Ricolorare i centri urbani con le farfalle, insetti che partecipano al mantenimento della biodiversità vegetale. È
l’idea su cui si basa l'esperimento collettivo in atto a Milano.
Per partecipare al progetto è necessario creare nei balconi o nei giardini (i cosiddetti corridoi per le farfalle, vie ideali di collegamento fra le campagne e i parchi situati ai bordi della città con le aree verdi del centro) e pubblicare foto e video sul portale dedicato: Effetto Farfalla.
Il coordinamento dell'iniziativa è di Gustavo Gandini,
docente di genetica della conservazione, alla Facoltà di Medicina
Veterinaria dell'Università di Milano e Presidente della Fondazione Trust the Forest.
Le piante che attirano le farfalle sono la carota selvatica, il finocchio selvatico, l'ortica, il prezzemolo.
Nell'iniziativa è coinvolto lo spin off dell’Università di
Bologna Eugea (Ecologia
urbana giardini e ambiente), creato dall’entomologo Gianumberto Accinelli.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 16 Marzo 2013
16 marzo 2013
15 marzo 2013
Tsunami mediterranei: uno studio dell'Ismar-Cnr pubblicato il 15 Marzo 2013
I dati geologici dei fondali del Mediterraneo dimostrano che gli eventi catastrofici, come quello che nel 365 d.C. provocò 45 mila morti. Lo testimoniano i sedimenti degli abissi dello Ionio analizzati con tecnologie ad alta risoluzione dall’Ismar-Cnr. La scoperta, pubblicata sulla rivista Scientific Reports (del gruppo Nature), è stata fatta da un gruppo di scienziati coordinato da Alina Polonia dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr), il quale ha identificato le tracce di un terribile tsunami al largo delle coste siciliane, che circa 1600 anni fa colpì il Mediterraneo.
«Il deposito è noto con il nome di Omogenite o megatorbidite Augias - spiega Alina Polonia - e occupa gran parte del Mediterraneo orientale. Per comprendere la sua origine erano state avanzate diverse ipotesi; tra queste, la più accreditata era l’esplosione del vulcano Thera (Santorini), avvenuta nel 1627-1600 a.C., che distrusse la civiltà minoica. Secondo gli studi del nostro team la causa di quest’enorme deposito sedimentario fu invece uno tsunami generato dal terribile terremoto che colpì Creta nel 365 d.C., con una magnitudo valutata tra 8 e 8.5 gradi della scala Richter».
I dati geofisici e geologici analizzati dai ricercatori «includono immagini acustiche ad altissima risoluzione del deposito sedimentario - continua Alina Polonia - e carote di sedimento estratte dal fondale marino a quasi 4.000 m di profondità spiega la ricercatrice. L’effetto di un terremoto e dell’onda di tsunami può essere infatti la mobilizzazione di una quantità enorme di sedimenti, che da tutte le zone costiere vanno a depositarsi nella parte più profonda del bacino».
Lo storico Ammianus Marcellinus documentò i devastanti effetti di uno tsunami che colpì Alessandria d'Egitto, a oltre 700 km di distanza dall’epicentro, il 21 Luglio 365 d.C. e onde altissime raggiunsero l’entroterra, provocando notevoli devastazioni e migliaia di vittime.
Alina Polonia, Enrico Bonatti, Angelo Camerlenghi, Renata Giulia Lucchi, Giuliana Panieri, Luca Gasperini
Scientific Reports 3, Article number: 1285 doi:10.1038/srep01285
Published 15 February 2013
Figure 1: Shaded relief map of topography/bathymetry of the central and eastern Mediterranean Sea. Shaded relief map of topography/bathymetry of the central and eastern Mediterranean Sea: Global Bathymetry and Elevation Data from SRTM30_PLUS (Becker et al., 2009).
«Il deposito è noto con il nome di Omogenite o megatorbidite Augias - spiega Alina Polonia - e occupa gran parte del Mediterraneo orientale. Per comprendere la sua origine erano state avanzate diverse ipotesi; tra queste, la più accreditata era l’esplosione del vulcano Thera (Santorini), avvenuta nel 1627-1600 a.C., che distrusse la civiltà minoica. Secondo gli studi del nostro team la causa di quest’enorme deposito sedimentario fu invece uno tsunami generato dal terribile terremoto che colpì Creta nel 365 d.C., con una magnitudo valutata tra 8 e 8.5 gradi della scala Richter».
I dati geofisici e geologici analizzati dai ricercatori «includono immagini acustiche ad altissima risoluzione del deposito sedimentario - continua Alina Polonia - e carote di sedimento estratte dal fondale marino a quasi 4.000 m di profondità spiega la ricercatrice. L’effetto di un terremoto e dell’onda di tsunami può essere infatti la mobilizzazione di una quantità enorme di sedimenti, che da tutte le zone costiere vanno a depositarsi nella parte più profonda del bacino».
