“La misura del mondo” Gauss e Humboldt, due mostri sacri per un best seller (L'Unione Sarda, 11 Luglio 2006)
Metti i due più grandi scienziati della Germania illuminista a contatto con la creatività di uno scrittore emergente. Ed ecco un romanzo di successo. La formula magica l’ha trovata Daniel Kehlmann, trentunenne bavarese trapiantato a
Vienna, e il suo Die Vermessung der Welt (appena tradotto in italiano da Feltrinelli: La misura del mondo, 254 pagine, 15 euro) ha scalato le classifiche tedesche. Sta andando bene anche in Italia, come non sempre accade ai romanzi a sfondo storico.
Uno dei due protagonisti è Karl Friedrich Gauss (1777-1855), nel ritratto, ovvero l’uomo che ha lasciato le sue impronte indelebili nella storia della matematica, dell’astronomia e della fisica. La curva a campana che rappresenta la funzione probabilistica espressione della legge della distribuzione degli errori casuali porta il suo nome. Rilevanti i suoi contributi allo studio del magnetismo terrestre e l’ipotesi, poi confermata sperimentalmente, della non coincidenza tra il polo magnetico terrestre e quello geografico. Senza la geometria dello spazio curvo di Gauss non avremmo avuto la teoria della relatività. Ma nel romanzo di Kehlmann lo incontriamo completamente spogliato della solennità accademica di cui una simile figura sembra ammantata: qui è insolente, brontolone, incapace di affetto verso i familiari, irritabile e misantropo. Ma sempre un enorme genio.
Il secondo personaggio, Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander Von Humboldt, assai meno famoso, almeno in Italia, ma altrettanto attivo: il Dizionario biografico degli Scienziati della Zanichelli (1599 pagine, 51 euro) gli dedica quasi tre pagine, poco meno dello spazio io riservato a Einstein. Naturalista, esploratore, geografo, meteorologo, nonché divulgatore scientifico e inventore, Humboldt è descritto come un uomo solitario, innamorato del pianeta che esplora, privo di sentimenti vergli gli altri esseri umani ma eccitato da ogni altra forma di vita.
Spettacolare la descrizione del viaggio in Amazzonia. Un viaggio straordinario, delle cui cronache fu raggiunto anche Charles Darwin, che poi dichiarò di aver compiuto le sue celebri spedizioni ispirato proprio dalle gesta di Humboldt.
Anche un viaggiatore del nostro tempo, Yurij Castelfranchi, fisico, giornalista scientifico, profondo conoscitore dei popoli e della natura del Brasile (Amazzonia. Viaggio dall’altra parte del mare Laterza, 2004, 230 pagine, 9 euro) ha ripercorso alcune tappe compiute da Humboldt restando affascinato dalle descrizioni minuziose pubblicate negli anni seguenti.
Una misura del mondo che è ad un tempo anche misura delle capacità dell’intelligenza e della caducità della condizione umana. E questi mostri sacri della scienza germanica, Gauss e Humboldt, messi a nudo (ma ce n’è anche per Goethe e per Kant) da un giovane autore, laureato in filosofia, tradotto in numerose lingue, trionfatore in concorsi letterari: forse La misura del mondo fornisce un modello alternativo di comunicazione della scienza. Kehlmann incuriosisce, a tratti appassiona, senza approfondire troppo, quel che basta a spingere il lettore, nella migliore delle ipotesi, a documentarsi. Oppure semplicemente una lettura ideale per l’estate, che si nutre del classico fascino di un viaggio compito stando fermi.
Andrea Mameli
Uno dei due protagonisti è Karl Friedrich Gauss (1777-1855), nel ritratto, ovvero l’uomo che ha lasciato le sue impronte indelebili nella storia della matematica, dell’astronomia e della fisica. La curva a campana che rappresenta la funzione probabilistica espressione della legge della distribuzione degli errori casuali porta il suo nome. Rilevanti i suoi contributi allo studio del magnetismo terrestre e l’ipotesi, poi confermata sperimentalmente, della non coincidenza tra il polo magnetico terrestre e quello geografico. Senza la geometria dello spazio curvo di Gauss non avremmo avuto la teoria della relatività. Ma nel romanzo di Kehlmann lo incontriamo completamente spogliato della solennità accademica di cui una simile figura sembra ammantata: qui è insolente, brontolone, incapace di affetto verso i familiari, irritabile e misantropo. Ma sempre un enorme genio.
Il secondo personaggio, Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander Von Humboldt, assai meno famoso, almeno in Italia, ma altrettanto attivo: il Dizionario biografico degli Scienziati della Zanichelli (1599 pagine, 51 euro) gli dedica quasi tre pagine, poco meno dello spazio io riservato a Einstein. Naturalista, esploratore, geografo, meteorologo, nonché divulgatore scientifico e inventore, Humboldt è descritto come un uomo solitario, innamorato del pianeta che esplora, privo di sentimenti vergli gli altri esseri umani ma eccitato da ogni altra forma di vita.
Spettacolare la descrizione del viaggio in Amazzonia. Un viaggio straordinario, delle cui cronache fu raggiunto anche Charles Darwin, che poi dichiarò di aver compiuto le sue celebri spedizioni ispirato proprio dalle gesta di Humboldt.
Anche un viaggiatore del nostro tempo, Yurij Castelfranchi, fisico, giornalista scientifico, profondo conoscitore dei popoli e della natura del Brasile (Amazzonia. Viaggio dall’altra parte del mare Laterza, 2004, 230 pagine, 9 euro) ha ripercorso alcune tappe compiute da Humboldt restando affascinato dalle descrizioni minuziose pubblicate negli anni seguenti.
Una misura del mondo che è ad un tempo anche misura delle capacità dell’intelligenza e della caducità della condizione umana. E questi mostri sacri della scienza germanica, Gauss e Humboldt, messi a nudo (ma ce n’è anche per Goethe e per Kant) da un giovane autore, laureato in filosofia, tradotto in numerose lingue, trionfatore in concorsi letterari: forse La misura del mondo fornisce un modello alternativo di comunicazione della scienza. Kehlmann incuriosisce, a tratti appassiona, senza approfondire troppo, quel che basta a spingere il lettore, nella migliore delle ipotesi, a documentarsi. Oppure semplicemente una lettura ideale per l’estate, che si nutre del classico fascino di un viaggio compito stando fermi.
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