Fluidi come liquidi. Ordinati come cristalli. Scoperta dell’istituto Ino-Cnr di Napoli.

cristalli liquidi CNR Gocce microscopiche di cristalli liquidi. Le hanno ottenute ricercatori dell’Istituto nazionale di Ottica Ino-Cnr di Napoli, dell'Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri (Ictp-Cnr) e dell'Università degli studi di Napoli Federico II.
Lo studio, pubblicato su Advanced Functional Materials con il titolo Reversible Fragmentation and Self-Assembling of Nematic Liquid Crystal Droplets on Functionalized Pyroelectric Substrates è stato inserito tra le scoperte più rilevanti (Hot Topics) dalla casa editrice scientifica Wiley-VCH.
La notizia è significativa per le innovazioni che potrebbero discendere da questa scoperta. È noto che i cristalli liquidi in particolari condizioni si organizzano in fasi intermedie che presentano simultaneamente le caratteristiche dello stato liquido e dello stato solido, peculiarità che ne hanno permesso un larghissimo impiego per la costruzione asvariati oggetti di uso quotidiano basati sui display a cristalli liquidi.
«Per la prima volta - spiega Simonetta Grilli dell’Ino-Cnr - i cristalli liquidi sono stati frammentati in goccioline microscopiche che possono assemblarsi nuovamente in gocce più grandi tramite un processo reversibile. In particolare le ‘goccioline’ possono diventare microlenti con focale variabile in grado di offrire inaspettate soluzioni in fotografia, per mettere contemporaneamente a fuoco oggetti a diverse profondità, e nel fotovoltaico, per catturare la luce solare da qualunque angolazione con una lente di forma sferica. Altre applicazioni si aprono in sensoristica e nelle nano e biotecnologie».

Secondo Francesco Merola dell’Ino-Cnr: «La ricerca è partita dall’idea di manovrare a piacimento piccole quantità di queste sostanze. Per concretizzarla abbiamo depositato delle goccioline di cristallo liquido su un substrato di niobato di litio appositamente preparato e ricoperto con un particolare polimero, il polidimetilsiloxano, o pdms. Sfruttiamo una variazione di temperatura per generare il campo elettrico invece di applicarlo dall’esterno: nessuno, fino ad ora, aveva mai pensato a una tecnica del genere».
[Foto e video CNR]
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 24 maggio 2012

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