02 dicembre 2011

Frenare la fuga dei cervelli è possibile? Nuove strategie per la Sardegna. Nuoro 5 dicembre 2011.

Nuoro 5 dicembre 2011 Ho già affrontato (Opinioni diverse sul "rientro dei cervelli") l'argomento “brain drain” o “human capital flight” ovvero lo spostamento, per motivi lavorativi, di persone altamente qualificate da un Paese nel quale si sono formate a un altro, il problema, come chiede Lorenzo Beltrame (Realtà e retorica del brain drain in Italia, Università di Trento, 2007) è il seguente: “chi debba essere considerato altamente qualificato e che cosa si debba intendere per migrazione”.
Se ne parlerà in occasione del Convegno organizzato dall'Associazione Piccole e Medie Aziende (APAN) Sardegna a Nuoro nella Sala convegni della Camera di Commercio (Via M.Papandrea 8) lunedì 5 dicembre 2011, con inizio alle 10.
Intervengono: Sandro Bianchi (Sindaco di Nuoro), Roberto Deriu (Presidente Provincia di Nuoro), Gian Franco Seddone (APAN Sardegna); Andrea Mameli (CRS4), Mauro Scanu (giornalista scientifico), Giuseppe Usai (economista), Romolo Pisano (Presidente Camera di Commercio di Nuoro), Caterina Loi (Commissario Consorzio Studi Universitàri nella Sardegna Centrale), Lorenzo Palermo (Presidente Liberà Università di Nuoro), Luigi Crisponi (Assessore Regionale al Turismo), Bruno Pilia (Presidente Provincia Ogliastra), Fedele Sanciu (Presidente Provincia Gallura). Brain Drain
Coordina Giuseppe Deiana (L'Unione Sarda).
Alle 12 e 30 conclusioni: Antonio Angelo Liori (Assessore Regionale al Lavoro).
Fin qui il convegno. Ora la mia opinione.
L'evento ha il merito di riportare all'attenzione una tematica che passa facilmente dal disinteresse assoluto (indice della diffusa incapacità di affrontare gli argomenti seri in modo serio) alla retorica insulsa (con analisi strampalate come quelle che si leggono ogni tanto sui quotidiani italiani).
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01 dicembre 2011

Ecco come si formano le piastrine: a scoprirlo anche studiosi sardi (L'Unione Sarda, 1 dicembre 2011)

L'Unione Sarda Piastrine Nature Coinvolge anche ricercatori sardi lo studio pubblicato ieri dalla rivista Nature, che costituisce il più grande studio mai condotto sulle varianti genetiche coinvolte nella formazione delle piastrine. Queste componenti del sangue rivestono un ruolo fondamentale nei processi di coagulazione e la comprensione delle basi genetiche che regolano la loro struttura è oggi estremamente significativa per la medicina. Un elevato numero di piastrine o un aumento del loro volume determinano un incremento di rischio per l'ictus, gli eventi trombotici e le malattie coronariche. Viceversa i bassi valori aumentano la probabilità di emorragie. Questo studio ha permesso di identificare 68 regioni del genoma che regolano numero e volume delle piastrine, risultati che possono essere potenzialmente trasferibili in ambito clinico, rappresentando possibili bersagli per la diagnosi e il trattamento terapeutico di patologie emorragiche.
L'analisi di alcuni di questi geni in modelli animali (il moscerino della frutta: Drosophila melanogaster e un pesce: Danio rerio) ha consentito di definire meglio le varianti genetiche identificate dalla ricerca.
«Si partiva - spiega Serena Sanna, ricercatrice dell’Irgb-CNR di Cagliari - con l’obiettivo di capire quali geni controllassero la produzione delle piastrine, comprenderne i meccanismi biologici e capire se e come svolgano un ruolo anche nelle malattie emorragiche e trombotiche».
La ricerca è frutto del lavoro congiunto di un centinaio di istituzioni di ricerca, di cui nove italiane: l’Accademia Europea (Eurac) di Bolzano, l’Irccs-Burlo di Trieste; lo Shardna Life Sciences di Cagliari, l’Istituto di zootecnica dell’Università cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto scientifico San Raffaele di Milano e quattro istituti del CNR: l’Istituto di ricerca genetica e biomedica di Cagliari (Irgb-CNR), l’Istituto di genetica molecolare di Pavia (Igm-CNR), l’Istituto di genetica e biofisica di Napoli (Igb-CNR), l’Istituto di genetica delle popolazioni di Sassari (Igp-CNR).
I ricercatori hanno analizzato milioni di varianti geniche in 70 mila individui europei e asiatici, tra cui 6 mila volontari del progetto ProgeNIA Parco genetico dell’Ogliastra e 3 mila volontari del Network italiano isolati genetici (Ingi).
«Siamo riusciti - hanno sottolineato Eleonora Porcu dell’Irgb-CNR e Giorgio Pistis dell’Istituto scientifico San Raffaele - a identificare le regioni genomiche potenzialmente coinvolte nella regolazione delle piastrine, le abbiamo studiate con tecniche bioinformatiche, valutando le loro interazioni tramite modelli di reti neurali».
Per Mario Pirastu, direttore dell’Igb-CNR di Sassari: «Il successo di questo studio è dovuto principalmente all’ampia partecipazione della popolazione dei cosiddetti ‘isolati genetici’, che per le loro caratteristiche di isolamento, di piccole dimensioni e di omogeneità genetica, rappresentano un contesto ideale su cui svolgere questo tipo di ricerche genetiche».
Secondo Francesco Cucca, direttore dell’Igb-CNR di Cagliari e professore di Genetica dell'Università di Sassari: «Questa ricerca offre un valido esempio di come gli studi di associazione dell'intero genoma, assieme all'analisi bioinformatica e biologica, sono in grado di contribuire alla comprensione fine dei meccanismi implicati in questo fondamentale aspetto della coagulazione».
ANDREA MAMELI
L'Unione Sarda, 1 dicembre 2011 (pagina 47, Cultura)