Lo storico Ammianus Marcellinus documentò i devastanti effetti di uno tsunami che colpì Alessandria d'Egitto, a oltre 700 km di distanza dall’epicentro, il 21 Luglio 365 d.C. e onde altissime raggiunsero l’entroterra, provocando notevoli devastazioni e migliaia di vittime.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 15 Marzo 2013
Mediterranean megaturbidite triggeredby the AD 365 Crete earthquake and tsunamiAlina Polonia, Enrico Bonatti, Angelo Camerlenghi, Renata Giulia Lucchi, Giuliana Panieri, Luca Gasperini
Scientific Reports 3, Article number: 1285 doi:10.1038/srep01285
Published 15 February 2013
Figure 1: Shaded relief map of topography/bathymetry of the central and eastern Mediterranean Sea. Shaded relief map of topography/bathymetry of the central and eastern Mediterranean Sea: Global Bathymetry and Elevation Data from SRTM30_PLUS (Becker et al., 2009).
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La vita su Marte? Sembra la volta buona!
Nuove prove di vita su Marte? A leggere i comunicati della Nasa sembrerebbe proprio la volta buona!
A sinistra: il campione di sabbia di roccia prelevato dal rover Curiosity nel Settembre del 2012.
Le trivellazioni di Curiosity sul suolo marziano hanno rilevato la presenza di azoto, carbonio, fosforo e zolfo: gli ingredienti di base della vita. NASA Rover Finds Conditions Once Suited for Ancient Life on Mars
March 12, 2013
Pasadena (California)
An analysis of a rock sample collected by NASA's Curiosity rover shows ancient Mars could have supported living microbes.
Scientists identified sulfur, nitrogen, hydrogen, oxygen, phosphorus and carbon -- some of the key chemical ingredients for life -- in the powder Curiosity drilled out of a sedimentary rock near an ancient stream bed in Gale Crater on the Red Planet last month.
"A fundamental question for this mission is whether Mars could have supported a habitable environment," said Michael Meyer, lead scientist for NASA's Mars Exploration Program at the agency's headquarters in Washington. "From what we know now, the answer is yes."
On Tuesday, NASA’s Jet Propulsion Laboratory announced that an analysis of a rock sample collected by the Curiosity rover shows ancient Mars could have supported living microbes. Some key chemical elements for life - sulfur, nitrogen, hydrogen, oxygen, phosphorus and carbon - were discovered in a powder sample Curiosity drilled out of a sedimentary rock near an ancient stream bed in the Red Planet’s Gale Crater.
A sinistra: il campione di sabbia di roccia prelevato dal rover Curiosity nel Settembre del 2012.
Le trivellazioni di Curiosity sul suolo marziano hanno rilevato la presenza di azoto, carbonio, fosforo e zolfo: gli ingredienti di base della vita. NASA Rover Finds Conditions Once Suited for Ancient Life on Mars
March 12, 2013
Pasadena (California)
An analysis of a rock sample collected by NASA's Curiosity rover shows ancient Mars could have supported living microbes.
Scientists identified sulfur, nitrogen, hydrogen, oxygen, phosphorus and carbon -- some of the key chemical ingredients for life -- in the powder Curiosity drilled out of a sedimentary rock near an ancient stream bed in Gale Crater on the Red Planet last month.
"A fundamental question for this mission is whether Mars could have supported a habitable environment," said Michael Meyer, lead scientist for NASA's Mars Exploration Program at the agency's headquarters in Washington. "From what we know now, the answer is yes."
On Tuesday, NASA’s Jet Propulsion Laboratory announced that an analysis of a rock sample collected by the Curiosity rover shows ancient Mars could have supported living microbes. Some key chemical elements for life - sulfur, nitrogen, hydrogen, oxygen, phosphorus and carbon - were discovered in a powder sample Curiosity drilled out of a sedimentary rock near an ancient stream bed in the Red Planet’s Gale Crater.
14 marzo 2013
I nostri bambini camminano meno. Una ricerca dell'Istc-Cnr.
Il 19 Maggio 2011 il quotidiano L'Unione Sarda ha pubblicato un mio articolo (Zainetti, il sovrappeso della scuola (L'Unione Sarda, 19 maggio 2011) dedicato alle ricerche condotte da un gruppo di ricercatori dell'Università di Cagliari coordinati da
Massimiliano Pau (che ringrazio per la foto) su un campione di 359 bambini di età compresa fra 6 a 10 anni e presentato a San Francisco al convegno "Human Factors and Ergonomic Society".
Il peso che i bambini portano nello zainetto, emergeva da quello studio, supera troppo spesso la soglia del 15% del peso corporeo (raccomandata dal Consiglio Superiore di Sanità) in oltre la metà dei bambini. La ricerca dell'Università di Cagliari sta andando avanti con un campione di ragazzi delle scuole medie, allo scopo di valutare possibili alterazioni del cammino legate all'uso dello zaino e del trolley, utilizzando sia le piattaforme baropodometriche che i sensori inerziali.
