18 agosto 2012

Perché il gelato piace tanto? Piacere multisensoriale o sensazione ancestrale?

Secondo alcuni studi il gelato è molto gradito agli adulti perché ricorda il piacere provato da bambini di fronte al primo cono o al primo ghiacciolo. Ma allora perché piace ai bambini? Secondo me l'esperienza del freddo dolce richiama qualcosa di ancestrale, forse un pasto molto antico.
Ma forse l'elevato gradimento per il gelato dipende più dalla multisensorialità di questa particolare esprienza gastronomica. Attrae già dall'aspetto, talvolta dall'odore, e si fa amare per il sapore e per la sensazione di fresco, ma anche per la sua consistenza cremosa che a volte contrasta piacevolmente con gli inserimenti croccanti di biscotti, frutta secca, cereali, scaglie di cioccolato.
Lo so, statisticamente può non essere un dato significativo, ma fino a oggi non ho ancora incontrato una persona che affermi di non amare il gelato.
Ma non ho mai osservato (anche qui senza pretesa di dare valore statistico alla mia affermazione) dipendenza dal consumo di gelato. Eppure lo studio dell’Oregon Research Institute pubblicato il 5 Gennaio 2012 nell'edizione online dell’American Journal of Clinical Nutrition nel quale viene dimostrato che il consumo di gelato può essere portare a una forma di dipendenza, ha generato nella stampa le solite reazioni. Con questo genere di titoli: "Gelato crea dipendenza", "Il gelato crea dipendenza come la droga", "Gelati come cocaina", "Drogarsi con il gelato". Esagerati! Basta leggere le premesse e le conclusioni della ricerca ("Frequent ice cream consumption is associated with reduced striatal response to receipt of an ice cream–based milkshake", di Kyle S Burger e Eric Stice) per capire che è solo con un consumo eccessivo di gelato, indipendentemente dal peso corporeo, che si riduce la risposta di una regione celebrale preposta al piacere e in tal caso, ma solo in tal caso, si genera una tolleranza, legata alla dipendenza: in altre parole è necessaria una quantità sempre maggiore di gelato per produrre le originarie sensazioni di piacere.
La ricerca ha coinvolto 150 ragazzi e ragazze tra 14 e 16 anni ai quali è stata fatta consumare per una settimana una crema di gelato al cioccolato. La settimana successiva il cervello dei partecipanti allo studio è stato sottoposto alla Risonanza Magnetica Funzionale mentre veniva fatta osservare una fotografia del gelato. I risultati dello studio dimostrano che un consumo notevole (in quantità e frequenza) di gelato porterebbe, nonostante l'aumento del desiderio, a una graduale attenuazione del segnale inviato al cervello, come accade nell'assuefazione alle droghe.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it
(nella foto un gelato squisito, con fragole e cialda, consumato all'Hotel Villa Madruzzo di Trento, Agosto 2012)
Approfondimenti:

Urbanista e storico. Mistretta: l'Isola ai raggi Ics (L'Unione Sarda, Libri in Sardegna, 18 agosto 2012)

