Il nuovo destino delle cellule. Sassari nel team (L'Unione Sarda, 10 Novembre 2012)
Un mese fa il Nobel per la Medicina è stato assegnato a John Gurdon e a Shinya Yamanaka per le loro ricerche sulla possibilità di riprogrammare le cellule già differenziate e trasformarle in qualunque tipo di tessuto o organo. Quello che era solo un sogno sta diventando sempre più reale: ringiovanire un organismo o modificarne alcune parti. È sulla stessa linea la scoperta annunciata ieri a Bologna, definita, per colpire l'immaginazione, “la macchina del tempo” delle cellule. A differenza del metodo sperimentato da Yamanaka, basato sui vettori virali, questa nuova metodica stimola le cellule al punto di trasformarle: le cellule riprogrammate hanno dimostrato la stessa efficienza di trasformazione di cellule staminali embrionali. E la novità della scoperta risiede proprio qui: anziché riportare “indietro nel tempo” una cellula adulta non staminale fino a farla ridiventare una cellula embrionale i ricercatori italiani sono riusciti a far comportare questa cellula adulta come una staminale embrionale.
Lo studio, al quale ha fornito un contributo rilevante il Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Sassari (Margherita Maioli, Sara Santaniello, Gianfranco Pigliaru e Sara Gualini), è stato pubblicato su “Cell Transplantation”. La chiave della scoperta è la tecnologia REAC (Radio Electric Asymmetric Conveyer o Convogliatore Radio Elettrico Asimmetrico) in grado di produrre i deboli campi elettrici utilizzati negli esperimenti, brevettata da Salvatore Rinaldi e Vania Fontani dell'Istituto Fontani di Firenze. «Questa tecnologia - spiega Rinaldi - induce in modo sicuro, cioè senza rischio tumorale, cambiamenti nel destino cellulare legati alla modulazione dell'espressione genica e della rete di segnali molecolari e fisici. Per la prima volta la riprogrammazione delle cellule adulte è stata ottenuta grazie a un campo radioelettrico a bassissima intensità». Le finalità sono estremamente ambiziose e riguardano la medicina rigenerativa per la cura di malattie gravi, in grado cioè di riparare organi o tessuti utilizzando cellule della pelle.
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