Sempre in tema di bambini e ragazzi che vanno a scuola, l'ufficio stampa del CNR mi ha segnalato la pubblicazione di uno studio del Laboratorio di Psicologia della Partecipazione infantile (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione): "La mobilità autonoma dei bambini in Italia" (Pdf).
La ricerca è stata condotta da Alfredo Alietti, Daniela Renzi, Monica Vercesi e Antonella Prisco con un finanziamento della Provincia di Roma e della Provincia di Monza e Brianza e con il patrocinio della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) e del Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo Imballaggi a base Cellulosica.
Il Laboratorio di psicologia della partecipazione infantile è l'unico partner italiano della ricerca Children’s Independent Mobility - La mobilità autonoma come aspetto critico dello sviluppo dei bambini e della qualità della vita. L’indagine, promossa dal Policy Studies Institute (Psi) di Londra, consente un primo confronto tra Italia, Regno Unito e Germania, ma si è svolta in altri 15 paesi. I dati italiani sono pubblicati sul sito: lacittadeibambini.org (Pdf). «La mobilità infantile - ha spiegato Antonella Prisco, ricercatrice dell’Istc-Cnr - è uno degli aspetti che ha maggiormente risentito della grande trasformazione dell’ambiente urbano, con ricadute negative sul benessere e sullo sviluppo psico-fisico. L’autonomia di spostamento dei bambini italiani nell’andare a scuola si è ridotta, passando dall’11% nel 2002 al 7% nel 2010, mentre l’autonomia dei bambini inglesi è al 41% e quella dei tedeschi al 40%. Per il tragitto di ritorno, soltanto l’8% dei bambini italiani lo compie da solo, a fronte del 25% dei coetanei inglesi e del 76% dei tedeschi. Il divario di autonomia con gli altri paesi sul percorso casa-scuola permane ampio anche per i ragazzi delle medie inferiori: il 34% degli italiani, contro il 68% dei tedeschi e il 78% degli inglesi».
In Italia risulta estremamente basso anche l’uso del mezzo pubblico: «Mentre per i bambini non ci sono differenze tra Italia e Inghilterra, 3% per entrambi i Paesi, in Germania la percentuale sale all’8 - sottolinea Daniela Renzi, ricercatrice dell’Istc-Cnr - mentre maggiori differenze si hanno per la scuola secondaria, dove l’Italia resta ferma al 3%, l’Inghilterra passa al 25% e la Germania arriva addirittura al 64%,: probabilmente per l’efficienza dei servizi pubblici, ma forse anche per maggiore fiducia dei genitori».
Apprendiamo anche che in Italia i maschi risultano più autonomi delle femmine, indipendentemente dall’età.
Sono stati somministrati due questionari, uno per i bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni e l’altro per i loro genitori, a un campione di circa 800 soggetti residenti in centri urbani di varia dimensione demografica, collocazione geografica, caratteristiche urbanistiche ed economiche: Roma, Bari, Guidonia Montecelio (Roma), Desio e Misinto (Monza-Brianza).
«La possibilità di muoversi in autonomia da parte dei bambini - conclude Prisco - permette l’esperienza fondamentale del gioco, aiuta a prevenire sovrappeso e obesità, ad acquisire maggiore sicurezza, autostima e capacità di interagire, rafforza i legami con le persone che abitano nel proprio quartiere e a sviluppare un senso di identità e responsabilità, riducendo i sentimenti di solitudine durante l’adolescenza».
Il Laboratorio Istc-Cnr promuove da anni ai bambini delle scuole primarie l’iniziativa A scuola ci andiamo da soli, parte del Progetto internazionale La città dei bambini.
Il peso che i bambini portano nello zainetto, emergeva da quello studio, supera troppo spesso la soglia del 15% del peso corporeo (raccomandata dal Consiglio Superiore di Sanità) in oltre la metà dei bambini. La ricerca dell'Università di Cagliari sta andando avanti con un campione di ragazzi delle scuole medie, allo scopo di valutare possibili alterazioni del cammino legate all'uso dello zaino e del trolley, utilizzando sia le piattaforme baropodometriche che i sensori inerziali.
Sempre in tema di bambini e ragazzi che vanno a scuola, l'ufficio stampa del CNR mi ha segnalato la pubblicazione di uno studio del Laboratorio di Psicologia della Partecipazione infantile (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione): "La mobilità autonoma dei bambini in Italia" (Pdf).
La ricerca è stata condotta da Alfredo Alietti, Daniela Renzi, Monica Vercesi e Antonella Prisco con un finanziamento della Provincia di Roma e della Provincia di Monza e Brianza e con il patrocinio della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) e del Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo Imballaggi a base Cellulosica.