Se è vero che lo studio delle costruzioni può aiutare a svelare la complessità di un ambiente, allora questo volume dedicato all'opera di Pasquale Mistretta è come una mappa e insieme un libro di storia della Sardegna. Nell'opera curata da Luisa Gulli (ingegnere con Master in Architettura del Paesaggio a Barcellona) l'ex rettore dell'università di Cagliari appare un uomo profondamente interessato alla cultura della Sardegna, dai murales al canto a tenore, e un convinto difensore del patrimonio naturale. Il libro "Pasquale Mistretta. Storia e attualità di un percorso critico" (CUEC 2012, pp. 576 € 20,00) è un robusto saggio di 576 pagine che raccoglie le memorie urbanistiche e storiche dell'ex rettore. Una summa di mezzo secolo di studi, ricerche e lavori realizzate dall'urbanista e politico cagliaritano.
Il significato dell'opera lo spiega la curatrice Luisa Gulli, nell'introduzione: «In questo quadro l'esperienza vissuta da urbanista di Pasquale Mistretta acquista emblematicamente un nuovo significato e contribuisce a dare vitalità alla disciplina, anche perché dai suoi scritti traspare la fortuna di essere stato, lui, partecipe, negli anni '60 e '70, delle fasi più stimolanti e propositive della pianificazione in Sardegna, quando la Regione, in forza dello Statuto speciale, portava avanti strumenti innovativi e percorsi di programmazione e di pianificazione territoriale non ancora assunti in altre regioni d'Italia». Stagione felice dell'urbanistica in Sardegna - sottolinea la curatrice - e perciò importante tassello di memoria da tener presente per riflettere sulla crisi di sistema attuale e sul da farsi.
Luisa Gulli analizza la vita professionale di Pasquale Mistretta e traccia nello stesso tempo la storia dell'urbanistica e delle politiche territoriali in Sardegna. Una rivoluzione che ha accompagnato il passaggio da una vita basata essenzialmente sull'agricoltura e la pastorizia a un mondo dominato dall'industria prima e dal terziario poi. Di straordinario interesse sotto questo aspetto il capitolo "Habitat regionali e tipologie edilizie".
Ma è nel capitolo dedicato al capoluogo ("La città di Cagliari e l'area vasta"), che traspare la passione dell'urbanista: dal suggestivo racconto delle mutazioni che dall'antica Karalis portano alle contrade, poi alle borgate e ai lotti, infine agli odierni quartieri. Non meno interessanti i paragrafi dedicati alla rendita edilizia e al costo della casa. Ma gli aspetti forse più rilevanti dello studio sono quelli legati all'area metropolitana, con tutte le contraddizioni e le speranze che questo concetto sottende: «L'espansione della città e dei centri della più intensa gravitazione - afferma Mistretta - è avvenuta sulla base di piani regolatori comunali indipendenti l'un l'altro da una visione globale del territorio. Unico riferimento in tal senso il piano regolatore dell'area per lo sviluppo industriale, che tuttavia non poteva, per impostazione e finalità, sopperire in pieno all'esigenza di un disegno organico idoneo a caratterizzare i diversi ambiti».
In fondo questo libro è anche "una schedatura doverosa", come ha scritto il preside di Ingegneria dell'Università di Cagliari Giorgio Massacci nella presentazione, «perché nel passato non esisteva l'anagrafe della ricerca con cui rendere pubblici i lavori dei professori».
Andrea Mameli (L'Unione Sarda, Libri in Sardegna, 19 agosto 2012)

17 agosto 2012

Misurazioni distribuite. Progetto EveryAware: zainetto rileva-smog.

Misurare l'inquinamento con un gran numero di piccole centraline sparse nel territorio, con il motto "Citizens a sensors". È l'obiettivo del progetto EveryAware finanziato dal Settimo programma quadro dell’Unione europea, realizzato dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma La Sapienza, dalla Fondazione Isi, dall’istituto di ricerca belga Vito, dal centro di ricerca tedesco L3s e dall’inglese University College of London, Geographical Information Science (GIScience). In altre parole il progetto EveryAware intende sviluppare tecniche di monitoraggio ambientale distribuite e poi constatere se la fornitura di tali informazioni comporta mutamenti nel comportamento.
Lo zainetto misura smog, denominato sensorBox, sviluppato dall'azienda italiana Csp-Innovazione, è uno strumento portatile che permette di misurare l’inquinamento atmosferico. In particolare le concentrazioni di anidride carbonica, monossido di carbonio, ossidi di azoto e ozono, quelle che si possono incontrare nel percorso urbano a piedi, in bici, in auto, bici. Con il Gps il percorso di rilevamento può essere visualizzato su una mappa che mostra il tragitto dell'utente e i valori ambientali rilevati. I dati raccolti vengono inviati al server per mezzo di uno smartphone. Nell'ambito del progetto EveryAware è stata organizzata la prima edizione di SeGiochiFaiScienza, il 9 giugno 2012 a Roma (libreria Assaggi).
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 17 Agosto 2012
Citizens as sensors: the world of volunteered geography

