei 14 minuti in compagnia di Fabio Fazio ha dimenticato anche l'arte.