Il Laboratorio di psicologia della partecipazione infantile è l'unico partner italiano della ricerca Children’s Independent Mobility - La mobilità autonoma come aspetto critico dello sviluppo dei bambini e della qualità della vita. L’indagine, promossa dal Policy Studies Institute (Psi) di Londra, consente un primo confronto tra Italia, Regno Unito e Germania, ma si è svolta in altri 15 paesi. I dati italiani sono pubblicati sul sito: lacittadeibambini.org (Pdf). «La mobilità infantile - ha spiegato Antonella Prisco, ricercatrice dell’Istc-Cnr - è uno degli aspetti che ha maggiormente risentito della grande trasformazione dell’ambiente urbano, con ricadute negative sul benessere e sullo sviluppo psico-fisico. L’autonomia di spostamento dei bambini italiani nell’andare a scuola si è ridotta, passando dall’11% nel 2002 al 7% nel 2010, mentre l’autonomia dei bambini inglesi è al 41% e quella dei tedeschi al 40%. Per il tragitto di ritorno, soltanto l’8% dei bambini italiani lo compie da solo, a fronte del 25% dei coetanei inglesi e del 76% dei tedeschi. Il divario di autonomia con gli altri paesi sul percorso casa-scuola permane ampio anche per i ragazzi delle medie inferiori: il 34% degli italiani, contro il 68% dei tedeschi e il 78% degli inglesi».
In Italia risulta estremamente basso anche l’uso del mezzo pubblico: «Mentre per i bambini non ci sono differenze tra Italia e Inghilterra, 3% per entrambi i Paesi, in Germania la percentuale sale all’8 - sottolinea Daniela Renzi, ricercatrice dell’Istc-Cnr - mentre maggiori differenze si hanno per la scuola secondaria, dove l’Italia resta ferma al 3%, l’Inghilterra passa al 25% e la Germania arriva addirittura al 64%,: probabilmente per l’efficienza dei servizi pubblici, ma forse anche per maggiore fiducia dei genitori».
Apprendiamo anche che in Italia i maschi risultano più autonomi delle femmine, indipendentemente dall’età.
Sono stati somministrati due questionari, uno per i bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni e l’altro per i loro genitori, a un campione di circa 800 soggetti residenti in centri urbani di varia dimensione demografica, collocazione geografica, caratteristiche urbanistiche ed economiche: Roma, Bari, Guidonia Montecelio (Roma), Desio e Misinto (Monza-Brianza).
«La possibilità di muoversi in autonomia da parte dei bambini - conclude Prisco - permette l’esperienza fondamentale del gioco, aiuta a prevenire sovrappeso e obesità, ad acquisire maggiore sicurezza, autostima e capacità di interagire, rafforza i legami con le persone che abitano nel proprio quartiere e a sviluppare un senso di identità e responsabilità, riducendo i sentimenti di solitudine durante l’adolescenza».
Il Laboratorio Istc-Cnr promuove da anni ai bambini delle scuole primarie l’iniziativa A scuola ci andiamo da soli, parte del Progetto internazionale La città dei bambini.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 14 Marzo 2013
12 marzo 2013
Videogiochi "action" e abilità di lettura dei bambini con dislessia. Uno studio dell'Università di Padova.
Secondo uno studio pubblicato il 28 Febbraio 2013 sulla rivista Current Biology i videogiochi potrebbero aiutare i bambini dislessici a migliorare le capacità di lettura. La ricerca, condotta all'Università di Padova, ha analizzato le
capacità fonologiche e di attenzione di due gruppi di bambini con
dislessia. Il campione scelto (non utilizzatori abituali di videogiochi)
è stato valutato nelle capacità di attenzione e di lettura prima e dopo
aver giocato con videogame d'azione (e non) in 9 sedute di 80 minuti
ciascuna.
L'articolo "Action Video Games Make Dyslexic Children Read Better" mostra che nei bambini che avevano utilizzato videogiochi d'azione è stato registrato un aumento della velocità di lettura,
senza perdita in accuratezza, e progressi, sebbene meno significativi, in altri test di
attenzione.
nel campione scelto il tempo trascorso con i videogiochi può aiutare a
migliorare le capacità di lettura.
Ho posto alcune domande a Sandro Franceschini (Università di Padova) coordinatore della ricerca (insieme a Simone Gori, Milena Ruffino, Simona Viola, Massimo Molteni, Andrea Facoetti).
Lo studio ha interessato le capacità fonologiche e di attenzione di due gruppi di bambini con dislessia. Che cosa avete osservato?
«Lo studio ha indagato l’effetto di una specifica categoria di videogiochi, definiti “action”, sulle abilità attentive e conseguentemente sulle abilità di lettura dei bambini con dislessia. In letteratura, già era stato dimostrato che determinate tipologie di videogiochi stimolano lo sviluppo delle capacità di estrazione dell’informazione dall’ambiente. Nel nostro studio si è osservato che la stimolazione e l’incremento delle abilità attentive, osservate nei bambini che avevano utilizzato questi videogiochi, correlavano con un incremento nella rapidità nella lettura».