(Ri)Scoprire la Montagna. Due progetti della Provincia Autonoma di Trento

La guida mostra bossili della Grande Guerra. Escursione sul monte Calisio, 13 Agosto 2012. Foto: A. Mameli
Residuati della Grande Guerra dalle mani della guida, 13/8/2012.


Può apparire strano che in un territorio come quello della provincia di Trento si senta il bisogno di portare i ragazzi in montagna.
Ma evidentemente chi ama il proprio territorio avverte una distanza da colmare.
E che questo bisogno sia vivo lo dimostra la grande quantità di iniziative di promozione della conoscenza della montagna tra i ragazzi presentate oggi nella sala stampa della Provincia autonoma di Trento: una guida per i bambini dedicata ai sentieri della Grande Guerra in Vallarsa e un corso di formazione per insegnanti.

La Montagna dei Ragazzi è una collana di guide storico-escursionistiche indirizzata ai ragazzi, per imparare a conoscere la montagna trentina attraverso la Grande Guerra: il progetto realizzato dall'Accademia della Montagna del Trentino in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.
In preparazione del Centenario della Grande Guerra in Trentino è stato inoltre ideato il progetto "La montagna dei ragazzi. Lungo i sentieri della Grande Guerra": una collana di guide storico escursionistiche che copriranno tutto il territorio del Trentino. Il primo volume della collana (Egon Zandonai editore, illustrazioni di Tommaso Sega) è dedicato alla Vallarsa. Il progetto sarà sperimentato sul campo il 31 agosto proprio in Vallarsa, nell'ambito della manifestazione “Tra le Rocce e il cielo”: escursione guidata dedicata a ragazzi e famiglie, con partenza alle 16 dal Campo trincerato di Matassone.
Il corso di formazione per insegnanti del Primo Ciclo. L'Accademia della Montagna, in collaborazione con il Centro Formazione Insegnanti di Rovereto, organizza un corso di formazione per insegnanti del primo ciclo di istruzione dedicato alla didattica dell’educazione alla montagna: “Scuola in montagna, per conoscerla amarla percorrerla”.
Il corso residenziale, riservato a 22 docenti, si svolgerà a Sant’Orsola Terme dal 30 agosto al 2 settembre. Argomento delle lezioni: tecniche di ricerca sul campo, escursione e raccolta di campioni, immagini e testi, classificazione dei reperti in laboratorio. L’obiettivo è imparare tecniche per leggere e descrivere la montagna guidati da docenti esperti e attraverso il confrontanto delle esperienze e delle scoperte effettuate sul campo dagli stessi partecipanti. Uno dei risultati del corso sarà la produzione di un quaderno di lavoro da utilizzare nelle classi e da condividere con altri colleghi. Alla fine dell’anno scolastico i partecipanti al percorso (insegnanti e ragazzi) porteranno al primo “Congresso dei ragazzi per la montagna” i risultati del lavoro svolto in classe e gli oggetti prodotti. La sera del 30 agosto alle ore 20.30 presso la scuola elementare di S. Orsola una conferenza aperta al pubblico del professor Marco Dallari ordinario di Pedagogia Generale e Sociale all’Università di Trento, direttore del Laboratorio di Comunicazione e Narratività presso il Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione di Rovereto dal titolo: "Figure, Metafore, Simboli dell'Ambiente Naturale: Cartoline dalla Montagna".


Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 17 Agosto 2012

 Approfondimenti:

16 agosto 2012

2x3 = 3x2


Due anni dal terzo piano o tre anni dal secondo piano?