30 novembre 2011

Nature: studio internazionale identifica 68 geni coinvolti nella formazione delle piastrine

Nature piastrine La scoperta, frutto del lavoro di circa 100 centri di ricerca di tutto il mondo, potrebbe rivelarsi utile nello studio della coagulazione e forse anche in ambito clinico, dato che i geni identificati rappresentano possibili bersagli per la diagnosi e il trattamento terapeutico di patologie emorragiche.
I risultati della ricerca, la più grande mai condotta su questo tema, sono stati pubblicati oggi su Nature: New gene functions in megakaryopoiesis and platelet formation
“Abbiamo analizzato milioni di varianti geniche in circa 70 mila individui europei e asiatici, tra cui seimila volontari del progetto ProgeNIA Parco genetico dell’Ogliastra e tremila volontari del Network italiano isolati genetici (Ingi). Identificate le regioni genomiche potenzialmente coinvolte nella regolazione delle piastrine, le abbiamo studiate con tecniche bioinformatiche, valutando le loro interazioni tramite modelli di reti neurali”, spiegano Eleonora Porcu dell’Irgb-Cnr e Giorgio Pistis dell’Istituto scientifico San Raffaele.
Lo studio di alcuni di questi geni in modelli animali (il moscerino della frutta: Drosophila melanogaster e un pesce: Danio rerio ha consentito di definire la funzione biologica e la conservazione in specie diverse delle varianti genetiche identificate dalla ricerca. “Nella drosofila - sottolinea Andrew Hicks dell’Eurac di Bolzano - l’assenza del gene dve causa una drastica diminuzione della produzione di piastrine, suggerendo di esaminare l'omologo gene umano SATB1 nelle patologie legate a valori estremi del numero e volume delle piastrine”.

Abstract
Platelets are the second most abundant cell type in blood and are essential for maintaining haemostasis. Their count and volume are tightly controlled within narrow physiological ranges, but there is only limited understanding of the molecular processes controlling both traits. Here we carried out a high-powered meta-analysis of genome-wide association studies (GWAS) in up to 66,867 individuals of European ancestry, followed by extensive biological and functional assessment. We identified 68 genomic loci reliably associated with platelet count and volume mapping to established and putative novel regulators of megakaryopoiesis and platelet formation. These genes show megakaryocyte-specific gene expression patterns and extensive network connectivity. Using gene silencing in Danio rerio and Drosophila melanogaster, we identified 11 of the genes as novel regulators of blood cell formation. Taken together, our findings advance understanding of novel gene functions controlling fate-determining events during megakaryopoiesis and platelet formation, providing a new example of successful translation of GWAS to function.

27 novembre 2011

La Perottina compie 40 anni (L'Unione Sarda, 30 ottobre 2005)