Come avete misurato l'aumento della velocità di lettura?
«I bambini prima e dopo il periodo di gioco hanno letto una serie di liste di non-parole, ovvero parole senza senso, e un testo».
Che tipo di implicazioni potrebbero avere questi risultati nei confronti della dislessia?
«Dal nostro punto di vista importanti. Le difficoltà di lettura sono spesso considerate associate esclusivamente a difficoltà nella pronuncia di lettere o riconoscimento di suoni, sottovalutando il ruolo che l’attenzione visiva ed uditiva ricoprono nella formazione delle nostre conoscenze della forma delle lettere, delle parole e dei suoni ed esse associate, permettendoci di individuare le informazioni salienti dello stimolo. Videogiochi con determinate caratteristiche sembrano consentire di lavorare su tali abilità senza annoiare i bambini. Un incremento di queste competenze potrebbe portare ad aumentare le abilità di riconoscimento degli stimoli, ed aiutare lo sviluppo delle abilità fonologiche, che possono essere ulterirmente potenziate utilizzando anche i metodi tradizionali».
Attualmente state analizzando l'utilizzo di videogiochi con i tablet, in collaborazione con il Dipartimento di Matematica dell’Università di Padova. Che campione avete individuato? Cosa vi aspettate di trovare?
«La nostra idea è quella di individuare in età prescolare i bambini potenzialmente a rischio di sviluppo di difficoltà di lettura, valutando sia la familiarità del disturbo che l’andamento in una serie di prove specifiche. La nostra idea è quella di far giocare un gruppo di bambini con alcuni serious game che abbiamo sviluppato con l’intento di stimolare durante il gioco le funzioni che, sulla base dei risultati ottenuti nelle precedenti ricerche, riteniamo essere i “mattoni” alla base dello sviluppo di una corretta acquisizione della lettura. Il gruppo di bambini dovrebbe, secondo le nostre ipotesi, andare incontro ad una riduzione del rischio di sviluppo di difficoltà di lettura».
L'uso dei dispositivi dotati di touch screen se da un lato, come mostrato nella ricerca, può contribuire a migliorare la resa in letto-scrittura, d'altro canto non potrebbe avere effetti negativi sulle capacità di manipolazione degli oggetti?
«Mi sembra necessario chiarire che la ricerca pubblicata aveva come interesse principale la dimostrazione dell’importanza del ruolo dell’attenzione visiva nello sviluppo delle competenze di lettura e della possibilità di modificarla. Non consigliamo l’utilizzo di videogiochi come forma di trattamento fai da te. Il trattamento delle difficoltà di lettura deve sempre affidato ad esperti del settore. Relativamente alla ricerca che condurremo sui prescolari, il fatto di impiegare touch screen, è legato alla facilità di acquisizione del metodo di utilizzo dello strumento, basato sull’intuitività e che non implica il dover imparare ad usare mouse o tastiere, inoltre giochi sono in grado di adattarsi costantemente alle prestazioni del bambino, mantenendosi sempre ad un livello adeguato alle competenze dimostrate. Senza dubbio l'utilizzo di certi strumenti deve essere fatto con cautela, ma la nostra raccomandazione e di farne un uso moderato e controllato».
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 12 Marzo 2013

nel campione scelto il tempo trascorso con i videogiochi può aiutare a
migliorare le capacità di lettura.
Ho posto alcune domande a Sandro Franceschini (Università di Padova) coordinatore della ricerca (insieme a Simone Gori, Milena Ruffino, Simona Viola, Massimo Molteni, Andrea Facoetti).
Lo studio ha interessato le capacità fonologiche e di attenzione di due gruppi di bambini con dislessia. Che cosa avete osservato?
«Lo studio ha indagato l’effetto di una specifica categoria di videogiochi, definiti “action”, sulle abilità attentive e conseguentemente sulle abilità di lettura dei bambini con dislessia. In letteratura, già era stato dimostrato che determinate tipologie di videogiochi stimolano lo sviluppo delle capacità di estrazione dell’informazione dall’ambiente. Nel nostro studio si è osservato che la stimolazione e l’incremento delle abilità attentive, osservate nei bambini che avevano utilizzato questi videogiochi, correlavano con un incremento nella rapidità nella lettura».
Come avete misurato l'aumento della velocità di lettura?
«I bambini prima e dopo il periodo di gioco hanno letto una serie di liste di non-parole, ovvero parole senza senso, e un testo».
Che tipo di implicazioni potrebbero avere questi risultati nei confronti della dislessia?