Cristina Boldetti mi ha fatto osservare anche la discrepanza dell'età del bambino oltre a quella del piano.

Evidentemente quel che conta è il prodotto.

Ma dal terzo piano o dal secondo?


15 agosto 2012

Una cassaforte con serratura a chiavistelli multipli in mezzo alle armature. A Trento fino al 18 novembre.

Una cassaforte del XVI secolo, una tenda da campo, spade, elmi, armature: è solo una piccola parte della più completa collezione di armi storiche del mondo (32.000 pezzi forgiati a mano dai maestri fabbri rinascimentali) conservata in un arsenale originale, mai modificato dal 1880, quella di Graz (Landeszeughaus, Universalmuseum Joanneum) esposta a Trento per la mostra “I cavalieri dell’imperatore. Duello e guerra delle armerie rinascimentali” (Castello del Buonconsiglio, fino al 18 novembre).Il castello è bellissimo e le armature sono meravigliose, ma la mia curiosità è tutta per le serrature della cassaforte esposta nella sala della tenda. Infatti è proprio nel XVI secolo che i sistemi di bloccaggio e chiusura fanno registrare una svolta. La scintilla sembra essere l'invenzione delle serrature a chiavistelli multipli mosse da una sola chiave, riconducibile a Michael Mann e al suo laboratorio di Norimberga dal quale, nella seconda metà del 1500, si diffusero rapidamente in Germania e poi in tutta Europa.
Ma perché le serrature sono tanto importanti? Secondo me c'è una ragione ancestrale e una moderna.
La prima è spiegata anche dalla presenza della necessità di sicurezza e di protezione al secondo gradino della piramide dei bisogni di Maslow: dopo i bisogni fisiologici (fame e sete) e prima dei bisogni di appartenenza (affetto e identificazione).
La seconda risiede nella necessità di conservare, che poi è la stessa che ora siamo in grado di appagare con le memorie dei dispositivi elettronici e con le password.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 15 Agosto 2012

14 agosto 2012

Escursione sul Monte Calisio (TN). Natura e storia da scoprire, grazie alla guida (13 Agosto 2012)
























Devo essere sincero. Non pensavo che un'escursione con la guida potesse essere così interessante e coinvolgente. Ma dopo l'escursione, organizzata dall'Ufficio del Turismo Trentino, ho cambiato idea: è stata davvero un'ottima esperienza.

L'appuntamento era nella piazza di Montevaccino, appena sopra Trento, alle 9 e 30. Arriviamo pochi minuti in anticipo, con l'autobus di linea, e subito incontriamo la guida: Luigi Marchesi.

Marchesi viene presentato come esperto dell'Ecomuseo dell'Argentario, in realtà le sue competenze sono molto più vaste: dopo la Laurea in Scienze Naturali all’Università di Pavia nel 1996 (con una tesi ornitologica: "Scelta del territorio di nidificazione e successo riproduttivo del gufo reale Bubo bubo (Aves) in Provincia di Trento") ha condotto ricerche sulle popolazioni di alcune specie di rapaci notturni nelle Alpi centro-orientali (Trentino, Veneto e Lombardia) per conto dell’Università di Pavia, del Museo Tridentino di Scienze Naturali, del Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano e del Parco Naturale Adamello-Brenta. Inoltre Luigi Marchesi è Referee della rivista Journal of Raptor Research e ha scritto articoli scientifici su riviste internazionali: in particolare nel 2005 ha pubblicato su Nature (insieme a Fabrizio Sergio e Ian Newton) una lavoro intitolato Conservation: Top predators and biodiversity (Nature 436, 192, 14 July 2005).

Per me è stato estremamente piacevole ascoltare il racconto delle ricerche condotte sugli uccelli nella maniera meno invasiva: basandoci unicamente la loro voce

Ma soprattutto Luigi Marchesi è stato in grado di incuriosire e interessare tutti noi, dedicando particolare attenzione ai bambini.

