I cebi dei cornetti? Riconoscono gli oggetti anche senza toccarli (L'unione Sarda, 31 gennaio 2012)
Imparare a riconoscere le proprietà funzionali di un oggetto senza toccarlo è una capacità che nella nostra specie si sviluppa entro i primi tre anni di vita. Recentemente due ricercatrici dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr (Istc-Cnr) di Roma, Gloria Sabbatini e Elisabetta Visalberghi, in collaborazione con ricercatori tedeschi del Max Planck Institute di Lipsia, hanno riscontrato la medesima capacità cognitiva in una piccola scimmia sudamericana: i cebi dai cornetti. Lo studio ha dimostrato che queste scimmie, evolutivamente lontane dall'uomo 35 milioni di anni, non hanno problemi a scegliere tra un bastoncino rigido e uno flessibile per prelevare una fetta di banana fuori dalla loro portata. Fra tre strumenti differenti per colore, diametro, materiale e rigidità, ma non per lunghezza, dovevano scegliere quello rigido per avvicinare la banana scartando gli altri due, troppo flessibili per quello scopo. Questi risultati non sono interessanti solo per i risvolti evolutivi ma anche perché potrebbero aiutare nella comprensione di patologie come deficit cognitivi e demenze.
In altre ricerche sull'uso di strumenti si è osservato che gli scimpanzé e alcune specie di uccelli sembrano scegliere lo strumento che possiede le opportune caratteristiche. Ma da nessuno di questi studi risulta chiaro se gli animali riescano a comprendere le caratteristiche dello strumento, come le due ricercatrici del CNR hanno dimostrato con i cebi. «Il test - spiega Elisabetta Visalberghi, coordinatrice dell'Unità di Primatologia Cognitiva dell'Istc-Cnr - prevedeva tre condizioni. Nella prima i cebi potevano toccare autonomamente i tre bastoncini prima di partecipare alla prova, così da ricavare informazioni dirette. Nella seconda dovevano osservare lo sperimentatore che manipolava i tre strumenti. Nella terza gli strumenti venivano posti su una piattaforma e nessuno li poteva toccare, in modo da escludere che i cebi fossero in grado di riconoscere lo strumento rigido senza manipolarlo o vederlo manipolare».
A Gloria Sabbatini abbiamo chiesto perché l'esito del test è considerato sorprendente. «Il risultato non era scontato per due ordine di motivi. Innanzitutto, i cebi sono stati in grado di scegliere lo strumento con le proprietà corrette per risolvere il problema posto, e questo anche se non lo avevano mai utilizzato prima. Questo fa escludere la possibilità che la scelta derivasse da esperienze passate con lo stesso strumento e che quindi, i cebi facessero una semplice associazione "oggetto x = cibo". Inoltre, la capacità di usare le informazioni che derivano dalla manipolazione altrui, è una conquista particolarmente sorprendente in scimmie che hanno limitatissime capacità di ripetere le azioni fatte da un dimostratore umano di fronte a loro».
Sotto il profilo evolutivo cosa può aver significato imparare a riconoscere le caratteristiche degli oggetti?
«Questa capacità può essere vantaggiosa perché fa risparmiare tempo nell'imparare cose nuove. Nei cebi, inoltre, la capacità di riconoscere lo strumento adatto in diverse situazioni permette di raggiungere del cibo altrimenti irraggiungibile senza tanti tentativi. Il riconoscere rapidamente le funzioni delle cose permette di operare in maniera più efficace per modificarle o avere accesso a nuove fonti di cibo».
Andrea Mameli
L'unione Sarda, 31 gennaio 2012, pagina della Cultura
Nella foto di Noemi Spagnoletti: Gal, il cebo maschio coinvolto nell'esperimento, impegnato a recuperare un pezzo di banana con uno strumento rigido
Tool choice on the basis of rigidity in capuchin monkeys. Una ricerca ISTC-CNR e Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology (Linguaggio Macchina, 12 gennaio 2012)
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