«Dal nostro punto di vista importanti. Le difficoltà di lettura sono spesso considerate associate esclusivamente a difficoltà nella pronuncia di lettere o riconoscimento di suoni, sottovalutando il ruolo che l’attenzione visiva ed uditiva ricoprono nella formazione delle nostre conoscenze della forma delle lettere, delle parole e dei suoni ed esse associate, permettendoci di individuare le informazioni salienti dello stimolo. Videogiochi con determinate caratteristiche sembrano consentire di lavorare su tali abilità senza annoiare i bambini. Un incremento di queste competenze potrebbe portare ad aumentare le abilità di riconoscimento degli stimoli, ed aiutare lo sviluppo delle abilità fonologiche, che possono essere ulterirmente potenziate utilizzando anche i metodi tradizionali».
Attualmente state analizzando l'utilizzo di videogiochi con i tablet, in collaborazione con il Dipartimento di Matematica dell’Università di Padova. Che campione avete individuato? Cosa vi aspettate di trovare?
«La nostra idea è quella di individuare in età prescolare i bambini potenzialmente a rischio di sviluppo di difficoltà di lettura, valutando sia la familiarità del disturbo che l’andamento in una serie di prove specifiche. La nostra idea è quella di far giocare un gruppo di bambini con alcuni serious game che abbiamo sviluppato con l’intento di stimolare durante il gioco le funzioni che, sulla base dei risultati ottenuti nelle precedenti ricerche, riteniamo essere i “mattoni” alla base dello sviluppo di una corretta acquisizione della lettura. Il gruppo di bambini dovrebbe, secondo le nostre ipotesi, andare incontro ad una riduzione del rischio di sviluppo di difficoltà di lettura».
L'uso dei dispositivi dotati di touch screen se da un lato, come mostrato nella ricerca, può contribuire a migliorare la resa in letto-scrittura, d'altro canto non potrebbe avere effetti negativi sulle capacità di manipolazione degli oggetti?
«Mi sembra necessario chiarire che la ricerca pubblicata aveva come interesse principale la dimostrazione dell’importanza del ruolo dell’attenzione visiva nello sviluppo delle competenze di lettura e della possibilità di modificarla. Non consigliamo l’utilizzo di videogiochi come forma di trattamento fai da te. Il trattamento delle difficoltà di lettura deve sempre affidato ad esperti del settore. Relativamente alla ricerca che condurremo sui prescolari, il fatto di impiegare touch screen, è legato alla facilità di acquisizione del metodo di utilizzo dello strumento, basato sull’intuitività e che non implica il dover imparare ad usare mouse o tastiere, inoltre giochi sono in grado di adattarsi costantemente alle prestazioni del bambino, mantenendosi sempre ad un livello adeguato alle competenze dimostrate. Senza dubbio l'utilizzo di certi strumenti deve essere fatto con cautela, ma la nostra raccomandazione e di farne un uso moderato e controllato».
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 12 Marzo 2013
11 marzo 2013
Servizi per disabili e anziani che viaggiano in treno: tra poco a Londra si presenta il nuovo portale accessibile
Oggi a Londra il Ministro dei Trasporti Norman Baker parteciperà alla presentazione del sito web dedicato a migliorare il rapporto tra i treni inglesi e i cittadini con disabilità o che comunque hanno bisogno di assitenza durante il viaggio. Il sito, realizzato dall'associazione delle imprese che gestiscono le ferrovie (ATOC: The Association of Train Operating Companies) nasce come espansione del preesistente sito "Rail Travel Made Easy", con l'aggiunta di servizi e piattaforme, anche in virtù dell'incremento nel numero di utenti disabili nelle ferrovie inglesi.
Il nuovo sito, denominato Rail Accessibility – Rail Travel Made Easy, sarà lanciato questo pomeriggio durante un incontro dell'ATOC alla Camera dei Comuni del Parlamento inglese.
Il comunicato stampa dell'incontro riporta riferisce un commento di David Sindall, responsabile della sezione Disability and Inclusion dell'ATOC - “L'aumento del numero di utenti disabili impone l'innalzamento dei servizi legati alla fruizione dei treni e il sito The Rail Accessibility cercherà di fornire tutte le informazioni utili per fruirne” - e uno di Maria Grazia Zedda (responsabile della Wideaware Ltd, società che ha sviluppato il portale curandone in particolare l'accessibilità): “Per noi è stato un onore essere coinvolti nella realizzazione del portale "The Rail Accessibility – Rail Travel Made Easy" allo scopo di fornire informazioni preziose a passeggeri disabili e anziani".
Fonte: ufficio stampa ATOC (www.atoc.org)
Il nuovo sito, denominato Rail Accessibility – Rail Travel Made Easy, sarà lanciato questo pomeriggio durante un incontro dell'ATOC alla Camera dei Comuni del Parlamento inglese.
