Un passo avanti nella lotta al melanoma (L'Unione Sarda, 27 maggio 2012)
È il primo studio internazionale su pazienti affetti da melanoma che mette a confronto tumore primario e metastasi?
«Esatto. E consiste nella corretta classificazione del paziente. Oggi per il melanoma metastatico avanzato esiste una terapia antitumorale, ma il principale farmaco risulta efficace solo nei pazienti portatori di mutazioni nel gene Braf. Quando la terapia si concentra sui bersagli molecolari diviene essenziale accertare se un paziente è Braf-mutato o Braf-normale e se presenti lo
stesso assetto mutazionale nelle metastasi a distanza».
Cosa comporta il fatto che oggi il test mutazionale riconosciuto è solo quello effettuato sul tumore primitivo?
«Attualmente, nel melanoma come negli altri tipi di tumore maligno, come colon-retto e polmone, le linee guida per la caratterizzazione della neoplasia prevedono solo analisi da condurre a livello del tumore iniziale e non di metastasi. Con il nostro lavoro abbiamo cercato di capire se vi sono differenze tra l’assetto molecolare del melanoma primitivo e quello delle metastasi».
Che risvolti potrà avere la vostra ricerca?
«Aver identificato un sottogruppo di pazienti con assetto molecolare della metastasi inaspettatamente diverso da quello del tumore primitivo mette ulteriormente in discussione l’origine clonale dei tumori».
Voi proponete di estendere l’analisi mutazionale anche nelle lesioni a distanza?
«I risultati di questo studio potrebbero portare a un ampliamento delle linee guida includendo l'indicazione di effettuare biopsie multiple anche delle metastasi, con possibilità di estendere tale approccio anche in altre patologie tumorali».
Andrea Mameli
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