Le sue spiegazioni, basate sull'osservazione diretta e sull'ascolto dei suoni del bosco, hanno interessato i parassiti del faggio, le formiche, la cacca dell'orso, il bolo del gufo, i bossoli della Grande Guerra, le gallerie austroungariche, i versi dell'Assiolo (Otus scops) e quello del Picchio nero (Dryocopus martius). Il tutto condito con una familiarità assoluta con la flora della zona e con una straordinaria capacità di riconoscere anche i più impercettibili segni (visivi e sonori).

La mattina è volata via, nonostante la lunga camminata, seguendo la sempre eccellente segnaletica della SAT (Società degli alpinisti Tridentini).

Come ciliegina sulla torta, constatato che ci muovevamo con i (pur efficientissimi) mezzi pubblici, Luigi Marchesi ci ha accompagnati al nostro Hotel.

Le foto e i video che pubblico in questo post aiutano a capire solo parzialmente la ricchezza della magnifica esperienza che abbiamo vissuto ieri in montagna.

Ora sappiamo quanto può essere preziosa una guida.

E quanto può essere ricca un'escursione organizzata in questo modo.

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 14 agosto 2012


Un momento dell'escursione


Bolo di un gufo contenente le ossa di un topolino di campagna, nelle mani di Luigi Marchesi
 
 
Chiusino del periodo austroungarico (1909)


Bossoli della Grande Guerra 


La guida mostra i bossoli della Grande Guerra



Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 14 Agosto 2012





13 agosto 2012

SVA 5 e altri aerei antichi al Museo dell'Areonautica Gianni Caproni di Trento (13 Agosto 2012)

Visita al Museo dell'Areonautica Gianni Caproni di Trento (sezione staccata del Museo Tridentino di Scienze Naturali). Il museo espone la collezione di aerei e cimeli storici raccolti dalla famiglia Caproni.
Il velicolo SVA 5 (foto a sinistra) faceva parte dell’87ª Squadriglia ("Serenissima"), quella del famoso volo su Vienna dove lanciò volantini e fotografò la capitale austriaca dall'alto, il 9 agosto 1918.
Il Caproni Ca.9 (foto a destra) volò per la prima volta nel 1911 e l'anno seguente conquistò il primato mondiale di velocità per aeroplani dotati di un motore con potenza inferiore a 40 CV. Il Ca.9 è il nono aeroplano progettato e costruito da Gianni Caproni: un monoplano monomotore con elica traente e impennaggi in coda.
Nel video il Ca.9 è al centro di un'attività con i bambini ("Caccia all'aereo").
Luca e Marco hanno sperimentato "Caccia all'aereo" e "Un aereo tutto matto". Le attività per i bambini sono organizzate molto bene e consentono di apprezzare alcune caratteristiche del volo attraverso il gioco.
Da non perdere, per tutte le età, l'esperienza dei simulatori di volo: deltaplano, aereo, elicottero.
Il personale del Museo è competente e disponibile. Le collezioni sono ampie e adeguatamente presentate con cartellonistica in italiano e in inglese.
Unico neo: manca la fermata dell'autobus di fronte al Museo.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 13 Agosto 2012

12 agosto 2012

Acropark Molina di Fiemme. Video.

Sfidare la gravità. Divertimento formidabile: Acropark di Molina di Fiemme (TN)

Sfidare la gravità. Divertimento formidabile: Acropark di Molina di Fiemme (TN)

Sfidare la gravità può provocare un divertimento formidabile. E farlo in un bosco, tra corde tese a diversi metri da terra, è veramente emozionante. Forse risveglia qualcosa di molto profondo, come le case sugli alberi.
Il parco acrobatico Acropark a Castello Molina di Fiemme, in provincia di Trento, presenta 74 itinerari sospesi tra gli abeti (senza danneggiare gli alberi) suddivisi analogamente alle piste da sci, in diversi livellli di difficoltà.