Il comunicato stampa dell'incontro riporta riferisce un commento di David Sindall, responsabile della sezione Disability and Inclusion dell'ATOC - “L'aumento del numero di utenti disabili impone l'innalzamento dei servizi legati alla fruizione dei treni e il sito The Rail Accessibility cercherà di fornire tutte le informazioni utili per fruirne” - e uno di Maria Grazia Zedda (responsabile della Wideaware Ltd, società che ha sviluppato il portale curandone in particolare l'accessibilità): “Per noi è stato un onore essere coinvolti nella realizzazione del portale "The Rail Accessibility – Rail Travel Made Easy" allo scopo di fornire informazioni preziose a passeggeri disabili e anziani".
Fonte: ufficio stampa ATOC (www.atoc.org)
ATOC launches new tool for older and disabled passengers
10 marzo 2013
Una tavola periodica dolcissima
Periodic Table Cupcakes by Katherine (Foodie Friday blog)
Ogni dolcetto rappresenta un elemento della tavola periodica.
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L'accessibilità ferroviaria nel sito progettato da Maria Grazia Zedda.


Il portale, progettato da Maria Grazia Zedda (Wideaware), sarà presentato domani alla House of Commons (Camera dei Comuni) del Parlamento inglese.
Lo scopo è aiutare le persone con disabilità e in generale i passeggeri che incontrano difficoltà di ordine pratico, a beneficiare dell'aiuto offerto contro qualsiasi barriera.
Informazioni pratiche e recapiti utili, link, suggerimenti.
Molto belle anche le storie dei passeggeri che raccontano come può essere aiutata dal personale delle ferrovie.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 10 Marzo 2013
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Mappe per nonvedenti: logica evoluzione delle interfacce aptiche.

Il dispositivo è stato sviluppato da Andrew Spitz, Ruben van der Vleuten e Markus Schmeiduch, ricercatori del Copenhagen Institute of Interaction Design e rappresenta la logica evoluzione delle interfacce aptiche.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 10 Marzo 2013
Blind Maps: Concept for a Braille Interface - Navigation System for the iPhone from Andrew Spitz on Vimeo.
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Domani porto a Westminster la voce dei cittadini disabili (mia intervista a Maria Grazia Zedda: L'unione Sarda, Cultura, 10 Marzo 2013)
Al convegno "Tecnologie per la disabilità - ICT: Innovation and work", organizzato da Sardegna Ricerche, l'8 marzo a Cagliari, una storia ha colpito il pubblico. Quella di Maria Grazia Zedda, una persona che deve fare i conti con una sordità dal 75 al 90% delle frequenze medio-alte: «quando mi parlano sento solo le vocali e non le consonanti, e nella musica sento i bassi, quindi la batteria e il basso ma non la chitarra o i violini».
Una storia di sacrifici e di successi: premi internazionali e affermazioni professionali.
Domani Maria Grazia sarà a Londra, alla Camera dei Comuni, per illustrare ai deputati inglesi il portale per le persone disabili che ha messo a punto per le ferrovie. «Dirò - spiega - che è stato un onore immenso per me e per la mia piccola impresa, Wideaware, affrontare questa sfida che ci ha proposto la Association of Train Operating Companies. Abbiamo costruito un portale web totalmente accessibile che incoraggia i disabili a viaggiare in treno, parlando con franchezza delle barriere presenti nel sistema ma anche spiegando le risorse pratiche e online che sono disponibili per chi viaggia. Per esempio l'assistenza gratuita durante il viaggio, le informazioni vocali o testuali in tempo reale sui treni per qualsiasi dispositivo».
Dopo che hai lasciato Cagliari per Londra hai dovuto affrontare molte sfide?
«Sono stati momenti di sfiducia assoluta che mi hanno portata a lasciare la Sardegna, a dubitare delle mie capacità, però sono stata fortunata: ho imparato ad avere un atteggiamento aperto nei confronti della vita. E penso sempre che la vita mi sta insegnando qualcosa quando devo adattarmi».
Com'è nata la tua idea di impresa?
«L'idea di Wideaware Training è nata da mio marito, Ian Sheeler, audioleso anche lui, con un passato di produttore alla BBC e Channel 4. Ci siamo conosciuti proprio alla Bbc alla mia prima assunzione. Lui ha utilizzato la sua esperienza di Instructional Designer per convincermi a costruire dei corsi e-learning per trasmettere la mia conoscenza e la mia esperienza come formatore e Access Auditor - esaminatrice - di Barriere Architettoniche e Culturali».
Ora di che cosa ti occupi?
«Di formazione al personale: insegno a rapportarsi con sicurezza con la disabilità senza paure e per inserire i colleghi disabili nel lavoro con collaborazione e partecipazione. E con gli opportuni ausili. Il mio tirocinio è pratico e divertente e il nostro sistema di formazione a distanza si basa su solidi principi pedagogici di "instructional design" che favoriscono l'assimilazione e la pratica rispetto alla nozionistica tradizionale. Aiuto a far crescere la consapevolezza delle proprie capacità - awareness training - e del valore profondamente umano della disabilità. Ora sto preparando per il Parlamento Britannico, Camera dei Lord e Camera dei Comuni, dei corsi per migliorare i rapporti con il cittadino, qualsiasi cittadino. E per offrire un servizio che tratti i disabili come cittadini alla pari, non di seconda classe».
