Le medagliette appese e altri oggetti. Museo del Carbone: fra emozioni e tecnologia


Una visita al Museo del Carbone la consiglierei a chi, come me, ama l'archeologia industriale e l'evoluzione della tecnologia, così come la Storia e le storie (senza andar lontano: le storie dei minatori).
Armadietto dei minatori. Museo del Carbone.
Ma la suggerirei ancor di più a chi non sa neppure cosa vuol dire archeologia industriale o che sbuffa quando sente parlare di evoluzione della tecnologia.
E soprattutto la consiglierei a chi non sa cosa era lavoro del minatore anche solo 40 o 50 anni fa. Perché una delle caratteristiche più importanti di questo Museo, secondo me, risiede proprio nella tentativo che è stato fatto di far immedesimare il visitatore nella figura del minatore. Tentativo, chiaramente, perché riuscire davvero a immedesimarsi oggi in un mestiere come quello non è facile. Lo sforzo fatto è comunuque notevole e permette di apprezzare i reperti esposti con tutto il loro potere evocativo: rispetto al lavoro in miniera, alla tecnologia, ai risvolti sociali di questa gigantesca miniera e di tutto quello che le si è costruito intorno, nell'intervello di tempo che va dal 1937 al 1964.
Le biciclette dei minatori. Museo del Carbone.
Oggi ho avuto la fortuna di essere invitato a parlare al convegno SulkiMake HumanitiesLab, evento estremamente interessante e stimolante, collocato proprio dentro il Museo del carbone, così ho potuto  La mia attenzione è stata subito catturata dai tre oggetti simbolici posti all'ingresso del museo (il casco e la lampada accanto al carbone), la vetrina tattile (con gli stessi tre oggetti) benedetta sia la vetrina tattile (così chi non vede può giovarsi di una esplorazione manuale degli oggetti), l'armadietto dei minatore, le collezioni di lampade di tutto il mondo e tante altre cose.
La guida illustra le lampade elettriche. Museo del Carbone.

Poi l'ottima guida (sento il dovere di sottolineare la chiarezza espositiva e la preparazione della persona che ha accompagnato il gruppo di cui facevo parte) ha raccontato al gruppo di visitatori di cui facevo parte un aspetto per nulla secondario nella vita della miniera. Ciascun minatore, prima di affrontare la discesa alle gallerie, doveva farsi dare la lampada, fornendo in cambio la propria medaglietta identificativa. Le medagliette venivano raccolte in un pannello dotato di h999 gancetti. Quindi l'eventuale assenza di medaglietta veniva immediatamente notata e si inviava una squadra di soccorso appena possibile.
Le esposizioni tattili sono segni tangibili di civiltà. Museo del Carbone.
Queste medagliette appese, alle quali poteva essere a loro volta appesa la vita di un uomo, oggi fanno pensare all'evoluzione nella normativa e nei diritti dei lavoratori in materia di sicurezza.
Le medagliette numerate. Museo del Carbone.

La visita prosegue sotto terra. Dopo aver indossato il caschetto antinfortunistico si scende circa 4 metri sotto terra e si percorrono diverse centinaia di metri all'interno di alcune gallerie. Nell'itinerario sotterraneo si scoprono varie modalità di perforazione e di estrazione e con l'aiuto della guida si può riflettere su molti aspetti della miniera e sull'ambiente di lavoro.
Nel complesso la visita è stata piacevole, illustrata molto bene, estremamente interessante e stimolante.

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 27 Marzo 2015


P.S. 29/3/2015 ho aggiunto due riflessioni a mente fredda

1) La visita al Museo del Carbone la considero una maniera eccellente per farsi un'idea del lavoro in miniera ma non solo: si può ragionare sulle politiche energetiche, sui materiali estratti, sulle tecnologie di scavo, sugli aspetti sociopolitici dell'epoca in cui la miniera fu progettata e realizzata, giusto per fare qualche esempio. Quasi quasi sarebbe da rendere obbligatoria per tutti.

2) Mi sento in dovere di muovere una critica, costruttiva, a chi gestisce il museo: dotare tutte le sezioni esposizioni di schede descrittive in più lingue (e possibilmente con un font più leggibile). Grazie.




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