Perottina 40 anni Unione Sarda 30 ottobre 2005 Ottobre 1965. New York. Lo stand Olivetti alla fiera dell’innovazione Bema Show è dedicato quasi interamente alla Logos 27, calcolatrice da tavolo, dotata di meccanica d’alte prestazioni e stile accattivante. Ma accade qualcosa di inatteso: i visitatori si accalcano in una saletta adiacente, dove una piccola macchina dal nome in codice Programma 101 sbalordisce esperti e giornalisti con le sue prestazioni da calcolatore. Per settimane Herald Tribune, New York Times, Wall Street Journal e stampa specializzata celebrano la nascita del primo computer programmabile da tavolo, oggi diremmo del primo personal computer.
Grazie al design di Mario Bellini, un esemplare di P101 è stato esposto al MoMa, il museo d’arte moderna di New York. La P101, che non è confrontabile con i normali Pc di oggi, (poteva eseguire al massimo 120 istruzioni), fu anche un successo commerciale: 44 mila esemplari venduti, duemila solo nel 1966, al prezzo di lancio di 3.200 dollari, fino al 1969. Purtroppo i dirigenti della casa di Ivrea non compresero la rivoluzione in atto e puntarono tutto sui prodotti meccanici. Fu un grave errore, e la fine di un sogno.
SOLUZIONI TECNOLOGICHE INNOVATIVE. Con la P101 si potevano eseguire rapidamente le operazioni aritmetiche elementari. Ma soprattutto, grazie al suo semplice linguaggio di programmazione, costituito da sole 16 istruzioni molto intuitive (una sorta di Basic ante litteram), l'utente la poteva programmare autonomamente.
Questo particolare fa compiere un salto tecnologico immenso, in un’era in cui poche persone sapevano usare i “cervelli elettronici”, macchine fragili, enormi e costose. La P101 è il primo strumento personale di elaborazione, dotato di un programma registrato in memoria e di un supporto per l’inserimento e l’esportazione dei dati in forma magnetica e non più cartacea: piccole tessere estraibili (prototipo del floppy-disc) sostituivano le vecchie schede perforate. Venduta con una libreria di programmi di matematica, statistica, contabilità, fisica, la P101 incorporava una stampante a tamburo a 30 colonne molto compatta ed era dotata di un manuale di 50 pagine nel quale si spiega con chiarezza come farla funzionare.
Era dunque uno strumento adatto al professionista, al progettista, all’impiegato, ma fu usata anche a scuola e in corsi professionali, tanto che oggi non pochi informatici, in Italia e all’estero, ricordano di aver iniziato a programmare con la P101.
All’origine di questa intensa pagina di storia dell’ingegno italiano vi è un episodio del 1954: la visita di Enrico Fermi all’Università di Pisa. Fu allora che il Nobel per la Fisica suggerì di realizzare un prototipo di calcolatore elettronico. E Adriano Olivetti raccolse l’invito, costituendo a Pisa il Laboratorio di Ricerche Elettroniche dove chiamò un gruppo di giovani ricercatori guidati di Mario Tchou. Tra questi si distinse un brillante ingegnere, Pier Giorgio Perotto, che in dieci anni inventò la P101, riuscendo dove tutti gli altri sarebbero arrivati solo alcuni anni più tardi. Il dispositivo di memoria esterna e altri particolari della P101 nel 1969 furono copiati nel modello HP9100 della Hewlett-Packard, che fu poi costretta a versare 900 mila dollari all’Olivetti a titolo di royalty, per violazione dei brevetti. Pier Giorgio Perotto, che nel 1991 ha ricevuto il Premio Internazionale Leonardo da Vinci, è morto tre anni fa, a 71 anni, lasciando una decina di libri, alcuni dei quali disponibili nel sito www.piergiorgioperotto.it.
Ma la P101 è anche una lezione di storia industriale. Cosa sarebbe successo se la casa di Ivrea avesse deciso di investire in quella direzione? Lo abbiamo chiesto a Corrado Bonfanti, docente di Storia delle Tecnologie all'Università Bicocca di Milano.
«Le prime idee di Pier Giorgio sulla Perottina risalgono al 1962, quindi a molto prima della crisi finanziaria dell'Olivetti, e le tecnologie di base erano in sostanza già disponibili. Ciò significa che se Roberto Olivetti e la Divisione Elettronica avessero mobilitato maggiori risorse, il successo del 1965 avrebbe potuto essere ancora più precoce e dirompente, tanto da poter forse modificare il corso degli eventi.
Non dimentichiamo che, abbandonata ormai la “grande” elettronica, la P101 segnò in effetti l'ingresso dell'Olivetti nel mercato dell'elettronica “leggera” e poi dell'informatica “periferica”, “distribuita”, fino ai successi del PC. Quello che l’Olivetti non riuscì a percepire, e lo fecero invece i concorrenti, fu la dinamica del mercato che richiedeva prodotti innovativi o quanto meno evolutivi, a ritmo almeno annuale; l'anima e la mente dei meccanici olivettiani erano invece assuefatte a una lunga tradizione di prodotti che tenevano il mercato per decenni. Fu per questo che l'exploit della Perottina rimase un episodio»
Stefano Sanna, ricercatore del CRS4, possiede una vasta collezione di computer dei primi anni '80. «Un calcolatore di 20-30 anni fa è un fossile informatico. Vederlo funzionare è, però, fonte di grande emozione. La comparazione ragionata tra un home computer del 1980 e un pc del 2005 mostra un incredibile salto tecnologico. Collezionare computer significa conservare la storia di questo straordinario progresso scientifico».


Andrea Mameli
L'Unione Sarda, 30 ottobre 2005
pag. 19 (Cultura)