Quali premi hai vinto?
«Tre premi UnLtd (Millennium Awards) per imprenditori sociali (4 mila sterline nel 2006, 20 mila nel 2008 e 15 mila nel 2009), poi un Barclays’ Changing Places Awards nel 2008 e un “Ready to Start Disabled Entrepreneur United Kingdom National Winner “ nel 2010».
I tuoi prossimi progetti?
«Ci sono prospettive di lavorare sulla formazione del personale dell'Edinburgh Airport e anche con alcune compagnie ferroviarie per risolvere le barriere architettoniche delle stazioni. Ma l'obiettivo che mi sta più a cuore lavorare presto con la Sardegna. Mi vorrei riconciliare con una società che un tempo non aveva aperture per me. E non solo per me stessa: voglio dimostrare agli altri disabili, che si sentono scoraggiati, che se si vuole si può».
Andrea Mameli
L'unione Sarda
Cultura, pag. 48
10 Marzo 2013
Una storia di sacrifici e di successi: premi internazionali e affermazioni professionali.
Domani Maria Grazia sarà a Londra, alla Camera dei Comuni, per illustrare ai deputati inglesi il portale per le persone disabili che ha messo a punto per le ferrovie. «Dirò - spiega - che è stato un onore immenso per me e per la mia piccola impresa, Wideaware, affrontare questa sfida che ci ha proposto la Association of Train Operating Companies. Abbiamo costruito un portale web totalmente accessibile che incoraggia i disabili a viaggiare in treno, parlando con franchezza delle barriere presenti nel sistema ma anche spiegando le risorse pratiche e online che sono disponibili per chi viaggia. Per esempio l'assistenza gratuita durante il viaggio, le informazioni vocali o testuali in tempo reale sui treni per qualsiasi dispositivo».
Dopo che hai lasciato Cagliari per Londra hai dovuto affrontare molte sfide?
«Sono stati momenti di sfiducia assoluta che mi hanno portata a lasciare la Sardegna, a dubitare delle mie capacità, però sono stata fortunata: ho imparato ad avere un atteggiamento aperto nei confronti della vita. E penso sempre che la vita mi sta insegnando qualcosa quando devo adattarmi».
Com'è nata la tua idea di impresa?
«L'idea di Wideaware Training è nata da mio marito, Ian Sheeler, audioleso anche lui, con un passato di produttore alla BBC e Channel 4. Ci siamo conosciuti proprio alla Bbc alla mia prima assunzione. Lui ha utilizzato la sua esperienza di Instructional Designer per convincermi a costruire dei corsi e-learning per trasmettere la mia conoscenza e la mia esperienza come formatore e Access Auditor - esaminatrice - di Barriere Architettoniche e Culturali».
Ora di che cosa ti occupi?
«Di formazione al personale: insegno a rapportarsi con sicurezza con la disabilità senza paure e per inserire i colleghi disabili nel lavoro con collaborazione e partecipazione. E con gli opportuni ausili. Il mio tirocinio è pratico e divertente e il nostro sistema di formazione a distanza si basa su solidi principi pedagogici di "instructional design" che favoriscono l'assimilazione e la pratica rispetto alla nozionistica tradizionale. Aiuto a far crescere la consapevolezza delle proprie capacità - awareness training - e del valore profondamente umano della disabilità. Ora sto preparando per il Parlamento Britannico, Camera dei Lord e Camera dei Comuni, dei corsi per migliorare i rapporti con il cittadino, qualsiasi cittadino. E per offrire un servizio che tratti i disabili come cittadini alla pari, non di seconda classe».
Quali premi hai vinto?
«Tre premi UnLtd (Millennium Awards) per imprenditori sociali (4 mila sterline nel 2006, 20 mila nel 2008 e 15 mila nel 2009), poi un Barclays’ Changing Places Awards nel 2008 e un “Ready to Start Disabled Entrepreneur United Kingdom National Winner “ nel 2010».
I tuoi prossimi progetti?
«Ci sono prospettive di lavorare sulla formazione del personale dell'Edinburgh Airport e anche con alcune compagnie ferroviarie per risolvere le barriere architettoniche delle stazioni. Ma l'obiettivo che mi sta più a cuore lavorare presto con la Sardegna. Mi vorrei riconciliare con una società che un tempo non aveva aperture per me. E non solo per me stessa: voglio dimostrare agli altri disabili, che si sentono scoraggiati, che se si vuole si può».
Andrea Mameli
L'unione Sarda
Cultura, pag. 48
10 Marzo 2013
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